ShadowRocket227
Habilis
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Concetti Chiave

  • La strage del Vajont avvenne il 9 ottobre 1963 quando 115 milioni di metri cubi d'acqua fuoriuscirono dalla diga, devastando la valle sottostante e causando 1910 morti.
  • Il disastro fu causato da una frana preesistente sul monte Toc, trascurata nonostante i ripetuti avvertimenti di geologi sull'instabilità della montagna.
  • La diga fu costruita ignorando i rischi, e il crollo del terreno fece sì che l'acqua si muovesse a 110 km/h, causando devastazione e un'onda d'urto simile a una bomba nucleare.
  • Le aziende coinvolte, ENEL e SADE, ignorarono gli avvisi geologici per motivi economici, portando a un evento evitabile che ha danneggiato gravemente l'ambiente e la vita umana.
  • La tragedia sottolinea l'importanza di valutare criticamente le decisioni aziendali che privilegiano il profitto a scapito della sicurezza e dell'etica.

Indice

  1. Tema sulla strage del Vajont
  2. Cosa è successo
  3. Riflessioni etiche
  4. Conclusione

Tema sulla strage del Vajont

La strage del Vajont è stato uno dei più terribili avvenimenti della storia italiana, verificatosi il 9 Ottobre 1963, vicino ai paesi di Casso e di Erto, tra le province di Udine e Belluno.

La strage è consistita nella fuoriuscita involontaria di 115 milioni di metri cubi di acqua dalla diga del Vajont, che hanno devastato la valle (e i paesi) sottostante, causando 1910 morti.

Si parla di strage e non di disastro naturale proprio perché era un fenomeno evitabile, come spiegherò successivamente, sotto vari aspetti.

Oltre la conseguenza più evidente del disastro idrico, la questione del Vajont fa capire anche i metodi veramente scorretti e amorali usati dalla ENEL e dalla SADE, le enti principali che si occupavano degli impianti energetici di quel tipo allora (come sappiamo, l’ENEL esiste tuttora, mentre la SADE no).

Illustrerò innanzitutto dal punto di vista fisico e dei fatti avvenuti la catastrofe naturale, e poi riassumerò la storia della diga.

Cosa è successo

Riassumendo brevemente, poiché si trattava di un diga posta su una valle a “V”, vi erano appunto due montagne, una da un lato e una da un altro. Una di queste due montagne, il monte Toc, era stato studiato da un geologo, Leopold Müller, che aveva diagnosticato la possibilità di frana.

Stessa cosa era stata dichiarata da un altro geologo, Edoardo del Piaz, figlio di Giorgio del Piaz, geologo incaricato dalla SADE di studiare il posto.

La causa era ancora più articolata di ciò che avevano rilevato i due geologi: si trattava di una paleofrana.

Si trattava quindi di un accumulo molto antico di materiale all’interno della montagna, poco sotto lo strato superficiale, che si era compattato, ma che se veniva indebolito con della pressione o indebolendo il terreno (entrambe le cose venivano fatte dall’acqua della diga) sarebbe ineluttabilmente franato.

Poiché le autorità aziendali ignorarono la cosa, la diga si fece, finché il terreno non resse più e frano all’interno della diga.

La massa fece fuoriuscire l’acqua dal bacino artificiale, muovendosi ad una velocità di 30 metri al secondo (ossia circa 110 Km orari).

La massa d’acqua si riversò trasportando con sé una ingente quantità di detriti solidi verso il paese di Longarone, devastandolo.

Sebbene questo sia il paese più colpito, bisogna far notare che l’acqua ha causato danni folli all’intera valle, che era comunque un luogo naturale di montagna incantevole.

Per far capire quanto fosse potente l’onda d’acqua, bisogna considerare innanzitutto che causò uno spostamento d’aria tale da abbattere alberi e (dettaglio orripilante) danneggiare in maniera totale la pelle di chi non era al riparo.

L’onda d’urto di quando l’acqua si è schiantata sugli edifici e stata, per usare un usatissimo paragone, circa due volte più potente di quella causata dalla bomba di Hiroshima.

Riflessioni etiche

La Sade e la Enel hanno completamente ignorato gli avvisi di due importanti geologi che indicavano che il luogo era inadatto, hanno pensato per tutto il tempo solo a i soldi a scapito anche dei cittadini, molti dei quali si sono visti sfrattati dalle loro case per far costruire la diga. La cosa più triste è che l'ENEL ha accettato di fornire risarcimenti ai sopravvissuti solo molto tempo dopo (la SADE era già sciolta), per di più facendo vari rilanci per risparmiare.

La vicenda sarebbe a mio avviso grave anche se non ci fosse stata neanche una vittima e non ci fosse stato neanche un metro di terreno danneggiato, poiché è impensabile dover avere come principali fornitori di energia enti governati da persone così poco umane e oneste, dato che ENEL e SADE in0 quel momento pensavano davvero solo al denaro (sperando che non sia così anche oggi), e al di là della strage ha di sicuro inquinato è danneggiato l’ambiente anche in altri casi.

Non ci sono molte soluzioni possibili, bisogna solo dirsi che stiamo implicitamente dando loro il nostro assenso e che gli critichiamo solo appena ci rendiamo conto che hanno causato la morte di qualcuno, ma i motivi per cui poter criticare queste persone sono vari e di ogni tipo.

Conclusione

Spero che il mio scritto abbia dato una buona idea soprattutto dal punto di vista della narrazione oggettiva dei fatti avvenuti, perché tengo molto alla coerenza e alla chiarezza espositiva. E spero ovviamente aver fatto una riflessione apprezzabile e intelligente.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stata la causa principale della strage del Vajont?
  2. La causa principale è stata una frana dal monte Toc, che ha provocato la fuoriuscita di 115 milioni di metri cubi d'acqua dalla diga del Vajont, devastando la valle sottostante.

  3. Perché la strage del Vajont è considerata evitabile?
  4. È considerata evitabile perché le autorità ignorarono gli avvisi di geologi che avevano diagnosticato la possibilità di frana, scegliendo di costruire la diga nonostante i rischi.

  5. Quali sono state le conseguenze immediate della fuoriuscita d'acqua?
  6. L'acqua si è riversata a una velocità di 30 metri al secondo, devastando il paese di Longarone e causando danni enormi all'intera valle, con un'onda d'urto paragonabile a quella di una bomba atomica.

  7. Come hanno reagito le aziende coinvolte, SADE e ENEL, dopo la tragedia?
  8. La SADE si era già sciolta, mentre l'ENEL ha accettato di fornire risarcimenti ai sopravvissuti solo molto tempo dopo, cercando di risparmiare attraverso vari rilanci.

  9. Quali riflessioni etiche emergono dalla vicenda del Vajont?
  10. La vicenda solleva questioni etiche riguardo alla negligenza delle aziende che hanno ignorato i rischi per profitto, mettendo in pericolo vite umane e l'ambiente, e solleva dubbi sulla moralità dei fornitori di energia.

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