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IN GENERE SI DEVONO EVITARE:

Nel prelievo è fondamentale evitare zone anomale o disturbate, poiché introducono errori e

alterazioni nei risultati. Si devono quindi escludere:

Aree con quota altimetrica significativamente superiore o inferiore alla media, che

 possono presentare di erente evoluzione pedogenetica o condizioni idriche;

Zone di accumulo di fertilizzanti, ammendanti o sottoprodotti, come quelle adiacenti

 a cumuli o punti di distribuzione;

Aree dove hanno stazionato animali, che possono alterare in modo significativo la

 composizione organica e microbiologica del suolo;

A ioramenti del sottosuolo (rocce o strati litici), non rappresentativi dello strato

 agrario;

Zone con irrigazione o drenaggio non uniformi, che presentano squilibri idrici;

 Punti soggetti a ristagno idrico (ad esempio depressioni del terreno);

 Bordi: è buona prassi escludere almeno 5 metri da margini di fossi, capezzagne,

 cumuli di materiali organici, ecc.

PRINCIPIO GUIDA

Il principio guida di tutto il processo è il seguente:

Il campione che viene consegnato al laboratorio deve essere rappresentativo dell’intero

appezzamento di cui si vogliono conoscere le caratteristiche.

In altre parole, il valore di qualunque dato analitico dipende dalla qualità del campione di

partenza. Un campionamento eseguito male compromette irrimediabilmente l’utilità delle

analisi successive, anche se svolte con strumenti sofisticati.

COME SI REALIZZA IL CAMPIONAMENTO

1. SCELTA DELL'AREA DA CAMPIONARE E MODALITÀ DEL PRELIEVO

- Omogeneità dell’area

Il primo criterio fondamentale è che l’area da cui si intende prelevare il campione debba

essere il più omogenea possibile. Questo significa che deve aver subito lo stesso tipo di

gestione agronomica: stesse colture (o rotazioni colturali), stessi interventi di lavorazione

(tipo e profondità), identico regime di fertilizzazione e irrigazione.

Perché? Perché ogni fattore gestionale influenza la chimica e la biologia del suolo, e un

campione rappresentativo deve essere estratto da una zona che non presenti variazioni

significative, altrimenti i risultati sarebbero “confusi” da troppe variabili. Inoltre, l’estensione

ideale dell’area da campionare è inferiore a 2 ettari. Oltre tale superficie, le probabilità di

disomogeneità aumentano sensibilmente.

- Esclusione di zone anomale

Zone che si discostano per caratteristiche evidenti (ad esempio: zone paludose,

estremamente sassose, oppure con vegetazione molto diversa) vanno escluse dal campione

standard, e semmai analizzate a parte. Il principio qui è evitare che anomalie locali alterino i

dati medi del campione rappresentativo.

- Prelievo in aree concimate in modo non uniforme

Nei frutteti o vigneti, dove spesso la concimazione si e ettua lungo il filare, bisogna fare

attenzione: se si preleva solo nella zona concimata, si sovrastima la fertilità del terreno; se si

preleva solo tra i filari, si sottostima. Per questo motivo si raccomanda di prelevare in una

zona intermedia, che dia un quadro più equilibrato.

• Suddivisione in unità e griglia di campionamento

La zona da campionare va divisa in un numero ben definito di unità (subaree), con una griglia

regolare (cioè un reticolo), e ciascuna unità dovrebbe essere di dimensione simile.

Più fitta è la griglia, maggiore è il dettaglio delle informazioni che otterremo, ma aumenta

anche il numero di campioni da analizzare. In ciascuna unità si preleva un solo campione a

caso, evitando le microzone non idonee (pozzanghere, bordi, sentieri).

CAMPIONAMENTO IRREGOLARE

In alternativa al campionamento sistematico con reticolo, si può usare un metodo casuale,

cioè si scelgono i punti mediante numeri casuali (presi, ad esempio, da una tabella

statistica).

In questo caso, il vantaggio è che si riduce il rischio di “bias” sistematici, ma lo svantaggio è

che la copertura del suolo può risultare disomogenea, cioè con zone molto campionate e

altre poco o nulla. Questo può rendere più di icile l’elaborazione statistica dei dati,

soprattutto le interpolazioni spaziali.

CAMPIONAMENTO NON SISTEMATICO A X O A W

Un'altra strategia, molto usata in campo, è seguire percorsi a X o a W sulla superficie da

indagare. Lungo questi percorsi si eseguono i prelievi a intervalli regolari.

È un metodo semplice, rapido e operativo, ma non garantisce una copertura completa

dell’intera area. Va bene per ottenere dati indicativi piuttosto che completamente

rappresentativi. È spesso usato nelle aziende agricole per prelievi di routine.

2. ATTREZZATURA

La scelta degli strumenti è cruciale per la qualità del campione.

Materiale inerte e neutro: gli strumenti non devono rilasciare sostanze o alterare

 chimicamente il terreno. Ad esempio, evitare metalli ossidabili o plastiche degradabili.

Uniformità del prelievo: devono consentire il prelievo di volumi simili da ciascun

 punto, per evitare che alcune zone “pesino” di più nel campione finale.

Facilità di pulizia: essenziale per prevenire contaminazioni crociate tra un campione e

 l’altro.

Adattabilità: lo strumento scelto deve essere e icace anche in presenza di suoli

 compatti, umidi o molto sabbiosi.

Gli strumenti più comuni includono:

Sonda o trivella per prelievi profondi;

 Vanga per prelievi più generici;

 Secchio per miscelare i subcampioni (meglio se <10 litri);

 Telone asciutto per amalgamare il campione;

 Sacchetti con chiusura ermetica (capacità ≥1 litro).

3. NUMERO DEI PUNTI DI PRELIEVO

Il numero di subcampioni determina l’a idabilità statistica del campione finale.

Esiste una relazione inversa tra il numero di subcampioni (s) e l’errore (E) della media

 del campione:

E = √(1/s)

Questo significa che raddoppiando il numero di subcampioni, l’errore si riduce, ma

non in modo lineare: da 1 a 4 subcampioni si dimezza l’errore; da 4 a 9 si riduce di un

terzo, e così via.

Variabilità intrinseca del suolo: dipende dalle proprietà chimiche. Alcuni parametri

 sono più stabili, altri più variabili:

pH: molto stabile (<1%)

o Sostanza organica e CSC: variabilità media (~10%)

o Azoto totale: variabilità medio-alta (~20%)

o Potassio scambiabile: elevata (~30%)

o Fosforo assimilabile: altissima (~40%)

o

Nei suoli sabbiosi e poveri di CSC, la variabilità è maggiore, quindi bisogna

 aumentare il numero di subcampioni (almeno 7/ha); in suoli più stabili, ne bastano

4/ha.

Il fosforo assimilabile richiede comunque più punti di prelievo, da 10 a 30/ha a

seconda della tessitura.

Come regola generale: 1 campione ogni 1000 m² per suoli variabili, da ridurre di circa

il 30% in terreni omogenei.

4. EPOCA DI PRELIEVO

L’epoca va scelta in base alla finalità: se si vogliono dati agronomici utili per la

 concimazione, o per monitoraggio ambientale, cambia il momento ideale.

Bisogna evitare che i residui dei concimi alterino le analisi:

 • Attendere almeno 3 mesi dopo la fertilizzazione minerale

• Attendere 6 mesi dopo apporti organici, ammendanti o correttivi

Per comodità, molti prelievi si eseguono dopo la raccolta, quando le lavorazioni sono

ferme e la fertilizzazione non è recente.

5. PROFONDITÀ DEL PRELIEVO

La profondità dipende dal tipo di coltura e dalle lavorazioni del terreno:

Prato stabile o graminacee: 5–15 cm

 Leguminose o colture arative: 30–50 cm

 (es. cereali, soia, bietola: seguire la profondità dell’aratura)

Colture arboree (vite, frutteto): 20–60 cm

 (bisogna valutare lo strato di massima esplorazione radicale)

Importante: in tutti i casi si devono scartare i primi 5 cm superficiali, perché sono troppo

influenzati da materiale organico recente, residui colturali, contaminazioni atmosferiche, ecc.

SLIDE 3

PIANO ESECUTIVO

1. Pianificazione del campionamento (sopralluogo) + recupero materiale cartografico ed

analisi precedenti

Questa fase preliminare è fondamentale per impostare correttamente il campionamento del

suolo. Prima di prelevare qualsiasi campione, è necessario e ettuare un sopralluogo, cioè

un’osservazione diretta del terreno in campo. Durante il sopralluogo si valuta l’omogeneità

dell’area, si identificano eventuali zone anomale da escludere, e si pianifica la distribuzione

dei punti di prelievo.

Contestualmente, bisogna recuperare e consultare il materiale cartografico (es. mappe

pedologiche, ortofoto, planimetrie aziendali, etc.) e analisi precedenti del suolo, se

disponibili. Queste informazioni permettono di individuare le aree più rappresentative e di

evitare ridondanze o errori nella scelta delle porzioni di terreno da indagare.

È importante sottolineare che il costo delle analisi può variare notevolmente, oscillando tra i

50 e i 500 euro per campione, a seconda della complessità degli esami richiesti (es. analisi

base vs analisi complete di microelementi, metalli pesanti, ecc.).

2. Prelievo dei campioni e rilievo in situ

Una volta pianificato il lavoro, si passa al prelievo vero e proprio dei campioni.

Contestualmente, è consigliabile e ettuare anche alcuni rilievi diretti sul campo, ossia

osservazioni e test semplici che permettono di ottenere informazioni qualitative immediate

su certe caratteristiche del suolo (colore, presenza di carbonati, ecc.).

3. Preparazione dei campioni ed analisi chimico-fisiche

Dopo il prelievo, i campioni vanno preparati in modo adeguato prima di essere sottoposti ad

analisi in laboratorio. Questo può includere essiccazione, setacciatura, omogeneizzazione, a

seconda del tipo di analisi da eseguire.

Le analisi chimico-fisiche riguardano parametri come pH, conducibilità elettrica, contenuto

di sostanza organica, tessitura, capacità di scambio cationico, contenuto di nutrienti, ecc.

4. Verifica dei dati analitici

Una volta ottenuti i risultati di laboratorio, è necessario procedere alla loro verifica e

interpretazione critica. Questo passaggio serve per accertarsi della coerenza interna dei dati

(cioè che non ci siano valori anomali o errori evidenti) e per valutarne il significato agronomico

in funzione dell'obiettivo dell’indagine (ad esempio: fertilizzazione, bonifica, miglioramento

strutturale...).

5. Preparazione di una relazione scritta (report)

L’ultima fase consiste nella stesura di un report tecnico, che deve contenere tutte le

informazioni raccolte: dati territoriali, metodologia di campionamento, risultati analit

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher favarofilippo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Laboratorio di analisi del sistema suolo-vite e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Schubert Andrea.
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