Concetti Chiave
- Petrarca trova conforto nella solitudine, rifugiandosi nei "deserti campi" per sfuggire al tormento d'amore e proteggere il suo dolore interiore dalla vista altrui.
- Alfieri cerca la natura come luogo di pace per esprimere il suo conflitto con la società, vedendo la solitudine come un rifugio per l'uomo libero in un "vil secol".
- Dante utilizza la "selva oscura" come simbolo del peccato e della corruzione, rappresentando uno smarrimento che prelude a un percorso di purificazione verso il bene.
- Le ambientazioni naturali in Petrarca e Alfieri riflettono lo stato d'animo dei poeti, mentre per Dante la selva è un simbolo morale e spirituale.
- Le figure retoriche come la paronomasia e l'allitterazione in Dante, e gli enjambement in Petrarca e Alfieri, sottolineano i temi della solitudine e del conflitto interiore.
Dante, Petrarca e Alfieri a confronto
In seguito alla conferenza di un docente universitario, nel corso della quale sono stati letti e commentati i celebri versi della “Selva oscura” dell’inferno di Dante, del sonetto di Petrarca “Solo et pensoso” e del sonetto di Alfieri “Tacito orror di solitaria selva”, abbiamo analizzato e argomentato ciò che abbiamo appreso.
La conferenza è iniziata con la lettura dei primi due versi del sonetto “Solo et pensoso” di Petrarca (“Solo et pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi e lenti”), egli trova conforto nella solitudine per sottrarsi al tormento d’amore per Laura e per sfuggire alla vista delle “genti” che possono leggere il suo dolore interiore (“di fuor si legga com’io dentro avampi” v.8).
Entrambe le ambientazioni, anche se con motivazioni diverse (l’incapacità di Petrarca di sfuggire all’amore e la sofferenza di Alfieri per i problemi del suo secolo) sono una proiezione dello stato d’animo e corrispondono all’io del poeta, al contrario Dante utilizza la Selva come simbolo del peccato e della corruzione, infatti, egli ha lasciato la “retta via”, cioè la via del bene, e si è perso nella “selva oscura”, la via del peccato e della corruzione, che è “selvaggia” perché lontana dalla civiltà, “aspra e forte ” perché difficile da attraversare, e la descrive come non meno grave della morte (“Tant’è amara che poco è più morte” v.7) Tuttavia questo smarrimento nella selva è l’inizio della purificazione, e quindi un cammino verso il bene.
Nel componimento di Dante troviamo una paronomasia (selva selvaggia), l’allitterazione della s e il polisindeto“e….e”, questa figura la ritroviamo anche nel componimento di Petrarca con due coppie di sostantivi collegate da enjambement (monti et piagge/et fiumi et selve), vi troviamo anche coppie di aggettivi con significato analogo (solo et pensoso; tardi et lenti; aspre e selvagge), la simmetria delle strofe e un ritmo lento e regolare dei versi che Alfieri riporta nel suo componimento per sottolineare l’attacco al proprio tempo e l’orgogliosa affermazione di solitudine civile e tramite gli enjambement e le inversioni egli vuole sottolineare l’armonia che si trasforma in vera e propria asprezza.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del sonetto "Solo et pensoso" di Petrarca?
- Come Alfieri percepisce la natura nel suo sonetto "Tacito orror di solitaria selva"?
- In che modo Dante utilizza la "selva oscura" nella Divina Commedia?
- Quali figure retoriche sono comuni nei componimenti di Dante, Petrarca e Alfieri?
Il tema principale è la solitudine come rifugio dal tormento d'amore per Laura e dalla vista delle persone che potrebbero leggere il suo dolore interiore.
Alfieri percepisce la natura come un luogo di pace e rifugio dalla società, trovando una "dolce tristezza" nella solitudine della selva che rispecchia i suoi pensieri.
Dante utilizza la "selva oscura" come simbolo del peccato e della corruzione, rappresentando lo smarrimento dalla "retta via" e l'inizio di un cammino di purificazione verso il bene.
Nei componimenti si trovano paronomasie, allitterazioni, polisindeti, enjambement e inversioni, che sottolineano temi come la solitudine e l'armonia trasformata in asprezza.