Concetti Chiave
- I giovani da sempre cercano di distinguersi, ribellandosi agli schemi sociali per cercare libertà e felicità.
- Esistono diverse strategie di ribellione giovanile: regressione, trasgressione e visione di un futuro pacifico.
- Dagli anni Cinquanta, i giovani hanno sfidato le norme sociali attraverso proteste, moda e cultura musicale.
- La cultura giovanile è stata influenzata da icone musicali e movimenti come la Beat Generation.
- Con l'avvento della tecnologia e dei social media, l'interazione giovanile è diventata più passiva rispetto al passato.
Da che mondo è mondo i giovani si sono sempre voluti distinguere nella società, naturalmente in modi diversi, ma sempre con un obiettivo comune: liberarsi dagli schemi sociali, capire e superare i limiti e guardare oltre.
Ma in che modo i giovani affrontano il periodo chiamato “gioventù”? In che modo essi si ribellano, si distinguono e si fanno sentire?
Cosa accomuna, ad esempio, James Dean e i pacifisti? Da una parte l’attore che viene ricordato come un seguace della filosofia del “carpe diem” e spesso come la quintessenza stessa della gioventù statunitense; dall’altra i diffusori dello slogan “Pace e Amore”.
La cosa che accomuna ogni giovane dagli anni Cinquanta a ora e per sempre è la voglia e la necessità di libertà. Libertà in ogni sua forma, quella scolastica che si manifesta con proteste come quella storica del maggio 1968 che vede una Parigi in rivolta contro la società chiusa e tradizionale. Quella di vestirsi, che vede come protagonista una donna, la stilista inglese Mary Quant, che facendo indossare a una parrucchiera di 17 anni la minigonna da lei inventata, sconvolge gli schemi di una società abituata al pudore delle gonne sotto il ginocchio delle signore. Questi sono i metodi sani per conquistare la libertà, stravolgere qualcosa con coraggio, determinazione e soprattutto intelligenza.
Con questi metodi si cerca di superare i propri limiti mentali, purtroppo però i giovani sin dagli anni Cinquanta cercano di attuare questo superamento attraverso l’uso di stupefacenti e alcool. Queste sostanze permettono di evadere dalla realtà e dai problemi che ci circondano, fanno sentire potenti, invincibili e in grado di affrontare qualsiasi cosa.
Questi stili di vita, i metodi di approcciarsi con la società sono frutto di una cultura che si è diffusa attraverso i più disparati mezzi di comunicazione e soprattutto la cultura inglese ha divulgato mode e modelli da seguire, infatti, lo storico e scrittore britannico Hobsbawn la definisce “raccordo tra America ed Europa, per una specie di osmosi spontanea”.
A mio parere il mezzo più efficace di trasmissione della cultura è stato la radio e di conseguenza la musica. Possiamo citare i più famosi simboli della cultura musicale quali i Nirvana che, con il loro inno “Smells like teen spirit”, sono stati e sono ancora oggi per molti lo sono ancora l’icona del movimento giovanile; Jim Morrison, leader carismatico dei The Doors, considerato una delle figure con maggior potere seduttivo nella storia della musica e paragonato a Dioniso, divinità del delirio e della liberazione dei sensi. Elvis Presley, cantante e chitarrista che ha influenzato ogni cantante rock ed era soprannominato “The King”, i Beatles, rockband di Liverpool ritenuta un mezzo di comunicazione di massa mondiale e considerata una tra le maggiori espressioni della musica contemporanea. Per non parlare poi dei movimenti culturali formatasi, ad esempio la Beat Generation, movimento artistico, poetico e letterario che aveva come elementi centrali la sperimentazione di farmaci psicoattivi, forme alternative di sessualità, l'interesse per la religione orientale, un rifiuto del materialismo, e l'idealizzazione di modelli esuberanti.
Oggi però la “cultura giovanile” si è trasformata radicalmente, con l’avvento della tecnologia, dei social network come Facebook si è perso quell’approccio “vis à vis” che c’era una volta e che permetteva di poter fare rivoluzioni e cambiare le cose. Adesso i vecchi figli dei fiori che si riunivano nei prati con una chitarra in mano e la spensieratezza nel cuore sono stati sostituiti dalle masse di giovani che ballano ai rave party al ritmo di musica assordante e sotto uso di droga nella maggior parte dei casi. Ora si preferisce nascondersi dietro a un profilo Facebook invece di parlare direttamente, scambiarsi ideali guardandosi negli occhi. Oggi aspettiamo che le cose accadano da sole, ci lasciamo trascinare dagli eventi in maniera passiva e apatica.
Una frase di Gandhi dice "Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere", ecco iniziamo a rifletterci, le cose non accadono da sole, esse cambiano se ogni giorno noi ci impegniamo per farle cambiare.
Domande da interrogazione
- Qual è l'obiettivo comune dei giovani nel corso della storia?
- Quali sono le tre categorie di ribellione giovanile secondo lo psicologo Diego Miscioscia?
- Come si è manifestata la ricerca di libertà tra i giovani negli anni Sessanta?
- Qual è stato il ruolo della musica nella cultura giovanile?
- Come è cambiata la cultura giovanile con l'avvento della tecnologia e dei social network?
I giovani hanno sempre cercato di liberarsi dagli schemi sociali, superare i limiti e guardare oltre, con un desiderio comune di ribellione e ricerca di felicità.
Miscioscia divide la ribellione giovanile in tre categorie: regressione e fuga dalla realtà, trasgressione e provocazione, e visione di un futuro pacifico e sereno.
La ricerca di libertà si è manifestata attraverso proteste scolastiche come quella del maggio 1968 a Parigi e attraverso la moda, come l'introduzione della minigonna da parte di Mary Quant.
La musica, trasmessa principalmente attraverso la radio, è stata un mezzo efficace di trasmissione culturale, con artisti come i Nirvana, Jim Morrison, Elvis Presley e i Beatles che hanno influenzato il movimento giovanile.
La cultura giovanile si è trasformata, perdendo l'approccio diretto e visivo, sostituito da interazioni virtuali sui social network, portando a un atteggiamento più passivo e apatico verso il cambiamento.