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Indice
Latino:
• Catullo: “Carme 5,1-8”
• Orazio: “Ode I,11” – “Carmina, I,9”
• Seneca: “De brevitate vitae, 3”
Greco:
• Leonida di Taranto: “L’uomo e il tempo” - “Accontentarsi di poco”
• Polibio: “L’anaciclosi”
Geografia Astronomica:
• La misura del tempo: “Fusi orari” – “Linea del cambiamento di data”
Italiano:
• Giacomo Leopardi: “L’infinito” - “La sera del dì di festa”
• Giovanni Pascoli: “Il fanciullino” (Regresso infantile)
• Giuseppe Ungaretti: “Sentimento del Tempo”
Filosofia:
• Dimensione del tempo nella speculazione Filosofica
• Henri Bergson: “ il tempo della scienza e il tempo della coscienza”
• Nietzsche: “L’eterno ritorno”
Fisica
• Tempo nella fisica: “da Aristotele ad Einstein”
• Orologio: “scandisce il trascorrere del tempo”
Storia
• Guerra Lampo: “Blitzkrieg”
ED.Fisica
• Cuore: “scandisce il tempo del nostro corpo”
• “Il ritmo
Anno scolastico 2007/2008 Tesina interdisciplinare
Premessa:
Definire cosa sia il tempo è piuttosto difficile: Lucrezio lo vede come un accidente delle cose, che
essendo eventi nel loro succedersi ci danno l’idea della durata. Pochi secoli dopo Agostino
all’eterna domanda “Cos’è il tempo” dà una risposta più umile: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se
dovessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so”.
Il Tempo è un concetto che esprime la successione e la durata di eventi passati, presenti e futuri. È
nel tempo che tutte le cose si muovono ed esistono, esso è una dimensione importantissima, anzi
fondamentale, senza la quale nulla avrebbe senso, nulla avrebbe vita.
Nel nostro secolo, il rapporto dell’uomo col tempo
assume una particolare e nuova importanza: cambia
radicalmente il modo di concepire la “dimensione del
tempo”, che si identifica con ciò che trapassa di
momento in momento(PRESENTE), con quello che è
già trascorso(PASSATO) e con quello che
sarà(FUTURO). Il tempo rimane sicuramente uno dei
punti di riferimento fondamentale: fuori di noi tutto
cambia perché quello che era prima non è più adesso e
non sarà più domani. Oggi il tempo ha ritmi e modalità
diversi che difficilmente possono essere riferiti soltanto al tempo astronomico. Il tempo è diventato
un sistema relazionale al quale ci dobbiamo adeguare: siamo talmente precisi che misuriamo con
orologi atomici il milionesimo di miliardesimo di secondo! La nostra giornata è condizionata dalla
logica del tempo della nostra civiltà tanto che è difficile rendersi conto dei ritmi della vita
quotidiana e non ci accorgiamo che illudendoci di imprigionare il tempo, siamo finiti in catene noi!
Nella nostra società il rapportarci col tempo è soprattutto vivere la libertà del tempo interiore: le
passioni, le emozioni attraverso le quali certi secondi sembrano durare alcune ore e certi giorni
volano via come secondi.
Questo problema del tempo è stato sempre uno dei motivi principali affrontato dalle correnti di
pensiero più varie e ne ha proposto svariate interpretazioni e soluzioni.
Le riflessioni dei Greci, prima, quelle degli autori latini e infine quelle dei cristiani, hanno cercato
risposte a questo problema consegnandoci ipotesi e nuovi quesiti che a loro volta hanno sollecitato
la curiosità e lo spirito di ricerca dei moderni.
Marco Lamanna III° liceo classico Sezione A 3
Anno scolastico 2007/2008 Tesina interdisciplinare
Molto spesso, basta leggere Seneca, gli autori antichi sono davvero ad anticipare problematiche
attuali: rivolgendo lo sguardo ora all’effimero, ora all’assoluto, indagando con approccio scientifico
oppure ispirato da sentimenti religiosi, la ricerca su questo tema ha saputo intrecciare argomenti
prettamente teorici all’umanissima esigenza di capire come vada impiegato il nostro tempo
quotidiano.
1. Latino:
Autori:
Catullo:” Carme 5,1-8”.
“La vita è breve: viviamola!”
Viviamo, o mia Lesbia, e amiamoci,
e le chiacchiere dei vecchi brontoloni
non stimiamo un solo asse.
I giorni possono passare e ritornare:
noi, quando la breve luce della vita se ne è andata
dobbiamo dormire un’unica eterna notte.
Dammi mille baci, poi cento,
poi ancora altri mille, poi altri cento.
Dopo, quando ne avremo fatte molte migliaia,
li mescoleremo, per non saperne il numero,
affinché nessun malvagio possa invidiarceli,
sapendo che ci sono tanti baci.
Il mondo latino mostra generalmente, salvo alcuni casi, un atteggiamento scettico verso i valori
trascendentali, nutrendo scarsa fiducia nell’immortalità dell’anima e concedendo soprattutto alle
sette misteriche di predicare una fede nella resurrezione e nella vita eterna. In questa sensibilità si
radica, al contempo, un attaccamento al presente e un’intensa percezione della fugacità
dell’esistenza umana, segnata drammaticamente dal limite del tempo. Una tale consapevolezza è
ricorrente nella letteratura latina. Catullo, anche nei momenti più felici del suo amore per Lesbia, è
consapevole che la felicità degli amanti è una breve concessione di una vita che non promette nulla
per l’aldilà, anticipando il motivo oraziano del “carpe diem”.
Catullo, che si inserì subito nella vita letteraria e mondana di Roma e fu vicino agli ambienti
epicurei e ai personaggi di un certo calibro dell’epoca (basti pensare a Cicerone dal quale il suo
cenacolo letterario ereditò il titolo di “poete novi” o grecamente “Neoteroi”) , afferma di aver
cominciato a scrivere poesie a 17 anni e gran parte della sua produzione ruota attorno alla sua
tormentata vicenda amorosa con Lesbia. Inizialmente il poeta accetta la situazione della donna
(sposata) e la sua infedeltà, ma con l’andar del tempo i litigi si fanno frequenti e l’addio definitivo
Marco Lamanna III° liceo classico Sezione A 4
Anno scolastico 2007/2008 Tesina interdisciplinare
lacererà il cuore di Catullo. Il carme 5 fa parte del liber catulliano, formato da 116 componimenti i
cui contenuti e metri sono vari, composto da carmi di estensione maggiore: i carmina docta e
poesie più leggere: le nugae. La cultura letteraria di Catullo risentiva sia dell’eleganza della poesia
alessandrina, sia dell’intensità della poesia greca arcaica di Alceo e Saffo. A Catullo và l’onore di
aver saputo creare con la sua raffinatezza uno stile medio, combinando elementi dei 2 stili
precedenti e caratterizzato da frequenti figure retoriche e l’uso dei grecismi. Il carme contiene un
appassionato invito alla donna amata, ma anche a se stesso, ad abbandonarsi senza remore alla gioia
dell’attimo fuggente, all’amore, in aperta ribellione alla morale comune dei benpensanti,
impersonati dai vecchi brontoloni. Ma il pensiero della morte balena come un brivido inatteso,
tant’è che Catullo invita la sua donna all’amore prima che sopraggiunga la “nox perpetua una”.
Orazio: “Ode I,11
”. “Carpe diem”
Tu non chiedere – non è lecito saperlo – quale sorte a me, quale a te
gli dei abbiano dato, o Leuconoe, e non consultare
i calcoli babilonesi. Quanto sarebbe meglio accettare ciò che verrà!
Sia che Giove ci abbia assegnato molti inverni, sia quest’ultimo,
che ora sta fiaccando il mar Tirreno contro gli opposti scogli:
sii saggia, versa il vino poiché lo spazio della vita è breve
e tronca una speranza troppo lunga. Mentre parliamo, il tempo invidioso
sarà già passato: cogli l’attimo fuggente, confidando il meno possibile nel futuro.
Orazio, nato nel I sec. a.C. da una famiglia modesta a Venosa, ebbe come primo educatore il padre
che gli insegnò ad osservare i comportamenti quotidiani degli uomini. Si formò culturalmente ad
Atene ma avrà molto prestigio a Roma entrando nel <<circolo di Mecenate>> diventando in seguito
il poeta ufficiale del classicismo Augusteo. Come fu anche per Catullo, la poesia fatta bene è quella
che trova equilibrio tra forma e contenuto (MEDIOCRITAS) secondo Orazio e deve raggiungere il
massimo della suggestione. Il poeta latino era a conoscenza del materialismo epicureo, che
affermava la natura corporea dell’anima, costituita da atomi più leggeri e negava la possibilità della
sopravvivenza di quest’ultima dopo la morte. Proprio in questa corrente di pensiero si radica la
“filosofia” oraziana attraverso esortazioni; bisogna evitare di interessarsi di ciò che è al di fuori di
noi. Non è nelle nostre possibilità determinare il futuro, perciò non bisogna fondare speranze su ciò
che non ci appartiene. Siamo padroni solo del presente e la nostra saggezza consiste nel saper
cogliere e sfruttare a pieno le opportunità che al momento si presentano. È questa la filosofia del
carpe diem, ma essa è stata spesso fraintesa. Non è un invito a perseguire un’etica comportamentale
improntata all’edonismo sfrenato, esprime piuttosto l’invito a vivere il presente nella sua
Marco Lamanna III° liceo classico Sezione A 5
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dimensione attualista, evitando che esso perda il suo significato. In questa Ode Orazio esorta a non
voler conoscere il futuro ricorrendo all’astrologia, ma a cogliere l’attimo fuggente e accettare quel
che verrà senza pensare al domani, che per il poeta latino è incertezza di ogni cosa, tranne che della
morte. Vivere il presente vuol anche significare l’impegnarsi a pieno nella propria particolare
condizione sociale per giungere, nell’oggi, a quelle realizzazioni cui forse il domani ci sottrarrebbe.
Il carpe diem, condensa un motivo centrale della visione oraziana con una così essenziale icasticità
da divenire un proverbio. Si tratta di una temporalità che ha come suo corrispettivo spaziale
l’Angulus,che assicura l’immobilità nello spazio e che riprende il precetto epicureo del <<vivi
nascosto>>. Un rifugio che ci salva dal trauma del mutamento e dell’ignoto. A livello stilistico
notiamo nell’ode il tono medio, corrispettivo linguistico della aurea mediocritas e importantissimo
è l’uso nelle odi della callida iunctura, ovvero l’accostamento di termini in una collocazione
insolita che porta a rapide suggestioni (strenua inertia: inerzia operosa).
Seneca: “De brevitate vitae, 3”
Il tema del tempo percorre tutta l’opera di Seneca e sembra essere uno dei motivi di fondo del suo
pensiero, il tema dominante è quello della inesorabile fuga del tempo e della sua precarietà che
attanaglia l’uomo. Le riflessioni che Seneca fa e che rivolge ai suoi interlocutori costituiscono una
serie di pensieri che non assurgono ad una sistemazione organica e filosofica sul concetto di tempo,
come avverrà in successivi pensatori moderni come Bergson o Heidegger. Le sue riflessioni sul
tempo nascono proprio in un momento in cui la perdita di molti valori tradizionali e l’impegno
frenetico della prima età imperiale hanno fatto perdere di vista la dimensione dello scorrere del
tempo che l’affaristica società romana tendeva a svalutare. Il tempo è diventato una summa
aritmetica di ore, giorni, mesi e anni che si susseguono in un percorso vorticoso di fatti che l’uomo
non può fermare. L’opera in cui più vivacemente e in maniera più sistematica Seneca affronta
questo problema è il “De brevitate vitae”, uno dei 10 trattati in forma dialogica nei quali espone le
sue teorie filosofiche ed in questo caso allo spreco che viene fatto del tempo. E’ dedicato a Pompeo
Paolino, amministratore imperiale, a cui lo scrittore latino consiglia di fermarsi e dedicarsi a se
stesso.
Il dialogo inizia con un paradosso: la vita non è breve, ma siamo noi con le nostre
preoccupazioni a renderla tale. L’errore che compie l’uomo è di non vivere per sé, ma per le
ambizioni, gli avversari e il patrimonio, tutte le cose che non gli appartengono, cadendo nell’errore
di diventare una persona avara.
Marco Lamanna III° liceo classico Sezione A 6
Anno scolastico 2007/2008 Tesina interdisciplinare
Notiamo l’opposizione tra la vita , vissuta pienamente e intensamente, e il tempus , semplice spazio
cronologico sprecato dalla banalità delle azioni quotidiane: tra Xaipos= momento opportuno e
Kpovos= tempo. Solo attraverso l’esercizio dello spirito si può instaurare un rapporto non
conflittuale e angosciante col tempo. In una stupenda metafora Seneca avvicina lo scorrere del
tempo ad un fiume in piena che se non siamo in grado di seguire intensamente ci travolge. Seneca
attua così una critica corrosiva nei confronti di tutta gli altri valori che non ci appartengono e
dipendono dal caso, ed esalta il saggio, che riesce a vivere il presente nella sua interezza momento
per momento. Il passato, se ben vissuto, può essere recuperato dalla memoria e con esso le
esperienze di vita e le gesta dei grandi. Il futuro può essere inglobato nella previsione e il saggio ha
la possibilità di amare il proprio destino ricongiungendo nel presente il passato e il futuro e
raggiungendo così una dimensione divina. Tutto l’argomento si sviluppa sull’opposizione tra il
sapiens e gli occupati ,tra chi sa far buon uso del suo tempo e chi lo spreca inutilmente e non sa