Concetti Chiave
- I fallimenti dei moti del 1821 e del 1831 portarono alla scomparsa della Carboneria, mentre le classi borghesi iniziarono a vedere l'unità nazionale come un'opportunità economica.
- Intellettuali borghesi iniziarono a promuovere l'idea di un'Italia unita, inizialmente attraverso opere letterarie e successivamente attraverso programmi politici concreti.
- Vincenzo Gioberti e Cesare Balbo furono esponenti di idee moderate, proponendo una confederazione di stati guidata rispettivamente dal Papa e dalla dinastia dei Savoia.
- Giuseppe Mazzini, leader dei rivoluzionari, credeva nell'unificazione attraverso un'azione popolare e democratica, fondando la Giovine Italia per promuovere questi ideali.
- Nonostante gli sforzi di Mazzini e Garibaldi, i tentativi rivoluzionari fallirono, rendendo più spazio agli ideali moderati e portando a una divisione tra democratici e monarchici.
Indice
La nascita dell'idea di unità nazionale
Il fallimento dei moti del 1821 e del 1831 determinarono la scomparsa della Carboneria, in quelli stessi anni, però si iniziò a formare all’interno delle classi borghesi dei commercianti e industriali il problema dell’unità nazionale, essi si resero conto che la possibilità di accumulare nuove ricchezze, dipendeva dalla costruzione di un mercato nazionale più vasto da quello dei singoli stati.
All’interno di queste classi sociali si formò una schiera di intellettuali che adottò e propagandò l’idea dell’Unità Nazionale. Inizialmente l’Unità fu trattata solo nelle opere degli scrittori o letterati, successivamente si trasferì nel terreno politico con programmi concreti per realizzare il processo unitario.Le opere di Gioberti e Balbo
Uno degli scritti di maggior successo fu quello dell’abate Vincenzo Gioberti “Del primato morale e civile degli italiani” nel quale auspicava la formazione di una confederazione di stati sotto la guida del Papa. Altrettanto successo ebbe il tratto “Le speranze d’Italia” scritto da Cesare Balbo, il quale considerava l’indipendenza più importante dell’unità d’Italia, accettava l’idea giobertiana di una confederazione di stati, ma proponeva che alla sua guida vi fosse la dinastia piemontese dei Savoia.
Le idee rivoluzionarie di Mazzini
Accanto alle idee moderate di Balbo e Gioberti, di un’unificazione progressiva e pacifica affidata alla buona volontà dei sovrani, vi erano le idee dei rivoluzionari, che vedevano l’unificazione come un’azione rivoluzionaria di tutto il popolo, che poteva realizzarsi solo mediante un coinvolgimento totale non facendo affidamento ai sovrani, che molto spesso avevano tradito le aspirazioni del popolo. Tra i rivoluzionari vi fu Giuseppe Mazzini che dedicò tutta la sua vita alla organizzazione dei movimenti rivoluzionari in Italia e in Europa. Per Mazzini la rivolta contro il dominio straniero e il contro il potere assoluto doveva avere come obiettivo la libertà di tutto il popolo; il popolo per Mazzini assumeva un ruolo di rilievo, ed era rappresentato dalla piccola borghesia, artigiani e anche i ceti medi come gli operai delle industrie e dei commerci.
La Giovine Italia e i suoi obiettivi
Nel 1831 fondò la Giovine Italia, che si diffuse rapidamente in tutta Italia raccogliendo seguaci tra le varie organizzazioni clandestine, ormai in via di estinzione. La Giovine Italia si prefissò come primo tentativo di dar vita a un moderno partito patriottico, di ispirazione democratica e repubblicana, capace di intervenire nella situazione italiana. Gli obbiettivi di Mazzini erano: l’unificazione dell’Italia, l’indipendenza e la repubblica.
I fallimenti dei tentativi rivoluzionari
I tentativi di Mazzini furono però dei fallimenti: il primo fu effettuato in Piemonte e in Liguria nel 1833, ma il moto rimase nella sua fase iniziale di propaganda; il secondo Svizzera. Un altro rivoluzionario fu Giuseppe Garibaldi, il quale seguì la spedizione a Genova dove riuscì a stento a salvarsi con la fuga, mentre il tribunale lo condannava a morte. Nel 1844 vi fu la fucilazione dei fratelli della Bandiera, durante il loro tentativo di far insorgere i contadini della Calabria. Ciò diede ampio spazio agli ideali moderati e portò al ritiro dei rivoluzionari. Nel 1840 vi erano due schieramenti: democratici (Mazzini) e moderati (favorevoli alla monarchia nazionale retta dalla monarchia costituzionale).
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze del fallimento dei moti del 1821 e del 1831?
- Quali furono le idee principali di Vincenzo Gioberti e Cesare Balbo riguardo all'unità d'Italia?
- Qual era la visione di Giuseppe Mazzini per l'unificazione italiana?
- Quali furono i risultati dei tentativi rivoluzionari di Mazzini e Garibaldi?
Il fallimento dei moti del 1821 e del 1831 portò alla scomparsa della Carboneria e all'emergere del problema dell'unità nazionale tra le classi borghesi, che cercavano un mercato nazionale più ampio per accumulare ricchezze.
Vincenzo Gioberti auspicava una confederazione di stati sotto la guida del Papa, mentre Cesare Balbo considerava l'indipendenza più importante dell'unità e proponeva la dinastia piemontese dei Savoia come guida della confederazione.
Giuseppe Mazzini vedeva l'unificazione come un'azione rivoluzionaria del popolo, con l'obiettivo di libertà e indipendenza, rappresentata dalla piccola borghesia e dai ceti medi, e fondò la Giovine Italia per promuovere un partito patriottico democratico e repubblicano.
I tentativi rivoluzionari di Mazzini, come quelli in Piemonte e Liguria nel 1833, fallirono rimanendo nella fase di propaganda. Anche Garibaldi fallì nella spedizione a Genova, e i fratelli della Bandiera furono fucilati nel 1844, portando al ritiro dei rivoluzionari e al rafforzamento degli ideali moderati.