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RIPASSO: Mezzi di corredo archivistici
I mezzi di corredo archivistici forniscono supporto indispensabile per la fruizione di informazioni e documenti. Possono essere contemporanei alla nascita dell'archivio, oppure definiti in fase di diversamento/riordino archivistico.
Possono essere classificati in:
- PRIMARI:
- Elenchi
- Inventari analitici
- Sommari
- Guide
- SUSSIDIARI:
- Rubriche
- Repertori
- COMPLEMENTARI:
- Trascrizioni
- Regesti
Gli strumenti che ha a disposizione lo storico sono ormai molteplici, moltiplicati anche dalla possibilità di accedervi online. Fino a che punto la trasposizione online riesce a fornire o potenziare le informazioni raccolte tradizionalmente? Spesso si tratta di mezzi di corredo (inventari, guide o elenchi) prodotti in maniera tradizionale e riproposti in formato pdf; non molto di più. Forse conviene investire per aumentare mezzi di corredo, anziché cercare di migliorare all'infinito quelli che già ci sono, rendendoli più dinamici.
Il contesto di cui...
ci stiamo occupando è quello degli archivi – in qualche misura – riconducibili a comuni e comunità. Primo strumento di grande importanza e rilevanza è la Guida generale degli Archivi di Stato italiano. Uno strumento iniziato a produrre nel corso degli anni Sessanta (realizzato nell’arco di alcuni decenni) che ci permette di avere una guida schematica, attentamente ponderata nelle sue articolazioni, di tutti gli archivi di stato Italiano distribuiti in ordine alfabetico. Attentamente ponderata perché vi fu (a metà anni Sessanta) un dibattito sui criteri di descrizione. Primo tentativo (in un contesto come quello italiano, ricchissimo di documentazione) di normalizzazione della descrizione archivistica. Cercare di portare la descrizione archivistica a canoni unitari, in modo che fossero unitariamente affrontate nei vari fondi archivistici. Tramite la guida possiamo avere uno specchio della situazione degli archivi che ci interessa analizzare.conservati nei maggiori istituti italiani (gli Archivi di Stato).
PRIMO: Attenzione alla titolazione dei fondi archivistici: generalmente noi troviamo "archivio del comune di" (per intenderci), il che non corrisponde sempre e necessariamente a una proprietà di questi archivi. Dentro gli Archivi di Stato vi sono archivi ivi confluiti per versamento (Archivi di Stato avevano legittimità a ricevere questi archivi → generalmente tutti archivi delle magistrature di antichi stati pre-unitari cessati); ma, in alcuni casi, dei fondi archivistici riferibili ai comuni sono arrivati negli Archivi di Stato a titolo di deposito. Significa che il soggetto non ha perduto la proprietà.
Il fatto che gli archivi comunali si trovino negli Archivi di Stato può significare che questi archivi comunali siano quelli di antichi stati-Repubbliche o forme giuridiche, confluite negli archivi di Stato o – che in epoche tarde rispetto alla produzione (Otto-Novecenteschi)
– siano finiti cometitolo giuridico in maniera diversa.A noi adesso interessa meno questo aspetto: bisogna entrare dentro questi archivi. Ma, a livello digestione e aspetti conservativi-giuridici, l’archivista deve tener presente anche questa dimensione.
SECONDO:
Quando parliamo di documentazione comunale, tendiamo a distinguere documenti sciolti(solitamente su pergamena), che chiamiamo solitamente fondi diplomatici, da documentazione(pergamenacea, ma soprattutto cartacea), che corrisponde alle varie articolazioni degli antichicomuni italiani.Questa differenziazione (un insieme di pergamene, rispetto a una sequenza di filze e registri),riflette la differenza fra forme di tesaurizzazione e forme di archivio sedimento.Gli archivi diplomatici sono, in realtà, archivi tesauri degli antichi comuni e comunità. Il resto delladocumentazione è l’archivio sedimento di quegli stessi comuni e comunità.I fondi diplomatici. Si costituiscono – in
Vari casi (soprattutto quelli toscani) – all'interno degli Archivi di Stato, sulla base di un modello di Bonaini (uno dei padri dell'archivistica italiana). A imitazione di Bonaini si sono comportati vari archivisti toscani e non solo. Composizione di raccolte e collezioni in senso tecnico-archivistico, mettendo insieme fondi diplomatici (cioè antichi archivi tesauri) provenienti da istituzioni diverse e disponendoli in ordine cronologico. Fondi diplomatici bonainiani sono collezioni.
Se andassimo a tirar fuori un sacchetto di una delle buchette che compongono l'Archivio diplomatico dell'Archivio di Stato di Siena troveremmo pergamene provenienti dal Comune di Siena, ma anche di altri comuni, provenienti da istituzioni ecclesiastiche, religiose e di vario tipo, documenti provenienti da privati e così via. Neppure oggi, pur sulla base di strumenti disponibili, fare statistica precisa di quanta documentazione comunale c'è dentro gli
- GRANDI-CITTÀ:
Bologna → importante città notarile, importante comune → storia articolata, che lao porterà all’interno dello Stato pontificio → moltissima documentazione di etàmedievale proveniente dall’antico comune → ha risentito dell’impostazionebonainiana per l’organizzazione degli archivi sedimento (l’impostazione data daBonaini “negli archivi non si cercano le materie, ma le istituzioni” portò a una ri-articolazione dei fondi archivistici arrivati negli Archivi di Stato, rimanipolati sullabase di un criterio istituzionale; nel caso senese, ad es. troviamo l’archivio delConsiglio generale, l’archivio della Biccherna… tutti fondi archivistici intitolati auffici e istituzioni; originariamente così non era);
Firenze → classico archivio bonainiano → articolazione di tipo istituzionale →o quando
Affrontiamo la documentazione comunale, possiamo partire idealmente da quella che è la parte più forte sul piano istituzionale (gli statuti della città e delle città soggette), per poi passare alla politica internazionale del comune (i "capitoli"; nel caso senese i capitoli comprendono anche libri iurium, come a Firenze) e poi le parti più prettamente contabili e amministrative. Emerge per qualità e quantità il "Diplomatico", il primo formatosi in Italia, già in epoca lorenese con Pietro Leopoldo (144.000 pergamene; produzione prevalente in età medievale; dal Quattrocento in poi la produzione su pergamena è limitata a documentazione particolarmente solenne, mentre quella notarile - che abbonda - tende a contenersi e ridursi su carta, all'interno dei protocolli dei notai). Genova ha un materiale comunale molto risalente, ma non grandi fondi diplomatici, ma fondi notarili.
molto antichi (evoluzione economica rapida e che accelerano processodi produzione documentaria; qui abbiamo le tracce più antiche del notariato italiano → studi di Costamagna);Lucca → tipico archivio bonainiano → organizzatore fu Salvatore Bongi → modelloo lucchese bongiano è quello bonainiano per eccellenza (tutta la serie di inventariredatti da Bongi sono considerati vero e proprio punto di riferimento della tecnicadella descrizione archivistica) → archivi ben strutturati istituzionalmente (anche quipeccati archivistici) → perché questo modello ha funzionato così bene? Perché ilComune di Lucca (poi Repubblica lucchese) è arrivato fino al periodo napoleonico:il consolidamento di modelli istituzionali longevi favorì la regolarità dellaproduzione documentaria → archivio facilmente strutturabile sulla base di mezzi dicorredo eccellenti → non enorme quantità di documentazione medievale.molta peretà moderna → fondo pergamenaceo composto da ca. 20.000 pergamene (rilevantein relazione anche all’antichità);
Mantova → materiale moderno importantissimo quantitativamente → poco materialeo medievale (scarso ruolo della città in quel periodo oppure difficoltà diconservazione) → tipico archivio organizzato per materia: la ricerca divienecomplicata dallo smontaggio – per certe epoche – dei fondi originali;
Lo stesso per Milano, dove – però – ci sono fondi diplomatici assai rilevanti, divisio per le istituzioni produttrici (ca. 130.000 pergamene);
Napoli → documentazione medievale pressoché distrutta dalla Seconda guerrao mondiale → pergamene erano 55.000 → il problema è stato davvero drammatico:dalla sede cittadina dell’archivio di Stato vennero spostati in una vulla di campagnaisolata i fondi medievali; la guerra colpì più la città che il territorio,
da questo punto di vista. Cosa successe? Una pattuglia tedesca, che stava cercando viveri andò in questa località, in un primo momento non fece nulla, ma poi nei giorni successivi – per ritorsione – andarono e bruciarono tutto → ricostruiti in parte sulla base di studi fatti, qualcosa è stato recuperato (ca. 10.000 pergamene, molte sulla base di trascrizioni che gli studiosi avevano fatto, dunque magari non ci sono più gli originali) → questo ha avuto ripercussioni sul sud-Italia (Napoli era stato luogo di archivio di concentrazione → tradizione completamente diversa da altri territori: già in epoca napoleonica si era formato un grande archivio); Perugia → altro centro con alcune centinaia di unità medievali (oltre 30.000 pergamene); Pisa → oltre 20.000 pergamene, notevoli per antichità; anche se il materiale non è così abbondante; Roma → non è ricchissimo perl'età medievale → è debordante per l'Età moderna,o Siena → impostazione tipicamente bonainiana (fondi medievali provenienti dao quello che si dovrebbe chiamare l'Archivio delle Riformagioni – ovvero l'antico archivio del Comune di Siena → registri e documentazione varia, organizzata da Bonaini su base istituzionale: Archivio del Consiglio generale, del Concistoro… a cui poi si è accompagnato – in un secondo momento – quei fondi archivistici che le riforme leopoldine del Settecento avevano assegnato alla comunità civica senese, riformata nel 1786 e che – da un punto di vista giuridico – sarebbero proprietà del Comune di Siena. Anche se poi, con la formazione dell'Archivio di Stato (1858 e acquisizioni successive) venne poi portato in Archivio di Stato (fondi della Balia e della Biccherna) → anche distribuzione fisica è interessante: si parte da statuti, poi
Ci sono statuti delle comunità