vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Analisi del documento comunale di Torelli
Torelli si pone il problema di analizzare il documento comunale: perché questo? Intanto, è unmantovano, ha forti legami con area milanese…Perché si inizia a superare limiti derivati da una diplomatica a lungo appiattita sul documentoimperiale, papale, regio. Si inizia a dire: ma i nostri archivi hanno moltissimo altro. È possibileestendere una metodologia (ereditata e affinata dalla Germania, relativamente al documentocancelleresco) e applicarla al contesto su cui abbiamo più fonti? Nel centro-nord Italia gli archivihanno molto degli archivi comunali.Iniziamo ad analizzare lo studio di Torelli sul documento comunale.Torelli rimarca che (il diplomatista ha come primo elemento di approccio proprio la produzione:deve capire chi, come, perché, quando, in quale contesto quel documento è stato prodotto. La primadomanda che si pone è la genuinità. Fondamentale per capire volontà dell’autorità che ha
Messo in atto il documento) i documenti traggono la loro validità e significatività giuridica non dall'istituzione emanante (come in una cancelleria), ma dalla mano di chi la scrive. Sposta l'attenzione dell'istituzione al prodotto della volontà dell'istituzione. Non è il Comune, in quanto istituzione ancora da definire (soprattutto alle origini), ma è la persona che scrive che dà "fides" al documento. PASSAGGIO FONDAMENTALE: porre attenzione sul notaio significa creare questa contrapposizione (poi vedremo difficoltà a mantenere nitidezza tra questa contrapposizione) tra studio notarile (attività del notaio) e cancelleria, cioè produzione documentaria in un contesto interno all'istituzione. All'origine del fenomeno comunale non possiamo parlare, secondo la ricostruzione di Torelli, di cancellerie comunali. Attenzione a dire che i modelli di carattere imperiale, papale... sono gli stessi
che ritroviamo nei sistemi di produzione dei comuni delle origini, perché probabilmente così non è. Non bastano certe formule che possono essere recuperate dall'ambito cancelleresco a dire che quel notaio è un dipendente dell'istituzione e agisce in maniera funzionale rispetto all'istituzione (come invece fa un cancelliere di un imperatore). Io... notaio... scrivo questo documento per ordine del podestà... NON significa che il notaio ha cessato di essere libero professionista al servizio di una comunità per divenire improvvisamente dipendente del comune. Se io dico che lo faccio per ordine di un podestà, potrei avere l'impressione di dire: ok, non più libero professionista! Invece, certe formulazioni, potrebbero non essere sufficienti alla posizione che mi immagino sia quella del notaio quando lavora da professionista per un soggetto esterno. Da Torelli è derivata anche una convinzione: a chiAltri avrebbe potuto rivolgersi un comune (o una comunità, di qualsiasi dimensione) per l'esecuzione di un documento? Non certo a una cancelleria superiore; non avendo nessuna validità giuridica un documento semplicemente privato (o rischiando di...), l'unica possibilità è il ricorso al notaio.
Nonostante - come è giusto che sia - nel corso del tempo siamo state mosse critiche a Torelli, la solidità dell'impianto delle sue ricerche va tenuta presente.
Cosa gli è stato criticato? In primis, le fonti: le fonti da lui usate sono in grandissima misura costituite dagli statuti.
Fonti statutarie cosa significa? Sono fonti normative. Trova negli statuti che analizza... una serie di elementi sui notai, collazionati per dimostrare i punti sopra sintetizzati. La fonte statutaria, in certo senso, rispecchia prettamente l'istituzione, più che l'archivio (è cosa l'istituzione vuol
La lettura del fenomeno è vista in una chiave mono-direzionale. Non solo: l'area di riferimento è sì, abbondante (nel corso dell'Ottocento, in assenza di cattedre di storia interne alle università, gli storici non avevano approfondito più di tanto, anche lo stesso fenomeno comunale. Il fenomeno della civiltà comunale già nei secoli centrali dell'Ottocento era stato riletto e studiato in una chiave prettamente politica: la civiltà delle repubbliche e delle autonomie comunali in funzione antiaustriaca / Balestracci, Medioevo e Risorgimento = lettura del Medioevo in funzione risorgimentale. Dunque, non è che si fosse digiuni di civiltà comunale, ma qui si sta parlando di fenomeni documentari talmente interni alla cultura della civiltà comunale che non basta un'infarinatura generale, tanto più connotata politicamente, per sostenere di conoscere la civiltà comunale tra fine
Ottocento e inizio Novecento), per quanto certe correnti risorgimentali avessero fatto emergere documentazione medievale, anche di ambito comunale (Archivio Storico italiano, ad es.). Torelli usa ciò che ha a disposizione, soprattutto statuti, anche quelli che avevano avuto interessi di tipo editoriale. Lui lavora sull'area padana; neppure quella Toscana, uno dei cuori del movimento comunale, era più di tanto conosciuta. I critici di Torelli hanno sottolineato che lui si muove essenzialmente per statuti, documentazione edita, un'area relativamente ristretta e una mancata verifica sulla documentazione presente nell'ambito dei comuni italiani. Critiche non da poco, ma fatta molto dopo, che – alla fin fine – ha finito per essere quasi elogiativa, nel senso che – nonostante Torelli avesse lavorato su un ristretto campione e su fonti di un certo tipo, quelle che poteva avere a disposizione – ci ha dato punti di partenza assolutamente
importanti. Partendo dall'esperienza di Torelli, il tema si è maggiormente sviluppato nel Secondo dopoguerra. Perché? Intanto, la diplomatica ha fatto grandi passi da gigante. Torelli è un'archivista che si presta alla diplomatica, diverrà storico del diritto... non è ancora un pieno specialista! Non ha ancora conquistato pienamente gli strumenti della diplomatica. Dopo Cesare Paoli (padre della diplomatica italiana), si avrà Schiaparelli (vero grande nome, non ha caso studia in Germania). Non è una pratica archivistica di menti più acute (non più un riflesso), ma siamo di fronte a un grande diplomatista di livello internazionale. Della diplomatica non si può più fare a meno per chi studia questi fenomeni (Bonelli, Vittani... traducono manuale degli archivisti olandesi; scuola milanese che a inizio Novecento ribalta completamente l'approccio all'archivistica: metodo per materia, metodo
storico… Milano, Peroni…la sede del più grande disastro archivistico, la rivoluzione degli archivi per materie e non per istituzioni, direbbe Bonaini). A inizio Novecento Archivio di Stato milanese rinnega esperienza peroniana e, guarda caso, Bonelli e Vittani traducono il manuale degli archivisti olandesi (esempio classico del metodo storico). Quell’ambiente lì guarda alla paleografia e diplomatica. Bonelli e Vittani scriveranno di paleografia e diplomatica. La tradizione del metodo storico sta così permeando il mondo della storiografia italiana (e quello della diplomatica) che fa sì che Schiaparelli – il grande nome della diplomatica italiana tra le due guerre – getti le basi per diplomatica come disciplina di cui non si può fare a meno per avere metodo per leggere e interpretare i documenti. Nel secondo dopoguerra – quando questa lezione (Cipolla, Schiaparelli…) ha mostrato come si gestiscono i documenti –
Il Fascismo con molti anche limiti della possibilità di affrontare certe tematiche (non perché sia scomodo alla diplomatica, ma perché sia scomodo studiare discipline storiche) e poi la Guerra... non farà strano se certi argomenti si riprenderanno nel secondo Dopoguerra. Si riprendono riflessioni di Torelli, condividendone complessivamente la lettura, ma incominciando a guardare meglio alla documentazione.
Questo confronto, questa contrapposizione cancelleria-notariato inizia a essere meno netta. Si inizia a trovare il pelo nell'uovo.
Sottoscrizione notarile, che ha una specie di segnino, il signum notarile. Sì, ma sotto c'è un sigillum, un pendaglio di cancelleria.
Questo in natura non dovrebbe esistere: secondo Torelli è impossibile, innaturale... che ci sia documento notarile corroborato da una cancelleria.
Documento che viene dall'Archivio storico della città di Bolzano, è dello Spedale di Santo
Spirito (datazione compresa tra il 1274 e il 1302). Presenta la sottoscrizione del notarius (formazione regia) e il sigillo dello Spedale. Costamagna a Genova, Ottavio Banti a Pisa, altri altrove… si inizia a dire… il mondo non è fatto di bianchi e di neri, guelfi e ghibellini; è fatto anche di ibridazioni, di momenti, di punti di incontro, di mescolamenti.
Sì, ci sono norme (devo tener presente, non posso non pensare che il documento notarile ha delle caratteristiche e il documento cancelleresco ha delle altre caratteristiche; poi io incontro i momenti di ibridazione, che non sono soltanto – come diceva Torelli – un generico ordine del podestà, che potrebbe essere occasionale, ma c'è anche la fisicità del sigillum. Come mai mi dà tanto fastidio? Il documento cancelleresco lo riconosco da mille formule, ma anche perché la corroborazione non è un signum di un notaio, bensì il sigillum.
Il timbro dell'ufficio. Se prendiamo diplomi imperiali, bolle papali... le troviamo corroborate da una serie di sigilli. Cosa ci sta a fare questo pendaglio in un documento dello Spedale di Bolzano? Eppure c'è! Non è contronatura, se c'è! In alcuni contesti la corroborazione dell'atto notarile inizia ad essere - in certe fasi - fatta da proto-cancellerie o cancellerie vere e proprie. Zone tirolesi sono zone "cerniera" tra due culture: una, d'oltralpe, fortemente condizionata dalla presenza di cancellerie (ricorso massiccio all'uso del sigillum, per corroborare atti); di là dalle Alpi, il trionfo della civiltà comunale notarile. Dunque... questo contro-natura... solo perché certe zone che non sono zone di contrapposizione, ma luoghi in cui le diverse culture giuridiche e civiltà si incontrano, anche negli istituti giuridici; si mescolano linguaggi, formule,
procedure.Questa immagine torelliana, che ci ha insegnato a leggere il fenomeno della civiltà comunale – in relazione ai documenti – viene arricchita dalla nostra sensibilità a valutare quelle c