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Si occupò di istruzione programmata anche Norman Allison Crowder che in polemica con Skinner

criticò la struttura lineare o del suo programma proponendone una più complessa definita

ramificata. Si presenta all’allievo un frame contenente una quantità di informazioni superiore di

quella skinneriana alla quale segue una verifica strutturata a scelta multipla (Crodwer, a differenza

di Skinner che richiedeva all’allievo di costruire la risposta, ritiene che è importante imparare a

distinguere – discriminare – ciò che è corretto rispetto a ciò che non lo è). L’allievo dovrà scegliere

una delle alternative e se risponde correttamente può passare al frame successivo, mentre se sceglie

un’alternativa non corretta avrà a disposizione un’unità secondaria (cioè materiale alternativo)

mirante a chiarire perché la risposta scelta non è corretta; al riguardo vi è anche l’occasione di fruire

ulteriore materiale apprenditivo, strutturato diversamente rispetto al precedente. Se quello appena

descritto è il programma ramificato semplice esiste anche quello complesso che prevede maggiori

ramificazioni. Si tratta di porre domande anche a seguito del recupero e nel caso in cui l’allievo

compia nuovi errori lo si dovrà rinviare nuovamente ad unità alternative e così via. Dovranno essere

aumentate le ramificazioni sino a quando lo si ritiene opportuno. Come è evidente ci si avvicina

sempre di più al modello princeps dell’insegnamento individualizzato: il mastery learning. Crowder

critica Skinner. Infatti, nella concezione di quest'ultimo, il modo in cui l'allievo emette la risposta non

conta: l'importante è che l'allievo dia la giusta risposta e che questa venga rinforzata

immediatamente. In tal modo, secondo Crowder, le differenze individuali vanno perdute: l'allievo

deve apprendere come tutti gli altri, senza poter controllare lo svolgimento del programma né

commettere errori. Di particolare interesse, inoltre, è il differente ruolo che assume il feedback nei

due autori; per Skinner il feedback è un semplice rinforzo informazionale e serve per comunicare

agli studenti l’esattezza del loro comportamento cognitivo, mentre per Crowder, esso, oltre ad

approvare la risposta dell’allievo illustra le motivazioni che stanno alla base della risposta stessa o,

nel caso dell’errore, ne spiega le ragioni sottostanti.

Pianificare l’insegnamento

Indubbiamente il Keller Plan o System of Personalized Instruction ha avuto un grosso successo

nell’ambito della didattica universitaria e in seguito anche in quella della scuola secondaria, a partire

dagli inizi degli anni Sessanta e non solo negli Stati Uniti dove si è originata. Il piano Keller intendeva

far sì che la grande maggioranza degli studenti conseguisse i traguardi dell’istruzione:

- Materiale di studio→ vi sono unità di apprendimento (molto più ampie, complesse e

articolate rispetto ai frames dell’istruzione programmata) che richiedono circa una settimana

di lavoro; costituiscono il materiale di autoapprendimento e sono corredate da guide

elaborate ad hoc: queste ultime contengono gli obiettivi delle unità di studio e forniscono

tutte le indicazioni necessarie per affrontare il percorso didattico. Oltre agli esercizi o ai

problemi da svolgere, esse offrono un’ampia documentazione (articoli, bibliografie, capitoli

di libri ecc.) finalizzata a permettere allo studente di poter fornire una prestazione

soddisfacente. La documentazione serve a utilizzare prove oggettive che sintetizzano il

contenuto della lezione. Ogni studente – vogliamo sottolinearlo – si approccerà al lavoro

secondo il suo ritmo di apprendimento.

- Il momento valutativo→ Terminata l’unità di studio l’allievo decide quando sottoporsi alla

prova, predisposta sotto forma di test o altro (non è previsto solo il test, ma anche

interrogazioni et similia); se la valutazione è positiva, lo studente può passare alla successiva

unità di studio, se la prova non è soddisfacente l’allievo, in seguito al recupero, può riprovare,

senza limiti, a sottoporsi ad altre forme analoghe di prova. Quando il corso termina dovrà

essere affrontato un esame riassuntivo (sebbene non obbligatorio); il giudizio finale terrà

conto, su base percentuale, dei risultati ottenuti nelle prove intermedie e, se affrontata,

anche di quella finale.

- Ruolo del docente→ Al docente spetta la scelta del materiale didattico, la costruzione delle

prove di valutazione e la conduzione dell’esame di fine corso; la lezione accademica (quella

classica) assume un ruolo diverso rispetto a quello consueto; non si inizia più il percorso di

lavoro partendo da essa, ma la si propone agli allievi solo in seguito al raggiungimento di

determinati prerequisiti ossia dopo aver affrontato alcune unità di lavoro. Lo stesso docente

non dovrà svolgere il programma in forma sequenziale, bensì concentrarsi

sull’approfondimento di alcuni argomenti specifici in modo da poter avere di fronte

un’utenza munita di backgroung. È evidente che la lezione, all’interno del piano Keller, venga

utilizzata come elemento rinforzante e contribuisca a potenziare la motivazione degli

studenti. Il docente, inoltre, si avvale della collaborazione di un paio di assistenti: uno che

opera all’interno della classe ed un altro nel laboratorio. Entrambi forniranno aiuto ai

procotrs figure centrali nel Sistema di istruzione personalizzata. I proctors hanno il compito

di seguire gruppi formati da dieci allievi al fine di fornire loro feedback relativi alle unità di

lavoro. Alcuni proctors, quelli esterni (studenti neolaureati o studenti più anziani), seguono

gli allievi durante l’intero corso mentre altri, quelli interni (studenti che hanno già svolto un

determinato percorso), hanno il compito di lavorare con gli allievi che non sono riusciti a

svolgere il percorso summenzionato, correggendo e discutendo insieme a loro i risultati delle

prove: proprio in questi momenti avviene la personalizzazione (che all’interno della teoria

del curricolo di oggi chiameremmo individualizzazione).

Concludendo diciamo che, come l’istruzione programmata, anche il sistema Keller poggia sulle teorie

dell’apprendimento comportamentista (nello specifico quelle skinneriane): il rinforzo assume un

ruolo di primo piano, la facilitazione dell’apprendimento, la strutturazione dei materiali apprenditivi

in forma sequenziale, il feedback immediato e l’attenzione ai ritmi di apprendimento sono aspetti di

fondamentale importanza. È tuttavia evidente che, oltre ad un’organizzazione più complessa, si nota

una maggior attenzione alla fase della “individualizzazione” dei percorsi.

Oltre alle teaching machine è importante soffermare la nostra attenzione - al fine di comprendere al

meglio i “risvolti” educativi del comportamentismo - sul più ampio concetto di insegnamento

programmato (ci riferiamo alle prime forme di programmazione didattica): quel tipo di

insegnamento, si vuol dire, che prevede una più accurata razionalizzazione della prassi educativa.

Programmare il fare scuola significa predisporre un itinerario connotato da sequenze progressive di

apprendimento miranti a raggiungere obiettivi ben precisi: se gli allievi commettono errori, molto

probabilmente ciò vuol dire che qualcosa non va nell’ambito della programmazione del lavoro e

dovrà, pertanto, essere rivista. In questa cornice il concetto di efficacia dovrà essere ricondotto

all’apprendimento insegnato e non solamente – come di consueto avviene – a quello conseguito

dagli allievi. Per comprendere le dinamiche sottostanti la programmazione dell’insegnamento

dobbiamo ricorrere al concetto di rinforzo (quello specifico del condizionamento operante). Il

rinforzo, essenziale durante l’insegnamento, dovrà essere collocato temporalmente in seguito alla

produzione di una risposta del discente; ciò significa che il docente interviene direttamente per

confermare (o disconfermare) le risposte degli allievi: bravo, continua, giusto, (o in caso contrario,

attento, riprova, rifletti) sono comportamenti diretti di rinforzo che producono apprendimento. Il

confronto tra la prassi didattica propria del condizionamento operante con quella relativa al

condizionamento rispondente è necessario: nell’ambito del modello del condizionamento

rispondente, il docente ha l’onere di elicitare le risposte dell’allievo (le controlla mediante lo stimolo)

in base alle leggi dell’esercizio: il docente cioè mostra come si risolve un problema (illustra i diversi

passaggi) e gli allievi, mediante l’esercizio, imparano anche loro a risolverlo. Nell’ambito del modello

del condizionamento operante, come abbiamo detto, è la risposta dell’allievo a determinare il

rinforzo (non essendovi uno stimolo ad hoc che la provochi): l’insegnamento non elicita

direttamente la risposta, ma orienta gli allievi a discernere quella migliore.

Un ulteriore concetto di importanza essenziale, laddove si imposti un’argomentazione sulla

programmazione didattica, è quello di intenzionalità che possiamo spiegare come anticipazione della

meta da raggiungere. Tra intenzionalità e programmazione possiamo dire esiste un rapporto di

circolarità dialettica: l’intenzionalità ossia la “tensione verso” necessita di una programmazione e la

programmazione ossia la pianificazione razionale di un percorso, abbisogna di intenzionalità;

entrambe richiedono che si predisponga a priori la meta da raggiungere. Gli obiettivi da conseguire

(sia intermedi che finali), se disposti con chiarezza, moltiplicano le possibilità di poter maturare una

condotta. Nell'ambito della programmazione didattica, gli obiettivi (anche intermedi) svolgono un

ruolo di primo piano: è fondamentale che gli obiettivi (compresi quelli intermedi) siano ben costruiti

e osservabili.

Il terzo concetto di importanza essenziale laddove si imposti un’argomentazione sulla

programmazione didattica è quello, come già accennato, di razionalità. Nell'ambito della

programmazione didattica, è molto importante il criterio della razionalità della programmazione

stessa. Tale razionalità si esprime nell'esplicitare un ordine di successione delle fasi dell'azione

didattica e, in seguito, un preciso ordine di successione degli apprendimenti. A programmazione

richiede di razionalizzare l’ordine di successione; essa è un itinerario metodologico che, suddiviso

per fasi, segue, dal punto di vista temporale, un ordine rigoroso: 1) la definizione degli obiettivi; a

valutazione inizial

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Publisher
A.A. 2024-2025
43 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fiandy02 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Progettazione e valutazione didattica dei percorsi socio-pedagogici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Universita telematica "Pegaso" di Napoli o del prof De Marco Elisabetta Lucia.