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1.1 L’acqua all’interno del sistema solare Origine del
La nostra storia comincia in un'epoca lontanissima addirittura sistema solare.
4,5 miliardi di anni fa e in un punto indefinito del Cosmo. Come
in ogni altro corpo celeste conosciuto, anche il Sistema Solare
ebbe origine da una nebulosa planetaria i cui componenti, oltre
che idrogeno ed elio, dovevano essere, in linea di massima, gli
stessi che oggi ritroviamo nella composizione di tutti gli altri
corpi celesti.
Una parte di questa nube cosmica, definita nebulosa solare,
cominciò a collassare su se stessa nel momento in cui una
reazione esterna, molto probabilmente l’esplosione di una
supernova, ne provocò la perturbazione.
Nella progressiva contrazione la nebulosa assunse la forma di un
disco appiattito, al centro del quale si andò addensando un
“proto-Sole”, via via di maggiori dimensioni. Sempre più
distanti dal proto-Sole, ripetute collisioni tra granuli di ghiaccio
e polveri portarono all’aggregazione di nuovi corpi, i cosiddetti
“planetesimali”, i quali, essendo attratti dal proto-Sole in
maniera minore, riuscirono ad aggregare sempre più materia con
un corrispettivo aumento di massa e di campo gravitazionale. I
pianeti cominciarono a subire l’attrazione del corpo centrale,
ovvero il proto-Sole, iniziando a ruotarvi intorno, descrivendo
delle orbite ellittiche, e aggregando quantità sempre maggiori di
materia. Il proto-Sole continuò, invece, a collassare su se stesso
con il conseguente aumento di temperatura che fece innescare le
prime reazioni nucleari. A questo punto la nuova stella generò
una gigantesca esplosione che investì l’intero sistema,
spazzando nello spazio interstellare i gas e le polveri residue.
Inoltre il riscaldamento progressivo della stella centrale impedì
l’accumulo di ghiacci nei corpi più interni, che si accrebbero
soprattutto per l’aggregazione di rocce e metalli (Mercurio, Le comete.
Venere, Terra e Marte), mentre nei corpi più esterni (Giove,
Saturno, Urano e Nettuno) i ghiacci si aggiunsero ai materiali
rocciosi, determinandone una composizione gassosa. In questa
fase, dunque, i ghiacci vennero spazzati alla “periferia” del
sistema solare, formando dei nuclei di acqua e altri materiali
meno densi che cominciarono ad aggregarsi. Da questo processo
si generarono le comete determinando la formazione della fascia
di Kuiper e della nube di Oort.
Della natura delle comete si seppe poco fino al 1949, quando
l'astronomo americano Fred L. Whipple formulò la teoria in base sublimazione:
alla quale le comete sarebbero delle "palle di neve sporca". transizione di fase di un
elemento dallo stato
Le osservazioni successive hanno sostanzialmente confermato le solido allo stato
previsioni fatte sulla base di quel modello. gassoso senza passare
Non appena una cometa abbandona i freddi spazi oltre la fascia per lo stato liquido.
Fusione: passaggio
asteroidale per avvicinarsi al Sole l'accresciuto calore provoca la solido-liquido.
sublimazione dei ghiacci e l'espulsione delle polveri, rendendola Evaporazione:
visibile. Così, attorno ad un nucleo, del diametro di alcuni passaggio liquido-
gassoso. 5
kilometri, si forma un alone rarefatto e luminoso, la chioma, le
cui dimensioni sono spesso simili a quelle di Giove.
I gas e le polveri vengono espulsi praticamente in tutte le
direzioni, ma principalmente verso la sorgente di calore, il Sole.
Sono poi gli effetti generati da quest'ultimo, ovvero il vento
solare, a spingere i materiali verso l'esterno, formando le
spettacolari code di polvere e plasma. Ecco perché le code
cometarie sono sempre rivolte in direzione opposta a quella
della nostra stella.
Ad ogni passaggio dal Sole, dunque, una cometa perde una parte
di massa (anche molte tonnellate al secondo), e col tempo
diviene meno luminosa, fino ad estinguersi dopo un certo
numero di passaggi. Le diverse forze gravitazionali, inoltre,
possono influenzarne l’orbita con il conseguente impatto sui
pianeti: fu così che, nella fase di “bombardamento cosmico”,
l’acqua arrivò sulla Terra e i mari, che ne ricoprono oggi la
superficie, sono il risultato di questo processo durato centinaia di
milioni di anni. L’acqua all’interno
L'acqua, inoltre, è abbondante anche al di fuori del nostro del sistema solare
pianeta, ma è rarissima allo stato liquido, quello più adatto ad
ospitare la vita come la conosciamo.
Su Marte, infatti, tre miliardi e mezzo di anni fa fiumi impetuosi
scavarono i canyon che “Schiapparelli”, nel 1877, ipotizzò
essere canali di irrigazione esplicitandone la teoria dell’esistenza
di altre forme di vita. Si era ipotizzata, inoltre, la presenza di
acqua su Titano, una luna di Saturno, ed Europa, satellite di
Giove.
Marte è un pianeta molto simile alla Terra. Classificato tra i Marte
pianeti di tipo terrestre, quest’ultimo presenta un’inclinazione
dell’asse simile a quella del nostro pianeta. Conseguenza di ciò è
l’alternarsi delle stagioni che, suddivise in un periodo di
rivoluzione pari a 687 giorni, data la maggiore distanza dal Sole,
durano circa il doppio rispetto a quelle terrestri.
Inoltre è stata rilevata la presenza di calotte glaciali ai poli, come
visibile in figura, che si allargano e si restringono con
l’alternarsi delle stagioni. Ciò rappresenta uno dei processi che
ne ha modificato la struttura geologica insieme alle conseguenze
del bombardamento meteorico (crateri da impatto), agli agenti
eolici e ad una remota attività vulcanica. Ci sono tracce, infatti,
di un’intensa attività vulcanica, ormai cessata, quali la presenza
di imponenti vulcani come il Mons Olympus, il più grande
all’interno del Sistema solare.
L’acqua, inoltre, quale fattore di modellamento, è presente oggi
in gran quantità sotto la superficie allo stato di permafrost ed ai permafrost:suolo
poli come ghiaccio ricoperto da ghiaccio secco (anidride gelato che subisce un
carbonica solida). Le cause che hanno consentito lo brevissimo disgelo
superficiale durante le
scioglimento dei ghiacciai in maniera tale da lasciare tracce di stagioni più
un’evidente attività erosiva dell’acqua, però, vengono fatte calde,mentre rimane
risalire alle precedenti epoche di eruzione vulcanica che, data la ghiacciato
permanentemente in
composizione dell’atmosfera (95% di anidride carbonica) ne profondità. 6
scaturirono l’effetto serra, ma, anche, al violento impatto di
meteoriti. Titano
Anche Titano, satellite di Saturno, presenta una meteorologia e
una morfologia molto simili a quelle della Terra. Le immagini
inviate dalla sonda Cassini -Huygens dell’ESA (spedizione del
14 gennaio 2005) ne hanno rilevato dei canali che confluiscono
in sistemi fluviali fino a sfociare in letti lacustri con
caratteristiche notevolmente simili a quelle terrestri. L’ipotesi
primaria era che il fluido in oggetto fosse acqua ma, alle
temperature del satellite, che raggiungono i –170°C non si
sarebbe mai potuta presentare allo stato liquido e gassoso.
Pertanto si tratta di metano, mentre quantità di acqua allo stato
solido sono riscontrabili nelle attività vulcaniche del pianeta che
non hanno generato lava bensì ghiaccio e ammoniaca.
Sebbene, dunque, si verifichino molti dei processi tipici della
Terra, la loro chimica è radicalmente diversa. Al posto
dell’acqua allo stato liquido, Titano ha metano liquido e i Enceladus
6
vulcani di eruttano ghiaccio a bassissime temperature.
La medesima sonda Cassini ha riscontrato, inoltre, la presenza di
acqua su un’altra luna di Saturno, ovvero Enceladus. Enceladus
ha un diametro di 505 chilometri ed è il corpo più splendente
dell'intero sistema solare. Si è sempre creduto che fosse fredda,
ma ora gli esperti pensano che sia geologicamente attiva e con
un sottosuolo caldo. La scoperta più importante è stata quella di
una zona particolarmente attiva vicino al polo sud di Enceladus.
Qui la superficie della piccola Luna è, sono parole dei
ricercatori, "tigrata", percorsa cioè da striature scure e chiare, e
sembra disseminata di blocchi di ghiaccio delle dimensioni di
una casa. Le zone più scure potrebbero essere punti da cui
fuoriesce dal sottosuolo materiale più caldo, anche se sempre
7
ghiacciato, una specie di geyser freddo. Europa
La presenza di acqua su Europa, invece, satellite di Giove, era
già nota da diverso tempo. Europa è il secondo dei satelliti
Galileiani, e presenta delle dimensioni poco minori rispetto a
quelle della nostra Luna. I dati inviati dallo spazio ne hanno
indicato una stratificazione interna simile a quella dei pianeti
terrestri, con un probabile piccolo nucleo metallico, e dei sottili
strati esterni di ghiaccio.
Le immagini della superficie di Europa, inoltre, somigliano
molto ai mari ghiacciati sulla Terra. E' possibile, infatti, che al di
sotto di questo strato di ghiaccio esista uno strato di acqua
mantenuto liquido dal calore generato dalle forze di marea. Se
così fosse, Europa sarebbe l'unico posto, Terra esclusa,
6 www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2006/03_Marzo/09/sat
urno.shtml
7 www.galileonet.it/Magazine/mag0610/0610_1.html 7
8
contenente quantità significative di acqua allo stato liquido.
E più lontano, c'è acqua al di fuori del Sistema Solare? Un
satellite della NASA lanciato nel 1998 e alcuni telescopi
orbitanti hanno rilevato granelli di polvere e ghiaccio sia nelle
regioni interstellari, dove la temperatura è di oltre 240° C sotto
lo zero, sia nelle nebulose in cui vi sono delle stelle in
formazione e il vapore si trova a migliaia di gradi centigradi.
Troppo caldo o troppo freddo perché la vita possa svilupparsi,
ma incoraggiante. Se c'è tanta acqua nel cosmo forse esistono
sistemi solari con un clima tale da poterla ospitare in forma
liquida e far da culla alla Vita. Insomma, “guardando” il cosmo
ci si accorge di quanto siamo stati fortunati a nascere e vivere su
un pianeta, la Terra, che si trova alla distanza giusta dal Sole, e
con quella pioggia di comete che ci hanno permesso di disporre
di acqua in abbondanza. E’ straordinario pensare anche
all'enorme quantità di molecole che, dopo un viaggio
lunghissimo, sono arrivate qui, sulla Terra, per creare tutto ciò
che vediamo intorno a noi.
In una singola goccia d'acqua ci sono migliaia di volte più
molecole che stelle nella nostra galassia: è come essere sospesi
tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo dentro questa
9
nostra delicata e solitaria goccia d'acqua.
8 www.esa.int/esaCP/SEMLKD81Y3E_Italy_0.html
9 Palmieri- Parotto, La Terra nello spazio e nel tempo, Bologna, Zanichelli
editore, 2002 8
1.2 L’acqua sulla Terra
Sulla Terra l’acqua occupa la maggior parte della superficie
(circa il 70%), dove si trova oltre che allo stato liquido, allo stato Il ciclo dell’acqua
solido (ghiaccio e neve) e allo stato di vapore acqueo (umidità
atmosferica) che a sua volta, condensando in minute goccioline
e cristalli di ghiaccio, forma le nubi. Rappresenta inoltre un
fondamentale fattore geomorfologico, cioè di modellamento del
paesaggio (attraverso l’erosione) e climatico (regolando la
temperatura ambientale attraverso i meccanismi di
evaporazione-condensazione, le precipitazioni e le correnti
oceaniche), senza contare che è una delle più importanti
sostanze utilizzate dall’uomo nell’attività agricola e industriale,
oltre che nell’esistenza quotidiana, in cui assolve funzioni
assolutamente insostituibili. La quantità totale è stimata in 1,5
miliardi di km cubi. Di questa il 94% è costituito da acqua salata
(oceani e mari) e il restante 2,6% da acqua dolce presente sulle
terre emerse che, per la maggior parte è “intrappolata” in
ghiacciai e racchiusa in falde sotterranee. L’ esistenza di queste
acque, dolci e salate, è legata, ovviamente, al fatto che il vapore
acqueo presente nell’atmosfera non rimane statico, ma prima o
poi condensa in gocce di pioggia, e talora si trasforma in gocce
di neve oppure in grandine.
L’acqua di precipitazione può dare origine a due tipi differenti di
deflusso:
profondo, se, essa penetra nel sottosuolo per
infiltrazione, alimentando le falde acquifere;
superficiale, se si concentra nei fiumi per poi ritornare