Concetti Chiave
- Nel XIV secolo, l'agricoltura italiana diventa centrale a causa di cambiamenti demografici e la peste, che riducono la popolazione urbana e favoriscono quella rurale.
- Un'inversione migratoria porta le persone a spostarsi dalle città verso le campagne, cambiando il modello di insediamento rurale da agglomerati a dispersione.
- Una crisi coinvolge le piccole proprietà contadine e della Chiesa, mentre si affermano grandi proprietà terriere grazie a capitali derivanti da commercio e banca.
- Investimenti significativi trasformano le campagne, con la costruzione di nuove cascine e opere di irrigazione, viste dalla borghesia come opportunità di profitto.
- Le trasformazioni agricole suscitano conflitti sociali, poiché i contadini resistono alla perdita delle loro proprietà e all'influenza crescente del capitale.
Indice
Rivoluzione economica del Trecento
Dalla metà del Trecento in poi, l’economia italiana è interessata da una grande rivoluzione, nella quale l’agricoltura assume un ruolo di primissimo piano. Le tendenze che caratterizzano il periodo compreso fra l’XI e il XIV secolo sono: 1) aumento della popolazione 2) flusso migratorio dalle campagne verso le città.
Cambiamenti demografici e sociali
Con molta probabilità i due fenomeni furono maggiormente intensi nel Nord e nel Centro della penisola e molto più contenuti nell’Italia meridionale. Bisogna considerare che, fino ad allora, la tendenza demografica stava alla base della supremazia delle città sulla campagna. Queste due tendenze durarono con maggiore o minore intensità fin o alla fine del XIII. Con il Trecento, la situazione cambiò radicalmente, anche a causa della peste che ridimensionò notevolmente la situazione numerica della popolazione. Dalla fine del Trecento e per tutto il Quattrocento, la popolazione delle città non subì modifiche sostanziali, mentre quella delle campagne crebbe a vista d’occhio per i cui i rapporti si capovolsero. La campagna riprese il sopravvento e in molti casi si creò un flusso migratorio inverso, dalla città verso la campagna. Questo ribaltamento influenzò anche lo stesso tipo di popolamento delle campagne. Infatti, fino ad allora, durante il Medioevo, la popolazione rurale era solita vivere in agglomerati piuttosto ampi. Nel Trecento, soprattutto nel Nord e nel Centro, si assistette al fenomeno delle persone che preferiscono abbandonare i grossi borghi o i castelli per sparpagliarsi per le campagne.
Evoluzione della proprietà terriera
Anche il tipo di abitazione rurale subì delle modifiche rese necessarie da una diversa configurazione della proprietà, dai nuovi sistemi di conduzione e dallo sfruttamento delle terre. Occorre aggiungere che verso la metà del XIV secolo, nelle stesse zone la piccola proprietà contadina e quella della Chiesa entrarono in una fase di grave crisi. Infatti, nelle campagne cominciò a farsi strada una specie di capitalista ante litteram intento a mettere insieme delle grandi proprietà per cui la caratteristica configurazione della proprietà a mosaico tese a scomparire a favore di una configurazione più unitaria e quindi razionale a grossi blocchi unitari. Si trattava di un atteggiamento del tutto nuovo dei detentori di capitali nei confronti della terra. Infatti, fino alla metà del XIV secolo non furono mai fatti grossi investimenti nelle campagne; al massimo, il proprietario imponeva al contadino affittuario, in cambio di un canone ridotto, di apportare alcune migliorie sul fondo, ma in ogni caso si trattava sempre di interventi di modesta entità.
Investimenti e tensioni sociali
Invece, verso la metà del Trecento, dei capitali enormi, ottenuti grazie alla mercatura (come veniva chiamata allora l’attività commerciale) e alla banca, si riversarono nelle campagne. Pertanto, se fino ad allora la città considerava la campagna come una colonia da sfruttare, da ora in poi, la campagna fu vista come il miglior settore di investimento. Infatti, vennero costruite nuove cascine, intere zone furono oggetto di disboscamento, si attivarono nuove piantagioni e, su iniziativa della classe borghese, furono attuati imponenti lavori di irrigazione. Tuttavia, bisogna ricordare che i contadini non vedevano sempre di buon occhio tutte queste iniziative e soprattutto la presenza del capitale che inglobava i residui della piccola proprietà contadina. Questo spiega l’insorgere nella Pianura Padana di lotte a sfondo sociale. D’altra parte, forti di questo mutamento, alcuni gruppi rurali non intesero più sottostare all’amministrazione e alla giustizia delle città.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali tendenze demografiche in Italia tra l'XI e il XIV secolo?
- Come influenzò la peste del Trecento la popolazione urbana e rurale?
- Quali cambiamenti avvennero nella configurazione della proprietà terriera nel XIV secolo?
- Quali furono le conseguenze degli investimenti urbani nelle campagne?
- Come reagirono i contadini ai cambiamenti economici e sociali del periodo?
Le principali tendenze demografiche furono l'aumento della popolazione e il flusso migratorio dalle campagne verso le città, più intensi nel Nord e Centro Italia.
La peste ridusse notevolmente la popolazione, portando a una crescita della popolazione rurale e a un flusso migratorio inverso dalle città verso le campagne.
Si passò da una configurazione a mosaico a una più unitaria e razionale, con l'emergere di grandi proprietà grazie a capitalisti che investirono nelle campagne.
Gli investimenti portarono alla costruzione di nuove cascine, disboscamenti, nuove piantagioni e lavori di irrigazione, ma anche a tensioni sociali tra contadini e capitalisti.
I contadini spesso non vedevano di buon occhio l'ingresso del capitale nelle campagne, portando a lotte sociali, specialmente nella Pianura Padana, e a una resistenza contro l'amministrazione urbana.