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tutt’oggi l’ONU sia riuscita a dare un apporto adeguato alla loro urgenza e
rilevanza: quello delle misere condizioni di vita e di lavoro in cui si trovano le
popolazioni del Terzo e Quarto mondo, e quello della pace internazionale,
sistematicamente violata o minata da continue rivendicazioni e dall’emergere
di odi razziali e intolleranze religiose.
GLI ORGANI DELL’ONU
L’art. 7 della Carta delle Nazioni Unite considera quali organi principali:
L’Assemblea generale
Il Consiglio di sicurezza
Il Segretariato
La corte internazionale di giustizia
Il consiglio di amministrazione fiduciaria
Il consiglio economico e sociale
L’ASSEMBLEA GENERALE: è l’organo in cui sono rappresentati tutti gli Stati
membri senza alcuna esclusione, e ciascun Paese ha diritto ad un solo voto,
ossia ha lo stesso peso decisionale. L’Assemblea elegge il proprio presidente e
17 vicepresidenti, tenendo conto delle ripartizioni territoriali. Le competenze si
estendono a tutte le materie di cui si occupa l’Organizzazione, con particolare
riferimento a quelle concernenti il mantenimento della pace.
IL CONSIGLIO DI SICUREZZA: rappresenta l’organo esecutivo delle Nazioni
Unite; è composto di 15 membri, di cui 5 qualificati permanenti e i restanti
temporanei, nominati dall’Assemblea ogni due anni. I membri permanenti sono
di fatto i Paesi usciti vincitori dal secondo conflitto mondiale; essi hanno un
particolare potere rispetto agli altri membri presenti nel Consiglio d sicurezza: il
voto contrario anche di uno solo di essi su una qualsiasi deliberazione
comporta automaticamente l’impossibilità di adottare il relativo provvedimento
(cosiddetto diritto di veto). Le funzioni del Consiglio di sicurezza sono
prettamente politiche. Spetta a questo organo la concreta risoluzione delle
controversie internazionali, da realizzarsi mediante l’adozione di qualunque
misura considerata idonea nel caso specifico.
IL SEGRETARIATO GENERALE: è l’unico organo monocratico delle Nazioni
Unite, anche se ad esso fanno capo uffici e funzionari dell’Organizzazione.
Viene nominato dall’Assemblea su indicazione del Consiglio, dura in carica 5
anni ed è rieleggibile.
Ha varie funzioni: amministrative in quanto nomina il personale
dell’Organizzazione e coordina le attività dei vari organi dell’Ente; tecniche in
quanto collabora mediante studi e ricerche all’opera degli organi delle Nazioni
Unite; finanziare perché predispone il bilancio dell’Organizzazione; di
rappresentanza in quanto negozia e conclude trattati con le altre istituzioni
sovranazionali, in nome delle Nazioni Unite e politiche in quanto assume
iniziative politiche all’esterno per conto dell’Organizzazione.
LA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA: rappresenta il principale
organo giurisdizionale delle Nazioni Unite. È composto di 15 giudici che
vengono designati a titolo individuale, indipendentemente dalla loro
nazionalità.
La Corte amministra la giustizia in relazione al contenzioso fra due o più Stati
membri ed opera altresì, sul piano generale, nell’interesse della giustizia
internazionale. La Corte ha anche competenze a esprimere pareri
all’Assemblea e al Consiglio, ed eventualmente ad altri organi o enti delle
Nazioni Unite.
IL CONSIGIO DI AMMINISTRAZIONE FIDUCIARIA: è un organo che, in
passato, si è occupato dei regimi di amministrazione fiduciaria cui erano
sottoposte le Colonie appartenenti agli Stati europei ed extraeuropei, prima di
ottenere l’indipendenza e diventare Stati sovrani.
IL CONSIGLIO ECONOMICO E SOCIALE: è un organo collegiale formato dai
rappresentanti di 27 Stati eletti, dall’Assemblea generale per un periodo di 3
anni.
Le sue funzioni consistono nel fornire pareri ad altre organizzazioni dell’ONU in
materia economico-finanziaria, al fine di favorire l’equità economica e la
giustizia sociale tra i popoli.
LE AGENZIE DELL’ONU
Il Consiglio economico e sociale ha, fra i suoi compiti, quello di coordinare
l’attività delle Agenzie e istituti specializzati delle Nazioni Unite, impegnati in
particolari settori d’intervento. Fra questi vanno ricordati:
con sede a Roma, istituita nel 1945, che si occupa di elevare le
La FAO,
condizioni di vita delle popolazioni degli Stati membri;
creata nel 1946 e con sede a Parigi; ha come principale obiettivo la
L’UNESCO,
cooperazione internazionale nei settori dell’educazione, della scienza e della
cultura; istituito nel 1946, che ha il compito di sensibilizzare i Paesi membri
L’UNICEF
sul problema dell’assistenza all’infanzia, di acquistare e distribuire materiali e
attrezzature destinati ai bambini, di finanziare campagne umanitarie per il
miglioramento delle condizioni di vita dei minori che vivono nei Paesi
economicamente arretrati;
(Organizzazione mondiale della sanità) con sede a Ginevra; si occupa
La WHO
di coordinare l’azione dei Paesi membri nella lotta contro le malattie,
promuovendo la salute pubblica e migliorando la prevenzione e la cura delle
malattie;
sorta nel 1919, si propone di promuovere il miglioramento delle
L’ILO
condizioni di lavoro e di vita delle popolazioni lavoratrici dei Paesi membri e di
garantire alle stesse libertà di associazione.
L’EVULUZIONE DEGLI STRUMENTI DI TUTELA
INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA
LA DICHIARAZIONE DI GINEVRA DEL 1924
Il primo strumento internazionale in assoluto a tutela dei diritti dell’infanzia è
stata la Dichiarazione di Ginevra, o Dichiarazione dei diritti del bambino,
adottata dalla Quinta Assemblea Generale della Società delle Nazioni nel 1924.
Tale documento, che non è però ancora concepito come strumento atto a
valorizzare il bambino in quanto titolare, ma solo in quanto destinatario passivo
di diritti.
La stesura della Dichiarazione è dovuta agli eventi drammatici che hanno
caratterizzato l’inizio del’900, in particolar modo la 1 Guerra Mondiale.
La scomparsa di milioni di persone, il problema delle vedove e degli orfani
ponevano in primo piano la questione della salvaguardia delle generazioni
future.
LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO DEL 1959
Dopo lo scioglimento della Società delle Nazioni Unite e la nascita
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e del Fondo Internazionale delle Nazioni
Unite per l’Infanzia (UNICEF), si fa strada il progetto di una Carta sui diritti dei
bambini che integri la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, con lo
scopo di sottolinearne i bisogni specifici.
La Dichiarazione consiste in una sorta di “statuto” dei diritti del bambino e
contempla un Preambolo, in cui si richiamano la Dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo del 1949 e la Dichiarazione sui diritti del fanciullo del 1924, e
dieci principi.
La nuova Dichiarazione include una serie di diritti non previsti nella precedente
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, quali:
Il divieto di ammissione al lavoro per i minori che non abbiano raggiunto un’età
minima;
Il divieto di impiego dei bambini in attività produttive che possano nuocere alla
loro salute o che ne ostacolino lo sviluppo fisico o mentale;
Il diritto del minore disabile a ricevere cure speciali.
La dichiarazione del 1959:
Introduce il concetto che anche il minore, al pari di qualsiasi altro essere
umano, sia un soggetto di diritti;
Riconosce il principio di non discriminazione a quello di un’adeguata tutela
giuridica del bambino sia prima che dopo la nascita;
Ribadisce il divieto di ogni forma di sfruttamento nei confronti dei minori e
auspica l’educazione dei bambini alla comprensione, alla pace e alla tolleranza.
CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELL’INFANZIA
La Convenzione sui diritti dell’infanzia rappresenta lo strumento normativo
internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei
diritti dell’infanzia.
La convenzione è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
il 20 novembre del 1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990.
L’Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n.176 e a
tutt’oggi 193 Stati, un numero addirittura superiore a quello degli Stati membri
dell’ONU, sono parte della Convinzione.
In quanto dotata di valenza obbligatoria e vincolante, la Convenzione del 1989,
obbliga gli Stati che l’hanno ratificata a uniformare le norme di diritto interno a
quelle della Convenzione e ad attuare tutti i provvedimenti necessari ad
assistere i genitori e le istituzioni nell’adempimento dei loro obblighi nei
confronti dei minori.
Gli articoli della Convenzione possono essere raggruppati, per l’analisi, in
quattro categorie.
La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia definisce, all’art. 1, “fanciullo ogni
essere umano avente un’età inferiore a diciotto anni, salvo che abbia raggiunto
prima la maturità in virtù della legislazione applicabile”.
I quattro principi fondamentali della Convenzione sono:
il principio, sancito all’art. 2,
PRINCIPIO DI NON DISCRIMINAZIONE:
impegna gli Stati parti ad assicurare i diritti sanciti a tutti i minori, senza
distinzione di razza, colore, sesso, religione, opinione del bambino e dei
genitori; il principio,
IL PRINCIPIO DI SUPERIORE INTERESSE DEL BAMBINO:
sancito dall’art. 3, prevede che in ogni decisione, azione legislativa,
provvedimento giuridico, iniziativa pubblica o privata di assistenza sociale,
l’interesse superiore del bambino deve essere una considerazione preminente;
il principio è sancito
DIRITTO ALLA VITA, SOPRAVVIVENZA E SVULIPPO:
dall’art. 6 che prevede il riconoscimento da parte degli Stati membri del diritto
alla vita del bambino e l’impegno ad assicurarne, con tutte le misure possibili,
la sopravvivenza e lo sviluppo; : il principio, sancito dall’art. 12,
ASCOLTO DELLE OPINIONI DEL BAMBINO
prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i procedimenti che li
riguardano, soprattutto in ambito legale. L’attuazione del principio comporta il
dovere, per gli adulti, di ascoltare il bambino capace di discernimento e di
tenerne in adeguata considerazione le opinioni. Tuttavia, ciò non significa che i
bambini possano dire ai propri genitori che cosa devono fare. La Convenzione
pone in relazione l’ascolto delle opinioni del bambino al livello di maturità e alla
capacità di comprensione raggiunta in base all’età.
GIOVANNI PASCOLI
Giovanni Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna, da una famiglia
della piccola borghesia rurale. Egli è il quarto di ben dieci figli. La vita
sostanzialmente tranquilla di questa famiglia viene sconvolta da una tragedia il
10 agosto 1867, quando il padre, fu ucciso a fucilate, mentre tornava a casa,
probabilmente da un rivale che aspirava a prendere il suo posto da
amministratore.
Al primo lutto in un breve giro di anni ne seguirono altri, in una successione
impressionante: infatti nel 1868 morirono la madre e la sorella maggiore
seguiti da altri due fratelli.
Pascoli riceve una rigorosa formazione classica che, costituisce la base
essenziale della sua cultura. Esponente del Decadentismo, una corrente
letteraria la cui visione del mondo è un irrazionalismo misticheggiante, il cui
nucleo fondamentale è il rifiuto della ragione e della scienza a vantaggio di una
realtà misteriosa ed enigmatica, capace di dare la vera conoscenza del reale.
Nel 1882 si laurea, e inizia subito la carriera di insegnante liceale e chiama a
vivere con sé le due sorelle, ricostituendo quel “nido” familiare che i lutti
avevano distrutto.
La chiusura nel “nido familiare” e l’attaccamento morboso alle sorelle rivelano
la fragilità della struttura psicologica del poeta che, fissato ad una condizione
infantile, cerca la protezione da un mondo esterno, quello degli adulti, che gli
appare minaccioso.
Le esigenze affettive del poeta sono interamente soddisfatte dal rapporto con
le sorelle, che rivestono un’evidente funzione materna. Da questo nido intimo e
caldo, il sesso e la procreazione restano esclusi.
Muore il 6 aprile 1912, malato di cancro allo stomaco.
LA VISIONE DEL MONDO PASCOLIANO
La formazione di Pascoli è essenzialmente positivistica, dato il clima culturale