Sintesi
tesina
Più di 300.000 minorenni sono impiegati nelle forze armate di tutto il mondo. La maggior parte dei bambini soldato ha un’età compresa fra i 15 e i 18 anni ma ce ne sono anche di 10 e quest’età si sta pericolosamente abbassando sempre più. Questo tipo di sfruttamento avviene soprattutto in Africa e in Asia, ma è esistente anche in America ed Europa. Negli ultimi 10 anni questo problema ha interessato 25 paesi, dove è stata registrata la presenza di bambini soldato; alcuni sparano, altri ancora trasportano armi e mine. Si registrano anche molti casi di donne e ragazze che entrano nelle forze armate di opposizione. Il fenomeno dei bambini soldato avviene quando dei fanciulli vengono impiegati in operazioni militari e illegali in tutto il mondo. Questi bambini prendevano un ruolo come: messaggeri, spie e tanti altri. In diversi momenti della storia e in molte culture, i minori sono stati coinvolti in queste cose. Sono state firmate numerose convenzioni internazionali allo scopo di limitare la partecipazione dei bambini ai conflitti. Però, sembra che il problema non si è risolto, bensì si sta aumentando. Tipo nel periodo nazista i bambini nella logica nazista erano i primi a dover essere eliminati. I bambini erano irritanti per i nazisti, ma alcuni ragazzi sopravvivero, vi chiederete di certo che cos’è il nazismo...allora il nazismo è stato fondato da Adolf Hitler che nelle elezioni del 1930 ottenne un clamoroso successo, diventando il secondo partito del Paese. Austriaco di nascita, caporale durante la Grande guerra, anche Adolf Hitler (1889-1945) giudicava la sconfitta e le condizioni di pace un’umiliazione del programma del Partito nazionalsocialisti, razzisti, imperialisti si mescolavano a confuse idee di derivazione socialista. L’anno successivo, Hitler costituì le SA (un’organizzazione armata che aggrediva con la violenza i politici, in particolare di estrema sinistra) più tardi, creò la propria guardia personale, le SS (le sue squadre di protezione). Nel 1923, il Partito nazionalsocialista tentò di impadronirsi di Monaco e dell’intera Baviera. Il complotto fu scoperto, i capi vennero arrestati e Hitler trascorse in carcere circa un anno, durante il quale scrisse con molta chiarezza il suo programma politico nel libro Mein Kampf (la mia battaglia), destinato a diventare il testo ufficiale del nazismo. I principi fondamentali del suo pensiero erano i seguenti:
-Nazionalsocialismo. La Germania, umiliata dalla pace del 1919, doveva diventare nuovamente una grande potenza annettendo quei territori europei che appartenevano ad altri Stati, ma che erano abitati anche da cittadini Tedeschi. Inoltre, doveva occupare lo <<spazio vitale>> necessario al suo sviluppo a Est (coincidente con la battaglia contro il comunismo sovietico).

-Razzismo. Il riscatto della Germania sarebbe avvenuto grazie alla superiorità della <<razza ariana>>, destinata alla conquista. Secondo Hitler, i caratteri dell’<<arianesimo>> si erano conservati puri soltanto nei popoli nordici, e in particolare in quello tedesco, cui spettava il compito di dominare l’Europa e il mondo. Tutte le razze <<inferiori>> erano da considerarsi nemiche<. Quella slava sarebbe stata sottomessa dalla Germania, ma i nemici peggiori erano quelli interni, gli ebrei, che andavano eliminati. Richiamandosi all’odio antisemita radicato da secoli in Europa, Hitler giudicava gli ebrei responsabili di tutti i mali della Germania, perchè ebrei erano i padroni della finanza mondiale che stava affamando il Paese così come molti pensatori comunisti.

–Anticomunismo. Il nazismo della lotta contro il <<pericolo rosso>> uno dei punti fondamentali della propria politica, attirando le simpatie e i finanziamenti della grande industria. –Guerra al sistema parlamentare. Per realizzare il suo programma, Hitler aveva bisogno di una nuova forma di Stato, che eliminasse il regime parlamentare e ritrovasse la sua unità intorno a un capo, il Führer, in grado di interpretare le speranze e i bisogni del popolo tedesco.
Nella situazione confusa seguita alla crisi del ’29, molti Tedeschi apprezzarono il progetto hitleriano, che forniva una spiegazione semplice (per quando assurda e infondata) dei gravi problemi del Paese, e additava un nemico concreto da odiare: il popolo ebraico e i comunisti. Nelle elezioni del 1932, il Partito nazista ottenne il 37% dei voti (pari a più di 1 milioni di elettori) e 230 seggi. Il 30 gennaio 1933, il presidente Hindenburg nominò cancelliere Adolf Hitler, che in pochi mesi costruì il preannunciato Stato totalitario. Innanzitutto, egli prese nuove elezioni per ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento. Durante la campagna elettorale, gli oppositori furono assaliti con violenza dalle bande armate naziste e dalla polizia, che aveva arruolato migliaia di uomini provenienti dalle SA e dalle SS. Il 27 febbraio 1922, i nazisti incendiarono il Reichstag, la sede del Parlamento, e ne fecero ricadere la responsabilità sul Partito comunista, che fu messo fuori legge, mentre migliaia di comunisti, socialdemocratici, liberali e cattolici venivano arrestati. Dichiarato lo stato di emergenza, furono abolite la libertà di stampa e di riunione e venne reintrodotta la pena di morte. Benchè non avesse raggiunto la maggioranza assoluta, tuttavia Hitler ottenne del nuovo Parlamento pieni poteri, compresi quello legislativo e quello di modificare la Costituzione. Nei mesi successivi, furono soppressi i sindacati e sciolti tutti i partiti tranne quello nazista. A Dachau, vicino Monaco, fu costruito il primo campo di concentramento chiamato lager, in cui venivano chiusi gli oppositori al nazismo. Il sistema repressivo venne rafforzato con la Gestapo (polizia segreta di Stato), incaricata di individuare con ogni mezzo i nemici del regime. Successivamente, Hitler si liberò anche di ogni opposizione interna. Nella notte del 30 giugno 1934 (la <<Notte dei lunghi coltelli>>), reparti delle SS, comandati dai suoi stretti collaboratori Himmler e Goring, trucidarono tutti i capi delle SA, che volevano assumere il controllo dell’esercito. Il disegno di Hitler era quello di accontentare i militari per ottenere l’appoggio. Alla morte di Hindenburg, Hitler si nominò se stesso Capo dello Stato a vita, assumendo il titolo di Führer; quindi proclamò la nascita del terzo Reich (in tedesco vuol dire impero). Secondo la dottrina nazista, il Führer era non solo il capo del Reich cui spettavano le decisioni più importanti, ma la fonte stessa del diritto. La sua volontà era legge, e lui solo sapeva le vere aspirazioni del popolo, che aveva l’obbligo di obbedirli ciecamente. Per <<nazificare>> la società tedesca e trasformarla in uno Stato uniforme e compatto, anche il nazismo, come tutti i totalitarismi, usò in maniera sistematica gli strumenti adatti a controllare la coscienza degli individui e ogni aspetto della loro vita. La propaganda era pianificata con metodo scientifico attraverso la radio, il cinema, la stampa; il culto del Führer e il mito della superiorità tedesca erano celebrati con cerimonie pubbliche di esaltazione collettiva; la popolazione, irregimentata nella organizzazioni del Partito, veniva educata all’ordine e alla disciplina attraverso le manifestazioni di massa, le feste popolari, le attività ricreative e sportive. La scuola fu posta sotto rigido controllo: gli insegnanti non ariani o politicamente poco affidabili furono espulsi; i programmi e i libri di testo riscritti secondo l’ideologia nazista. Sull’esempio italiano, i giovani vennero inquadrati in una organizzazione paramilitare, che preparavano i giovani a servire nelle forze armate e divenire «buoni cittadini», attraverso un sistema di addestramento militare e paramilitare. La Hitlerjugend (gioventù hitleriana), nelle cui attività l’obbedienza si univa all’esaltazione della salute, del vigore e della bellezza fisica. Ed è questo di cui parlavo all’inizio, ma questo non è niente! Nelle piazze i nazisti bruciavano libri di autori che non aderivano al nazismo, questi furono perseguitati e costretti a emigrare. Però niente supera il fatto che Hitler non volle che la <<pura razza>> si mischiasse con <<razze inferiori>>, il nazismo emarginò i cittadini di origine straniera o di ascendenza <<non ariana>>. Si trattava soprattutto di ebrei, indicati nella propaganda come la <<razza negativa>> che doveva essere eliminata a ogni costo. Contro di loro venne organizzata una vera e propria persecuzione. In Germania gli ebrei erano circa 500 mila, vivevano in prevalenza nelle grandi città e occupavano una posizione sociale medio-alta, cioè erano industriali, banchieri, commercianti, artisti e molto altro. Nel 1933, fu lanciata una campagna di boicottaggio (un’operazione in cui si danneggiava qualcuno impedendoli di vendere o di produrre). Due anni dopo con le Leggi di Norimberga, gli ebrei furono del tutto privati della cittadinanza, i matrimoni misti (ebrei e tedeschi) vennero proibiti e dichiarati nulli quelli già celebrati. La loro vita si fece più difficile e molti emigrarono. Prendendo a pretesto l’uccisione di un diplomatico tedesco avvenuta a Parigi per mano di un giovane ebreo, i nazisti organizzarono nella notte tra l’8 e il nove novembre una violenta operazione contro gli ebrei in tutta la Germania (chiamata <<la notte dei cristalli>>, per le vetrine infrante), le sinagoghe incendiate, le abitazioni saccheggiate. Molti ebrei furono uccisi, molti feriti, arrestati, rinchiusi nei campi di concentramento. Lo Stato costrinse le comunità ebraiche a pagare una multa di un miliardo di marchi e a rimuovere i resti delle sinagoghe. Provvedimenti successivi privarono gli ebrei delle loro risorse economiche; i negozi furono costretti a chiudere; i conti in banca furono bloccati. Per i 240 mila cittadini ebrei rimasti in Germania, la vita diventò pressoche impossibile, ma il peggio doveva ancora venire, perchè ai vertici del Terzo Reich si incominciava a parlare della <<soluzione finale>> del problema ebraico ossia dello sterminio completo. La <<difesa della razza ariana>> doveva essere attuata anche sopprimendo gli zingari, i portatori di handicap, gli omosessuali, i malati di mente, per tutelare la <<pura razza>> e la salute della razza ariana. Nello stesso periodo c’è anche la deportazione degli schiavi che furono catturati con violenza in Africa e venduti come bestie nelle piazze dei mercati. Gli schiavi (neri) si confortano con la musica non solo un aiuto per sopportare le fatiche, ma anche per ribadire ai loro padroni che loro erano uomini come gli altri. Questa musica fu chiamata jazz e nacque dalla fusione d’elementi musicali africani. In poche parole il jazz ha radici lontane, che affondano in uno degli episodi più oscuri e vergognosi della nostra storia. L'Africa è collegata all'Asia, ed è separata dall'Europa dallo Stretto di Gibilterra, che è largo appena 14 km. Il territorio è costituito principalmente da tavolati ed altipiani e vi sono catene montuose a nord-ovest, a sud- est e lungo la Rift Valley, nella quale vi sono cime elevatissime. Vi sono anche diversi fiumi che nascono nella zona equatoriale. Uno di questi è il Nilo, il fiume più lungo del mondo che sfocia nel Mar Mediterraneo. Infine, sono presenti 3 deserti: il Sahara all'interno del quale si trovano delle oasi, il deserto del Kalahari nel quale vi è assenza di oasi e quello del Namib. In Africa è nato uno dei maggiori esponenti dell’Ermetismo, Giuseppe Ungaretti. Nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1888, dove la sua famiglia di origine toscana, si era trasferita per ragioni di lavoro. Suo padre, che lavorava come operaio, muore in un incidente; è così la madre che riesce a mandare avanti la famiglia grazie ai guadagni di un negozio della periferia di Alessandria. Ungaretti, dopo aver terminato gli studi nelle scuole egiziane, a ventiquattro anni li perfeziona per due anni a Parigi, dove venne a contatto con importanti personalità artistiche e letterarie di quel tempo. Tornò in Italia, prese parte, come volontario, alla Prima Guerra Mondiale. Alla fine della guerra ritorna a Parigi dove si sposa; dal 1936 al 1942 insegna letteratura italiana all'Università di San Paolo in Brasile. In questo periodo muore suo figlio Antonello di 9 anni. Ungaretti muore a Milano all'età di settantadue anni nel 1970. Tra le sue opere più importanti vanno citate: Il porto sepolto, l'Allegria, Il sentimento del tempo e Il dolore. Oggi è considerato uno dei più importanti poeti dell’Ermetismo. In Italia, tra gli anni Venti e Trenta, cioè nel periodo tra le due guerre mondiali, si afferma la più alta espressione poetica del Novecento: l’Ermetismo. Questo termine, che non si riferisce a un vero e proprio movimento letterario quanto piuttosto a un comune atteggiamento di un gruppo di poeti. È probabile che il termine <<ermetico>> sia derivato dal Dio greco Ermes, in quanto, secondo la mitologia era il Dio che accompagnava le anime dei morti nell’aldilà. I poeti ermetici intendono la poesia un momento di folgorazione, di grazia, come intuizione improvvisa del mistero della vita. Il carattere maggiore dell’ermetismo è la forte riduzione all’essenziale, cioè eliminando la punteggiatura e proponendo componimenti poetici brevi e sintattici, pure di due o tre versi
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