RIASSUMENDO
LIEPMANN , uno dei primi ricercatori che ha studiato l’aprassia motoria, ha parlato di
engrammi cinestesico – innervatori e, non avendo a disposizione una grande
conoscenza della corteccia motoria e parietale, ha proposto che la difficoltà
dell’aprassico ideomotorio consistesse nell’incapacità di rievocare gli
rappresentazione
engrammi cinestesico – innervatori, facendo riferimento sia alla
dei gesti a livello motorio, sia alla rappresentazione dei gesti a livello
sensoriale senso - motorio
. Lui parla di facendo riferimento soprattutto alle cortecce
primarie ma senza definire una localizzazione.
GESCHWIND
Liepmann ha lavorato agli inizi del ‘900 e , che viene dopo, ha ridefinito
questa teoria affermando che l’area centrale per l’aprassia è L’AREA PREMOTORIA
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quindi, lui ritiene che la lesione parietale non è altro che un‘interruzione delle
sotto il giro sovramarginale
fibre (interruzione , ovvero sotto la corteccia parietale)
che connettono la corteccia parietale con quella premotoria. In particolare,
secondo questa ipotesi, la lesione deve essere sottocorticale. Essendoci questa
interruzione verrebbe interrotta la comunicazione delle informazioni relative al gesto
osservato nella corteccia premotoria, dove sono contenute le rappresentazioni di questi
gesti.
Secondo Geschwind, la corteccia premotoria di sinistra controlla, tramite il corpo calloso,
entrambe le rappresentazioni motorie, sia quella di sinistra che quella di destra e, dato
che le cortecce premotorie sono collegate alla corteccia motoria primaria dello stesso
lato, hanno influenza su entrambi gli arti. Nell’idea di Geschwind si nota, quindi, un’idea
centro prassico,
di ovvero ritiene che nella corteccia premotoria di sinistra ci sia un
controllo dominante. Quello che però Geschwind non aveva tenuto in considerazione sono
2 aspetti:
1. Dove si trovava la lesione
2. Cosa succede se ci sono lesioni premotorie
Questo è il motivo per cui si ritiene che il modello di Liepmann - Geschwind non si adatti
ad alcuni dati, in quanto la lesione, in realtà, COINVOLGE LA CORTECCIA PARIETALE
DI SINISTRA non si tratta solo di una disconnessione: se lo fosse, vorrebbe dire
che la corteccia parietale continua a funzionare ma semplicemente manca il
collegamento.
In realtà, ci si rende conto che si tratta di una vera e propria lesione della corteccia
parietale:
- Nel caso del neglet abbiamo una lesione parietale di destra
- Nel caso dell’aprassia, invece, abbiamo una lesione parietale di sinistra
Inoltre, se fosse vera l’ipotesi di Geschwind, la lesione frontale sarebbe quella più grave
quelli più gravi
ma, in realtà, se confrontiamo gli aprassici parietali con quelli frontali,
sono i parietali . non possiamo
Inoltre, gli aprassici frontali sono quelli meno frequenti. Pertanto,
attribuire l’aprassia soprattutto ad una lesione della corteccia premotoria.
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Nella spiegazione dobbiamo tenere presente:
1. Delle connessioni che conosciamo tra le varie aree corticali
2. Delle connessioni che sappiamo tra le varie aree sottocorticali queste ci servono
soprattutto per spiegare la dissociazione automatico – volontaria
Noi sappiamo che la corteccia parietale di sinistra è collegata con la corteccia parietale di
(connessione omonima)
destra e sappiamo che la corteccia premotoria di sinistra e di
destra sono collegate e che, in genere, le aree collegate tra di loro nello stesso emisfero
hanno anche lo stesso tipo collegamento tra emisferi. Pertanto, la corteccia parietale di
sinistra, oltre ad essere collegata con la premotoria di sinistra, è anche collegata con
quella di destra tuttavia, questa connessione non è così forte come quella omonima
ma è comunque presente.
E’ chiaro, quindi, che una lesione parietale può interrompere molte di queste connessioni.
Ciononostante, non si riesce a bypassare il deficit usando la presentazione del gesto, ma
automatica,
lo si fa solo in una condizione definita ma in questo caso la via è diversa:
deve passare o tramite la via inferotemporale (la corteccia prefrontale o premotoria)
oppure per le vie sottocorticali.
Facendo il confronto tra comportamento responsivo e comportamento evocato
internamente/endogeno, vediamo che nell’aprassia è presente questa distinzione.
Tuttavia, è più complesso di così nel senso che, in effetti, ciò che vediamo nell’aprassico è
una situazione di imitazione, dove è necessario l’uso di un modello visivo o, dove
possibile, di un’istruzione verbale o di riproduzione di un disegno. In qualsiasi caso,
riprodurre un gesto.
l’output che viene richiesto al soggetto è sempre quello di
NB: questo deficit prescinde da rappresentazioni di natura esecutiva.
In qualche modo, questo deficit fa riferimento a ciò che sappiamo sulle connessioni e sul
funzionamento a livello parieto – motorio della scimmia, soprattutto a livello di quei
circuiti che controllano l’arto superiore in termini prossimali e distali. Ciò che non
possiamo rendere omologo nella scimmia è il controllo del gesto, soprattutto il controllo
del gesto che ha un significato, in quanto questo non è presente.
Quando parliamo di controllo motorio di ordine superiore nella scimmia, facciamo
riferimento ad atti intransitivi, ovvero atti che si esplicano sugli oggetti.
Nell’uomo, invece, abbiamo un atto intransitivo che può essere con o senza significato.
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Può essere che questi atti intransitivi derivino da atti transitivi attraverso, nell’evoluzione,
un processo di ritualizzazione. Inoltre, nella scimmia non troviamo la specializzazione
emisferica nel controllo prassico c’è un emisfero più specializzato nell’altro, e nella
scimmia questo non è presente. Infatti, solitamente, per vedere un effetto nella scimmia
è necessario fare delle lesioni bilaterali.
APRASSIA IDEOMOTORIA: è quella più frequente e, nel tempo, VA INCONTRO A
RECUPERO.
Nel 20esimo secolo, ci si è chiesti se, in realtà, anche nell’aprassia ideomotoria ci fosse
incomprensione del gesto,
una ovvero un’incapacità di capire cos’è quel gesto. E’
possibile che gli aprassici non sappiano fare un gesto su imitazione ma sanno dire di
che gesto si tratti. Tuttavia, c’è una piccola percentuale di aprassici che sembra non
comprendere il significato del gesto e ciò è stato oggetto di molte discussioni.
In particolare, un lavoro del 2008 di un gruppo italiano ha confrontato aprassici parietali e
aprassici frontali ed è giunto alla conclusione che sono soprattutto gli aprassici
frontali a non riconoscere il gesto, piuttosto che quelli parietali.
APRASSIA IDEATIVA
APRASSIA IDEATIVA: è meno rappresentata rispetto a quella ideomotoria.
Per distinguere tra le due, si può affermare che: non sa come fare
nel caso dell’aprassia ideomotoria il soggetto
non sa cosa fare.
nel caso dell’aprassia ideativa è che il soggetto
Inizialmente, questo tipo di aprassia è stata descritta come un deficit nell’uso di
oggetti, mentre successivamente si è rilevata come un deficit nel rievocare il gesto
adeguato, proprio inteso NEL SAPERE QUAL È IL GESTO non è necessario fare
prove di imitazione, si vede proprio che il paziente non sa che gesto utilizzare.
Dopo di che, si è visto che spesso sono presenti errori quando si chiede di mettere in
sequenziali (più atti concatenati).
atto delle azioni
E’ importante sottolineare che è un deficit di ordine superiore e bisogna innanzitutto
ESCLUDERE CHE NON FACCIA PARTE DI UN ALTRO TIPO DI SINDROME:
17 DEMENZA
Si può pensare che l’aprassia ideativa dipenda da qualche forma di
LESIONI FOCALI E
questo è smentito dal fatto che spesso l’aprassia deriva da
NON DI NATURA GENERALIZZATA .
AGNOSIA,
Non dipende da in cui non c’è la comprensione degli oggetti, in
quanto spesso i pazienti possono rispondere verbalmente.
FORMA GRAVE DI APRASSIA IDEOMOTORIA
Non è una . I test combinati
rivelano una dissociazione tra le due sono stati fatti numerosi test, sia quelli per
quella ideativa che ideomotoria, e sono stati sottoposti a soggetti che mostravano
o una o l’altra e questi test mostravano una dissociazione. In particolare, se faccio
test di aprassia ideomotoria ad un aprassico ideativo non vedo un deficit tale per
ritenerlo un grave aprassico ideomotorio.
NATURA DEL DEFICIT
Nell’aprassia ideativa è possibile CLASSIFICARE GLI ERRORI che vengono commessi
maggiormente e, per farlo, spesso si fa riferimento ad azioni sequenziali.
Tuttavia, in realtà, il deficit fondamentale che è presente è quello della PERDITA DELLA
CONOSCENZA DELL’USO DEGLI STRUMENTI: il soggetto non sa usare gli
strumenti, è confuso e fa dei tentativi ma dimostra di non saperlo fare
questo non è un disturbo dell’organizzazione sequenziale.
Questo vale IN DIVERSE MODALITÀ SENSORIALI: spesso uno strumento viene
presentato in modalità visiva e si chiede al soggetto come lo si usa ma non lo sa fare
questo lo si può fare anche dandogli in mano l’oggetto e, anche in questo caso , si
mostra un’incapacità nell’utilizzo.
UNA DIFFICOLTÀ NEL COLLEGARE L’IMMAGINE VISIVA
Si nota, quindi,
DELL’OGGETTO CON LA CONOSCENZA DELLA SUA FUNZIONE.
ERRORI PIÙ FREQUENTI:
1. ERRORI DI OMISSIONE: emerge perché il soggetto sta compiendo una sequenza
di gesti e salta un passaggio anche per questo motivo, inizialmente, si pensava
ci fosse un deficit nell’organizzazione sequenziale. Quindi il paziente salta un
passaggio dell'azione, che è indispensabile per una buona esecuzione, ad esempio
versa l'acqua dalla bottiglia nel bicchiere senza aver prima tolto il tappo;
18 2. ERRORI DI LOCALIZZAZIONE: l'azione è appropriata per l'oggetto, ma eseguita
in un luogo sbagliato, ad esempio il paziente accende il fiammifero, ma lo porta sul
candeliere anziché sulla candela;
3. USO ERRONEO: l'azione compiuta sull'oggetto è concettualmente inappropriata,
ad esempio l'apribottiglie viene girato, a mo' di miscelatore, all'interno del
bicchiere, o la candela strofinata sul tavolo;
4. perplessità: il paziente guarda esitante gli oggetti, ne prende in mano uno, lo
rigira, lo posa, prova con un altro oggetto, dà, insomma, l'impressione di non
sapere cosa fare;
5. maldestrezza: l'azione è concettualmente appropriata, ma eseguita in modo
rozzo e ineffcace, a causa del difettoso controllo della fine motilità delle dita;
6. errori di sequenza: l'oggetto è usato prima che sia stata comp
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Neuropsicologia - Aprassia
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Aprassia ideomotoria e ideativa
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Neuropsicologia - Aprassia costruttiva
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Aprassia ideomotoria e ideativa