
Secondo l’ipotesi che sta prendendo forma in questi ultimi giorni, l’accesso alla graduatoria di Medicina 2025 potrebbe non essere più legato all’obbligo di ottenere 18/30 in tutte e tre le prove del semestre aperto.
Dopo i due appelli del 20 novembre e del 10 dicembre, i risultati negativi registrati su larga scala tra i quasi 60mila candidati rischierebbero infatti di lasciare scoperta parte dei 24.026 posti disponibili, di cui 18.910 negli atenei statali. Uno scenario che il Ministero non può permettersi.
Da qui l’idea di introdurre regole più permissive per l’ingresso in graduatoria, con l’obiettivo di riempire tutti i posti e, allo stesso tempo, di ridurre il fronte dei ricorsi già avviati dopo le segnalazioni di presunte irregolarità durante le prove.
Il principio sarebbe quello di far entrare in graduatoria un numero di candidati pari ai posti disponibili, rimandando il recupero delle insufficienze a una fase successiva.
Indice
- Come cambierebbe l’accesso alla graduatoria di Medicina 2025-26
- Graduatoria “a fasce”: come verrebbero ordinati i candidati
- Esempi pratici: perché la graduatoria potrebbe far discutere
- Recupero dei debiti e semestre aperto: cosa ha detto la ministra Bernini
- Quando inizia il secondo semestre di Medicina
Come cambierebbe l’accesso alla graduatoria di Medicina 2025-26
Nel modello previsto dalla normativa sul Semestre Aperto Medicina, l’accesso alla graduatoria nazionale è consentito solo a chi raggiunge almeno 18/30 in Chimica, Fisica e Biologia.
L’ipotesi ora sul tavolo ribalta questo impianto. In graduatoria entrerebbero tutti i candidati fino al raggiungimento dei posti disponibili, anche in presenza di una o più insufficienze.
Questo significa che anche chi non ha centrato il 18 in uno o due esami potrebbe essere comunque inserito in graduatoria, evitando l’esclusione automatica e la perdita dell’anno accademico.
Graduatoria “a fasce”: come verrebbero ordinati i candidati
La graduatoria, in uscita il 12 gennaio 2026, così facendo seguirebbe una logica progressiva. In alto gli studenti con tre sufficienze, già in possesso di tutti i crediti formativi, per allinearsi alla legge. Subito sotto ci sarebbe chi ha superato due esami su tre. A seguire tutti gli altri candidati, messi in fila in ordine decrescente di punteggio complessivo.
A ciascuno verrebbe assegnata una sede universitaria. Sarà poi l’ateneo di destinazione a gestire il recupero delle eventuali insufficienze, attraverso un breve corso di riallineamento e una prova finale a livello locale, tra gennaio e febbraio 2026.
Esempi pratici: perché la graduatoria potrebbe far discutere
Per capire come funzionerebbe davvero questo sistema, conviene però fare qualche esempio concreto.
Uno studente che ha ottenuto tre sufficienze piene (ad esempio tre 18) verrebbe collocato più in alto in graduatoria rispetto a un candidato che ha totalizzato due 31 (30 e lode) e una insufficienza, anche se il punteggio complessivo di quest’ultimo è superiore. Il discrimine, in questa fase, non sarebbe tanto la media aritmetica, quanto il numero di esami superati.
Allo stesso modo, chi ha passato due prove su tre si collocherebbe sopra a chi ne ha superata solo una, indipendentemente dal fatto che il voto ottenuto sia stato alto o meno. È una scelta che privilegia la regolarità del percorso rispetto all’exploit su singole materie.
Ed è facile prevedere che non tutti saranno d’accordo. C’è chi vedrà in questo impianto un modo per garantire equità e copertura dei posti, e chi invece lo considererà penalizzante per i profili con una media migliore e una défaillance a un esame.
Senza contare che la modifica è avvenuta in corso d’opera, quindi molti studenti si sono trovati “obbligati” a rifiutare delle insufficienze o dei voti bassi al primo appello per tentare un voto migliore al secondo appello. Ed è facile immaginare che chi non è riuscito nell’impresa già si trovi sul piede di guerra.
Proprio per questo il sistema, ancora ipotetico, dovrà essere definito con estrema attenzione, soprattutto per evitare nuovi fronti di contenzioso.
Recupero dei debiti e semestre aperto: cosa ha detto la ministra Bernini
È proprio sulla tempistica che ha insistito la ministra Anna Maria Bernini, intervenendo negli scorsi giorni in Senato: “Siamo a dicembre. Il semestre finisce a febbraio, con l’eventuale recupero dei debiti formativi entro quella data”.
Una frase, la sua, che rafforza l’idea di un sistema pensato per accompagnare gli studenti fino alla chiusura del semestre, senza blocchi anticipati.
Lo stesso meccanismo, secondo le ipotesi sul tavolo del Ministro, potrebbe essere esteso anche ai corsi affini, così da evitare dispersione e contenziosi.
Quando inizia il secondo semestre di Medicina
Al momento non esistono ancora date ufficiali, ma il calendario è abbastanza delineato. Concluso il semestre aperto a febbraio, con il recupero dei crediti formativi mancanti, il secondo semestre di Medicina dovrebbe partire già dall’inizio di marzo 2026.
Un avvio rapido, pensato per garantire continuità didattica e non comprimere ulteriormente il percorso degli studenti ammessi, qualunque sia stata la loro posizione di partenza in graduatoria.