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Sintesi
Tema sulla guerra


“Ho solo bisogno di un migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative” con queste parole annunciate da Mussolini all’intera popolazione, il 10 giugno 1940, l’Italia entrò nella guerra più devastante che avesse mai affrontato.
Lo studio della storia di quest’anno mi ha permesso di avvicinarmi proprio alla conoscenza di due conflitti mondiali che si sono svolti, infatti, con novità tragiche rispetto alle guerre del passato.
Elementi di novità della prima e della seconda guerra mondiale sono stati le grandi alleanze che hanno messo in movimento milioni di soldati, le nuove armi più potenti e micidiali che hanno colpito non solo i militari al fronte, ma anche i civili nelle città, la durata interminabile dei due conflitti che hanno ridotto in miseri il mondo intero.
Ci sono stati aspetti che mi hanno particolarmente colpito: nella prima guerra mondiale la logorante guerra di trincea, nella seconda la Shoà.
La Shoà: con questo termine si intende lo sterminio di un intero popolo; ben 6 milioni di ebrei uccisi in quella che veniva definita “la soluzione finale”.
Come può un uomo arrivare a nutrire un tale odio verso un proprio simile? Ma questo purtroppo è stato.
Le leggi razziali in un primo momento emarginarono gli ebrei dalla società civile, caricati poi in massa in vagoni piombati inconsapevoli verso un tragico destino di lavoro e di morte.
Una volta dei lager avveniva la totale spersonalizzazione dell’individuo marchiato come una bestia con un numero che da quel momento in poi avrebbe sostituito il proprio nome. La vita nei campi trascorreva tra stenti, umiliazione, paura di essere ogni giorno ucciso. Proprio Levi, deportato nei campi di concentramento, nella poesia “Se questo è un uomo” afferma che si moriva per “un sì o per un no”. E infine l’atrocità della morte nelle camere a gas o nei forni crematori.
L’aspetto più terribile di questa pagina di storia che tanto orrore possa essere nato dalla mente di un solo uomo che è riuscito a trascinare, nel suo folle disegno, un intero popolo.
Un altro grande poeta italiano ha raccontato nei suoi versi la Seconda guerra mondiale: è Salvatore Quasimodo.
L’uomo del suo tempo è lo stesso uomo feroce della preistoria e il sangue versato nell’ultima guerra è lo stesso sangue che versò Abele ucciso dal fratello Caino.
E nella poesia “Alle fronde dei salici” descrive con crudezza i morti abbandonati nelle piazze, il pianto dei bambini, l’urlo delle madri di fronte ai corpi straziati dei figli.
Questa poesia è stata scritta nel momento più tragico della Seconda guerra mondiale, quando in Italia, dopo l’armistizio, la guerra civile, tedeschi (Alleati o nemici?) e fascisti contro l’esercito di Liberazione.
E ora vorrei parlare della Prima guerra mondiale che si è caratterizzata per la guerra di trincea. Ma che cos’era una trincea? Una fossa, una buca scavata nel terreno in cui i soldati trascorrevano le loro giornate nella logorante attesa di un attacco nemico o di un assalto alla baionetta.
I soldati vivevano in condizioni prive di igiene, senza potersi mai cambiare né cambiare, esposti al caldo, al freddo, alla pioggia, al vento e al bombardamento dell’artiglieria avversaria. La trincea logorava il fisico e il morale degli uomini. Testimonianza della vita in trincea è nella poesia di Giuseppe Ungaretti. I soldati sono per il poeta, come le fragili foglie d’autunno che, a un minimo soffio, di vento si staccano. Ma quanto più è vicino il pericolo della morte, tanto più forte e prepotente è l’attaccamento alla vita.
E’ quanto ci dice nella poesia “Veglia”: il poeta trascorre la notte accanto al corpo di un compagno massacrato, ma solo a motivo di tanto orrore non si è mai sentito tanto attaccato alla vita e scrive poesie piene d’amore.
Dal secondo conflitto mondiale sono passati oltre sessantacinque anni, ma purtroppo nel mondo le guerre ancora si combattono. Sono cambiate le situazioni, sono conflitti combattuti tra due etnie, due Nazioni, due regioni, ma portano sempre a distruzioni, profughi uccisi e civili. Oggi i conflitti in alcune zone dell’Africa, per la conquista delle materie prime e risorse del sottosuolo, in Medio Oriente per il petrolio. Le parole di Quasimodo ancora oggi sono valide.
Estratto del documento

L’aspetto più terribile di questa pagina di storia che tanto orrore

possa essere nato dalla mente di un solo uomo che è riuscito a

trascinare, nel suo folle disegno, un intero popolo.

Un altro grande poeta italiano ha raccontato nei suoi versi la

seconda guerra mondiale: è Salvatore Quasimodo.

L’uomo del suo tempo è lo stesso uomo feroce della preistoria e il

sangue versato nell’ultima guerra è lo stesso sangue che versò

Abele ucciso dal fratello Caino.

E nella poesia “Alle fronde dei salici” descrive con crudezza i morti

abbandonati nelle piazze, il pianto dei bambini, l’urlo delle madri di

fronte dei corpi straziati dei figli.

Questa poesia è stata scritta nel momento più tragico della seconda

guerra mondiale, quando in Italia, dopo l’armistizio, la guerra civile,

tedeschi (Alleati o nemici?) e fascisti contro l’esercito di Liberazione.

E ora vorrei parlare della prima guerra mondiale che si è

caratterizzata per la guerra di trincea. Ma che cos’era una trincea?

Una fossa, una buca scavata nel terreno in cui i soldati

trascorrevano le loro giornate nella logorante attesa di un attacco

nemico o di un assalto alla baionetta.

I soldati vivevano in condizioni prive di igiene, senza potersi mai

cambiare né cambiare, esposti al caldo, al freddo, alla pioggia, al

vento e al bombardamento dell’artiglieria avversaria.

La trincea logorava il fisico e il morale degli uomini.

Testimonianza della vita in trincea è nella poesia di Giuseppe

Ungaretti.

I soldato sono per il poeta, come le fragili foglie d’autunno che, a un

minimo soffio di vento si staccano.

Ma quanto più è vicino il pericolo della morte, tanto più forte e

prepotente è l’attaccamento alla vita.

E’ quanto ci dice nella poesia “Veglia”: il poeta trascorre la notte

accanto al corpo di un compagno massacrato ma solo a motivo di

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