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Concetti Chiave

  • La solitudine è vista come un problema sociale moderno, associata a isolamento e mancanza di supporto emotivo e psicologico.
  • Esistono diverse forme di solitudine: anziani abbandonati, giovani incompresi, donne relegate a ruoli tradizionali e lavoratori esclusi.
  • La vita urbana e la competitività moderna limitano i contatti sociali, rendendo la solitudine un fenomeno diffuso ma spesso non riconosciuto.
  • La solitudine non è solo negativa; può essere una preziosa opportunità per lo sviluppo personale, la creatività e l'introspezione.
  • Essere capaci di stare soli è importante per la crescita psicologica e l'autenticità, mentre l'incapacità di farlo può indicare malessere interiore.

La solitudine
La stragrande maggioranza degli scienziati sociali considera la solitudine un tipico inconveniente delle società contemporanee, una disfunzione da correggere, un morbo da debellare. La solitudine
significa isolamento, mancanza di affetti e di sostegno concreto e psicologico, disadattamento, magari insufficiente acquisizione delle abilità sociali. Una condizione inadatta all'uomo, che, come diceva
Aristotele, è un "animale sociale".Ci presentano le loro statistiche in cui correlano la solitudine alla cattiva salute, alla depressione, al suicidio.A loro modo hanno ragione.

Esiste, oggigiorno, una solitudine subìta. E' quella dell'anziano abbandonato, che non ha le risorse economiche o psicologiche per farcela da solo, che non ha più progetti,
che è d'intralcio all'edonismo e al produttivismo familiari. E' quella del giovane che non trova ascolto all'interno della famiglia e che non riesce ad adeguarsi al conformismo del gruppo dei pari, o che deve
misurarsi con istituzioni obsolete e con prospettive per il futuro almeno incerte. tema svolto di italiano sulla solitudineE' quella della donna, relegata magari in casa in un ruolo che non riconosce come proprio, prigioniera di pregiudizi e di
consuetudini ormai estranee al suo modo di sentire.
Può essere quella del lavoratore estromesso precocemente dal mondo produttivo, governato dalle sue ferree leggi, che non trova la solidarietà dei coetanei, che non si sente capito o che magari si
colpevolizza ingiustamente.E' senz'altro quella che riguarda, almeno qualche volta nel corso dell'esistenza ciascuno di noi: ci capita di
ritirarci sdegnati e confusi nella solitudine perchè a disagio in un mondo che corre velocissimo, incapaci di tener dietro a tutti i cambiamenti, le scadenze, le ideologie, i valori e le norme che si accavallano vorticosamente.Certo le città moderne, concepite ormai soltanto per incanalare il traffico automobilistico e il convulso stile di vita contemporaneo non facilitano i contatti sociali. Le comunità, dove sperimentare la solidarietà sono, purtroppo, soltanto un'utopia sociologica. Lo sviluppo economico sembra aver selezionato un tipo d'uomo la cui psicologia ruota attorno alla propria ristretta cerchia familiare e al proprio tornaconto. La competitività, che non ammette respiro, non favorisce le occasioni conviviali di incontro, di dialogo, di festa. In una società in cui nessuno è veramente arrivato, non c'è tempo da dedicare all'amicizia e alle stare insieme.La solitudine è, dunque, sì patologia, ma sarebbe un errore considerarla soltanto sotto questo aspetto. Esiste anche il rovescio (in questo caso il dritto!)
della medaglia. La solitudine può essere anche una meravigliosa opportunità di sviluppo e di benessere interiori. Un'occasione preziosa da sfruttare. Una condizione cercata anzichè subìta.A parte le
differenze temperamentali fra gli individui, per cui ci sarà sempre chi desidera una vita piena di contatti e chi un'esistenza più raccolta, difficilmente alcune attività umane potranno svolgersi al meglio e con
soddisfazione senza il verificarsi della solitudine.Non esiste creatività artistica senza concentrazione e isolamento. Lo scrittore, il pittore, il pensatore, il compositore abbisognano nel loro lavoro di
grande raccoglimento. Ma forse tutte le attività umane, che impegnano attivamente le nostre facoltà, necessitano di solitudine, fossero pure il giardinaggio o l'alpinismo. Lo studio, la riflessione, l'introspezione, la lettura vengono meglio se ci isoliamo dalla "pazza
folla".L'incapacità di stare almeno qualche ora della giornata da soli, la dipendenza dalla presenza degli altri, può essere, quella sì, la spia di qualche malessere interiore, di qualche inadeguatezza personale.Sono gli stessi psicologi, che sottolineano come l'acquisizione stessa della maturità psicologica, l'autorealizzazione personale, l'autenticità ci spingano con forza , in più di un'occasione nel corso dell'esistenza, a starcene, almeno per per qualche tempo, da soli.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la visione comune degli scienziati sociali sulla solitudine nelle società contemporanee?
  2. La solitudine è vista come un inconveniente, una disfunzione da correggere e un morbo da debellare, associata a isolamento, mancanza di affetti e disadattamento.

  3. Quali sono le diverse forme di solitudine subìta menzionate nel testo?
  4. La solitudine subìta include quella degli anziani abbandonati, dei giovani inascoltati, delle donne relegate in ruoli non riconosciuti, e dei lavoratori estromessi dal mondo produttivo.

  5. In che modo le città moderne contribuiscono alla solitudine?
  6. Le città moderne, progettate per il traffico e lo stile di vita convulso, non facilitano i contatti sociali, rendendo le comunità solidali un'utopia sociologica.

  7. Qual è l'aspetto positivo della solitudine secondo il testo?
  8. La solitudine può essere un'opportunità di sviluppo e benessere interiore, una condizione cercata per la creatività e la riflessione personale.

  9. Perché la solitudine è importante per alcune attività umane?
  10. La solitudine è essenziale per la concentrazione e l'isolamento necessari in attività creative come la scrittura, la pittura e la riflessione, migliorando l'efficacia e la soddisfazione personale.

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