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Lamberto Loria (1855-1913) fu il fondatore del
Museo delle Tradizioni Popolari di Roma, oggi
Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, ed
è considerato uno dei pionieri della demologia in
Italia (lo studio delle tradizioni popolari,
conosciuto anche come folklore). Nato ad
Alessandria d'Egitto da genitori italiani, Loria si
dedicò a studi etnografici viaggiando in diverse
regioni, tra cui Turkestan, Isole Trobriand (Papua
Nuova Guinea), Lapponia ed Eritrea, dove
raccolse una vasta quantità di materiale
etnografico. Gli oggetti provenienti da questi
viaggi costituirono il patrimonio dei musei
etnografici italiani, come il Museo Etnografico
Pigorini di Roma, uno dei più importanti musei di
antropologia del mondo, nonché il Museo di
Antropologia e Etnologia di Firenze e il Museo di
Archeologia e Etnologia di Modena.
Oltre a fondare diverse associazioni di
antropologia, come la Società di Etnografia
Italiana nel 1910, Loria istituì nel 1906 il Museo
di Etnografia Italiana, che in seguito divenne il
Museo delle Tradizioni Popolari, oggi Istituto
Centrale per il Patrimonio Immateriale.
Il suo interesse per le tradizioni popolari italiane
portò alla scoperta di un inestimabile patrimonio
di oggetti ricchi di storie uniche. Oggetti
quotidiani come coltelli, zappe e aratri, insieme
agli abiti tradizionali, rappresentano antichi saperi
che nel tempo sono andati scomparendo o sono
stati dimenticati. Tra le collezioni del museo
spiccano anche vari presepi, come quello dei
principi di Borbone, esempi straordinari di
artigianato italiano, portatori di narrazioni
simboliche e vissuti.
Nel 1911, in occasione del cinquantenario
dell'Unità d'Italia, Loria organizzò una grande
esposizione universale a fianco dei padiglioni
delle nazioni partecipanti (tra cui Stati Uniti,
Francia, Inghilterra e Giappone), dedicata
all'Etnografia Italiana. Per l'esposizione, gli abiti
tradizionali, inizialmente presentati con toppe e
rattoppi, furono sostituiti con fedeli copie,
rappresentando simbolicamente "l'Identità
Italiana". La mostra evidenziava l'ambivalenza tra
i concetti di "finzione" e "autenticità", mostrando
come la costruzione dell'identità potesse avvenire
anche attraverso la riproduzione e la
rappresentazione di tradizioni, che divennero così
parte di un patrimonio autentico e ricostruito
Lamberto Loria (1855-1913) fu il fondatore del
Museo delle Tradizioni Popolari di Roma, oggi
Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, ed
è considerato uno dei pionieri della demologia in
Italia (lo studio delle tradizioni popolari,
conosciuto anche come folklore). Nato ad
Alessandria d'Egitto da genitori italiani, Loria si
dedicò a studi etnografici viaggiando in diverse
regioni, tra cui Turkestan, Isole Trobriand (Papua
Nuova Guinea), Lapponia ed Eritrea, dove
raccolse una vasta quantità di materiale
etnografico. Gli oggetti provenienti da questi
viaggi costituirono il patrimonio dei musei
etnografici italiani, come il Museo Etnografico
Pigorini di Roma, uno dei più importanti musei di
antropologia del mondo, nonché il Museo di
Antropologia e Etnologia di Firenze e il Museo di
Archeologia e Etnologia di Modena.
Oltre a fondare diverse associazioni di
antropologia, come la Società di Etnografia
Italiana nel 1910, Loria istituì nel 1906 il Museo
di Etnografia Italiana, che in seguito divenne il
Museo delle Tradizioni Popolari, oggi Istituto
Centrale per il Patrimonio Immateriale.
Il suo interesse per le tradizioni popolari italiane
portò alla scoperta di un inestimabile patrimonio
di oggetti ricchi di storie uniche. Oggetti
quotidiani come coltelli, zappe e aratri, insieme
agli abiti tradizionali, rappresentano antichi saperi
che nel tempo sono andati scomparendo o sono
stati dimenticati. Tra le collezioni del museo
spiccano anche vari presepi, come quello dei
principi di Borbone, esempi straordinari di
artigianato italiano, portatori di narrazioni
simboliche e vissuti.
Nel 1911, in occasione del cinquantenario
dell'Unità d'Italia, Loria organizzò una grande
esposizione universale a fianco dei padiglioni
delle nazioni partecipanti (tra cui Stati Uniti,
Francia, Inghilterra e Giappone), dedicata
all'Etnografia Italiana. Per l'esposizione, gli abiti
tradizionali, inizialmente presentati con toppe e
rattoppi, furono sostituiti con fedeli copie,
rappresentando simbolicamente "l'Identità
Italiana". La mostra evidenziava l'ambivalenza tra
i concetti di "finzione" e "autenticità", mostrando
come la costruzione dell'identità potesse avvenire
anche attraverso la riproduzione e la
rappresentazione di tradizioni, che divennero così
parte di un patrimonio autentico e ricostruito