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I rettori preoccupati per l'abolizione del test di Medicina

La notizia dell'abolizione del test di ingresso a Medicina ha acceso i riflettori su uno dei temi più dibattuti del sistema universitario italiano.

La proposta della ministra Bernini, che consentirebbe agli studenti di frequentare il primo semestre di lezioni prima di affrontare la selezione vera e propria, ha già sollevato molte preoccupazioni e critiche.

Tra gli scettici anche i rettori, i quali affermano che le risorse e le strutture attuali non sarebbero sufficienti per accogliere l'aumento esponenziale di studenti che questa riforma porterebbe.

Il rischio riguarda la qualità della formazione e il funzionamento del sistema universitario.

Indice

  1. Frequentare il primo semestre a Medicina senza test d'ingresso
  2. Le preoccupazioni dei rettori: “Le risorse per 20.000 studenti non possono essere sufficienti per i 60/80.000 candidati”
  3. L'impatto sulle Professioni Sanitarie

Frequentare il primo semestre a Medicina senza test d'ingresso

Il Ministero dell'Istruzione ha presentato la riforma dell'accesso a Medicina come un'opportunità per gli studenti di seguire le lezioni del primo semestre e di sostenere alcuni esami prima di affrontare la prova di selezione.

Secondo le intenzioni della ministra Bernini, questa modifica rappresenta una svolta democratica, offrendo a tutti la possibilità di mettersi alla prova sul campo, piuttosto che essere esclusi sin da subito da un test.

La riforma mira quindi a dare una chance concreta agli aspiranti medici di vedere con i propri occhi le sfide del corso di laurea, senza la pressione immediata di un test eliminatorio.

Ma i rettori non sembrano convinti.

Le preoccupazioni dei rettori: “Le risorse per 20.000 studenti non possono essere sufficienti per i 60/80.000 candidati”

La Conferenza dei rettori italiani (Crui) ha espresso una "profonda preoccupazione" su diversi aspetti della riforma.

Secondo i rettori, riporta ‘Ansa’, la sostenibilità economico-finanziaria è uno dei principali punti critici. Infatti, "il taglio subito dai bilanci delle università nell'anno corrente ha sfiorato il 10%", considerato lo spostamento dei piani straordinari nella quota base e l'aumento ISTAT”

E la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare se il finanziamento statale rimanesse incerto per l'anno 2025.

In questo contesto, l'arrivo di decine di migliaia di candidati in più - fino a 60/80.000 - risulterebbe insostenibile: "Le risorse utilizzate finora per 20.000 studenti non possono essere sufficienti per i 60/80.000 candidati che frequenterebbero una volta che la revisione andasse a regime"

Un aumento di studenti che richiederebbe strutture, docenti e risorse che al momento sono carenti, rendendo impossibile garantire una formazione di qualità per tutti.

L'impatto sulle Professioni Sanitarie

Un altro punto cruciale sollevato dai rettori riguarda la tutela delle Professioni Sanitarie

La riforma rischia di avere un effetto negativo sull'intero settore sanitario, in particolare sulle professioni infermieristiche. Secondo la Crui, "esiste un rischio consistente che la modifica delle modalità di accesso al corso di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e medicina veterinaria determini una ulteriore diminuzione di candidati per le altre professioni, in particolare infermieristica, i cui laureati sono molto più carenti e necessari dei medici".

In altre parole, concentrando un numero maggiore di studenti verso Medicina, altre professioni, già in crisi per la mancanza di laureati, potrebbero soffrire ancora di più. La mancanza di equilibrio potrebbe avere ripercussioni negative sull'intero sistema sanitario, già sotto pressione.

Data pubblicazione 18 Ottobre 2024, Ore 12:08
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