Concetti Chiave
- L'Illuminismo cercava di centralizzare la giustizia, affrontando resistenze da parte di ceti con privilegi storici, senza però voler rivoluzionare la struttura sociale esistente.
- Le riforme illuministe miravano a ridurre i privilegi dell'Antico regime, imponendo la piena autorità dello stato e razionalizzando le risorse economiche.
- I privilegi dell'Antico regime permettevano a nobili, chiese e corporazioni di operare autonomamente, creando conflitti con lo Stato riformatore.
- Le riforme fiscali cercavano di eliminare esenzioni e privilegi, migliorare l'accertamento dei redditi e gestire la riscossione fiscale in modo più efficiente.
- La giustizia nell'Antico regime era caratterizzata da arbitrarietà e complessità, con molteplici tribunali e leggi particolari che creavano disuguaglianze.
Resistenze alle riforme
Il tentativo di creare una maggiore uniformità e di accentrare nelle mani dello stato l'esercizio della giustizia urtava contro prerogative e interessi di ceto e, quindi, suscitava accese resistenze. Insomma, portare a fondo le riforme avrebbe significato rivoluzionare la società dell'Antico regime: e questo non era né nelle intenzioni né nelle possibilità delle monarchie, che di quella società erano espressione e simbolo; in particolare, non era interessa dei sovrani abbattere la nobiltà, ceto sul quale la stessa monarchia si reggeva, ma piuttosto ridurne le autonomie e il particolarismo, utilizzandola al servizio dello stato.
Azioni riformatrici dello stato
L'azione riformatrice illuminista da parte dello Stato concerne l'imposizione a tutti i sudditi del riconoscimento della pienezza del potere centrale, il reperimento delle risorse economiche e la creazione delle strutture per l'esercizio effettivo di tale potere.
Conflitti e riforme fiscali
Questa azione riformatrice, mirando a ridurre i privilegi caratteristici dell'Antico regime (il privilegio, nell'Antico regime, era la possibilità per singoli cittadini nobili, per la chiesa, per determinate città o categorie professionali, le corporazioni, di agire in modo autonomo rispetto alle leggi o di godere di particolari vantaggi), comportava inevitabilmente conflitti con i ceti e i gruppi sociali che ne erano detentori. In campo fiscale, per esempio, occorreva razionalizzare il sistema fiscale per accrescere le entrate: ridurre le esenzioni e i privilegi, creare migliori sistemi di accertamento dei redditi, organizzare un sistema di riscossione efficiente gestito dallo stato. Un altro nodo importante era quello della giustizia, che nell'Antico regime era non solo inumana e arbitraria (pene crudeli e infamanti, processi privi di regole certe, assenza di garanzie per gli imputati), ma anche caotica: una selva di tribunali, di leggi particolari (come quelle signorili ed ecclesiastiche), di fonti giuridiche faceva sì che i sudditi fossero soggetti a giustizie diverse a seconda dell'ordine, del luogo, della posizione giuridica.
Domande da interrogazione
- Quali erano le principali resistenze alle riforme durante l'Antico regime?
- Quali erano gli obiettivi delle azioni riformatrici dello stato illuminista?
- In che modo le riforme fiscali miravano a modificare il sistema dell'Antico regime?
Le resistenze principali derivavano dalle prerogative e dagli interessi di ceto, poiché le riforme avrebbero significato una rivoluzione sociale che le monarchie, simbolo di quella società, non intendevano attuare. I sovrani miravano a ridurre le autonomie della nobiltà senza abbatterla.
Le azioni riformatrici miravano a imporre il riconoscimento del potere centrale a tutti i sudditi, reperire risorse economiche e creare strutture per l'esercizio effettivo del potere statale.
Le riforme fiscali puntavano a razionalizzare il sistema per accrescere le entrate, riducendo esenzioni e privilegi, migliorando l'accertamento dei redditi e organizzando un sistema di riscossione efficiente gestito dallo stato.