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TESTIMONIANZA DEL PASSATO…
( la storia della palla col bracciale ) La palla col bracciale risale, da molte testimonianze
dall’antichità, dai tempi dei Romani, che praticavano questo sport con una palla che veniva
colpita (percuotere) da un pugno di una mano con la fasciatura.
Iniziò a divulgarsi nella penisola Italiana nel 1500( si diffuse anche in altri stati: Francia
,Paesi Bassi, Germania, Austria e Inghilterra ) ( tanto che venne menzionata in un libro nel
1555 di Antonio Scaino intitolato “ Trattato col gioco della palla” ) prima si giocava solo
nelle corti dei palazzi reali, con il passare del tempo si divulgò ( tra il settecento e
l’ottocento ) iniziarono nuove esigenze, perché il pubblico diventava sempre più ampio e
così edificarono degli stabilmenti (edifici) più nuovi ( più specifici) chiamato: “ gli
sferisteri” ( soprattutto in Toscana più precisamente nel comune di Poggibonsi , in Molise e
nelle Emilia Romagna) è qui che iniziarono ad interessarsi i più grandi scrittori dell’epoca
come Giacomo Leopardi ( autore dell’ode “ A un vincitore del pallone, dedicato a Carlo
Didimi che era uno dei miglior giocatori di quell’epoca , che nel prossimo capitolo parlerò
approfonditamente), Edmondo de Amicis. ( con la sua opera “gli azzurri e i rossi, nei
prossimi capitoli ne parlerò più approfonditamente), ma suscitò interesse anche ad autori
stranieri come un poeta, drammaturgo inglese, che scrisse “Viaggio in
(
Wolfgang Goethe
Italia”), ma anche scrittore, saggista e editore tedesco)
Karl Philipp Moritz, ( Jacob
(storico svizzero)
Burckhardt,
( viene nominato anche da Gioachino Rossini nella sua opra del 1817 “La Cenerentola”,
nel libretto di Jacopo Ferretti e addirittura anche in un film del 2014 che si chiama “ Il
Giovane Favoloso diretto da Mario Martone in un piccolo pezzo viene elogiato il campione
Carlo Didimi che conversa con degli avversari dentro un’osteria)
(Andiamo più nei dettagli e descriverò per filo e per segno questo gioco)
( come si giocava?) Ora vorrei parlare per ben di come si giocava a questo spettacolare
gioco.
I partecipanti erano tre giocatori per squadra che venivano chiamati “battitore”, “spalla” e
“terzino” ( in un campo di 80 x 18 cm con il muro di appoggio di circa 20 metri ) e
dovevano colpire una palla ( formata con la pelle) la circonferenza è di circa 39 cm e pesa
3 etti ( il peso e la circonferenza varia da regione a regione ) col il bracciale a volo ( il
bracciale) è una specie di guanto, di noce, che viene aderito molto bene alla mano, per
farlo scappare ed è dotato di sette “spunsoni” e sono in tutto 105 ( per quanto riguarda il
peso, anche quello dipende dalla regione tipo: il Toscana era due chili e invece quella
Piemontese era un chilo).
*( esistevano due tipi di campi: campo con il muro di appoggio dove giocavano tre persone
per squadra e invece il campo senza muro di appoggio chiamato CAMPO ALLA LIZZA
dove giocavano quattro atleti per ciascuna squadra)
( come funzionava l’incontro?) iniziava con la battuta, se sbagliavano , l’altra squadra si
aggiudicava il primo scambio ( punto) cioè i primi 15 punti ( che poi si aggiungevano altri
15, poi 10 e infine altri 10).
( come venivano conteggiati i punti?) i punti venivano conteggiati molto simile a quelli del
tennis e cioè 15-30-40-50, però con una piccola differenza, quando arrivavano a 40 pari,
non c’erano i vantaggi ma, vinceva quella squadra che arrivava a 50 punti.
( andiamo più nel dettaglio con le regole) ma come si fanno i punti?
1) Pallone oltrepassava (sorpassa ) linea di campo avversario e non viene presa;
2) Pallone superava al volo la linea di campo dalla parte dell’avversario, ma entro certi
limiti;
3) Se l’avversario spediva (manda) il pallone fuori dai lati
4) Se l’avversario non spediva (mandare) (non riusciva a mandare) la palla oltre il
campo
( la palla col bracciale adesso) ( nel corso degli anni è andato a scarseggiare questa
disciplina e si iniziò a giocare solo nei piccoli comuni in Molise e in Toscana, fino a quasi
dimenticarsene)
(Tutt’ora è diretto dal comitato F.I.P.A.P e cioè la Federazione Italiana Pallapugno che è
associata al CONI dal 1981. Oltre a questo sport ce ne sono tanti altri tutti molti simili tra di
loro tra cui palla basca)
( dal 1981 questo sport, viene giocato a Chiusi un paesino vicino a Siena in Toscana, con
un nome diverso però e cioè “Pillotta”, le regole sono molto simili )
1.2 LEOPARDI “TIFOSO” DEL PALLONE COL BRACCIALE
Giacomo Leopardi era uno degli scrittori, poeti più importanti dell’Ottocento,( uno dei più
importanti esponenti del Romanticismo letterario ) nacque a Recanati il 29 giugno del
1798 e morì a Napoli il 14 giugno del 1837 all’età di 39 anni.
*( Noi lo conosciamo soprattutto per le molte opere letterarie poesie che ha scritto come “a
Silvia “ oppure “La Ginestra “ che sono raccolte nell’edizione dei Canti) ( ginestra scritta
nel 1836 invece a silvia tra il 19 e il 20 di aprile del 1828)
(Ho scoperto molte cose su Leopardi che non sapevo ) Leopardi oltre ad essere un grande
intellettuale, aveva una ricchissima conoscenza culturale ( dalla letteratura alla filosofia
come abbiamo imparato nei libri di letteratura a scuola ) fino ad arrivare allo sport ( si dice
che lui sia stato uno dei primi scrittori ad inventare la letteratura sportiva )
E’ per tanto che vorrei pertanto soffermarmi a parlare ( discutere ) di una delle odi più
famose, cioè “A un vincitore nel pallone” ( trae ispirazione da un fatto di cronaca ) scritta
nel novembre del 1821,ma pubblicato per la prima volta nel 1824 nell’edizione bolognese
dei Canti. ( rietra nel ciclo delle canzoni civili e patriottiche, che risaltano la nostra nazione)
da questa poesia Leopradi trae spunti moralistici.
( perché scrive quest’ode?) Come nacque l’ode? . Leopradi nell’autunno del 1821 nello
sferisterio di Macerata ( centro-nord della Penisola Italiana ) era ( ed è tuttora ) )una
struttura teatrale unica nel suo genere) ( deve il suo nome e la sua particolare pianta a
segmento di cerchio alla destinazione d’uso originaria, come il luogo per il pallone con
bracciale )viene invitato a vedere una partita di palla col bracciale ( sport che andava
molto in voga tra il settecento e l’ottocento ) gli venne l’ispirazione di scrivere un’ode
dedicata a questo sport dove il suo protagonista era Carlo Didimi.