Cicerone97
Sapiens
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Concetti Chiave

  • Boccaccio utilizza la peste come cornice storica nel "Decameron", ispirandosi all'epidemia del 1348 a Firenze.
  • Nella sua opera, la peste è vista come un castigo divino e un mezzo di purificazione per la rinascita sociale e morale.
  • I 10 giovani protagonisti rappresentano la rinascita, allontanandosi dalla città per sfuggire alla malattia e iniziare una nuova vita.
  • Manzoni descrive la peste del 1600 come un casus per il ritorno di Renzo a Milano, con un evidente focus sulla Provvidenza divina.
  • La peste in Manzoni non è terrificante, ma sottolinea il potere divino che supera quello terreno, come nel caso di Don Rodrigo.

La PESTE in Boccaccio e Manzoni

Il tema della peste è utilizzato in numerose opere di molteplici autori, in particolare due grandi maestri della letteratura italiana ne hanno fatto ricorso: Boccaccio e Manzoni. Giovanni Boccaccio dà alla peste un’importante funzione: quella di cornice storica della narrazione, che permette di elevare il livello della sua opera da normale raccolta di novelle a “canzoniere”. Egli si ispira, infatti, al vero avvenimento storico del 1348, quando un’enorme epidemia di peste bubbonica flagellò Firenze per diversi anni: ed è nella descrizione dell’avvenimento che traspare la grandezza dell’autore.
Essa comincia nella trattazione dei sintomi, quali i bubboni, gonfiori della pelle e perdite di sangue. Quindi si concentra sulla reazione della società, sulle cure popolari dettate dalla superstizione a causa dell’incapacità dei medici. Tramite l’inserimento di alcuni particolari, si comprende come la pestilenza sia stata intesa come un castigo divino, a causa del comportamento insolente delle persone. La peste è una via di purificazione, ma per arrivare alla luce bisogna attraversare l’ombra, e così la peste è il sommo decadimento della vita in tutti i suoi aspetti, da quello materiale a quello dei valori: vediamo infatti come i familiari per la paura del contagio abbandonano i loro cari alla morte, i servi assetati di denaro che speculano sui padroni in fin di vita, ed altre scene raccapriccianti che rendono chiaro quale sia il prezzo per la rinascita. Sono questi quindi i ruoli attribuiti da Boccaccio alla peste: un castigo divino, ma soprattutto il prezzo per una necessaria rinascita della società e dei suoi valori, andati persi col passare del tempo. La rinascita è poi rappresentata dai 10 giovani che si allontanano dalla città per fuggire dalla malattia ricominciando una nuova vita.
Se in Boccaccio vediamo la peste con tratti che farebbero pensare al cristianesimo, ma comunque in un’ottica moderata, tutt’altro traspare nella descrizione della peste di Manzoni. Egli nei capitoli XXXI e XXXII fa riferimento ad un altro avvenimento storico, la pestilenza del 1600. Essa, pur non avendo il ruolo di cornice del racconto, ha un’altra funzione importante: deve rappresentare il casus per cui Renzo torni a Milano e sposi Lucia. Essa nella descrizione non ha nulla di orrido, spasmodico e terrificante come quella di Boccaccio, ma serve per mettere in risalto il castigo divino, e come per quanto un uomo possa avere un potere terreno non è nulla in confronto a quello divino: ne è un esempio Don Rodrigo, il quale, potente signorotto, viene velocemente piegato dalla peste. Manzoni vede la sua opera in un alone chiaramente cristiano, mettendo in risalto il ruolo della Provvidenza: essa, dopo aver mandato il flagello per punire i malvagi, lo rimuove con una divina pioggia che elimina il contagio.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo della peste nell'opera di Boccaccio?
  2. Boccaccio utilizza la peste come cornice storica per elevare la sua raccolta di novelle a un "canzoniere", rappresentando la pestilenza come un castigo divino e un mezzo di purificazione per la rinascita della società e dei suoi valori.

  3. Come viene descritta la peste da Manzoni nei suoi capitoli?
  4. Manzoni descrive la peste come un casus per il ritorno di Renzo a Milano e il suo matrimonio con Lucia, evidenziando il castigo divino e il potere della Provvidenza, senza l'orrore e il terrore presenti nella descrizione di Boccaccio.

  5. In che modo Boccaccio e Manzoni differiscono nella rappresentazione della peste?
  6. Boccaccio vede la peste come un castigo divino e un mezzo di rinascita, mentre Manzoni la utilizza per sottolineare il potere della Provvidenza e il castigo divino, con un approccio chiaramente cristiano.

  7. Qual è l'importanza della Provvidenza nell'opera di Manzoni?
  8. La Provvidenza è centrale nell'opera di Manzoni, poiché invia la peste per punire i malvagi e poi la rimuove con una pioggia divina, dimostrando che il potere divino supera quello terreno.

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