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RIGENERAZIONE

Un impianto termodinamico prende Q1 da sorgente superiore e cede Q2 a sorgente inferiore. Uno dei modi

per migliorare le prestazioni è quella di ridurre il Q2 e riusarlo all’interno del ciclo. Purtroppo gli impianti a

vapore scaricano Q2 durante la condensazione, la turbina espande sfondando nel saturo quindi alla fine c’è

tanto Q2.

Se potessi recuperare qualcosa del Q2? Il problema è che Q2 ha il livello termico più basso, cioè il ciclo a

vapore restituisce calore alla sorgente inferiore a temperatura molto bassa quindi è impossibile da

recuperare. Se questo calore invece di darlo alla minima temperatura, iniziassi a darlo durante l’espansione.

Se non espandessi tutto il fluido fino alla pressione minima, ma ne togliessi un pochino da un certo punto in

poi in modo da andare a fargli scambiare calore con il fluido che è dall’altra parte del ciclo.

Se riesco col triangolo 456 a coprire l’area 017, ho calore interno al ciclo. Prendo il calore e lo sposto,

facendo la rigenerazione per spillamento di vapore. ̇(ℎ3

= − ℎ4).

Tirando via portata all’espansione la potenza della turbina ne risente Se arrivo in 5 e

spillo una certa portata di fluido per preriscaldarlo nell’economizzatore ho

̇(ℎ3

= − ℎ5) + (̇ − ̇)(ℎ5 − ℎ4).

Quindi al ciclo aggiungo il miscelatore/scambiatore rigenerativo che prende la parte di vapore spillata mA e

la mischia col liquido che esce dal condensatore. Il vapore spillato riscalda il flusso d’acqua che sta uscendo

dal condensatore; i due flussi si mescolano ed esce acqua preriscaldata.

Se volessi arrivare alla massima rigenerazione del ciclo (sopprimere l’economizzatore, a=1) dovrei iniziare a

spillare vapore all’inizio dell’evaporazione. Se voglio avvicinarmi con “a” al punto 1 devo spillare via via a

pressioni più elevate.

Tutto questo mi realizza il grado di rigenerazione R

con i= massimo che si potrebbe fare

Mi dice a che livello ho spinto la rigenerazione. Varia tra 0 e 1. Ma cosa mi conviene?

Il rendimento del ciclo rigeneratore è

Se lo metto in funzione di R ricavo che mi conviene finché R è intorno al 50%. R mi guida sulla scelta della

pressione: da R ricavo ha e da ha ricavo la pressione di saturazione a cui spillare il vapore.

A questo punto ho capito dove fare il buco nella turbina, devo capire quanto farlo grosso ovvero trovare

dal bilancio di entalpia.

Se aumento gli spillamenti spingo avanti il grado di rigenerazione che ottimizza.

Il rigeneratore fa da degasatore: il liquido (0) arriva dal condensatore nella parte alta e il vapore (A) arriva

dalla parte spillata. Il liquido è ricco di incondensabili mentre il vapore è povero di incondensabili perché

spillo a una pressione superiore a quella atmosferica. Siccome il rigeneratore lavora in condizioni di

saturazione, il liquido ha incondensabili che seguono la legge di Raoult: le bollicine di gas incondensabile

che stanno nella fase liquida tendono a equilibrare quelle che stanno nella fase vapore. Quindi tende a

omogeneizzarsi il contenuto di gas incondensabili. Significa che ci sarà migrazione di incondensabili da fase

liquida a vapore. Per eliminarle si mette una valvola, uno sfiato nel lato vapore che li sfiata in atmosfera.

ORC IMPIANTI A VAPORE ORGANICO

Invece di utilizzare acqua, è possibile sviluppare cicli Rankine con fluidi di lavoro a base organica.

La soluzione ORC si adatta particolarmente ad impianti di taglia piccola e media, in particolare per le

applicazioni a medio-bassa temperatura.

Può utilizzare calore che rimarrebbe inutilizzato, è una soluzione per recuperare calore.

Fluidi frigoriferi pressioni convenienti, rispetto all’acqua-vapore i livelli critici di pressione e temperatura

sono più basse, hanno una curva più magra. Quindi per passare, a una determinata pressione, dalla curva

limite inferiore alla curva limite superiore si fa meno tratto (calore latente). Il volume e la densità nell’acqua

variano molto di più nel passaggio acqua-vapore. Tutto questo consente per i cicli organici una

caratteristica che si chiama compattezza. Il vantaggio è nella gestione e nei costi, mi si adatta a risorse di

minore temperatura e taglie più modeste. Il rendimento sarà a livelli più bassi.

Il principio di funzionamento dei turbogeneratori ORC è simile a quello delle turbine a vapore. A differenza

di queste, però, per muovere le turbine, al posto del vapore i turbogeneratori utilizzano un fluido organico a

ciclo chiuso.

Il fluido organico viene fatto evaporare utilizzando il calore proveniente dalla caldaia a cippato, mediante uno

scambiatore ad olio diatermico; il fluido organico vaporizzato alimenta quindi la turbina che produce energia

elettrica.

RIGENERAZIONE

Ha una grossa fetta di calore scaricato non a temperatura costante. La pressione mi fa finire l’espansione

ampiamente nel surriscaldato, una grande fetta di Q2 viene dal desurriscaldamento. Questo calore posso

rigenerarlo come si deve, riciclarlo internamente perché ho espanso fino al surriscaldato. Q1 si accorcia

notevolmente, butto solo Q2rigenerato. Con l’esterno il ciclo scambia solo in ingresso Q1, in uscita Q2. Il

= ℎ4 − ℎ9 ℎ4 − ℎ12

grado di rigenerazione è

Lo scambiatore rigenerativo (RHE) è un componente essenziale, specialmente per fluidi con pendenza

positiva della curva del vapore saturo, nei quali l’espansione termina in condizioni di forte

surriscaldamento.

L’RHE viene caratterizzato mediante la sua efficienza, definita da:

Q h4 – h9

 = =

Qmax ℎ4 − ℎ12

QRHE = h4 − h9 = h10 − h12

TURBINA A GAS

Ciclo Hirn. Il fluido di lavoro è un gas che si può assimilare all’aria (gas incondensabile).

Gli impianti con turbina a gas si basano sul ciclo di Joule Il ciclo inizia con l'ingresso del fluido nel

compressore. Due isobare e due adiabatiche che nel ciclo ideale sono anche isoentropiche. Due isobare

lungo le quali scambia calore, rappresentate da due scambiatori di calore in cui il fluido che scorre dentro la

macchina è sempre lo stesso mentre un altro fluido esterno può permettere di scambiare con l’esterno Q1

e cedere Q2. Due adiabatiche lungo le quali la macchina scambia lavoro: 3-4 è espansione in turbina da cui

si ricava Wt, 1-2 è compressione che mi costa Wc.

La quasi totalità degli impianti di turbina a gas è a circuito aperto.

Il compressore aspira direttamente aria ambiente come fluido di lavoro e l’impianto risulta a combustione

interna. Questo mi determina la pressione minima del ciclo= Pambiente, la comprime nel compressore e si

manda in camera di combustione nella quale si scambia Q1. Una portata di combustibile viene messa in

camera di combustione che reagendo, sprigiona la sua energia chimica e fornisce Q1 al ciclo

1 = ∙

Bilancio energetico in camera di combustione:

(

∙ ℎ2 + ∙ = + ) ∙ ℎ3

∙ ∙ 2 + ∙ = ( + ) ∙ ∙ 3

energia fisica combustibile + energia chimica combustibile = alla fine ho gas

ma = ∙ mc

∆ℎ = ∙ ∆

ℎ ≅ ℎ2 b

( (ma

+ ) ∙ ℎ2 + ∙ ∙ HCI = + mc) ∙ hg3

b (ma (

∙ ∙ HCI = + mc) ∙ hg3 − ha2)

)

= ( + ( − )

Il ciclo turbogas cede Q2 buttando fuori i gas dalla turbina e andando a immetterli nell’ambiente. Quindi si

sostituisce lo scambiatore inferiore con l’ambiente e quello superiore con la camera di combustione.

RIGENERAZIONE

La Rigenerazione sostituisce parzialmente lo scambio di calore superiore con un recupero di calore interno

al ciclo. La rigenerazione è possibile utilizzando il calore sensibile dei gas di scarico: la portata d'aria alla

mandata del compressore viene preriscaldata, prima dell'ingresso in camera di combustione, mediante

recupero termico dai gas di scarico.

Per la rigenerazione risulta necessaria l‘introduzione di uno scambiatore rigenerativo aria/gas combusti

(RHE).

Per rendere possibile la rigenerazione nelle turbine a gas la temperatura di scarico dei gas dalla turbina

deve essere maggiore della temperatura di uscita del compressore: T4>T2.

Il Grado di rigenerazione è definito come rapporto fra il calore recuperato e quello massimo recuperabile:

ℎ4 − ℎ 4 −

= =

ℎ4 − ℎ2 4 − 2

Il massimo calore recuperabile corrisponde al salto di temperatura dei gas combusti da T4 (scarico gas) a T2

(uscita dal compressore).

CICLI COMBINATI

cicli termodinamici che combinano due tipologie di macchine: la turbina gas (scarichi intorno ai 500°) e il

ciclo a vapore. I 500° con cui scarica la turbina a gas rincresce buttarli per aria, disperdendo quella grande

quantità di Q2 senza darla a qualcun altro. Allora ricordandoci le temperature massime del ciclo a vapore

(500-600°), sembrano fatti l’uno per l’altro e li unisce la caldaia a recupero. Attraverso la caldaia a recupero

passano i gas caldi della turbina gas e che va a sostituire totalmente o parzialmente la caldaia standard a

combustione. Si elimina la combustione e si recupera solo dal raffreddamento di questi gas fino a mandarli

al camino (poco superiore ai 100°). La caldaia a recupero è anche chiamata HRSG: è uno scambiatore di

calore.

Scambiatore a correnti separate: da una parte ci girano i gas che scarica la turbina, dentro ci gira il vapore

( )

2 = −

Il turbogas scarica alla caldaia a recupero molto meno calore e l’atro calore mi

1

diventa il Q1 del TAV.

1: TAG 2: TAV

Quella Unfired senza fuoco, senza fiamma supplementare: il ciclo sottoposto è alimentato dallo scarico del

sovrapposto.

W1+W2

 = e sostituendo ottengo la formula sopra coi rendimenti

Q1

Fired: aggiunge anche la combustione per portare la temperatura a un certo livello, c’è un’integrazione di

ulteriore calore che significa integrazione di una portata ulteriore di combustibile.

È necessario considerare nell’impianto la caldaia a recupero (HRSG), che non consente il trasferimento di

tutto il calore Q2 all’impianto a vapore, rilasciandone una certa frazione all’ambiente con la portata al

camino. = ( − )

Al camino butto via

Tanto di più quanto più alta è la temperatura a cui scarico al ca

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Publisher
A.A. 2021-2022
28 pagine
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SSD Ingegneria industriale e dell'informazione ING-IND/09 Sistemi per l'energia e l'ambiente

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rebeccaa__ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sistemi energetici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Fiaschi Daniele.