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I.S.I.S.S. F. Besta Servizi Sociali
Ladro di cuori e di memorie:
il Morbo di Alzheimer,
conseguenze e possibili cure
Tu, noi, un ladro.
- dedicata a mio nonno -
Attacco subdolo è il suo,
le chiavi
per i tuoi ricordi ruba.
La parola poi,
i gesti,
infine la vita tua
si porterà via.
Ma a noi riserva
il dolore
di un cuore senza ventura.
E dopo averti visto
ridere,
piangere,
scherzare,
ora forse non ci resta
che pregare; di Fabiola Ghezzo
sperare classe 5^B
che il progresso
f i i i i a.s. 2008-2009
MAPPA CONCETTUALE
CULTURA MEDICO SANITARIA
Fattori di rischio e protettivi
Età di insorgenza e diagnosi
PSICOLOGIA
Aree colpite e lesioni tipiche
Evoluzione della patologia
Il cognitivismo e la scienza cognitiva
Prognosi, epidemiologia
La malattia di Alzheimer: evoluzione
Cura
La riabilitazione cognitiva
DIRITTO
Problematiche legali
Incapacità
Conseguenze civili e penali
Procura
Interdizione
Inabilitazione
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INDICE
MAPPA CONCETTUALE pag 2
PREMESSA pag 4
PRESENTAZIONE DEL PERCORSO pag 5
CULTURA MEDICO SANITARIA pag 6
PSICOLOGIA pag 10
DIRITTO pag 16
CONCLUSIONE pag 19
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA pag 20
PREMESSA 3
La scelta di trattare l’argomento del Morbo di Alzheimer ed in particolare le conseguenze dal
punto di vista mnesico e le possibili cure è dovuta soprattutto ad un’esperienza personale
vissuta qualche anno fa.
Due estati fa mio nonno è morto, molto probabilmente (poiché non diagnosticato da biopsia
post-mortem) soffriva del morbo di Alzheimer, di cui era stata effettuata la diagnosi di
probabilità attraverso dei test.
Nel caso specifico di cui sto parlando, la perdita di memoria era degenerata in maniera molto
più rapida di quel che ‘prevede’ la prognosi di Alzheimer, perché la situazione era aggravata
da arteriosclerosi dei vasi sanguigni cerebrali.
Nonostante tutto ciò sia accaduto due anni fa, mi sono resa conto solo ora che, all’epoca,
consideravo i comportamenti di mio nonno come frutto di una “cattiveria” che ritenevo
avesse anche prima che la malattia lo attaccasse.
Credo che questo fosse dovuto alle poche spiegazioni che medici e specialisti che lo hanno
seguito hanno dato ai suoi familiari (e quindi anche ai miei genitori) ma anche da una
componente affettiva mia personale: vedendo mio padre soffrire per queste amnesie del
nonno, consideravo tutti gli atteggiamenti nuovi che il nonno assumeva come comportamenti
che prima solo nascondeva.
Ho deciso quindi di trattare questo argomento per rendermi conto in maniera approfondita di
quali siano le conseguenze sul piano teorico e pratico di questa particolare malattia
degenerativa del tessuto cerebrale: cosa praticamente muta nel comportamento del soggetto
affetto e quali terapie farmacologiche o meno siano in grado di rallentare questa inesorabile
cancellazione delle informazioni contenute nella mente.
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BREVE PRESENTAZIONE DEL PERCORSO
L’argomento del morbo di Alzheimer è trattato inizialmente dal punto di vista medico, grazie
anche all’ausilio del testo scolastico in uso per la materia di Cultura Medico Sanitaria.
La patologia vista dal punto di vista psicologico è presentata attraverso la teoria cognitivista e
la scienza cognitiva, al fine di giungere, dopo una spiegazione dell’evoluzione della prima,
alle possibili terapie cognitive.
Infine, ma non meno importante, nella sezione di diritto tratto i temi delle problematiche
legali che deve affrontare una famiglia nella quale un membro è afflitto da demenza di
Alzheimer, o il membro stesso malato nelle fasi di insorgenza del Morbo.
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INTRODUZIONE
La malattia di Alzheimer viene descritta per la prima volta nel 1906 dal neuropatologo Alois
Alzheimer durante la Convenzione psichiatrica di Tubingen nella quale presenta il caso di
una donna di 51 anni affetta da una forma sconosciuta di demenza. Solo nel 1910, però, la
malattia ha un nome, grazie ad un altro psichiatra tedesco dell'epoca che ripubblicò il suo
trattato nel quale definiva una nuova forma di demenza scoperta da Alzheimer,
"Psichiatria",
chiamandola appunto malattia di Alzheimer.
CULTURA MEDICO SANITARIA
La demenza di Alzheimer è una patologia cerebrale degenerativa primaria.
È un’affezione che determina una grave perdita di neuroni corticali e dei rispettivi dendriti,
ha progressione peggiorativa, la causa non è nota e la demenza è il principale sintomo di
questa malattia. Essa è accompagnata da una forte diminuzione, dei livelli di acetilcolina a
livello cerebrale, neurotrasmettitore essenziale per qualsiasi tipo di comunicazione
intraneuronale o meglio per la trasmissione degli impulsi elettrici a livello della sinapsi.
Fattori di rischio
È necessario innanzitutto chiarire che l’eziologia di questa patologia è senza dubbio
multifattoriale, infatti non si è ancora stati in grado di definire la causa del morbo.
I fattori che ne influenzano l’insorgenza più o meno precoce sono:
la presenza di un familiare di primo grado con disturbo demenziale dà
fattori genetici:
maggiore possibilità di soffrire della stessa patologia.
connessione rilevata da alcuni studiosi, per cui l’emisfero sinistro sarebbe in
mancinismo:
questi soggetti più vulnerabile.
vi è un’ipotesi di una connessione fra l’età della madre oltre i 40 anni al
età della madre:
momento della nascita.
la presenza di queste associate a perdita di coscienza sembra favorire
lesioni craniche:
l’insorgenza dell’AD (userò questa comune abbreviazione per Demenza di Alzheimer) di
tipo sporadico, non di quello familiare.
si è ipotizzata una correlazione fra precedenti disturbi psichiatrici e il loro
depressione:
trattamento ed il morbo di Alzheimer.
alcuni antipsicotici, in particolare contro la depressione, possono causare
farmaci:
alterazioni cerebrali simili a quelle provocate dall’AD.
si è notata un’elevata correlazione fra un largo utilizzo di queste sostanze e
alcol e fumo:
l’AD. si sta ancora cercando una precisa correlazione fra la presenza di
fattori ambientali:
allumino nelle placche amiloidi e l’esposizione a questo metallo.
frequentemente riscontrato è l’incidenza maggiore fra soggetti con minori
scolarità:
livelli di istruzione
soprattutto se abituale ( come stile di vita) è un fattore predisponente.
inattività fisica:
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È necessario anche dire che l’incidenza di questa patologia aumenta con l’età e colpisce in
maggioranza la popolazione femminile (probabilmente a causa della maggiore aspettativa di
vita). Per quanto riguarda nazionalità, razza, gruppo etnico e livello sociale, la patologia
colpisce indistintamente.
Fattori protettivi
Alcuni fattori considerati protettivi cioè che ritardano o rallentano l’insorgenza dell’AD sono:
questi farmaci si dicono implicati nei
FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei):
processi di inibizione dei meccanismi infiammatori coinvolti nella patogenesi dell’AD.
riducono i depositi di beta-amiloide e favoriscono la genesi delle sinapsi in
estrogeni:
alcune zone del sistema nervoso.
Età di insorgenza
La demenza viene detta ad o presenile se l’esordio della stessa avviene
insorgenza precoce
prima dei 65-70 (in genere si tratta di soggetti nelle cui famiglie vi sono già stati casi della
stessa patologia) ed ha caratteristiche di particolare rapidità evolutiva ed attacco di funzioni
concernenti motricità e linguaggio.
Il periodo in cui la AD ha maggior incidenza è quello dopo i 70 anni circa, l’insorgenza del
morbo è subdola e si sviluppa lentamente ma senza tregua per tutto il suo corso.
Vi sono anche sporadici casi di in questi il decorso è più lento e
insorgenza tardiva:
caratterizzato da compromissione, in particolare, di funzioni cerebrali superiori.
Diagnosi
La diagnosi certa è possibile, nonostante i numerosi sintomi, solo post-mortem.
Si rende necessaria infatti l’identificazione delle placche amiloidi nel tessuto cerebrale e ciò è
possibile solo con un’autopsia eseguita dopo la morte.
Esistono inoltre vari test che identificano la presenza della malattia di Alzheimer in maggior
o minor percentuale.
Aree colpite
Possiamo dire che in generale lo sfoltimento neuronale
colpisce zone cerebrali deputate a funzioni mnesiche,
linguistiche, gnostiche e legate al movimento,
influenzando l’orientamento spazio temporale del
paziente. (Tratterò con maggiori particolari i sintomi
causati dalle lesioni cerebrali nella sezione di
Psicologia)
Lesioni tipiche
Le lesioni tipiche che si possono trovare a livello
cerebrale sono il decremento progressivo della
lunghezza della corteccia cerebrale, senza assottigliamento della stessa, il decremento del
numero di neuroni, la riduzione di neurotrasmettitori (come l’acetilcolina) e la comparsa
delle caratteristiche placche beta-amiloidi. 7
Evoluzione della patologia
Individuare e distinguere delle fasi in ambito prettamente clinico-biologico è molto difficile
perciò è possibile solo una suddivisione schematica come quella sotto riportata, basata
comunque anche sui mutamenti che è possibile osservare nel comportamento della persona:
1. Fase reattiva: è di durata breve e si caratterizza per uno stato ansioso-depressivo e
disturbi mnesici.
2. Fase neuropsicologica: può durare anche diversi anni e si caratterizza per disturbi
della prassia, fasia, gnosia e personalità.
3. Fase neurologica: di durata variabile caratterizzata da diversi disturbi quali epilessia,
paraplegia, spasticità, …
4. Fase internistica: può durare anche qualche mese; questa fase precede la morte ed è
caratterizzata da cachessia (forma di deperimento organico, caratterizzata da
progressivo deterioramento di tutte le funzioni metaboliche, associato a debolezza,
anoressia e dimagramento). Prognosi
La prognosi è in tutti i casi infausta;
nonostante ciò l’aspettativa di vita per una
malato di Alzheimer, oggi va dagli 8 ai 14
anni.
Ciò di cui bisogna occuparsi però, credo
sia la qualità che la vita del soggetto
assume in questo periodo o perlomeno la
percezione che esso ne ha.
Di questo si occupano varie terapie che si
Tomografia ed emissione di positroni: a sinistra il basano sulle relazioni, sulla musica, sulla
cervello di un malato di Alzheimer con molte zone
rese inattive dalle placche di amiloide; a destra un percezione della realtà esterna in generale,
cervello che manifesta i primi sintomi della malattia e l’utilizzo di tutte le abilità residue del
sofferente.
Epidemiologia
L’incremento massiccio degli ultimi anni della popolazione anziana non solo a livello
nazionale, ma addirittura a livello mondiale, ha portato ad un aumento dei casi di demenza
facendone un vero e proprio problema per il sistema sanitario di ciascun Stato.
L’AD è la forma di demenza più comune nei paesi industrializzati e oggi si ritiene che, in
Italia, i malati di Alzheimer siano circa 600.000.
Cura
Ciò che è importante ricordare è che tutt’oggi la medicina e la scienza non hanno i mezzi per
garantire la guarigione ai pazienti malati di Alzheimer, nonostante la ricerca prosegua.
L'obiettivo del trattamento è quindi quello di controllare i sintomi e tentare di mantenere la
qualità di vita dei malati il più possibile dignitosa. Dunque si tratta di offrire al malato la
possibilità di seguire, nonostante le difficoltà, una dieta sana e di fare, sempre per quanto
possibile, dell’attività fisica.
Secondo alcuni medici vi sono dei medicinali che possono avere effetti positivi nel corso di
alcune fasi della patologia: Donepezil, Galantamina e Rivastigmina (inibitori di acetilcolina-
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esterasi ovvero molecole che inibiscono la distruzione dell’acetilcolina, aumentando la
concentrazione cerebrale del neurotrasmettitore) possono essere utilizzati nelle fasi lieve o
moderata della malattia di Alzheimer per ritardare la perdita di memoria. Altre medicine,
quale il Memantina, possono invece rallentare la perdita di memoria negli stadi più avanzati
della malattia. Questi farmaci, oltre che essere molto costosi (anche se dal 2000 il Ministero
della Salute li ha resi fornibili gratuitamente dal SSN dietro prescrizione medica) hanno
numerosi effetti collaterali.