
L’8 settembre migliaia di candidati hanno affrontato la selezione per i 23 Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie, dal più noto Infermieristica a specializzazioni meno frequentate come Podologia o Tecnico Ortopedico.
Un test d'ingresso che, come ogni anno, restituisce una fotografia della situazione attuale in questo settore: da un lato cresce l’offerta di posti, dall’altro il numero di domande cala leggermente. Un equilibrio che rende la competizione più vantaggiosa per gli studenti.
Anche se, al tempo stesso, le probabilità di farcela restano altalenanti a seconda del corso scelto, con punte altissime di competizione per, ad esempio, Fisioterapia e Logopedia e un rapporto di quasi 1 a 1 per Infermieristica.
Ma le differenze non riguardano solo i singoli percorsi: pesano anche le dinamiche regionali, con territori in crescita e altri in netto calo di iscrizioni. E poi ci sono le “valvole di sfogo” garantite dalle seconde e terze scelte, oltre che dai candidati esclusi da Medicina.
Insomma: le probabilità di entrare ci sono, ma dipendono da dove e cosa si vuole studiare. A far parlare i dati è l’analisi annuale di Angelo Mastrillo, docente in Organizzazione delle Professioni Sanitarie, Università di Bologna.
Indice
Una domanda in calo, ma l’offerta cresce
In generale, quest’anno gli atenei statali hanno raccolto 57.985 domande in prima scelta, un -1,5% rispetto al 2024. Il calo è però meno marcato rispetto al -4,9% dell’anno scorso sul precedente, segno che la richiesta resta sostanzialmente stabile. Nel complesso, tra atenei pubblici e non statali, le domande dovrebbero attestarsi intorno alle 63.600, poco meno delle 64.139 del 2024.
Di contro, i posti disponibili aumentano: sono 36.943 contro i 35.592 dello scorso anno.
Con un rapporto domande/posto che si assesta così su 1,7, in lieve discesa rispetto al 1,8 del 2024. Un dato lontanissimo però dal picco del 2011, quando per un posto serviva battere altri quattro candidati.
I corsi più contesi: la corsa a Fisioterapia e Logopedia
Ma, come detto, vanno fatti dei distinguo. Chi punta a Fisioterapia sa di entrare in un’arena: 17.980 domande per 2.772 posti, con un rapporto di 6,5 a 1. Una sfida che diventa ancora più dura se si considera l’aumento di quasi il 10% delle richieste.
Subito dietro, Logopedia con 4,8 candidati per ogni posto e un boom di iscrizioni (+21%). Seguono Ostetricia (3,4) e Dietistica (2,9), con valori che restano comunque impegnativi.
Le professioni con chance più alte d'ingresso
All’opposto, ci sono corsi in cui entrare è nettamente più semplice. Infermieristica, pur registrando oltre 17 mila domande, offre quasi 19 mila posti: il rapporto è inferiore a 1, un paradosso se si guarda alla cronica carenza di personale sanitario.
Anche Ortottica, Educatore Professionale e Tecnico Audiometrista presentano più posti che candidati.
Più o meno a metà strada, sotto la soglia di 1,7, si collocano diverse professioni, come Tecnico di Laboratorio, Podologo e Terapista della Riabilitazione Psichiatrica, che garantiscono un accesso più agevole.
L’effetto Medicina e le scelte multiple
Il dato secco, però, non basta a definire le vere probabilità. A mischiare le carte, infatti, intervengono pure le seconde e terze scelte: molti candidati che non rientrano nel corso preferito riescono comunque a occupare i posti rimasti vacanti in altre graduatorie.
Un altro elemento da non sottovalutare è rappresentato, poi, dai cosiddetti corsi “affini” a Medicina: chi non supera il semestre aperto di Medicina, Odontoiatria o Veterinaria può riversarsi su Infermieristica o professioni correlate. Non a caso, i 54.313 iscritti al test di Medicina finiscono indirettamente per influenzare le sorti dei quasi 58 mila aspiranti delle Professioni Sanitarie.
La geografia delle selezioni
Guardando alle regioni, la mappa è ulteriormente variegata. Crescono le domande in Piemonte (+3,6%), Lombardia (+1%), Campania (+5,4%), Calabria (+8,6%) e Sardegna (+7,2%), dove il rapporto candidati/posti raggiunge addirittura quota 3,2.
Al contrario, frenano Veneto (-4,4%), Emilia-Romagna (-3,4%), Toscana (-8,4%) e soprattutto Trento (-23%). Nel Lazio il rapporto scende a 1,2, in linea con l’Umbria, mentre in Puglia sale leggermente a 2,8.
Insomma, le probabilità non si giocano solo sul corso scelto, ma anche sul territorio: in alcune regioni basta poco per entrare, in altre la competizione resta serrata.