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Per follia si intende una mancanza di adattamento che
il malato ha verso l'ambiente, la cultura e tutto ciò che
riguarda il suo tempo.
Naturalmente la concezione di follia cambia nel tempo, così
come cambia la società.
Dietro alla follia c’è una causa biologica, legata al codice
genetico; una psicologica,dovuta alle relazioni durante il
primo anno di vita, importanti nella formazione della
personalità di un individuo; una sociale, in base alle
relazioni con il mondo circostante,che potrebbero essere
cause di un adattamento problematico.
Secondo la psicanalisi la follia è la vittoria dell’istintività
sulla razionalità.
Nella cultura moderna la follia è stata rivalutata e resa
anche importante,soprattutto per il teatro.
Diceva Alda Merini : “Anche la follia merita i suoi applausi”.
In questo percorso presenterò varie facce della follia, da
quelle più benigne a quelle che più hanno distrutto o
distruggono odiernamente questo nostro mondo.
Letteratura ALDA MERINI
Nata da famiglia di modeste
condizioni, Alda Merini
(Milano, 21 marzo 1931) da
ragazza studia all’Istituto “Laura
Solera Mantegazza” e cerca di
essere ammessa al Liceo
Manzoni, però non ci riesce
perché non supera la prova di
italiano.
Esordisce come autrice a quindici anni grazie a Giacinto
Spagnoletti che ne scoprì il talento.
Nel 1947 la Merini viene internata per un mese nella clinica
Villa Turro.
Spagnoletti sarà il primo a pubblicarla nel ’50,
nell'Antologia della poesia italiana contemporanea 1909-
1949, con la lirica “Il gobbo” ( 22 dicembre 1948) e “Luce”
(esattamente un anno dopo), dedicata allo stesso
Spagnoletti.
Nel 1951 l’editore Giovanni Scheiwiller stampa due poesie
della Merini in “Poetesse del Novecento”.
Dal ’50 al ’53 la Merini lavora con Salvatore Quasimodo.
Nel 1953 sposa Ettore Carniti, ed esce, presso l'editore
Schwarz, il primo volume di versi,"La presenza di Orfeo ".
La seconda raccolta di versi, "Paura di Dio" con le poesie
che vanno dal ‘47 al ’53 esce, sempre presso Schwarz, nel
‘55 alla quale fa seguito "Nozze romane" e nello stesso
anno, edita da Bompiani l'opera in prosa "La pazza della
porta accanto".
In quell’anno nasce la prima figlia,e al suo medico curante
la Merini dedica la raccolta di versi “Tu sei Pietro”.
Dopo "Tu sei Pietro" inizia un triste periodo di silenzio e di
isolamento, dovuto all'internamento al "Paolo Pini", che
dura fino al ‘72, con alcuni ritorni in famiglia durante i quali
nascono altre tre figlie. Si alterneranno in seguito periodi di
salute e malattia, probabilmente dovuti alla sindrome
bipolare ( psicosi maniaco-depressiva ).
Nel ’79 la Merini torna a scrivere e lo fa raccontando la
drammaticità del manicomio,soprattutto nel suo
capolavoro, “La Terra Santa”.
Nel 1981 il marito muore, e la scrittrice si ritrova sola e
ignorata anche dal mondo letterario. Poi nel 1982 e ’83, la
scrittrice riesce a far pubblicare prima alcune poesie sulla
rivista “Il cavallo di Troia”,e nel 1984 riuscirà a far stampare
finalmente “La Terra Santa”.
Nel 1983 sposa il poeta Michele Pierri che le era stato
vicino in quei momenti tristi.
Da lì in poi la Merini fa ritorno definitivamente nella scena
letteraria,e nel 1994 inizia anche a mettere in musica le
sue poesie con Giovanni Nuti.
Le più belle opere della Merini sono scaturite da quella che
tutti chiamavano follia.
La grande poetessa folle si è spenta a Milano il 1°
Novembre 2009.
La Terra Santa
Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch'io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c'era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.
Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso le messe,
le messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.
Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E, dopo, quando amavamo,
ci facevano gli elettrochoc
perchè, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.
Ma un giorno da dentro l'avello
anch'io mi sono ridestata
e anch'io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all'inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.
Parafrasi
Ho visto Gerico,
ho avuto la mia Palestina,la mia guerra,il mio dolore.
Il manicomio con le sue mura era Gerico, e invece del Giordano,in
manicomio ci battezzava dell’acqua sporca.
Lì eravamo come gli ebrei,
i Farisei,i capi nel manicomio, erano sopra di noi,
e come fece il Messia, un folle urlava nella folla al Cielo il suo amore
in Dio.
E noi,nella vita austeri, eravamo come uccelli e una rete come
uccelli ci imprigionava, ma
ancora credevamo fiduciosi nel nostro Signore e in Cristo il
Salvatore.
La nostra libertà e la nostra mente venivano sepolte, negate.
Quando amavamo ci facevano l’elettrochoc perché al manicomio
dicevano che un pazzo non può amare nessuno.
Ma dal sepolcro un giorno
mi sono risvegliata, e come Gesù ho avuto la mia resurrezione,
non salendo al cielo
ma tornando alla vita di prima,
da dove ancora ricordo le mura e gli episodi della mia Gerico,ormai
lontana. Commento
In questo componimento la Merini mette a nudo quelle che
sono le sue memorie di un luogo dove fu portata perché
ritenuta folle,il manicomio.È evidente la religiosità della
Merini, e la volontà di descrivere la società degli
emarginati, dei “prigionieri tra le mura della sua Gerico”,
come nessuno fa. Infatti per sapere come emozionare nel
raccontare queste esperienze bisogna averle vissute. La
Terra Santa e i luoghi ad essa legati qui diventano una
metafora biblica usata per descrivere appunto quella
società di “lasciati da parte”, di colpevoli.
La poetessa compone la poesia in otto giorni,prima della
morte del marito. È il racconto crudo di ciò che avveniva
nelle strutture adibite a manicomi; è un componimento che
riesce a trasmettere ogni piccola cosa provata dall’autrice
in quei momenti.
La Merini racconta che pur essendo imprigionati in una
realtà che non cambiava,tutti loro,gli emarginati, avevano
ancora la speranza in Dio (e qui torna la religiosità ), e forse
solo quella;le libertà e i pensieri venivano negati,sepolti.
Colpiscono molto i versi dove la Merini dice che se
amavano venivano sottoposti a elettrochoc perché un
pazzo non deve amare.
È una cosa forte da sentire,e si può notare da questi versi
come non si cercasse di rendere il folle meno “pazzo”, ma
soltanto di aumentare il suo essere disadattato
impedendogli di avere una vita normale,se pur nella follia.
Il componimento si chiude quando la Merini racconta la sua
uscita da quella Gerico, il suo risvegliarsi e andare via dal
suo sepolcro,e come Gesù anche lei ebbe la sua
resurrezione, non salendo al cielo, ma restando in terra,
tornando alla vita normale, nel ricordo indelebile della sua
guerra, del suo dolore.
Storia dell’arte
VINCENT VAN GOGH
Vincent Van Gogh nasce a Zundert in Olanda nel 1853.
Fu autore di circa 900 tele. Fu tanto geniale quanto
incompreso,in vita. Il padre,pastore protestante,gli
trasmette un forte senso religioso, che però lo porta a
vedere la sua esistenza come una missione rivolta al
prossimo, soprattutto ai più poveri.
Si forma artisticamente osservando i dipinti realisti di
Millet, sempre attento ad esaltare la classe sociale più
debole.
Quando però va a vivere col fratello Theo a Parigi (1885)
l’impressionismo lo travolge. Il risultato di queste diverse
ispirazioni è un linguaggio assolutamente personale.
Van Gogh usa un colore vivo e talvolta violento, che è
espressione del suo stato d’animo, questo soprattutto da
quando si trasferisce in Provenza (1888).
Non si fermerà mai con la sua attività, fino a quando una
malattia nervosa non lo porterà al suicidio (1890).
Per Van Gogh era importante il ritratto,infatti realizzò molti
autoritratti, tutti molto espressivi.
La follia di Van Gogh è da ricercare nella vita incompresa e
dolorosa che visse.
Venne definito da Gachet, suo medico curante, un uomo
malinconico e incline alla depressione,questo perché era in
un certo senso avanti-tempo,col suo modo di dipingere,e
perciò la sua genialità non venne ben compresa.
La sua follia si può de finire eccentricità ed irrequietezza.
Quest’ultima si manifestò nell’occasione di un litigio con
Paul Gaugin, suo collaboratore, durante il quale Vincent si
tagliò un orecchio.
Dopo questa, ci furono altre dimostrazioni di questa “follia
irrequieta”, in seguito alle quali lo stesso Van Gogh chiese
di essere curato nel manicomio di Saint Rèmy. Fu proprio in
questo scenario che realizzò alcuni dipinti importanti e di
immenso valore.
Nel caso di Van Gogh comunque, si deve ammettere che la
presunta follia va “ringraziata”, in quanto questo grande
pittore è cresciuto in arte anche grazie a questa sua
caratteristica. Musica WOLFGANG AMADEUS
MOZART
Mozart si può definire folle,in
quanto la sua opera nel tempo ha
sempre cercato la disapprovazione
di chi era saldamente ancorato alla
musica così come si conosceva prima di lui,genio
incompreso da molti ma amato da altrettanti.
Wolfgang Amadeus Mozart nasce a Salisburgo nel 1756.
È un piccolo genio,infatti già a
quattro anni scrive ed esegue piccole composizioni per
clavicembalo. La sua genialità è destinata a crescere negli
anni,divenendo però sempre meno amata e compresa.
Stanco della vita a Salisburgo, scappa.
Si rifugia a Vienna dove inizia a lavorare da libero artista.
Però ancora una volta il suo genio e la sua follia nel
comporre lo danneggiano.
I viennesi di fine Settecento non amano la sua musica.
Non avendo la protezione di alcun nobile, Wolfgang si trova
in serie difficoltà economiche.
A causa di queste, egli si ammala gravemente.
E così Mozart, il compositore incompreso, muore nel 1791
lasciando la moglie e i due figli in miseria.
Uno dei tanti motivi per cui Mozart è considerato il
musicista folle per eccellenza è che poco prima di morire,
compose un requiem per qualcuno che non conosceva, e
che si mostrava davanti a lui solo coperto da un mantello
nero e da una maschera.
Molti nel corso degli anni pensarono che si trattasse di
Antonio Salieri, ritenuto erroneamente l’acerrimo nemico di
Mozart,e che l’avesse fatto per spacciare il requiem per
suo,dopo aver premeditato l’avvelenamento di Mozart.
Primo fra tutti a dar credito a questa versione fu Aleksandr
Sergeevic Puskin, scrittore russo che ne parlò in “ Invidia”,
poi ribattezzato “Mozart e Salieri”, diffondendo quindi
quest’idea.
In realtà a commissionare il requiem fu un conte,Franz von
Walselgg, che voleva far credere di averlo scritto lui stesso
per la morte della consorte.
Di tutto questo,resta però il fatto che comunque il grande
Mozart dimostrò la sua solita follia anche nello scrivere per
qualcuno di cui non vide mai il viso.
E resta il fatto che mai si vedrà un altro compositore con un
tale estro e una così grande maestria.
Mozart è in questo caso, dimostrazione di come la follia si
possa tradurre in opere belle e immortali.
Tra queste, le più famose sono
“Il flauto magico”, la trilogia italiana con "Le nozze di
Figaro", "Don Giovanni" e "Così fan tutte", e ancora “La
clemenza di Tito”.
Scienze
Le follie della Terra : i TERREMOTI
terrae motus),detti
I terremoti (dal latino anche sismi, sono
rapidi movimenti della crosta terrestre. Il terremoto ha
origine in un punto interno detto ipocentro, dal quale si
propagano le onde sismiche;il luogo in superficie
corrispondente all’ipocentro si chiama epicentro. La
superficie terrestre è sempre in movimento. I terremoti si
verificano se il materiale roccioso non sopporta più la
tensione di questi movimenti. Questo accade soprattutto ai
confini delle zolle in cui la litosfera è suddivisa.
Ogni giorno si verificano molti terremoti ma la maggior
parte presenta scosse così lievi che non vengono neanche
percepite dall’uomo. Di solito una scossa dura meno di 30
secondi ma nel caso di terremoti più forti può durare anche
qualche minuto.
Le onde si propagano in vari modi; le scosse più frequenti
sono ondulatorie e sussultorie, e muovono la crosta