
Il debutto del semestre filtro, la grande novità introdotta quest'anno dal Governo per l'accesso a Medicina, si sta trasformando in una vera corsa ad ostacoli per gli aspiranti medici.
Dopo appena due mesi di lezioni e i due appelli di biologia, chimica e fisica, migliaia di studenti si trovano in una fase di attesa per la graduatoria nazionale.
Il rischio che molti lamentano è quello di rimanere fuori dal corso di laurea principale: Medicina. Per questo, per evitare il naufragio collettivo, le università si stanno muovendo in anticipo auotonomamente.
La scelta di Firenze
L’Università di Firenze, ad esempio, ha deciso di non restare a guardare mentre il calendario scorre. Per dare una rete di salvataggio a chi non riuscirà a entrare in graduatoria, ha scelto la via della flessibilità massima. È stata, infatti, introdotta una proroga al 6 marzo per i termini di immatricolazione e trasferimento.
L'obiettivo è quello di permettere l’iscrizione “senza oneri amministrativi ad un altro corso di studio agli studenti iscritti al semestre filtro che non accederanno alla graduatoria di merito, o non si collocheranno in posizione utile per l’accesso ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria e Medicina Veterinaria, oppure decideranno di non proseguire la carriera in uno dei corsi affini”.
La scelta di Siena e Pisa
A Siena e Pisa, invece, i dati dei primi appelli raccontano una realtà durissima: a Siena, su 391 candidati, solo 17 hanno superato tutti e tre i test. Se guardiamo a ogni singola materia, a passare fisica è stato solo il 12% degli studenti, biologia il 43% e chimica il 25% .
Paola Piomboni, delegata alla didattica dell’ateneo senese, è stata molto onesta: “E al secondo appello non ci sembra che i risultati siano brillanti”. Per questo, Siena riaprirà a giorni le immatricolazioni per i corsi affini.
Pisa si spinge oltre, permettendo l'iscrizione ai corsi correlati anche a chi non ha superato il test.
Tuttavia, resta il problema di fondo: “La riforma è molto complessa sia come organizzazione sia come valutazione, ed è molto impattante. Gli studenti rimarranno nell’incertezza fino a gennaio o febbraio, i corsi affini hanno ora pochissimi studenti, e quelli che arriveranno avranno una preparazione diversa. In più la graduatoria è nazionale, quindi per uno studente potrebbe esserci posto in una città diversa da quella in cui ha fatto il semestre filtro”, spiega Piomboni.
Cosa vuole fare il Governo
Il problema principale è che i 24mila posti disponibili a livello nazionale rischiano di restare vuoti perché troppi pochi studenti hanno raggiunto la sufficienza in tutte le materie.
Le strade ipotizzate dal Ministero per tappare i buchi, secondo Piomboni, “al momento sembrano due, ma non abbiamo ancora comunicazioni ufficiali: o verrà fatta una graduatoria con tutti, ammettendo prima quelli con tre sufficienze, poi quelli con due e poi con una, con debito formativo, oppure verrà fatto un terzo appello a febbraio”.
Se si scegliesse la via della graduatoria "aperta", chi entra con delle insufficienze dovrà affrontare dei debiti formativi (OFA). Gli atenei stanno già studiando come organizzare i recuperi.
Ma c'è chi, come Giovanni Paoletti, prorettore alla Didattica dell’Università di Pisa, non nasconde le proprie perplessità sul sistema attuale: “Secondo me dovremmo dare fiducia alle Università nelle loro capacità di selezione, non usare metodi nazionali: dovremmo tornare all’autonomia e alla responsabilità delle Università”.