
Neanche questa riforma del sistema di accesso ai corsi di laurea in Medicina sembra far contenti gli studenti: insieme all’odiato test a crocette, infatti, non va invece in archivio il numero chiuso.
Con il risultato che la metà degli aspiranti “camici bianchi” - il 48% per la precisione - boccia la novità, preferendo un ritorno al vecchio sistema di selezione.
E solo 1 su 4 promuove appieno la riforma dell’accesso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria.I primi sono principalmente preoccupati dalle incertezze derivanti dal fatto di non avere le idee chiare sui propri destini se non ad anno accademico inoltrato. Al contrario, i secondi promuovono la maggiore equità del sistema, legandosi al fatto che si basa sulla valutazione dei meriti guadagnati sul campo dagli studenti.
Sono queste le principali evidenze di un sondaggio lanciato dal portale Skuola.net, che ha chiamato in causa 500 aspiranti matricole di questi corsi, per verificare il loro stato d’animo sulla riforma in corso di applicazione.
Indice
- La stella polare del “semestre filtro”
- Piace l’idea di misurarsi sul campo (non con un quiz)
- Meno ansia e più piani B: ecco cosa salva il nuovo sistema
- “Tutti dentro” ma a che prezzo? I timori di chi boccia la riforma
- “Aule pollaio” o didattica a distanza? Gli studenti si dividono
- Il nuovo sistema non accende gli entusiasmi
- Selezione più giusta? Solo per pochi
La stella polare del “semestre filtro”
Non tutti, va detto, hanno le idee chiare: il 31% non si è ancora fatto un quadro preciso della situazione. Anche perché il nuovo impianto è stabilito solamente a grandi linee, mancando alcuni fondamentali dettagli, che verranno chiariti nei decreti attuativi.
Ad oggi sappiamo con certezza solo dell'istituzione del cosiddetto “semestre filtro”, con la selezione posticipata di sei mesi. E dell’obbligo di raggiungere almeno 18 crediti formativi, da conseguire attraverso degli esami, per poter poi accedere alla graduatoria nazionale definitiva.
Piace l’idea di misurarsi sul campo (non con un quiz)
A tal proposito, tra quel quarto di studenti (24%) che accoglie con favore la riforma, la motivazione principale che li spinge verso tale approccio è legata proprio al cuore dell’aggiornamento: il 37% apprezza che la selezione avvenga sulla base delle reali capacità dimostrate durante il semestre, piuttosto che in un’unica prova centrata su un quiz a risposta multipla.
Meno ansia e più piani B: ecco cosa salva il nuovo sistema
A seguire, studentesse e studenti plaudono alla possibilità di accedere senza la pressione di un test irripetibile (21%). Così come è riconosciuta una certa utilità alla possibilità di sfruttare l’esito degli esami per iscriversi in un altro corso di laurea, qualora si venga esclusi da Medicina al termine del semestre: a metterla in cima alle cose da promuovere è il 19% dei “favorevoli”.
Senza dimenticare i benefici per la salute e il portafoglio: il 14% è più che altro felice di dire addio all’ansia da prestazione del quiz, mentre il 9% sorride sapendo di poter risparmiare sui costi dei corsi di preparazione.
Cosicché, nel loro caso, anche se - cosa che si sta paventando in queste settimane - il momento della verità fosse comunque affidato a uno o più test a crocette per selezionare i candidati - per rendere omogenei i criteri di valutazione - l’84% continuerebbe a preferire il nuovo sistema, contro il 16% che invece rivaluterebbe la sua posizione.
“Tutti dentro” ma a che prezzo? I timori di chi boccia la riforma
Sul fronte opposto, il più consistente, quello dei contrari alla riforma, la principale preoccupazione che porta alla bocciatura è il rischio di perdere mesi di studio nel caso non si superi la selezione (42%). A pesare - per quasi un terzo - è anche il timore di dover cambiare sede da un anno all’altro e, di riflesso, di intraprendere un percorso universitario a singhiozzo. A cui si aggiunge il pericolo di avere nel primo semestre aule sovraffollate per via del “tutti dentro” (23%).
“Aule pollaio” o didattica a distanza? Gli studenti si dividono
È anche forse per quest’ultimo snodo che, potendo scegliere, ben il 30% degli aspiranti medici - qui a parlare è l’intero campione - se la situazione fosse insostenibile accetterebbe di seguire i corsi a distanza, contro il 43% che, pur di seguire le lezioni in presenza, sarebbe disposto a farlo anche in piedi.
Solo il 12%, invece, sceglierebbe a prescindere la Dad - ovviamente se verrà attivata, ma è molto probabile - perlomeno per quanto riguarda la frequenza del primo semestre: anche perché non è detto che la sede universitaria in cui si inizierà l’anno accademico sarà necessariamente quella in cui lo si terminerà.
Il nuovo sistema non accende gli entusiasmi
Il nuovo sistema, infine, agli occhi delle ragazze e dei ragazzi non sembra incentivare le iscrizioni: solo uno studente su quattro (25%) dice di sentirsi più motivato a tentare con il nuovo schema. Il 40% rimpiange il vecchio modello che, seppur ostico, perlomeno era chiaro a tutti, mentre un 35% è convinto che non cambierà nulla nella sua scelta.
Selezione più giusta? Solo per pochi
Una tendenza simile si riscontra anche analizzando l’opinione in merito al miglioramento qualitativo del processo di selezione in ingresso alle facoltà di area medico-sanitaria derivante dalla riforma: solo il 27% ritiene che si sia fatto un passo avanti, il 32% invece pensa che ancora una volta chi potrà permettersi una preparazione privata sarà avvantaggiato, mentre il 41% afferma che il nuovo sistema abbia lo stesso grado di equità del precedente.