Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Nel XVI secolo si assiste a un deterioramento delle condizioni di vita della popolazione, con un aumento del divario tra ricchi proprietari fondiari e classi più povere.
  • I proprietari terrieri aumentano il loro potere economico e sociale attraverso l'incremento dei canoni di locazione e la riduzione dei salari agricoli.
  • L'aumento demografico in Europa porta a una maggiore domanda di terra, aumentando il potere contrattuale dei grandi proprietari a scapito della classe contadina.
  • La strategia di aumentare le entrate tramite canoni più alti e prelievi diventa predominante, riducendo la resistenza contadina e diminuendo la produttività agricola.
  • La crescita demografica più rapida rispetto alla produzione agricola porta a una crisi economica, peggiorando le condizioni di vita nelle campagne tra XVI e XVII secolo.

Indice

  1. Polarizzazione della ricchezza nel XVI secolo
  2. Strategie dei proprietari fondiari
  3. Conseguenze dell'incremento demografico
  4. Declino della produttività agricola

Polarizzazione della ricchezza nel XVI secolo

Durante il XVI secolo, le condizioni di gran parte della popolazione, sia rurale che urbana, si deteriorano. Nello stesso tempo, il reddito e il potere dei maggiori proprietari fondiari si accrescono ovunque: il valore dei loro terreni aumenta, i canoni di locazione non fanno che aumentare, mentre i salari pagati ai lavoratori della terra diminuiscono.

In pratica, si verifica una forte polarizzazione della ricchezza e del potere per cui, se da un lato abbiamo il pauperismo e la ribellione delle classi più misere, dall’altro si ha il potenzialmente della classe nobiliare.

Strategie dei proprietari fondiari

Per un proprietario dei fondi, l’aumento del volume delle entrate poteva essere ottenuto, come del resto in tutta l’età moderna, seguendo due vie: o ampliare ed intensificare l’attività produttiva o incrementare i canoni e i prelievi.

La prima via prevedeva disboscamenti, bonifiche, miglioramenti del terreno e quindi dei grossi investimenti produttivi. I canoni d’affitto sarebbero rimasti immutati, ma la produttività dei fondi si sarebbe innalzata.

La seconda via prevedeva soltanto l’aumento degli affitti e la moltiplicazione di tutti i prelievi oltre ad un’inferiore retribuzione della manodopera.

Conseguenze dell'incremento demografico

Nel corso degli anni, la tendenza ad accrescere le entrate derivante dalla proprietà terriera tramite l’aumento della rendita e del prelievo ebbe una diffusione sempre maggiore. In tale direzione spingeva soprattutto l’incremento demografico che interessò tutta l’Europa. Occorre sottolineare che modificando il valore della terra ed accrescendo il potere dei proprietari, veniva ridotta contemporaneamente la resistenza della classe contadina. Un numero sempre maggiore di abitanti significava un maggiore bisogno di terra da coltivare e quindi un maggiore potere contrattuale da parte dei ricchi proprietari. L’aumento della popolazione significava anche aumento dell’offerta di lavoro e quindi un minore potere contrattuale da parte di coloro che erano alla ricerca di terreni da prendere in affitto o offrivano la propria capacità lavorativa. Ovviamente chi voleva aumentare il volume delle entrate sceglieva la strada che offriva meno resistenza. Prima del Cinquecento quando la popolazione era più scarsa e la terra da coltivare abbondante, era molto più redditizio estendere le colture e migliorare i fondi con il disboscamento o le bonifiche.

Successivamente, in presenza di una popolazione più numerosa e di produttività di terreni elevata, la via con minore resistenza per aumentare il reddito era il prelievo. In Oriente questa strada era quella più facile da percorrere perché le forze di resistenza ai nobili erano molto deboli.

Declino della produttività agricola

Col tempo, anche in Occidente i redditi derivati da miglioramenti produttivi cominciarono ad essere sostituiti da quelli che provenivano dall’aumento del tasso dei prelievi. In questo modo, il volume delle entrate dei proprietari più ricchi restava immutato o aumentava, mentre il tasso d’incremento della produzione agricola a poco a poco si venne a ridurre, creando così le condizioni per un periodo di crisi. Ed è quello che successe a cavallo fra il XVI e il XVII secolo. Infatti, ben presto, la crescita dei beni alimentari e delle materie prime avvenne in modo meno veloce rispetto all’incremento demografico, il che provocò, in generale, un peggioramento del livello di vita degli abitanti delle campagne.

Domande da interrogazione

  1. Quali erano le condizioni di vita della popolazione nel XVI secolo?
  2. Durante il XVI secolo, le condizioni di vita della popolazione, sia rurale che urbana, si deteriorarono, mentre il reddito e il potere dei maggiori proprietari fondiari aumentarono.

  3. Come aumentavano le entrate i proprietari terrieri nel XVI secolo?
  4. I proprietari terrieri aumentavano le entrate ampliando ed intensificando l'attività produttiva o incrementando i canoni e i prelievi.

  5. Qual era l'impatto dell'incremento demografico sulla classe contadina?
  6. L'incremento demografico riduceva la resistenza della classe contadina, aumentando il potere contrattuale dei ricchi proprietari e diminuendo quello dei lavoratori.

  7. Quali erano le conseguenze dell'aumento dei prelievi sui terreni?
  8. L'aumento dei prelievi sui terreni portava a un volume delle entrate immutato o aumentato per i proprietari, ma riduceva il tasso d'incremento della produzione agricola, creando condizioni di crisi.

  9. Cosa accadde tra il XVI e il XVII secolo a causa delle politiche terriere?
  10. Tra il XVI e il XVII secolo, la crescita dei beni alimentari e delle materie prime rallentò rispetto all'incremento demografico, peggiorando il livello di vita degli abitanti delle campagne.

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