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Estratto del documento

1)FILOSOFIA

A.SCHOPENHAUER

“IL MONDO COME VOLONTA' E COME RAPPRESENTAZIONE”

“IL DOLORE DELLA VITA”

2)ITALIANO

G.LEOPARDI

VITA,OPERE E POETICA

“CANTICO DEL GALLO SILVESTRE”

3)STORIA

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

LO STERMINIO DEGLI EBREI

4)LATINO

LUCREZIO

LA NOIA-”DE RERUM NATURA”(LIBRO III vv 1053-1075)

5)INGLESE

VIRGINIA WOOLF

“MRS DALLOWAY AND SEPTIMUS SMITH”

6)GEOGRAFIA GENERALE

VULCANISMO

EDIFICI VULCANICI E TIPI DI ERUZIONE

VULCANISMO EFFUSIVO ED ESPLOSIVO

7)STORIA DELL'ARTE

VINCENT VAN GOGH

CAMPO DI GRANO CON VOLO DI CORVI

8)DIVINA COMMEDIA

PARADISO CANTO XVII

9)FISICA

MAGNETISMO INTRODUZIONE

DOLORE E NOIA

Mi sono più volte interrogato di cosa sia il dolore e la noia come esperienze

esistenziali dell’uomo e non sono giunto ad una risposta ma da qui partono le

mie riflessioni.

Il dolore non può essere descritto veramente come un fenomeno sensoriale,

bensì deve essere visto come la composizione:

di una parte percettiva (la nocicezione) che costituisce la modalità

 sensoriale che permette la ricezione ed il trasporto al sistema nervoso

centrale di stimoli potenzialmente lesivi per l’organismo.

di una parte esperienziale (quindi del tutto privata, la vera e propria

 esperienza del dolore) che è lo stato psichico collegato alla percezione di

una sensazione spiacevole.

L'esperienza del dolore è quindi determinata dalla dimensione affettiva e

cognitiva, dalle esperienze passate, dalla struttura psichica e da fattori socio-

culturali.Il dolore inoltre, anche se sembra un controsenso, può avere due

accezioni: utile e non utile; diventa utile quando esso rappresenta un

campanello d'allarme e ci fa capire che siamo di fronte a un potenziale

problema più o meno grave. Tutti i dolori che non fanno le veci di un

campanello d'allarme sono inutili e devono essueere soppressi.

La noia (oppure monotonia o tedio) è uno stato di disinteresse o mancanza di

energia, come reazione a stimoli che si recepiscono come ripetitivi o soporiferi.

Cresce con la mancanza di cose interessanti da vedere, sentire, ecc..., o da fare

quando non si desidera star senza far niente. È il contrario, dunque, del

L'annoiarsi

divertimento. è considerato oggi socialmente in queste definizioni in

maniera disdicevole, e nei casi gravi è il sintomo di una depressione da curare.

Non deve però essere confusa con la depressione tout court, dato che in molti

altri casi è il sintomo di una reale e motivata insoddisfazione. Alcuni filosofi

della crescita propongono che se i bambini sono cresciuti in ambienti privati di

stimoli e non sono incoraggiati ad interagire con il loro ambiente, non

svilupperanno le capacità di farlo. La noia è spesso associata all'adolescenza,

specialmente nelle periferie, piccole città e altre aree isolate.

Questi stati d’animo segnano profondamente la vita dell’uomo a tal punto che

a volte ci si sente bloccati nel proprio vivere.A volte l’uomo si lascia travolgere

da queste emozioni che diventano espressioni di alta creatività.Filosofi,poeti

hanno cercato di dare un senso a questo malessere giungendo a conclusioni

diverse.

FILOSOFIA:A.SCHOPENHAUER

Sono stato profondamente colpito dal pensiero di

Schopenhauer che ha fatto del dolore e della noia il

nucleo centrale della propria filosofia.

Arthur Schopenhauer nacque a Danzica il 22 Febbraio

del1788 da una ricca famiglia borghese e mori' a

Francoforte sul Meno nel 1860.La florida condizione

economica della sua famiglia,consenti' al giovane

Schopenhauer di viaggiare e di conoscere ambienti

stimolanti sul piano umano e cultulare.A dieci anni

visitò con il padre la Francia,più tardi visitò

l'Olanda,l'Inghilterra,l'Austria e la Germania.Egli

dunque ebbe modo di conoscere il cuore vivo e

pulsante dell'Europa.Ma questa esperienza

eccezionale servi' solo ad aggravare la sua tendenza a

chiudersi in se stesso ed a nutrire una visione dolente e pessimistica della

vita.Dopo la morte del padre il distacco dal mondo borghese si fece sempre più

profondo e,grazie alla madre egli potè dedicarsi agli studi

classici,abbandonandosi alla contemplazione della cultura,della filosofia e

dell'arte greca.In questi anni Schopenhauer giunse ad un rifiuto totale della

vita.Intraprese allora anche lo studio della filosofia,Kant lo appassionò molto.In

Kant egli trovava l'affermazione che la mente umana avverte il bisogno di

noumeno.

andare oltre il mondo mutevole e di raggiungere la “cosa in se”o

Per capire il pensiero di Schopenhauer occorre ricordare altresi' l'incontro con le

una realtà più

antiche religioni orientali,religioni che additavano all'uomo “

profonda e immutabile”. Inoltre per Schopenhauer la filosofia orientale era

superiore al cristianesimo,in quanto era capace di andare alla radice del

problema ed eliminarlo.Il carattere pessimistico del pensiero di Schopenhauer

trova una giustificazione nei problemi dell'epoca.Siamo nella prima metà

dell'Ottocento,periodo in cui l'Europa attraversa una profonda trasformazione

tecnica,economica e sociale.La nascente società industriale fa intravedere

grandi possibilità di progresso ma riserva altresi' risvolti opposti ed

inquietanti.La posizione di Schopenhauer è critica nei confronti della società

che il progresso andava affermando.In quest’ottica muta anche il ruolo della

filosofia che adesso svolge un'attività di “smascheramento” degli inganni e

delle false illusioni.

IL MONDO COME VOLONTA' E COME RAPPRESENTAZIONE

capolavoro,Il mondo come volontà e

Nel 1815 Schopenhauer pubblicò il suo

rappresentazione.Schopenhauer considera il mondo in una duplice

prospettiva:da un lato la prospettiva della rappresentazione intellettuale,e

dall'altro quello della volontà.I due punti di vista mettono capo a due soluzioni

differenti:Il mondo è una mia rappresentazione e il mondo è volontà di vivere.

Dire che il mondo è una rappresentazione significa che il mondo esiste solo per

il soggetto che lo percepisce.In quest'opera Schopenhauer riprende dall'antica

saggezza induista la metafora che illustra la prima idea fondamentale della sua

filosofia:il velo di Maya.La rappresentazione ci dà soltanti i fenomeni cioè

apparenza ed illusione,qualcosa di analogo a ciò che la mitologia indiana

chiamava “il velo di Maya”,cioè quel velo che,coprendo il volto delle cose,cela

all'uomo la vera essenza del mondo.il filosofo afferma però che la

rappresentazione è un modo di guardare alle cose nel loro apparire,restando

cosi alla superficie della realtà.L'unica cosa che può fare l'uomo è organizzare i

fenomeni che riceve dalla rappresentazione attraverso le forme spazio-

temporali della sensibilità.Ogni fenomeno è collegato all'altro da un nesso

di causa-effetto.Cosi tutta la realtà ci appare come una trama di fenomeni

tra loro connessi e subordinati.Ma Schopenhauer sostiene che l'uomo

possa squarciare il velo di Maya e raggiungere la “cosa in se” soprattutto

studiando la propria corporeità.Infatti analizzando il proprio corpo ognuno di

noi sente che l'intima essenza del proprio “io” è costituita dalla “volontà di

vivere”.Tale volontà non è circoscritta alla natura umana,ma si estende e

domina tutte le cose.La volontà è la sostanza intima di ogni

cosa,l'essenza stessa del mondo.

IL DOLORE DELLA VITA

Volere significa desiderare,cioè essere in una condizione di privazione.”Il

desiderio è assenza di qualche cosa che si vorrebbe avere”.Per questo

motivo l'uomo è trascinato in una ricerca continua e insaziabile di felicità che lo

pone in uno stadio di perenne tensione da cui ha origine il dolore.Per la sua

natura l'uomo non può trovare che una soddisfazione di breve durata da cui

rinasce immediatamente un nuovo desiderio e la noia conseguente

all'incapacità di raggiungere un piacere in grado di riempire il vuoto

dell'esistenza.

La vita è dolore.L'esistenza è un vano oscillare tra il desiderio e la noia;tra di

essi si pone il fugace appagamento raggiunto che è sempre di breve durata.

Arrivati a questo punto il filosofo assume come principio ed essenza del

mondo il male stesso.

Ma l'uomo intraprendere il percorso della propria redenzione attraverso l'arte

e l'ascesi che liberano l'uomo dalla infinita catena di bisogni,rendendolo capace

di compiere il passo decisivo ovvero la completa cessazione del volere,in cui la

volontà viene estirpata e trasformata nel suo opposto la

noluntas(l'esperienza del nulla).L'esperienza estetica rappresenta la prima

forma di liberazione.Schopenhauer analizza la tragedia,che è la forma più

elevata di arte.Essa mettendoci sotto gli occhi le passioni più radicali,oggettiva

il dolore lo rende universale e ci libera da esso.Un posto a sé occupa la

musica;l'autore ritiene che la musica potrebbe sussistere anche senza il

mondo.Nessun altro mezzo allontana l'uomo dal mondo fenomenico che la

musica .L'arte ci prepara a qualcosa di più grande, un passo che solo il saggio

può fare ovvero quello dell'ascesi.Il processo che porta l'uomo alla “noluntas” è

scandito in tre momenti.Il primo è quello della giustizia che fa riconoscere

all'uomo se stesso e gli altri uomini come rappresentazione di un'unica

volontà;il secondo è quello della compassione,con cui comprende il proprio

dolore come analogo al dolore degli altri,poi si passa alla carità il puro e sincero

amore degli altri,fino ad assumere su di se la sofferenza del mondo. Il terzo

livello è quello dell'ascesi. L'uomo deve raggiungere uno stato di perfetta

castità. Le prescrizioni di Schopenhauer sono simili a quelle dell'asceta

cristiana. Nel cristianesimo l'ultimo atto è l'incontro con Dio;mentre per

Schopenhauer è la conquista del nirvana. Il nulla o nirvana non è morte,ma la

conquista del tutto,un oceano di serenità.

ITALIANO: G.LEOPARDI

Giacomo Leopardi nacque a Recanati(da

lui stesso definito “borgo chiuso e

solitario”)nel 1798 dal conte

Monaldo,scialacquatore e relazionario,e

dalla marchesa Adelaide Antici donna

energica ma gretta e assai poco

materna.A 10 anni,sedotto dal fascino

della biblioteca paterna,si dedicò per

sette anni ininterrotti allo studio(“studio

matto e disperatissimo”).Senza l’aiuto di

maestri imparò il greco e l’ebraico e si

dette a lavori di profonda erudizione. Ma

era nato debole ed il suo corpo non

resistette allo sforzo,è cominciò ad

essere minato dalla nevrastenia

cerebrospinale;dovette quindi

allontanarsi dai libri. Però tra il 1815 e il

1816 si avverte in Leopardi un forte

cambiamento frutto di una profonda crisi

spirituale che lo porterà ad abbandonare

l'erudizione per dedicarsi alla

poesia(passaggio dall’ “erudizione al

bello”).Egli si rivolge pertanto ai classici, non più come ad arido materiale

adatto a considerazioni filologiche ma come a modelli di poesia da studiare.

Seguiranno le letture di autori moderni come l’Alfieri, il Parini, il Foscolo e il

Monti che servirono a maturare la sua sensibilità romantica. In questo modo il

Leopardi iniziò a liberarsi dall'educazione paterna accademica e sterile, a

rendersi conto della ristrettezza della cultura recanatese e a porre le basi per

liberarsi dai condizionamenti familiari.

Appartengono a questo periodo alcune poesie significative come le

"Rimembranze", l'"Appressamento della morte" e l'"Inno a Nettuno". Dopo il

primo passo verso il distacco dall'ambiente giovanile e con la maturazione di

una nuova ideologia e sensibilità che lo portò a scoprire il bello in senso non

arcaico ma neoclassico, si annuncia nel 1817 quel passaggio dalla poesia di

immaginazione degli antichi alla poesia sentimentale che il poeta definì l'unica

ricca di riflessioni e convincimenti filosofici(passaggio dal “bello al vero”).Per

consiglio del suo amico Pietro Giordani,egli avrebbe voluto nel 1818 lasciare

Recanati,ma il padre non lo permise,e poiché Giacomo tentò di fuggire,egli gli

rese la vita impossibile con la troppo rigorosa vigilanza.A questa tortura si

aggiunse una grave malattia agli occhi che gli impedi’ di studiare.Ma tutto

questo non fermò la sua vocazione poetica,agli anni 1819-21 risale infatti la

“idilli”:Alla luna,La sera,L’infinito.Finalmente

composizione degli alla fine del

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