
Energia (Tesina)
Le fonti di energia-tecnologia
Oggi, in un paese industrializzato come il nostro, per produrre i beni di consumo per soddisfare il fabbisogno quotidiano, viene consumata molta energia.
Durante la Rivoluzione industriale, quasi tutta l’energia era fornita dalle piante, dall’uomo e dagli animali, per produrre energia meccanica. L’impiego di altre fonti era tuttavia limitato.
A partire da due secoli fa invece, il fabbisogno di energia è enormemente cresciuto, determinando lo sviluppo della scienza e della tecnica.
Questa graduale trasformazione è stata possibile grazie alla capacità di sfruttare in modo economicamente conveniente l’energia chimica immagazzinata dal carbone e dal petrolio.
• FONTI DI ENERGIA NON RINNOVABILI:
La fonte di energia più importante è rappresentata dai COMBUSTIBILI FOSSILI, cioè il petrolio, il carbone e il gas naturale. Questi materiali sono detti combustibili perché dalla loro reazione di combustione viene liberata una grande quantità di energia.
Però i giacimenti di combustibili fossili sono destinati prima o poi ad esaurirsi, e per questo motivo sono considerati delle fonti di energia non rinnovabili (esauribili).
La natura ha impiegato moltissimi anni per accumulare l’energia chimica nei combustibili fossili. Infatti, questi materiali si sono formati in seguito alla lentissima decomposizione delle sostanze contenute negli organismi viventi, soprattutto nei vegetali.
Per esempio la maggior parte dell’energia elettrica che viene utilizzata nel nostro paese proviene dall’energia chimica contenuta nei combustibili fossili: essa viene convertita in energia termica attraverso le reazioni di combustione nelle centrali termoelettriche. Nelle centrali elettronucleari invece, viene sfruttato il calore proveniente dalla reazione di fissione nucleare.
• TRASFORMAZIONE DI ENERGIA E IMPATTO AMBIENTALE:
Purtroppo però le reazioni di combustione hanno sempre creato molti problemi a causa del loro IMPATTO AMBIENTALE, ovvero a causa degli effetti negativi che queste reazioni producono sull’equilibrio ambientale.
Il gasolio per esempio, che è un combustibile ottenuto dalla lavorazione del petrolio ed è usato come carburante per molte automobili, è molto inquinante, poiché per ogni molecola di IDROCARBURO se ne formano 16 di ANIDRITE CARBONICA, una sostanza gassosa che contribuisce al cosiddetto effetto serra nell’atmosfera.
Inoltre dalla combustione di questa sostanza, a causa dell’elevata temperatura si formano l’OSSIDO e il DIOSSIDO DI AZOTO, delle sostanze tossiche, che provocano disturbi all’apparato respiratorio, formando anche le piogge acide, corrosive per i vari monumenti ed edifici in pietra.
Un altro fattore molto rilevante è che la combustione ben difficilmente avviene in modo completo, infatti nei motori a scoppio per esempio avviene in modo esplosivo, e quindi rapido per essere completata.
Tra i prodotti della reazione sono presenti anche:
- OSSIDO DI CARBONIO: è una sostanza tossica che riduce le capacità del sangue di trasportare ossigeno.
- IDROCARBURI: sono delle sostanze che combinate con altre, possono dare luogo allo SMOG FOTOCHIMICO, un inquinamento dell’aria che provoca una forte irritazione agli occhi.
- PARTICOLATO (PM): è costituito da alcune particelle minuscole presenti nell’aria. Queste particelle sono classificate in base alla loro dimensione, che è inversamente proporzionale alla pericolosità (più sono piccole infatti e più sono dannose)
A differenza delle centrali termoelettriche, nelle quali vengono bruciati combustibili fossili, le centrali nucleari di fissione non emettono fumi inquinanti, però il combustibile nucleare residuo, le SCORIE RADIOATTIVE, è altamente tossico. Si tratta infatti, di atomi instabili, che possono rimanere in vita emettendo radiazioni pericolose per molti anni. Inoltre i materiali usati in queste centrali potrebbero essere usati a scopo bellico.
• FONTI DI ENERGIA RINNOVABILI:
Dato che le riserve di combustibili fossili si stanno esaurendo, l’uomo è andato alla ricerca di fonti di energia alternative, cioè che sono potenzialmente inesauribili.
Sono considerate fonti rinnovabili il sole, il vento, le maree, le risorse idriche…
Un'altra importante caratteristica di queste fonti è che hanno un ridotto impatto ambientale, poiché non danneggiano in modo irreparabile la natura e l’ecosistema.
- ENERGIA IDROELETTRICA: viene generata dal movimento dell’acqua del mare, dalle onde, dalle maree o dalle correnti.
- ENERGIA SOLARE: è l’energia emanata dal Sole sulla Terra. Purtroppo gran parte di essa non viene sfruttata poiché è molto difficile convertirla in modo continuativo in altre forme di energia. Questo tipo di energia viene sfruttata dall’uomo mediante i PANNELLI SOLARI (che trasformano l’energia solare in energia termica che riscalda l’acqua per un uso civile) e i PANNELLI FOTOVOLTAICI (che convertono l’energia solare in energia elettrica).
- ENERGIA EOLICA: è l’energia posseduta dal vento che può essere sfruttata tramite gli impianti a pale che converte l’energia cinetica in energia elettrica. Però questi mulini potrebbero determinare un certo impatto ambientale a causa della loro imponenza e rumorosità.
- ENERGIA GEOTERMICA: è l’energia sprigionata dal sottosuolo terrestre, dove la temperatura del sottosuolo è più alta della media. Il vapore che proviene appunto dal sottosuolo viene utilizzato per essere convertito in energia elettrica.
Un campo di fonti rinnovabili sono anche i combustibili alternativi a quelli tradizionali.
- BIOCOMBUSTIBILI: sfruttano l’energia chimica contenuta nei materiali vegetali, che sono rinnovabili in tempi rapidi. I biocombustibili essendo di origine vegetale quando bruciano immettono nell’atmosfera una quantità di anidrite carbonica pari a quella assimilata dalle piante durante la fotosintesi, una quantità quindi moto ridotta.
Inoltre sono totalmente biodegradabili
- BIODISEL: è un carburante simile al gasolio, ottenuto attraverso un processo chimico da fonti rinnovabili come i grassi animali o gli oli vegetali.
- BIOETANOLO: è un combustibile ottenuto mediante un processo di fermentazione di materiali rinnovabili come i prodotti agricoli e i rifiuti urbani.
- IDROGENO: è una sostanza che bruciando non produce inquinamento e quindi potrebbe essere sostituita come combustibile nei motori dei veicoli.
- RIFIUTI SOLIDI URBANI: possono essere utilizzati come combustibili e sono considerati una fonte rinnovabile, e l’energia chimica in essi contenuta può essere recuperata attraverso la combustione negli inceneritori (anche se questi impianti presentano degli inconvenienti per l’ambiente e per la salute degli esseri umani).
- ENERGIA NUCLEARE: è prodotta attraverso le reazioni di fusione. Questo metodo è ancora in fase sperimentale. Nelle reazioni di fusione i nuclei di atomi con basso numero atomico si combinano per dare origine ad atomi con nuclei più pesanti. Questi atomi emettono dei RAGGI GAMMA, che producono un enorme quantità di energia. Però per far avvenire la fusione bisogna operare a temperatura elevatissima, e per questo ancora oggi non si è ancora riusciti a compiere questo processo in maniera controllata e affidabile.
• NUOVE ABITUDINI PER RISPARMIARE ENERGIA
Per risparmiare energia è indispensabile limitare i consumi di energia modificando le nostre abitudini di vita e costruendo macchine e abitazioni in grado di consumare poca energia.
Il risparmio può essere ottenuto sia con meno sprechi, sia con prodotti a risparmio energetico come gli elettrodomestici, le lampadine e gli edifici.
EFFETTO SERRA
Da milioni di anni la terra è costantemente irraggiata dalle radiazioni elettromagnetiche provenienti dal sole, che scaldano il nostro pianeta e danno origine alla vita. Dall'effetto serra deriva la temperatura terrestre, che altrimenti sarebbe intorno ad una temperatura di -18° C.
Perché si parla di effetto serra? Il problema è causato dall'eccessiva presenza di questi gas
nell'atmosfera tale da causare l'aumento della temperatura terrestre. I principali gas serra sono l'anidride carbonica, il metano e il vapore acqueo. Questi gas svolgono due importanti funzioni:
- Filtrano le radiazioni provenienti dal sole, evitando in tal modo di far giungere fino alla superficie terrestre quelle più nocive per la vita.
- Ostacolano l'uscita delle radiazioni infrarosse. I raggi solari rimbalzano sul suolo terrestre dirigendosi nuovamente verso l'alto. I gas serra presenti nell'atmosfera impediscono la loro completa dispersione nello spazio, facendoli nuovamente cadere verso il basso. Come una gigantesca serra.
Le responsabilità dell'uomo. Le emissioni di anidride carbonica sono il principale nemico da combattere. L'80% delle emissioni di anidride carbonica proviene dalla combustione del petrolio, del metano e del carbone. Nel novecento, il livello di CO2 in atmosfera è aumentato del 40% rispetto al secolo precedente come conseguenza dello sviluppo dei trasporti. La CO2 ha una durata media in atmosfera di circa 100 anni. Le reazioni dell'ambiente sono quindi discontinue e irreversibili e non mostrano immediatamente i loro reali effetti o conseguenze. Si accentuano i fenomeni meteo estremi come gli uragani, le tempeste e le inondazioni. Nessuno però può dire con certezza quali siano le reali conseguenze a livello planetario.
ENERGIA DEL MOTO ONDOSO: è una fonte di energia classificata tra le cosiddette "energie rinnovabili". Il moto ondoso del nome fa riferimento alla classificazione dell'energia per tipo di generazione. L'energia del moto ondoso è una fonte di recente sperimentazione in vari progetti europei di ricerca nel campo energetico.
Vi sono varie tecniche di sfruttamento del moto ondoso.
- Un esempio noto è quello delle turbine Pelamis (sperimentate in Portogallo), costituite da strutture tubolari galleggianti ancorate al fondo marino. All'interno delle strutture vi sono delle turbine messe in moto dall'acqua che entra ed esce dalle strutture al ritmo del moto ondoso in cui il generatore si trova. Tali generatori generano energia con costanza, ma mostrano un ingombro non indifferente.
- Un altro tipo di impianto è quello a colonna d'acqua oscillante, anch'esso raccoglie l'acqua che entra grazie al moto ondoso per mettere in moto una turbina.
ENERGIA A GRADIENTE SALINO: è l'energia ottenuta dalla differenza nella concentrazione del sale fra l'acqua di mare e l'acqua dolce (per esempio alla foce di un fiume).La quantità di energia ottenibile con questo procedimento è significativa. I due metodi per ottenere
energia dal gradiente salino si basano sull’osmosi.
Il prodotto di scarto di questo processo è acqua salmastra.
L'efficacia della tecnologia dell'osmosi è stata confermata in prove di laboratorio. Un tempo il costo della membrana era un forte ostacolo. Una nuova membrana, più economica, l'ha resa adatta per un potenziale uso commerciale. Dal 2005 è attivo un impianto sperimentale da 50 kilowatt è situato in un sito-test costiero in Harlingen, Paesi Bassi.
Campo magnetico e campo gravitazionale -scienze
Dovrebbe essere ormai evidente che sono la stessa cosa. Una volta chiarito nel cap.I che il campo gravitazionale è un dipolo, è lapalissiano concludere che il campo magnetico è un campo gravitazionale ad altissima polarizzazione e conseguente fortissima interattività nei confronti di corpi, corpuscoli e materiali aventi una struttura intimamente complementare.
Benché non si possa in sede di discussione dei fondamenti approfondire la questione, essa è tuttavia intuitivamente già chiara. La polarizzazione, quanto più è spinta, è causa di una sempre maggiore concordanza di assi e piani di propagazione, con aumento di coincidenze delle "linee di forza" - specialmente ai poli e lungo l’asse - e progressiva intensificazione di effetti.
Nel macrocosmo si riscontra, per il maggior disordine dell’aggregazione materiale rispetto alle strutture atomiche, una grande dispersione degli assi di polarizzazione, il che ha portato a nascondere agli occhi dei fisici la sostanziale e generale dipolarità della gravitazione.
Nelle strutture atomico-nucleari, al contrario, il fenomeno della dipolarità è dominante e, insieme con la densità elevatissima delle singole particelle, è il fattore esponenzialmente moltiplicatore della forza di gravitazione nel mondo subatomico: fattore che, mancando del tutto nella formula newtoniana, in cui sono presenti solo le masse, ha indotto i fisici a ritenere debolissima la gravitazione nel microcosmo. Quella densità che per una gravitazione isotropica non ha incidenza nel calcolo di Newton, diventa invece un fattore fondamentale nell’incremento esponenziale della forza, se si coniuga all’effetto della polarizzazione. Un rapido calcolo della densità (massa/volume) del protone dà un valore di oltre 3 milioni di miliardi di volte la densità dell’acqua.
Differenze di interattività anche nel microcosmo - come tra fotone e neutrino, protone e neutrone, ecc. - devono ricondursi a situazioni di diverso grado di orientamento magnetico dei corpuscoli, come per esempio nel macrocosmo tra sostanze diversamente magnetizzate.
La polarizzazione di un campo è connessa geneticamente alla sua rotazione (cap.I: il problema sarà ripreso quando si descriverà geometricamente e funzionalmente il campo). Tra il Sud d’una sbarra magnetizzata e il Nord di un’altra, disposta assialmente con la prima, la rotazione di campo è concorde. Le innumerevoli particelle che orbitano nello spazio interposto tra l’asse di una calamita e quello dell’altra vanno parallelamente nello stesso senso, quindi a bassissime velocità relative: per il medesimo motivo illustrato nel capitolo precedente esse si attirano dall’uno all’altro campo, trascinando le due sbarre nel moto di avvicinamento.
Si ha l’inverso a poli omologhi ravvicinati: la rotazione di campo è discorde. Le particelle viaggianti tra i due campi orbitano in senso contrario, quelle di un campo rispetto all’altro, e di conseguenza hanno alte velocità reciproche, incorrendo in fenomeni di fuga. Le due sbarre appaiono respingersi. Se si osserva attentamente il fenomeno, si vedrà che la "repulsione" non si manifesta come un moto a versi opposti lungo una retta, ma ha un andamento rotatorio, che è tipico degli eventi gravitazionali di fuga tangenziale.
Cadono così altre due false diversificazioni tra la gravitazione e le altre forze: la distinzione tra campo magnetico e campo gravitazionale e la tesi che la gravitazione sarebbe prevalente nel macrocosmo e quasi inesistente nel microcosmo, mentre varrebbe il contrario per le forze elettro-nucleari.
I giacimenti e le miniere-geografia
La maggior parte delle risorse energetiche attualmente sfruttate(86%) si trova nei giacimenti e nelle miniere. In alcuni casi le materie prime si trovano in superficie,come nel caso delle miniere di carbone a cielo aperto in Ucraina; in altri casi, invece bisogna penetrare nel sottosuolo con scavi,gallerie o trivellazioni molto profonde. I più importanti giacimenti sono presenti in mare o nel fondale oceanico.
I consumi delle fonti energetiche
Il consumo di energia mondiale è una misura dell'utilizzo dell'energia, come ad esempio quella prodotta dal carburante o dall'elettricità, ed allo stesso tempo una misura della sua produzione globale attraverso le varie fonti energetiche possibili nell'ottica della domanda e dell'offerta dell'energia stessa. Essenzialmente la voce consumo di energia cerca di quantificare i processi dinamici che danno luogo ad un aumento dell'entropia, una grandezza che viene interpretata come una misura del caos in un sistema fisico o più in generale nell'universo. Per poter comparare direttamente le risorse energetiche del mondo, ed il consumo di energia delle nazioni, questa voce si avvale delle unità del sistema SI e dei prefissi SI e misure della fornitura di energia/tempo (potenza) in watt (W) e le quantità nette di energia in joule (J). Un watt equivale alla fornitura di un joule in un secondo (potenza=lavoro/tempo). Nel 2004, il consumo mondiale medio totale dell'umanità era pari a 15 TW (= 1.5 x 1013 W) che per un 86,5% proveniva dai combustibili fossili. Questo equivale a 0,5 ZJ (= 5 x 1020 Joule) per anno, anche se vi è un'incertezza di almeno il 10% nei valori del consumo energetico totale del mondo. Non tutte le economie del mondo tengono registri dei loro consumi energetici con lo stesso rigore e l'esatto contenuto di energia di un barile di petrolio o di una tonnellata di carbone varia in rapporto alla sua qualità. Sin dall'inizio della
rivoluzione industriale, il consumo di energia nel mondo è cresciuto ad un ritmo sostenuto. Nel 1890 il consumo di carburanti fossili eguagliava approssimativamente la quantità di combustibile da biomassa che veniva bruciato nelle case e dall'industria. Nel 1900, il consumo di potenza globale ammontava a 0,7 Terawatt (0,7 volte 1012 watt). Le politiche energetiche consistono in una serie di misure e leggi (locali o internazionali) che hanno lo scopo di cambiare il tipo ed il tasso dei consumi energetici delle nazioni. Ad esempio il razionamento dell'energia oppure l'autosufficienza energetica nel quadro dell'autarchia è una misura largamente adottata in tempo di guerra.Allo stesso modo l'industria dell'energia è spesso fortemente sussidiata e sotto-tassata. Spesso nell'elaborazione del PIL vengono palesemente ignorati danni anche consistenti provocati ad altre attività economiche come l'agricoltura, la pesca ed il turismo, per il pesante danno e stravolgimento ambientale causato dalle attività di estrazione, trasporto e raffinazione dei vari tipi di energia.
Riserve in esaurimento nel mondo
Cresce la preoccupazione anche per il prossimo esaurirsi delle principali fonti energetiche. Infatti si parla del 2050 come data prevista per l’esaurimento dell’energia fornita dal petrolio grezzo, che dalla fine del XIX secolo, è la materia prima più richiesta. Per evitare questo si ricorre all’uso delle energiche rinnovabili, che però rappresentano solo il 14% del totale.
La rivoluzione industriale- storia
La rivoluzione industriale fu un processo di evoluzione economica o industrializzazione della società che da sistema agricolo-artigianale-commerciale divenne un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica e dall'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili fossili), il tutto favorito da una forte componente di innovazione tecnologica e accompagnato da fenomeni di crescita, sviluppo economico e profonde modificazioni socio-culturali e anche politiche.Spesso si distingue fra prima e seconda rivoluzione industriale. La prima interessò prevalentemente il settore tessile-metallurgico con l'introduzione della spoletta volante e della macchina a vapore nell'arco cronologico solitamente compreso tra il 1780 e il 1830. La seconda rivoluzione industriale viene fatta convenzionalmente partire dal 1870 con l'introduzione dell'elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio. Talvolta ci si riferisce agli effetti dell'introduzione massiccia dell'elettronica, delle telecomunicazioni e dell'informatica nell'industria come alla terza rivoluzione industriale, che viene fatta partire dal 1970La rivoluzione industriale comportò una profonda ed irreversibile trasformazione che parte dal sistema produttivo fino a coinvolgere il sistema economico nel suo insieme e l'intero sistema sociale. L'apparizione della fabbrica e della macchina modifica i rapporti fra gli attori produttivi. Nacque così la classe operaia che ricevette, in cambio del proprio lavoro e del tempo messo a disposizione per il lavoro in fabbrica, un salario. Sorse anche il capitalista industriale, imprenditore proprietario della fabbrica e dei mezzi di produzione, che mira a incrementare il profitto della propria attività.Il termine "rivoluzione", inizialmente indicante un moto circolare che torna su sé stesso, ha in seguito definito una rottura, un capovolgimento. Con il termine "rivoluzione industriale" si fa implicitamente riferimento a questo secondo senso. Il sistema produttivo che risulta dalla rivoluzione industriale è radicalmente differente rispetto al sistema precedente di tipo agricolo-manifatturiero.Alcuni storici minimizzano l'importanza degli avvenimenti identificati alla rivoluzione industriale sostenendo che le trasformazioni strutturali delle economie europee ebbero inizio già nel secolo precedente. Più che di una rottura si tratterebbe quindi solo di un'accelerazione di un processo già in corso. In Inghilterra, primo paese nel quale si assiste alla rivoluzione industriale, questo processo ha avuto luogo nella sua prima fase e secondo la delimitazione di Thomas S. Ashton, fra il 1760 – anno d'inizio del regno di Giorgio III – e il 1830 – anno d'inizio del regno di Guglielmo IV. Questa prima rivoluzione industriale prende avvio nel settore tessile (cotone), metallurgico (ferro) ed estrattivo (carbon fossile). Il periodo vittoriano (1831-1901), nel quale avviene la seconda rivoluzione industriale (1870 circa), sarà per l'Inghilterra quello dello sviluppo e dell'apogeo della propria economia, archetipo del sistema capitalista-industrializzato. La rivoluzione industriale si è poi estesa ad altri Stati, in particolare: Francia, Germania, Stati Uniti e Giappone fino a coinvolgere l'intero Occidente e, nel XX secolo, parte di altre regioni del mondo, prime fra tutte l'Asia. Ogni paese ha seguito un suo percorso verso la propria rivoluzione industriale e la stessa si è realizzata in modo differenziato. Così se in Inghilterra il processo prese avvio nel settore tessile, in altri paesi la rivoluzione industriale fu letteralmente trainata dall'introduzione della locomotiva a vapore (Thompson). Anche il ruolo dello Stato varia da paese a paese: se in Inghilterra la rivoluzione industriale è sorta spontaneamente ed è stata alimentata dall'iniziativa privata (pur sostenuta e favorita da atti legislativi emanati dal Parlamento, come quelli relativi alle recinzioni e alle strade), in altri paesi lo Stato ha dato contributi maggiori e spesso determinanti. Altri storici, come Jean Gimpel sostengono persino l'esistenza di rivoluzioni industriali precedenti a quella sorta in Inghilterra alla fine del XVIII secolo. Nell'epoca feudale si sarebbero così realizzate rivoluzioni sostanziali delle tecniche agricole e industriali, basti pensare al ruolo dei mulini. John Nef sostiene l'esistenza di una rivoluzione industriale in Inghilterra già a partire dalla fine del XVI secolo e l'inizio del XVII secolo. La rivoluzione industriale si pone così fra rottura e/o continuità. L'evoluzione industriale e tecnologica tuttavia non si arresta tra una rivoluzione industriale e l'altra, ma continua pur a ritmi inferiori portando comunque altre importanti innovazioni tecnologiche come fu nel caso dell'invenzione dell'aereo nel 1903, dell'industria pesante e bellica e della radio tra la seconda e la terza rivoluzione industriale ovvero in concomitanza con le guerre mondiali nella prima metà del Novecento, sia pur interrotta dalla grande depressione di fine Ottocento e dalla grande depressione del 1929.A livello filosofico alcuni considerano le rivoluzioni industriali come effetto di un cambiamento culturale innescato a partire dalla rivoluzione scientifica e dalla fiducia ottimistica nella scienza con ricadute sulla tecnica già con l'empirismo prima e col positivismo poi. Per dichiarare che un paese sta compiendo un processo di industrializzazione deve esserci una crescita del PIL più rapido dell’incremento demografico (deve essere positivo, ma non eccessivo). Nel caso inglese, la crescita del PIL va dal +2% al +4% all’anno, mentre l’aumento demografico annuale è del +1% circa. La crescita della popolazione industriale deve essere maggiore rispetto a quella degli altri settori (agricoltura e servizi). E il rapporto tra il numero di lavoratori e la quantità di prodotto deve essere in crescita (aumento della produttività). Per recuperare i fondi per l’apertura di nuove industrie è indispensabile lo sviluppo del commercio con lo scopo di accumulare capitali. Un altro fattore indispensabile è la Rivoluzione “Agricola”, ovvero la trasformazione della proprietà agraria consentendo l’espulsione della forza-lavoro dalla campagna con trasferimento in città (a lavorare nelle industrie). L’incremento demografico è un altro fattore utile per l’aumento della manodopera industriale (mantenuto sempre sotto la soglia del PIL). Questi ultimi due fattori, aumentando la forza-lavoro permettono un abbassamento dei prezzi, favorendo l'offerta. L'economista Colin Clark ha elaborato la legge dei tre settori (o di Colin Clark), che mette in relazione lo sviluppo di un'economia con la trasformazione della stessa: in un primo momento, corrispondente alla Rivoluzione industriale, si assiste alla diminuzione del peso nell'economia del settore agricolo e all'aumento del ruolo svolto dal settore industriale, che diventa il più importante per quota di prodotto e occupati; in una seconda fase si assiste al sorpasso del settore industriale da parte del terziario (detto così perché non rientra né nel primo settore, quello agricolo, né nel secondo, quello industriale). Il terziario è attualmente considerato il settore più importante dell'economia, e raggruppa nel suo insieme il commercio, il turismo, l'apparato amministrativo, le consulenze (in tutti i campi a partire da quello bancario, i mass-media...).Come accade in molti processi storici, per la rivoluzione industriale non esiste una data di inizio certa, anche se l'invenzione cardine è quella del motore a vapore. Ogni mutamento profondo dell'economia è però influenzato dalle trasformazioni precedenti e così la Rivoluzione industriale viene considerata da alcuni studiosi come l'ultimo momento di una serie di cambiamenti che hanno trasformato l'Europa da terra povera, sottosviluppata e poco popolata all'inizio del Medioevo, nella zona più ricca e sviluppata del mondo nel corso dell'Ottocento. L'accumulo di capitale incamerato in seguito ai commerci e la disponibilità di ingenti quantità di acciaio e carbone nei paesi del Nord, facilmente trasportabili attraverso una fitta rete di canali navigabili, resero possibili gli investimenti necessari alla creazione delle prime fabbriche. Da un punto di vista economico, l'elemento che caratterizza la Rivoluzione industriale è il salto di qualità nella capacità di produrre beni, cui si assiste in Gran Bretagna, a partire dalla seconda metà del Settecento. Più precisamente la crescita dell'economia inglese nel periodo 1760-1830 è la più alta registrata fino a quel momento. In altri paesi il processo di industrializzazione è analogamente origine, in epoche successive, di elevati tassi di crescita dell'economia. Sostanzialmente, la Rivoluzione industriale ha costituito l'approdo a cui ha portato l'aumento di conoscenze scientifiche sul mondo naturale, e sulle sue caratteristiche, derivante dalla Rivoluzione scientifica. Fu infatti il nuovo Metodo scientifico iniziato dall'italiano Galileo Galilei a portare ad un sensibile (e senza precedenti) aumento delle conoscenze che gli Europei avevano sulla natura, ed in particolar modo sui materiali e le loro proprietà. Condizioni particolarmente favorevoli nell'Inghilterra dell'epoca consentirono poi a tali conoscenze scientifiche di tramutarsi in conoscenze tecniche e tecnologiche, finché esse cominciarono ad essere applicate nelle prime fabbriche tessili e nell'industria siderurgica per una produzione di ferro ed acciaio che non ebbe paragoni nella precedente storia dell'umanità. Dal punto di vista tecnologico la Rivoluzione
industriale si caratterizza, come già detto, per l'introduzione della macchina a vapore. Nella storia dell'umanità il maggior vincolo alla crescita della produzione di beni è infatti quello energetico. Per molti secoli l'umanità si trova a disporre soltanto dell'energia meccanica muscolare offerta dal lavoro di uomini e animali, e questo oltre a tutti i problemi che ne derivavano non dava la possibilità di incrementare la produzione essendo legati al lavoro manuale. La progressiva introduzione, a partire dal Medioevo, del mulino ad acqua e del mulino a vento rappresenta la prima innovazione di rilievo.L'energia abbondantemente offerta dalla macchina a vapore viene applicata alle lavorazioni tessili, rendendo possibile una più efficiente organizzazione della produzione grazie alla divisione del lavoro e allo spostamento delle lavorazioni all'interno di fabbriche appositamente costruite, nonché alle estrazioni minerarie e ai trasporti. Le attività minerarie beneficiano della forza della macchina a vapore nella fase di estrazione dell'acqua dalle miniere, permettendo di scavare a maggiore profondità, come anche nel trasporto del minerale estratto. I primi vagoni su rotaia servono a portar fuori dalle miniere il minerale, poi a portarlo a destinazione. Solo in un secondo tempo il trasporto su rotaia si converte nel trasporto di passeggeri. La rivoluzione industriale ha prodotto effetti non solo in campo economico e tecnologico, ma anche un aumento dei consumi e della quota del reddito, dei rapporti di classe, della cultura, della politica, delle condizioni generali di vita, con effetti espansivi sul livello demografico.
L’energia nella letteratura italiana-italiano
Scorrendo le pagine delle opere che nei secoli sono state scritte, se ne trovano innumerevoli tracce. A partire dal mito di Prometeo, il titano che rubò la prima fonte di energia, il fuoco, per donarla agli esseri umani. Zeus punì Prometeo condannandolo a un supplizio orribile –un’aquila avrebbe dovuto divorare in eterno il fegato del titano, incatenato a una roccia del Caucaso –, ma interverrà Ercole a liberarlo.
Parecchi secoli dopo, incontriamo invece l’energia eolica nei famosi mulini a vento del Don Chisciotte (1605) di Miguel De Cervantes (1547-1616). Impazzito per i troppi libri letti, in sella al suo Ronzinante, con il fedele scudiero Sancho Panza a cavallo di un asino, il celebre hidalgo lotterà contro i mulini a vento che ha scambiato per giganti. E così queste macchine che sfruttano l’energia del vento diventano simbolo di come la fantasia riesca a trasfigurare, pericolosamente, la realtà.
Ma fin qui siamo ancora in un territorio sospeso tra realtà e metafora. Più solidi, e storicamente determinati, sono invece i riferimenti che troviamo nella letteratura degli ultimi due secoli, quando il tema dell’energia acquista, a livello produttivo e di ricerca scientifico-tecnologica, un’importanza sempre maggiore. Il che porta a conseguenze sociali decisamente rilevanti, e questo, se vogliamo, è l’aspetto a cui gli scrittori sono più attenti.
In miniera
Diversi romanzi, per esempio, raccontano il mondo delle miniere di carbone. In uno dei suoi libri più controversi, L’amante di Lady Chatterly (1928), David Herbert Lawrence (1885-1930), descrive un’Inghilterra minacciata dall’espansione sfrenata delle miniere, dall’industrializzazione e dalla meccanizzazione che, secondo l’autore, mortificherebbe la parte più vitale dell’uomo. Analoga ambientazione per un romanzo molto popolare, La cittadella (1937), dell’inglese Archibald Joseph Cronin (1896-1981), il cui protagonista è un medico tra i minatori del Galles (questa, peraltro, era anche la prima professione dell’autore).
Émile Zola (1840-1902) dedica il suo romanzo Germinal (1885) a una rappresentazione molto cruda dell’universo delle miniere e racconta la nascita della coscienza di classe dei lavoratori. Anche Giovanni Verga (1840-1922) colloca alcune sue importanti novelle nel mondo della miniera. Per esempio, in Rosso Malpelo (nella raccolta Vita dei campi, 1880) lo scrittore siciliano racconta la storia di un ragazzo che lavora in miniera come garzone e che vive un’esistenza dura e disperata: il padre è morto nel crollo di un cunicolo e stessa sorte toccherà a lui.
La paura del nucleare
L’energia nucleare è al centro della conferenza di Elsa Morante (1912-1985), letta per la prima volta a Torino nel 1965, dal titolo Pro o contro la bomba atomica, poi raccolta nel 1987 nell’omonimo volume di scritti saggistici. Nel testo la scrittrice manifesta un’attitudine all’impegno e all’intervento politico e civile e si interroga su un argomento di stretta (e tragica) attualità. In forma fantascientifica (la vicenda è collocata nell’anno 2293) è invece la trattazione di questo stesso argomento da parte di Paolo Volponi (1924-1994) nel romanzo-apologo Il pianeta irritabile (1978). In questo romanzo l’autore immagina che una serie di esplosioni nucleari sovvertano l’equilibrio ecologico della Terra.
I rischi dell’energia nucleare vengono affrontati anche da un celebre film del 1979, Sindrome cinese, del regista James Bridges. La pellicola è incentrata sulla (presunta) minaccia che un’esplosione atomica negli Stati Uniti, perforando la crosta terrestre, possa raggiungere la Cina. Nel film si immagina che qualcosa di simile accada in una centrale della California. Due giornalisti (interpretati da Jane Fonda e Michael Douglas) sono stati testimoni della vicenda, ma le autorità non vogliono che la notizia si diffonda. Per questo un coraggioso ingegnere (interpretato da Jack Lemmon, premiato a Cannes con la Palma d’oro) si sacrificherà affinché la verità possa emergere. Opera di militanza antinucleare, il lungometraggio alla sua uscita fu accusato di allarmismo. In realtà anticipò situazioni purtroppo reali, in particolare l’incidente di Chernobyl del 1986.
Petrolio
Richiama invece, sin dal titolo, l’oro nero, l’ultimo romanzo, uscito postumo nel 1992 in forma incompiuta, di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), Petrolio. Il protagonista, Carlo, lavora all’Eni, un dato che rimanda a un personaggio storicamente esistito, Enrico Mattei, promotore delle ricerche petrolifere nella Pianura Padana. Da presidente dell’Eni (carica che ricoprì dal 1953), Mattei aveva cercato di stabilire accordi diretti con i Paesi produttori del Medio Oriente e anche con l’Unione Sovietica. Nel 1962 Mattei morì in un incidente aereo, la cui causa è rimasta controversa.
In realtà Pasolini allude soltanto a questi dati storici, in un’opera magmatica e fantasiosa, che ha sullo sfondo complotti politici e affaristici, il mondo del petrolio, i servizi segreti statunitensi e il potere mafioso, gli intrallazzi politici italiani e la situazione mediorientale. Quella del petrolio diventa così un’efficace metafora per parlare de “l'universo orrendo in
cui Pasolini si muoveva: oleoso, catramoso, viscoso, richiamato linguisticamente dalla simbologia del lemma petrolio” (Luigi Martellini, Ritratto di Pasolini, Roma-Bari, Laterza, 2006, p. 210).
E il mondo petrolifero è anche al centro di un film recentissimo, Il petroliere, di Paul Thomas Anderson (con Daniel Day-Lewis). Daniel Plainview, un cercatore d’argento, alla fine dell’Ottocento trova il petrolio nell’Ovest degli Stati Uniti. L’uomo si arricchisce, ma diventa sempre più infelice, a causa dell’ostilità della comunità locale e della disgrazia che colpisce il figlio, divenuto sordo in seguito a un incidente presso un pozzo petrolifero. Il film è ispirato alla prima parte del romanzo dello scrittore americano Upton Sinclair (1878-1968), dal titolo Petrolio (1927). In entrambe le opere (film e libro) è presente una forte denuncia dello sfruttamento della terra e delle sue fonti di energia da parte di affaristi privi di scrupoli.
Pop art- arte e immagine.
La Pop Art è un movimento artistico che è emerso a metà degli anni '50 in Gran Bretagna e alla fine degli anni '50 negli Stati Uniti. La Pop Art ha presentato una sfida alle tradizioni d'arte includendo l'immaginario dalla cultura popolare come la pubblicità, le news, ecc. Il materiale oggetto dell'espressione artistica è, a volte, rimosso visivamente dal suo contesto noto, isolato, e/o in combinazione con materiale estraneo. Il concetto di pop art si riferisce non tanto all'arte stessa, quanto piuttosto agli atteggiamenti che la determinano.Questa nuova forma d'arte popolare è in netta contrapposizione con l'eccessivo intellettualismo dell'Espressionismo Astratto e rivolge la propria attenzione agli oggetti, ai miti e ai linguaggi della società dei consumi.L'appellativo "popolare" deve essere inteso però in modo corretto. Non come arte del popolo o per il popolo ma, più puntualmente, come arte di massa, cioè prodotta in serie. E poiché la massa non ha volto, l'arte che la esprime deve essere il più possibile anonima: solo così potrà essere compresa e accettata dal maggior numero possibile di persone.[1]In un mondo dominato dal consumo, la Pop art respinge la depressione dell'interiorità e dell'istintività e guarda, invece, al mondo esterno, al complesso di stimoli visivi che circondano l'uomo contemporaneo: il cosiddetto "folclore Lates". È infatti un'arte aperta alle forme più popolari di comunicazione: le tizique, la pubblicità, i quadri riprodotti in serie. Il fatto di voler mettere sulla tela o in scultura oggetti quotidiani elevandoli a manifestazione artistica si può idealmente collegare al movimento svizzero Dada, ma completamente spogliato da quella carica anarchica, provocatoria e critica. Le origini specifiche della pop art vanno ricercate nella crisi attraversata dall'arte non figurativa e in particolare dall'espressionismo astratto, crisi che portò la più giovane generazione di artisti alla ricerca di una nuova espressione figurativa che attingesse nuova linfa dalle forme della vita quotidiana. Le immagini prodotte dal cinema, dalla televisione e dalla pubblicità, gli oggetti commerciali di una società consumistica e i nuovi idoli creati dai mass media divennero i protagonisti e i materiali espressivi di questa nuova forma artistica. Il primo esempio di p.a. fu realizzato dal pittore britannico R. Hamilton (n. 1922) nel 1957, mentre i capiscuola della p.a. americana furono J. Johns e R. Rauschenberg.Gli artisti della pop art si interrogarono sul problema della riproducibilità dell'arte nell'epoca industriale, sul come e se mantenere il carattere esclusivo dell'opera d'arte, o se invece conciliare la realtà consumistica con il proprio linguaggio. Dalle diverse risposte date a questi interrogativi nacque la diversità di stili e di tecniche tipica della pop art. Da un lato la creazione artistica divenne meccanica, dall'altro vennero recuperate le lezioni delle principali avanguardie del Novecento: dalle provocazioni del dadaismo che per primo mescolò arte e realtà, ai collage di foto o immagini pubblicitarie di sapore ancora cubista, fino agli happening o gesti teatrali, in cui l'artista crea l'opera d'arte direttamente davanti agli spettatori, lasciando spazio all'improvvisazione. I maggiori rappresentanti del genere furono tra gli altri: R. Lichtenstein, che si richiamò al mondo dei fumetti; G. Segal, che costruì a grandezza naturale figure in gesso colte in gesti di vita quotidiana; C. Oldenburg, che riprodusse in grande scala beni di consumo, o fece apparire molli e quasi in decomposizione oggetti tecnologici; J. Rosenquist, con i suoi enormi cartelloni pubblicitari. Maestro riconosciuto della p.a. fu A. Warhol, anche regista cinematografico, che trasformò l'opera d'arte da oggetto unico in un prodotto in serie, come nella celebre serie dei barattoli di minestra Campbell, con la quale egli confermò, di fatto, che il linguaggio della pubblicità era ormai diventato arte e che i gusti del pubblico si erano a esso uniformati e standardizzati. La sfrontata mercificazione dell'uomo moderno, l'ossessivo martellamento pubblicitario, il consumismo eletto a sistema di vita, il fumetto quale unico, residuo veicolo di comunicazione scritta, sono i fenomeni dai quali gli artisti pop attingono le loro motivazioni. In altre parole, la Pop Art attinge i propri soggetti dall'universo del quotidiano – in specie della società americana – e fonda la propria comprensibilità sul fatto che quei soggetti sono per tutti assolutamente noti e riconoscibili. Con sfumature diverse, gli artisti riprendono le immagini dei mezzi di comunicazione di massa, del mondo del cinema e dell'intrattenimento, della pubblicità. La Pop Art infatti usa il medesimo linguaggio della pubblicità e risulta dunque perfettamente omogenea alla società dei consumi che l'ha prodotta. L'artista, di conseguenza, non trova più spazio per alcuna esperienza soggettiva e ciò lo configura quale puro manipolatore di immagini, oggetti e simboli già fabbricati a scopo industriale, pubblicitario o economico. Questi oggetti, riprodotti attraverso la scultura e la pittura, sono completamente personalizzati. Nelle mani di un artista pop le immagini della strada si trasformano nelle immagini "ben fatte" dell'arte colta. I temi raffigurati sono estremamente vari: prodotti di largo consumo, oggetti di uso comune, personaggi del cinema e della televisione, immagini dei cartelloni pubblicitari, insegne, foto di giornali, riviste. A partire dagli anni novanta del XX secolo si è avuta una revitalizzazione di questa tendenza artistica, che va sotto il nome di NeoPop.
Energia nelle diverse lingue- lingua straniera
La parola energia nelle diverse lingue:
Inglese = energy
Francese = Energie
Spagnolo = energía
Tedesco =Energie
La musica concreta – musica
La musica concreta (dal francese musique concrète) è un'espressione musicale correlata alla musica contemporanea che ebbe origine dalle esperienze del compositore francese Pierre Schaeffer che la ideò nel 1948.
Basata sui suoni pre-esistenti, la musica concreta inaugurò uno dei primi modelli di manipolazione del suono per fini compositivi (in questo caso magnetofoni) e fu probabilmente la prima "scuola" di musica elettronica. La possibilità di registrare il suono anche su nastro, ampliava di fatto gli orizzonti musicali a confini mai intravisti prima.
Oltre a Schaeffer, la musica concreta ebbe fra i suoi principali esponenti Pierre Henry.
La musica concreta veniva realizzata adoperando un magnetofono (anche se in origine veniva utilizzato il giradischi) e, dopo aver registrato i suoni, essi venivano manipolati nei loro parametri (altezza, timbro, velocità e altri).
Il procedimento di manipolazione poteva essere basato su un metodo meccanico (montaggio sonoro o modifica della velocità di scorrimento del nastro) o elettrico (filtraggio sonoro e amplificazione), ed i nastri venivano a volte sezionati per essere scomposti e ricomposti al fine di riunire fra loro più suoni contemporaneamente. Una volta registrati, i suoni ottenuti venivano perfezionati attraverso l'utilizzo di apparecchiature stereofoniche.[1] A differenza della maggior parte delle altre correnti di musica contemporanea, la musica concreta non fa affidamento su notazioni preliminari e non è sempre basata sullo strutturalismo "postweberniano".
I suoni possono provenire dalle fonti più varie della realtà acustica (rumori, strumenti tradizionali, voci e molti altri)[1] e in gran parte dei casi vengono captati con un microfono, che non ne tralascia la risonanza ottenuta, in un dato punto dello spazio.
A differenza della musica elettronica "pura" nata in Germania, la musica concreta non è basata su sonorità ottenute direttamente da frequenze elettroniche.
Fra gli anticipatori della musica concreta sono spesso citati i compositori futuristi italiani. Il loro manifesto L'arte dei rumori' (scritto da Luigi Russolo nel 1913) associava il concetto di musica a quello di rumore, una definizione che la musica concreta riconosceva. La stessa musica dei futuristi italiani anticipava, anche grazie agli intonarumori di loro invenzione, le sonorità della musica concreta (non è tuttavia certo che ispirarono il movimento di Schaeffer). Altro anticipatore fu John Cage, che, come i futuristi, fu autore di alcune composizioni basate sull'atonalità.[5][6]
Pierre Schaeffer fu ingegnere musicale all'interno degli studi della società radiotelevisiva francese (RTF). Questa attività gli permise di utilizzare il vasto archivio discografico della radio e di cominciare a fare esperimenti sul suono ed il rumore, ma soprattutto cominciò a maturare dei nuovi metodi compositivi (come dimostrarono i suoi saggi Introductrion à la musique concrète e A la recherche d'une Musique concrète).[3] Lo stesso Schaeffer fu autore, nel 1948, del primo brano di musica concreta, Étude aux chemins de fer: un breve studio sul ritmo per giradischi che riproduce i suoni provenienti da un treno in movimento (fischi, suoni di vapore, e altri). Ad esso seguirono altre composizioni non troppo diverse e sempre di breve durata quali Étude aux tourniquets, Étude au piano I (Étude violette), Étude au piano II (Étude noire), ed Étude aux casseroles (Étude pathétique). Durante questa fase, Schaeffer aveva lavorato quasi completamente da solo.
A partire dal 1949, Schaeffer iniziò una collaborazione con Pierre Henry che fruttò composizioni più lunghe, ambiziose (e, a detta di molti, più mature) quali la Symphonie pour un homme seul. Iniziata nel 1949 e terminata l'anno seguente, (sebbene sia stata oggetto di più revisioni) essa è un altro esempio di musica concreta in cui suoni strumentali si mescolano a suoni presi dalla vita quotidiana di un uomo (respiri, passi, fischi, porte che sbattono ecc.) La musica concreta di questo periodo è poco o per nulla strutturata e meno "rigida" di quella che seguirà.
Nel 1951, in seguito all'introduzione di nuove apparecchiature, Schaeffer, Henry e il fisico Andrè Moles fondarono il Gruppo di ricerca di musica concreta (futuro Gruppo di ricerche musicali) che era finanziato dallo studio parigino RTF, e fu il primo studio costruito per comporre musica elettronica.
« Noi abbiamo chiamato la nostra musica concreta, poiché essa è costituita da elementi preesistenti, presi in prestito da un qualsiasi materiale sonoro, sia rumore o musica tradizionale.
Questi elementi sono poi composti in modo sperimentale mediante una costruzione diretta che tende a realizzare una volontà di composizione senza l'aiuto, divenuto impossibile, di una notazione musicale tradizionale. »
Fra i nuovi macchinari erano inclusi magnetofoni e quattro apparecchiature speciali: la prima controllava i suoni nello spazio esecutivo, la seconda era un registratore in grado di riprodurre riverberazioni, mentre le ultime due permettevano di variare la velocità di riproduzione del nastro e di "trasporre il materiale registrato su ventiquattro altezze" (esse erano nominate rispettivamente pupitre de relief spatial, il morphophone, e le phonogènes). I magnetofoni, che da ora rimpiazzarono il giradischi, permetterono al compositore di suddividere i suoni in più parti al fine di adoperare solo quelli necessari alla composizione.
Nello stesso periodo, che vide anche emergere altri studi di musica elettronica, altri musicisti iniziarono a comporre seguendo la stessa filosofia. Fra essi Karlheinz Stockhausen, che realizzò nel 1955 la prima composizione di musica concreta a presentare sonorità provenienti da segnali generati elettricamente: Gesang der Jünglinge im Feuerofen, mentre Desert (1954), una composizione di Edgar Varèse per per fiati e percussione, viene considerata il primo capolavoro di questo metodo compositivo.[3]
In seguito all'uscita di Henry dal GRMC, che decise di fondare lo Studio Apsome nel 1958, Schaeffer intraprese, ispirandosi a Varèse, un percorso di ricerca molto più rigoroso e meno "empirista" di quello dei suoi primi lavori.[3] Da questo momento, i membri della "scuola" francese si concentrarono maggiormente sull'analisi dei suoni registrati e iniziarono a comporre una musica realizzata da suoni "presi così come vengono percepiti". Di questa fase, caratterizzata da composizioni più astratte rispetto a quelle degli esordi, si ricordano il lunghissimo Traitè des objets musicaux, terminato nel 1966 (ma iniziato quindici anni prima) e registrato da Schaeffer con musicisti quali Abraham Moles, Jacques Poullin più altri ricercatori.[3] A differenza di Schaeffer, Henry proseguì gli ideali originari della musica concreta "spontanea" degli esordi.[3]
L'esperienza della musica concreta si poté considerare conclusa a partire dai primi anni sessanta, periodo in cui i compositori, interessati ad approfondire l'analisi dei suoni con nuovi mezzi, iniziarono ad adoperare apparecchiature quali sintetizzatori e computer. Questo fenomeno ebbe quale principale conseguenza quella di annettere il concetto di musica concreta a quello più generale di musica elettronica.
Nei suoi studi, ed in particolar modo nel Traitè des objets musicaux, Schaeffer identifica la possibilità di cogliere, all'interno delle varietà del “paesaggio sonoro” che ci circonda, diversi “oggetti sonori”. Grande attenzione va posta però a non confondere l'oggetto sonoro con il corpo sonoro che lo ha prodotto, dal momento che ogni singolo corpo sonoro “può produrre una quantità disparata di oggetti sonori, la cui varietà non può essere ricondotta alla loro origine comune”. Egli inoltre elabora un sistema generale per la classificazione fisica degli oggetti sonori, interessandosi non all'ambito acustico quanto a quello psicoacustico, chiamando questa operazione Solfège des objects musicaux. La presenza dell'oggetto sonoro pone infatti l'ascoltatore di fronte a due diversi aspetti: l'aspetto fisico e l'aspetto psicologico che mette in risalto l'ascolto indiretto di suoni che non avrebbero mai colpito la nostra attenzione durante “l'esecuzione” dal vivo.
Con questo concetto, egli contrappone il nuovo modo di comporre, concreto appunto, a quello astratto della musica strumentale. "Il nostro grande scopo è quello di far saltare le scogliere di marmo dell'orchestrazione occidentale, di presentare nuove possibilità di composizione".
Il processo di creazione della composizione musicale è in questo caso inteso come atto compositivo tecnologico dove l'esecuzione viene stravolta eliminando la presenza fisica dell'esecutore. In questo modo inoltre Schaeffer attribuisce all'aggettivo “acusmatico” la distanza che separa un suono dalla sua fonte, anche se questa separazione è da considerarsi un fatto mentale più che fisico in quanto l'altoparlante stesso rappresenta una fonte sonora.
Energia per il corpo-scienze motorie
Le riserve maggiori di energia utilizzate dal corpo sono costituite dai grassi e dai carboidrati.
Nel compiere lavoro, il nostro corpo, si comporta come una macchina, il cui rendimento, , è dato da:
Anche per i singoli organi si parla di rendimento: i reni hanno un rendimento molto basso, circa l'1%; i muscoli, e tra questi il cuore, un rendimento che può arrivare al 30%. Il rendimento dell'intero corpo è contenuto tra questi estremi.
Metabolismo basale
Anche a riposo il corpo consuma energia; questa serve fra l'altro per il funzionamento degli organi (attività cardiocircolatoria, respiratoria, etc.) e per le attività di termoregolazione (scaldare il corpo in modo da mantenerlo ad una temperatura di poco meno di 37 °C). Si tratta del cosiddetto metabolismo basale, cioè di quel complesso di fenomeni fisici ed energetici e di trasformazioni chimiche che avvengono all'interno delle cellule e provvedono alla conservazione ed al rinnovamento della materia vivente.
Il consumo di energia del corpo umano in condizioni di base, cioè in condizioni di completo riposo fisico e psichico, a temperatura ambiente, in un individuo di media corporatura è di circa 1800 K cal giornaliere; per mantenere invariato il peso corporeo, questa energia va rifornita con gli alimenti . Il tasso di consumo energetico alle condizioni di base è di circa 90 W, cioè quanto quello di una lampadina elettrica della stessa potenza.