
Vale la pena presentare ricorso e richiedere l'iscrizione in sovrannumero a Medicina per l'anno accademico 2025/26? Gli incidenti di percorso avvenuti nella prima tornata di esami del semestre filtro per l'accesso a Medicina - come anche Odontoiatria e Veterinaria - sono per l'avvocato Michele Bonetti una ottimo motivo per poter sperare in un esito positivo, insieme ad altri elementi che sono insiti nell'impostazione del Semestre aperto.
Materiali fotografati durante le prove, studenti che hanno notato l'utilizzo di dispositivi elettronici in aula, tutele disomogenee per studenti con disabilità e DSA, voti disastrosi soprattutto in Fisica: è il bilancio del debutto di un sistema che avrebbe dovuto rappresentare l’apertura delle facoltà mediche, dopo l’annuncio dell’abolizione del test tradizionale.
Di fronte alle numerose irregolarità segnalate, l’Unione degli Universitari, insieme allo studio dell’avvocato Michele Bonetti, ha annunciato il deposito di un Reclamo Collettivo al Comitato Europeo dei Diritti Sociali.
Al centro dell’azione, spiega Bonetti a Skuola.net, si colloca soprattutto la violazione dell’anonimato: “La violazione è a monte”. Secondo il legale, il metodo di somministrazione e ritiro dei documenti ha reso possibile l’identificazione dei candidati, in contrasto con quanto avviene di solito nei concorsi pubblici, dove è lo studente a inserire il compito in una busta associata al proprio codice.
Indice
- Violazione dell'anonimato al "semestre filtro": cosa è cambiato?
- Foto di compiti e studenti che copiano: è abbastanza per invalidare la prova?
- Quali sono gli elementi sui quali fondare un ricorso collettivo?
- I candidati possono fare ricorso anche da soli?
- Quali sono le maggiori criticità che hanno affrontato gli studenti?
- Il piano B dei corsi affini? Rischia di non esistere per davvero
Violazione dell'anonimato al "semestre filtro": cosa è cambiato?
La gestione delle etichette adesive e delle anagrafiche è uno dei punti maggiormente contestati. Le direttive prevedevano che lo studente firmasse l’anagrafica precompilata e applicasse una delle quattro etichette disponibili, lasciando poi al personale d’aula il compito di ritirare i documenti.
Per l’avvocato, questo passaggio ha eliminato ogni effettiva tutela: “La violazione è per tutti e per tabulas, lo dicono loro nelle istruzioni. Prima era previsto un codice uguale su due fogli. Ora sono presenti 4 pecette… è ancora più semplice ricordare il numero: è visibile sempre su tre prove”.
Una mancanza di anonimato, secondo Bonetti, non tutelato fino alla fase di correzione, quando i compiti ritornano agli atenei: “La commissione passa e prende l'anagrafica con nome e cognome e codice. Avendo nome e codice si sa qual è il tuo compito”.
Foto di compiti e studenti che copiano: è abbastanza per invalidare la prova?
“Le irregolarità segnalate sono numerosissime” ha commentato l’avvocato. “È poco utile chiedere l’annullamento delle singole prove di coloro che hanno divulgato le domande, e questo perché il problema principale non è l’individuazione di quei due o tre candidati che hanno consentito la fuoriuscita dei test, bensì l’individuazione dei “fruitori”. Il fatto che ciò sia avvenuto è di per sé sufficiente all’alterazione di tutta la graduatoria nazionale e, come già avvenuto nel 2014, dell’ammissione di tutti i partecipanti al semestre filtro”.
Quali sono gli elementi sui quali fondare un ricorso collettivo?
“Quanto accaduto nelle aule d’esame è il sintomo delle numerose anomalie già presenti nel testo legislativo della riforma in quanto la normativa ha istituzionalizzato la violazione dell’anonimato” ha sottolineato Bonetti. “Lo stesso Ministero ha previsto che la commissione identifichi gli studenti e assegni loro i posti. A questo punto agli studenti vengono consegnate le schede anagrafiche precompilate e 4 etichette identificative”. Sulla base di questo metodo, i commissari possono facilmente associare il nome del candidato al codice assegnato e, dunque, risalire alla prova sostenuta.
“La possibilità di associare il codice al candidato assume rilevanza perché i compiti, dopo la correzione ottica effettuata presso il CINECA, ritornano negli Atenei per le correzioni delle 16 domande “aperte” da parte delle commissioni interne” ha poi aggiunto. “È evidente che in questo modo il principio di riservatezza non viene pienamente garantito”.
Il precedente nel 2014: tutti e 7.000 i ricorrenti ammessi
L'esperto ricorda un precedente simile che permise l'ammissione di oltre 7.000 ricorrenti in tutta Italia. "Nel 2014 si verificò la fuoriuscita di un plico presso l’Ateneo di Bari circostanza che, congiuntamente alla violazione dell’anonimato caratterizzata proprio dalla possibilità di associazione del codice alfanumerico all’identità del candidato, determinò l’accoglimento di tutti i nostri ricorsi".
I candidati possono fare ricorso anche da soli?
Per Udu e per il legale, la somma delle violazioni supera ormai la dimensione dei ricorsi nazionali: il reclamo è stato depositato al Comitato Europeo dei Diritti Sociali. "Abbiamo inoltrato diffide agli Atenei per garantire agli studenti la possibilità di scegliere il voto più alto a prescindere dall’eventuale rinuncia al primo appello" ha precisato Bonetti, aggiungendo: "abbiamo proposto istanze di accesso agli atti presso le Università e il Ministero. Ora bisogna agire immediatamente con la proposizione del maxi ricorso collettivo al TAR del Lazio, chiedendo l’ammissione in prima sede di tutti gli studenti iscritti al semestre filtro che, di fatto, sono già dentro gli Atenei".
Oltre al ricorso collettivo, potranno essere predisposti ricorsi individuali su casi particolari:
- per eventuali annullamenti delle prove o dei quesiti,
- per l’occupazione dei posti liberi rimasti presso alcune sedi,
- per la mancata concessione di misure compensative agli studenti che ne avevano diritto,
- condizioni peculiari da valutare caso per caso.
Quali sono le maggiori criticità che hanno affrontato gli studenti?
La pubblicazione degli esiti della prima prova ha introdotto un’ulteriore criticità. Gli studenti, senza alcuna graduatoria ufficiale, sono stati chiamati a decidere in tempi strettissimi se ripetere il test, accettando però di perdere automaticamente il voto già conseguito, anche quando positivo.
"Va considerato che agli studenti è stato richiesto uno sforzo straordinario: tre esami universitari da svolgere nello stesso giorno, con soli 15 minuti di intervallo" osserva il legale. "Come primo approccio allo studio universitario, rende la prova estremamente difficile specie se questo incide in maniera determinante sul proprio futuro".
Il piano B dei corsi affini? Rischia di non esistere per davvero
Nel caso in cui non si riuscisse a collocarsi in posizione utile, "gli aspiranti medici, odontoiatri e veterinari potranno iscriversi presso corsi di laurea affini che però, spesso, non sono in linea con i loro reali interessi, con il rischio concreto di abbandono o scarso rendimento, vanificando così l’obiettivo di non perdere l’anno".
Bonetti condivide la sua perplessità sulla reale capacità di capienza dei corsi affini: "L’iscrizione è consentita solo entro il limite del 20% dei posti banditi e chi non si collocherà entro questa percentuale rischierà di non avere un piano B". In un quadro già instabile, si aggiungono anche le incertezze sul riconoscimento dei CFU ottenuti negli esami sostenuti durante il semestre filtro, che "rimane a discrezione dei singoli Atenei, i quali potrebbero anche decidere di riconoscerli solo parzialmente".
Il clima tra gli studenti resta di evidente preoccupazione, anche alla luce dell’impegno economico e dello sforzo richiesto per preparare le prove. Domani si terrà il secondo e ultimo appello, mentre "la riforma ha finito per aggravare la posizione di migliaia di studenti che si trovano senza nessuna tutela".