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PARLATO, DALLA TEORIA ALLA PRATICA
4.1 Senza: oltre la privazione
Con il termine "subordinata circostanziale" ci si riferisce alle subordinate avverbiali che esprimono le circostanze in cui avviene l'evento o lo stato di cose descritto nella frase principale. Vengono introdotte da connettivi subordinanti o forme verbali specifiche. Sono subordinate circostanziali, ad esempio, le frasi temporali, le frasi causali e le frasi condizionali.
Molto minore è l'attenzione posta alla negazione di circostanzialità, ovvero la relazione in base a cui due strati di cose sono uniti dal fatto di non essere l'uno una circostanza per l'altro. Questa situazione, in Mauri, viene chiamata anticircostanzialità, sulla falsa riga di termini come anti-passivo o anti-causativo. La funzione anticircostanziale viene veicolata tramite strategie differenti nelle lingue, e questo porta a distinguere tra:
- Anticircostanziale - privativa = nei casi in cui viene
impiegata la stessa marca utilizzata per esprimere privazione a livello nominale (come il senza in italiano) - Anticircostanziali – verbali = che utilizzano strategie caratterizzate da una morfologia verbale specifica.
L’analisi di un campione tipologico di 50 lingue mostra una tendenza generale a usare forme verbali non finite nelle frasi anticircostanziali. Inoltre, le strategie dedicate all’espressione di questa relazione sono semanticamente sotto-specificato, cioè generiche rispetto al tipo specifico di circostanza negata. Questo si può spiegare col fatto che quando si nega un rapporto di circostanzialità, la relazione diventa meno saliente e di fatto, il contenuto della frase principale resta vero.
Es. uscivo io ogni tanto senza Maurizio che aveva da fare
Analisi con il corpus Un’analisi congiunta del KIP e del VoLIP hanno portato ad individuare 531 occorrenze di senza su 1.135.000 parole. Tra queste occorrenze un 66,5% vede senza in funzione preposizionale,
e un 33,5% in funzione connettiva (in cui è più frequente con l'infinito per introdurre frasi anticircostanziali). Riassumendo le funzioni di senza: - Funzione di preposizione, in cui veicola una relazione di privazione, una mancanza o un'assenza. - Funzione di connettivo, veicola anticircostanzialità di diversi tipi, come quella di modo, temporale o condizionale (confermando la tendenza individuata da Mauri e Sansò, secondo cui la struttura anticircostanziali viene usata per negare le circostanze modali, temporali e condizionali, mentre è più rara per negare relazioni causali) Ora, grazie al corpus, si può anche indagare il perché i parlanti scelgono di utilizzare senza in funzione di connettivo, piuttosto che la negazione seguita da una forma gerundiva. Dall'analisi dei contesti d'uso viene fuori che l'uso di senza tende ad attivare l'implicatura di un'aspettativa di circostanzialità, che laforma negativa non genera. Lo rende evidente anche l'accompagnamento di connettivi controaspettativi come mae però. Arrivando alla conclusione possiamo dire che l'analisi delle occorrenze di senza nell'italiano parlato hanno permesso di descrivere sia la dimensione semantica anticircostanziale del connettivo, sia la dimensione pragmatica, nella quale le aspettative dei parlanti giocano un ruolo centrale. 4.2 L'emergere di funzioni topicali e rafforzative di come Si prenderà in esame un nuovo uso di come, che si discosta dalle funzioni descritte in letteratura e mostra una funzione legata alla gestione dell'informazione nel discorso. La costruzione prevede una predicazione preceduta o seguita da un sintagma (come + nome), in cui il nome è sempre nudo, singolare o plurale, e non può essere accompagnato da determinanti o da modificatori. Es. non mi piace come atteggiamenti In questi casi quindi, come non ha un valore simulativo o equativo, masegnala che il nome seguente costituisce il dominio per il quale la predicazione ha valore, cioè (come nell'esempio) segnala che la valutazione non mi piace ha valore solo per il dominio degli atteggiamenti, non per tutta la persona.
Analisi con il corpus
Nel corpus verranno presi in esame il tipo di N (se animato o inanimato), la posizione di N rispetto alla predicazione, il tipo di predicazione, il contesto precedente e successivo in relazione al grado di attivazione e di ripresa anaforica del referente introdotto da N. Individuiamo diverse funzioni:
- Funzione funtiva = in cui viene predicato uno specifico ruolo o funzione di uno degli argomenti del verbo (es. lavora come pizzaiolo). I predicati sono raramente valutativi e i nomi si riferiscono a professioni, strumenti, ruoli e interpretazioni. Questa costruzione viene quindi usata per identificare e delimitare il ruolo di un argomento, in modo che esso venga interpretato in relazione alla funzione.
- Funzione anaforico-topicale =
anti- topicale, legata alla dislocazione. Secondo Gossen, le dislocazioni vengono usati in contesti di forte coinvolgimento emotivo, che porta l'esigenza di mettere in rilievo l'elemento nuovo. Vi sono casi in cui non è semplice ricondurre all'elemento di ripresa, per questo occorre aggiungere un terzo elemento (oltre al contesto valutativo e alla dislocazione a destra), ovvero la pertinenza. Il parlante sceglie di dislocare a destra il topic per rimarcare il fatto che la sua valutazione va ricollegata al tema di cui si stava parlando in precedenza, in sostanza serve per aumentare la pertinenza del suo enunciato. Quindi in alcuni casi la costruzione in esame passa da una funzione topicalizzante a una funzione rafforzativa.
4.3 Usi di dove: oltre la relativizzazione
Le frasi relative sono un argomento frequente in ambito linguistico, soprattutto in riferimento all'italiano popolare e al parlato colloquiale. In particolare, è stata discussa la presenza di che
Per la relativizzazione di obliqui, come ad es. la ragazza che ci ho parlato ieri. Tuttavia, in questo caso prenderemo in considerazione le frasi relative introdotte da dove.
Secondo le grammatiche, dove può essere usato in funzione di congiunzione relativa in subordinate con valore locativo, reale o figurato (Serianni). Tuttavia, è stato notato che questa forma ha ampliato il proprio dominio di funzione, e viene impiegato:
- Con valore temporale
- Per esprimere concern, ovvero tutti i casi in cui dove non ha alcun valore locativo e si riferisce a un elemento che non presenta alcuna dimensione spaziale. È diffuso sia in italiano che in diverse lingue europee.
- Per relativizzare soggetti e oggetti diretti.
Analisi nel corpus
Si vuole verificare se il comportamento di dove vari in base alla formalità del contesto. Quindi i materiali sono stati classificati in formali e informati. Dal corpus KIP sono state estratte tutte le forme in cui dove fosse impiegato come pronome relativo.
Successivamente le occorrenze sono state annotate in relazione al contesto ese si trattasse di uso standard o non standard. Si è notato che le occorrenze di dove sono maggiori nelle produzioni informali, e questo dato deve tenere conto del fatto che l'argomento centrale delle interviste sono le abitazioni e le città. Inoltre, nella categoria non-standard vi sono solo casi di dove impiegato con valore temporale o di concern, mentre sono assenti usi per relativizzare soggetti o oggetti diretti. La relativizzazione è stata attestata solo in produzioni non controllate di parlanti con titolo di studio basso che non sono inclusi nel corpus KIParla. Gli usi non-standard sono decisamente più frequenti nelle produzioni controllate. Potremmo ipotizzare che questa distribuzione può costituire un tentativo da parte dei parlanti di impiegare un'alternativa al che polivalente, in contesto formale, ma sarebbero necessari ulteriori studi. 4.4 Particelle modali enuove costruzioni emergenti: il caso di solo In recenti studi è stata evidenziata l'importanza delle particelle modali all'interno di molte lingue. Con questo termine si intendono un insieme di elementi con una funzione orientata prevalentemente alla gestione dell'informazione veicolata nel discorso e alla modifica illocutiva degli attivi linguistici. In prospettiva pragmatica le particelle modali contribuiscono a esplicitare il rapporto tra le varie componenti di un atto linguistico e le aspettative dei partecipanti alla conversazione. In italiano, o in generale nelle lingue romanze, le particelle modali sono definite subase funzionale; quindi, possono avere funzione di particelle elementi appartenenti a diverse classi di parole. Questo mutamento è stato oggetto di studi di Elizabeth Traugott nell'ambito della teoria della grammaticalizzazione. Secondo la studiosa grazie alla convenzionalizzazione delle inferenze elementi linguistici dotati diUn significato referenziale oggettivo può acquisire un significato soggettivo. Focalizzatori e avverbi di frase sono spesso coinvolti in processi simili, è quindi frequente che questi elementi sviluppino valori pragmatici soggettivi o intersoggettivi.
In questo caso prenderemo in considerazione solo:
- La semantica di solo = solo è un focalizzatore, cioè il suo uso è connesso alla marcatura del focus di frase.
- Usi soggettivi = il significato oggettivo di solo si ha in quegli usi in cui l'elemento introdotto è qualitativamente alla pari con le alternative che vengono escluse. Vi è un altro caso in cui, invece, solo esprime il valore più basso. Infatti, in alcuni contesti solo ha un significato scalare, cioè oltre a introdurre l'unico dei valori possibili, introduce un elemento che rappresenta un valore molto basso all'interno di una scala. La lettura soggettiva di solo si basa sull'