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Concetti Chiave

  • La Rivoluzione industriale ha segnato il passaggio dall'artigianato e piccole industrie alla grande industria, trasformando l'economia e la società.
  • La borghesia ha guadagnato importanza economica e politica, mentre una nuova classe operaia emergeva, richiedendo migliori condizioni di vita e partecipazione politica.
  • L'industrializzazione ha portato alla nascita di partiti e associazioni per la tutela dei lavoratori e allo sviluppo di teorie come il marxismo.
  • La produzione automatizzata ha aumentato l'efficienza e abbassato i costi, con le fabbriche che diventavano centri di lavoro concentrati in aree industriali.
  • Condizioni di lavoro dure, salari bassi e sfruttamento di donne e bambini hanno portato alla formazione di sindacati per difendere i diritti dei lavoratori.

Indice

  1. L'industrializzazione e la borghesia
  2. La rivoluzione industriale e le macchine
  3. Concentrazione delle fabbriche e migrazione
  4. Condizioni di lavoro e sindacati

L'industrializzazione e la borghesia

Nel corso dell'Ottocento il fenomeno dell'industrializzazione si estese a diversi Paesi d'Europa e agli Stati Uniti. Se in precedenza le protagoniste dell'economia erano state l'agricoltura, l'artigianato, le piccole industrie, adesso la base dello sviluppo economico divenne la grande industria. Ciò comportò importanti mutamenti nell'economia, nella società, nella cultura di quell'epoca. I più rilevanti furono i seguenti:

- lo sviluppo di industrie, commercio e banche accresceva l'importanza della borghesia;

- A sua volta, la borghesia si rafforzava e assumeva un maggior peso politico;

- Con il moltiplicarsi delle fabbriche, si formava una nuova classe costituita dagli operai;

- La classe operaia rivendicava migliori condizioni di vita e una maggiore partecipazione politica;

- Furono fondati quindi partiti e associazioni che intendevano tutelare le masse di lavoratori;

- Nacquero teorie di spiegazione generale,la più importante delle quali fu il marxismo.

La rivoluzione industriale e le macchine

Con la Rivoluzione industriale, il lavoro della macchina iniziò a sostituire quello dell'uomo. Come conseguenza aumentò la produzione di beni e diminuì il loro costo. Si abbassò il livello di capacità tecniche richiesto al lavoratore; solo più tardi lo sviluppo tecnologico avrebbe nuovamente richiesto operai molto specializzati. I tempi e i ritmi di lavoro dipendevano ormai dalle macchine che dovevano funzionare senza tempi morti. Le lavorazioni dovevano essere organizzate con il minimo spreco di tempo e di denaro: le materie prime da trasformare dovevano risultare sempre disponibili, i prodotti finiti andavano immagazzinati e distribuiti anche a distanza. Il bisogno di energia e la pluralità delle macchine necessarie alle varie fasi di lavorazione consigliavano di concentrare svariati macchinari in un solo luogo: la fabbrica.

Concentrazione delle fabbriche e migrazione

Le fabbriche tendevano a concentrarsi negli stessi luoghi o nelle stesse regioni, perché le produzioni erano collegate. Il produttore di filati forniva la materia prima al produttore di tessuti e far sorgere le due fabbriche lontane una dall'altra avrebbe fatto aumentare i costi di trasporto.

Talvolta ciò era dovuto alla disponibilità locale di materie prime: l'industria siderurgica nacque vicino alle miniere di ferro e di carbone. La concentrazione delle industrie sviluppò grandemente città e regioni industriali. Le fabbriche avevano bisogno di lavoratori, per cui molti contadini e braccianti abbandonarono le campagne per lavorare in fabbrica: le paghe dell'industria, pur se molto basse, rappresentavano un miglioramento e un fattore di stabilità per chi era abituato a vivere di stenti.

Condizioni di lavoro e sindacati

Gli aspiranti operai erano assai più numerosi dei posti disponibili. Di ciò approfittarono le prime industrie che offrivano salari bassi e condizioni di lavoro assai dure, con orari giornalieri di 12/24 ore. Veniva sfruttato in modo simile anche il lavoro dei bambini e delle donne. Questa situazione si protrasse finché i lavoratori non si unirono in organizzazioni, i sindacati, in grado di far sentire la loro voce e di rappresentarli. I lavoratori delle fabbriche furono detti proletari. Essi costituirono una classe sociale più articolata e composita: la classe operaia.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono i principali cambiamenti economici e sociali portati dalla Rivoluzione industriale?
  2. La Rivoluzione industriale portò allo sviluppo di industrie, commercio e banche, accrescendo l'importanza della borghesia e formando una nuova classe operaia che rivendicava migliori condizioni di vita e partecipazione politica.

  3. Come influì la Rivoluzione industriale sul lavoro e sulla produzione?
  4. Il lavoro delle macchine iniziò a sostituire quello dell'uomo, aumentando la produzione di beni e riducendo i costi. I tempi e i ritmi di lavoro dipendevano dalle macchine, richiedendo un'organizzazione efficiente delle lavorazioni.

  5. Perché le fabbriche tendevano a concentrarsi in specifiche regioni?
  6. Le fabbriche si concentravano in specifiche regioni per ridurre i costi di trasporto, sfruttare la disponibilità locale di materie prime e perché le produzioni erano collegate, come nel caso dell'industria tessile e siderurgica.

  7. Quali furono le condizioni di lavoro nelle prime industrie e come cambiarono?
  8. Le prime industrie offrivano salari bassi e condizioni di lavoro dure, con orari di 12/24 ore, sfruttando anche il lavoro di bambini e donne. La situazione migliorò quando i lavoratori si organizzarono in sindacati per rappresentare i loro interessi.

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