Concetti Chiave
- Le trincee, inizialmente ripari improvvisati, divennero complesse strutture militari durante la guerra.
- La vita nelle trincee era estremamente difficile a causa delle pessime condizioni igienico-sanitarie e del rischio costante di attacchi.
- I soldati affrontavano malattie, infestazioni di topi e pidocchi, e la decomposizione dei cadaveri rimasti all'interno delle trincee.
- Gli attacchi frontali ordinati spesso portavano alla morte certa, creando un ambiente psicologicamente insostenibile per molti soldati.
- Alcuni soldati si mutilavano per essere evacuati, ma se scoperti, venivano condannati per automutilazione intenzionale.
Indice
La vita nelle trincee
I soldati cominciarono a scavare delle buche per potersi riparare dai colpi dell’avversario, con il passare degli anni, queste trincee divennero delle vere e proprie sedi militari con grotte scavate all’interno per dormire e ripararsi, ma la vita all’interno di esse era terribile.
Condizioni igienico-sanitarie e rischi
Dalle trincee inoltre non si poteva uscire perché vi era il rischio che arrivassero i colpi dall’altra linea del fronte, quindi il ricambio degli uomini all’interno delle trincee era lentissimo, la situazione igienico-sanitaria era pessima: quando pioveva le trincee si riempivano di fango, i soldati erano costretti a camminare nel fango e dopo un po’ i piedi andavano in cancrena, quindi molti soldati finivano per morire per le infezioni, non si potevano lavare, vi erano topi e pidocchi.
Assalti frontali e conseguenze psicologiche
Per di più, per tutta la prima guerra mondiale, si continuava a dare ordine di fare assalti frontali: i soldati dovevano uscire dalle trincee e buttarsi verso il nemico, il che significava morire senza ombra di dubbio. Siccome molti soldati non ce la facevano psicologicamente ad andare incontro alla morte in modo consapevole, venivano sparati da dietro, venivano dunque chiusi tra il fuoco delle mitragliatrici avversarie, e il fuoco del fronte “amico” che sparava da dietro per far avanzare le truppe (alcuni riuscivano appena a uscire la testa dalle trincee, dopodiché venivano colpiti e cadevano cadaveri all’interno delle trincee, quindi oltre a topi e pidocchi, vi erano anche cadaveri in decomposizione, perché questi non si potevano trasportare all’esterno).
Mutilazioni e follia
I soldati vissero questa situazione per quattro anni, soprattutto quelli del fronte occidentale, perché lì il fronte rimase infatti immobile. Inoltre, molti soldati per andare via dalla trincea, si mutilavano, si ferivano, per poter essere portati via da questi luoghi infernali. Nel momento in cui c’era però la certezza di un’automutilazione, i soldati venivano condannati (le mutilazioni più frequenti che i soldati si facevano riguardavano gli arti, in modo particolare gli arti inferiori, si sparavano sui piedi, e per non maciullare completamente i piedi e attutire il colpo, mettevano una pagnotta di pane sopra, se venivano poi trovate le briciole di pane nelle ferite, c’era dunque la condanna). Molti soldati rimanevano poi scioccati dalle bombe, dalla guerra, dai cadaveri che rimanevano all’interno della trincea a imputridire, molti uomini diventano folli, in quanto non era facile vedere i cadaveri dei propri compagni decomporsi.
Domande da interrogazione
- Qual era la condizione igienico-sanitaria nelle trincee durante la prima guerra mondiale?
- Come reagivano i soldati alla prospettiva di assalti frontali?
- Quali erano le conseguenze psicologiche per i soldati nelle trincee?
La situazione igienico-sanitaria nelle trincee era pessima; le trincee si riempivano di fango quando pioveva, i soldati camminavano nel fango rischiando la cancrena, e vi erano topi, pidocchi e cadaveri in decomposizione.
Molti soldati non riuscivano psicologicamente ad affrontare la morte consapevolmente e venivano sparati da dietro per farli avanzare, rimanendo intrappolati tra il fuoco nemico e quello "amico".
Molti soldati rimanevano scioccati dalle bombe, dalla guerra e dai cadaveri in decomposizione, portando alcuni alla follia a causa delle terribili condizioni vissute.