Concetti Chiave
- Il concetto di "donna oggetto" è centrale, evidenziando come i media perpetuino l'immagine di donne come oggetti di desiderio piuttosto che individui completi.
- La pubblicità e la televisione spesso ritraggono le donne in ruoli stereotipati, limitandone l'identità a mogli, madri o seduttrici, senza riflettere la realtà complessa delle donne moderne.
- Nonostante i progressi legislativi e sociali verso l'uguaglianza, il corpo femminile continua a essere strumentalizzato e mercificato, impedendo un'autentica parità tra i sessi.
- L'emancipazione femminile è ancora ostacolata da rappresentazioni mediatiche che riducono la donna a un feticcio estetico, utilizzato per attrarre l'attenzione piuttosto che valorizzarne le capacità intellettuali.
- La società italiana tuttora lotta con il retaggio di un’antica sottomissione, dove il corpo femminile è utilizzato come mero accessorio, perpetuando una dinamica di potere squilibrata tra i sessi.
Indice
- La polemica sulla donna oggetto
- Rappresentazione femminile nei media
- Stereotipi e pubblicità
- Immagini femminili e sessismo
- Corpo femminile come feticcio
- Critiche internazionali e media
- Pari opportunità e disuguaglianze
- Emancipazione e lotta femminile
- Sfide dell'emancipazione moderna
- La strategia della Barbie
- Mercificazione del corpo femminile
La polemica sulla donna oggetto
La televisione riaccende la polemica sulla donna oggetto. La dittatura del corpo perfetto ha realmente convertito tutta la nostra cultura all'estetica di un cabaret di spogliarelliste? La mutandina catodica, che irrompe regolarmente nei palinsesti televisivi, evidenzia la problematicità del rapporto tra i sessi. Bèlen Rodriguez, modella argentina di singolare bellezza, calcando seminuda nel Febbraio scorso il palcoscenico del teatro Ariston di Sanremo, riaccende e infiamma la diatriba in Italia sulla donna oggetto.
Rappresentazione femminile nei media
Giornali, riviste, televisione e pubblicità rivestono una parte importante tra i fattori che danno forma all'idea di identità femminile. Ad ogni ora del giorno e della notte si è esposti a numerosi e diversi modelli di donna che i mass media propongono. Per quanto ad un primo e rapido sguardo la popolazione femminile della televisione sembri diversificata, in seguito è naturale chiedersi se quelle figure rappresentano davvero le donne della quotidianità, con le quali si interagisce in strada, nei negozi e nei luoghi di lavoro. E' giusto costatare malinconicamente che le donne che sono mostrate non sono che varianti di uno stereotipo. Nonostante i ruoli femminili nel mondo occidentale siano andati soggetti a cambiamenti notevoli negli ultimi anni, la rappresentazione della donna nei media è rimasta sostanzialmente la stessa: giovane, bella, poco vestita, euforica seduttrice e oggetto di desiderio sessuale. La donna quindi viene vista come La donna è la protagonista indiscussa nelle immagini pubblicitarie sia in televisione che sulla carta stampata e viene vista come donna oggetto.
Stereotipi e pubblicità
Sposa e nutrice, felice di essere amata dal marito in cambio di una buona cucina e di camicie ben stirate, ecco la donna della pubblicità italiana; adora la conversazione con l'amica, la cugina o la mamma, purché si parli di detergenti, di smacchiatori o di detersivi per il bucato. Ma si tratta ogni volta di dialoghi sterili ed insidiosi che lasciano trapelare un velo di angosciosa competizione. Questa è la donna con la fede al dito. Poi c'è l'altra senza fede e senza veli: è la donna dei sogni maschili ed extraconiugali, protagonista delle interruzioni dei programmi televisivi. Esuberante, sexy e sempre in forma smagliante, ostenta fieramente una condizione di subalternità rispetto all'uomo. Bella e piacente, si occupa in maniera maniacale della propria bellezza e del proprio abbigliamento.
Immagini femminili e sessismo
Tante e diverse sono le donne che ci offre il mondo della pubblicità, ma tutte con un unico denominatore comune: quello di essere oggetto. Le rappresentazioni che se ne ricavano, infatti, sono quelle di un'apparente emancipazione che impedisce un'ascesa professionale della donna in un mondo profondamente sessista, con uomini impegnati esclusivamente nell'ambito lavorativo e donne che si sobbarcano di tutte le fatiche del loro lavoro fuori e dentro la casa. Le immagini femminili che ci vengono mostrate sono quelle di donne felici di essere esclusivamente mogli e madri o di donne che, se vogliono realizzarsi fuori dall'ambiente familiare, devono sedurre il maschio.
Corpo femminile come feticcio
Qualsiasi tipo di donna la pubblicità voglia rappresentare, che sia sexy, narcisista, raffinata, acqua e sapone, casalinga o mamma, è sempre un'immagine che caratterizza la donna in quanto tale: con un volto ed un corpo "oggetto" di espressione. Quindi, nonostante la figura femminile rivesta nel mondo dei media, e più in particolare in quello della televisione, dei ruoli marginali rispetto all'uomo, la stessa cosa non si può dire per la presentazione del corpo femminile. La donna, infatti, riesce, mediante la sua fisicità, ad ottenere un'attenzione strumentale, essendo essa mero accessorio e facile espediente per richiamare l'interesse. Il corpo femminile è divenuto un feticcio e un oggetto di consumo. L'erotismo e la sensualità che la corporeità femminile emana, è svuotato di significato sia nel corpo che nel carattere, per estetizzarlo e renderlo funzionale al fine di sedurre.
Critiche internazionali e media
Il corpo esibito come oggetto decorativo è privo d'identità, oggettivato e pronto a mettersi in moto su comando. Già nel 2007, il “Financial Times”, autorevole quotidiano finanziario americano, denuncia severamente il trattamento riservato alle donne nel nostro paese. Enrico Franceschini, illustrando ed esponendo l'articolo scritto dal giornalista di New York, Adrian Michaels, ne “La Repubblica” del 15 luglio 2007, denuncia “l'uso di vallette seminude in ogni genere di programma televisivo, gli spot pubblicitari dominati da allusioni sessuali, il prevalere della donna come oggetto, destinata a stuzzicare i genitali dell'uomo, anziché il cervello.”.
Pari opportunità e disuguaglianze
Analizzando la società di oggi, malgrado si parli di “pari opportunità” e di “uguaglianza tra i sessi” con un’insolita enfasi che sembra esprimere una chiara sicurezza, ci si accorge con estrema facilità di come un compromesso definitivo non sia ancora stato raggiunto.
Sin dai lontani prodromi della civiltà umana, la profonda linea di demarcazione che separa gli uomini dalle donne all'interno delle comunità è sempre rimasta ben delineata e stabile, nonostante negli ultimi decenni si sia lavorato alacremente per tentare di rimuoverla, riuscendo tuttavia a spostarla solo di poco. Perciò, la strumentalizzazione del corpo femminile riproduce il vecchio modello di sottomissione della donna all'uomo, a testimonianza d'una volontà d'espellere le donne dallo spazio pubblico, politico e intellettuale, privandole della parola e mercificando i loro corpi negli spot televisivi. Come nel mondo dell'antica Grecia, la donna oggetto è in balia dell'autorità maschile; Euripide, nella tragedia “Medea”, edita Einaudi nel 2002, afferma: “Noi donne, fra tutti gli esseri animati e dotati di senno, siamo certo le creature più misere. Da prima con un'enorme quantità di soldi è necessario acquistarsi un marito, prendersi uno che si fa padrone del nostro corpo. […] Se poi la donna arriva in un paese nuovo con nuove leggi e costumanze, dev'essere indovina ché da prima, a casa sua, nessuno gliel'ha detto con quale sposo avrà rapporto. Metti che l'ardua impresa ci riesca e che il marito sopporti di buon grado il giogo coniugale: un'esistenza invidiabile: ché, se non succede, meglio la morte. […] Dicono che noi viviamo un'esistenza senza rischi, dentro casa, e che loro invece vanno a combattere. Errore! Accetterei di stare in campo, là, sotto le armi, per tre volte, piuttosto che figliare solo una volta.”.
Emancipazione e lotta femminile
Eppure, un grande contributo per l'emancipazione della donna è stato dato dalla “Costituzione della Repubblica Italiana” del 1948 che, per la prima volta, ha sancito come principio fondamentale dell'ordinamento democratico italiano l'uguaglianza tra l'uomo e la donna, recitando: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. [...]”
Sfide dell'emancipazione moderna
Con il trascorrere degli anni, la donna, ha parzialmente ottenuto con dure battaglie il riconoscimento del diritto di uguaglianza e con l’ingresso nel mondo del lavoro è riuscita ad ottenere anche l'autonomia economica. L'emancipazione della donna si presenta come una lotta trasversale, che implica la fine del suo sfruttamento come strumento di desiderio o come lavoratrice. Liberarsi dal ruolo di oppressa, di angelo del focolare e di macchina sessuale che le viene imposto. Tale evoluzione, fiaccata dalle campagne pubblicitarie e dalle seducenti coreografie dei programmi televisivi, deve essere parallela e simultanea al processo di liberazione dell’uomo dal ruolo di oppressore e dominatore.
La strategia della Barbie
Anche Meda, nell’articolo “La strategia della Barbie” pubblicato ne “la Repubblica delle Donne” il 24 maggio 2008, interviene sulla questione, domandando a se stessa e a tutte le donne: “È davvero gratificante fare settimane di settanta ore – quaranta in ufficio, trenta a casa – nel nome della parità e dell’indipendenza? E per cosa? Portare a casa uno stipendio i cui due terzi andranno alla baby-sitter?”.
La donna oggetto in una società che cambia
Mercificazione del corpo femminile
Il processo verificatosi in Italia, culminato con l'indimenticabile farfallina di Bèlen Rodriguez nel Teatro Ariston, può essere definito come una vera e propria mercificazione del corpo femminile, una trasformazione della sua bellezza da qualità umana a mero oggetto apprezzabile e, in alcuni casi, persino acquistabile prima ancora che conquistabile.
Proprio per questo motivo, alcuni arrivano a giustificare gli atti di violenza verso le donne e probabilmente in tutto ciò risiede anche la ragione per la quale ragazze sempre più giovani scelgono la via della prostituzione: non perché sia la via più facile, bensì perché, talmente abituate ad essere trattate come oggetti, sembrano aver assimilato la convinzione di esserlo realmente.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo della televisione nella rappresentazione della donna come oggetto?
- Come vengono rappresentate le donne nei media e nella pubblicità?
- Esiste una reale parità tra i sessi nella società odierna?
- Quali sono le conseguenze della mercificazione del corpo femminile?
- Quali sono le sfide per l'emancipazione femminile?
La televisione contribuisce alla polemica sulla donna oggetto, promuovendo un'estetica che riduce la donna a un corpo perfetto e sessualizzato, come evidenziato dalla presenza di figure come Bèlen Rodriguez.
Nei media e nella pubblicità, le donne sono spesso rappresentate come oggetti sessuali, con ruoli stereotipati che enfatizzano la bellezza fisica e la subordinazione all'uomo, limitando la loro emancipazione professionale.
Nonostante i progressi verso l'uguaglianza, la parità tra i sessi non è ancora stata raggiunta, con le donne spesso relegate a ruoli di sottomissione e oggettivazione, come evidenziato dalla strumentalizzazione del corpo femminile.
La mercificazione del corpo femminile porta a giustificare atti di violenza contro le donne e spinge alcune giovani a scegliere la prostituzione, interiorizzando l'idea di essere oggetti.
L'emancipazione femminile è ostacolata dalla rappresentazione mediatica che perpetua stereotipi sessisti, richiedendo un cambiamento parallelo nella liberazione degli uomini dai ruoli di oppressori.