Concetti Chiave
- Nel 1914, lo zar ribattezza San Pietroburgo in Pietrogrado, considerandolo un nome troppo 'germanico'.
- Nel febbraio 1917, gli operai delle fabbriche di Pietrogrado, incluso il Putilov, iniziano scioperi per aumenti salariali.
- Il 23 febbraio, la manifestazione per la "Giornata internazionale della donna" si unisce alle proteste operaie, aumentando le tensioni.
- Nonostante l'ordine di non intervenire, il 26 febbraio l'esercito spara sui manifestanti, causando 40 morti.
- Il 27 febbraio, un reggimento si ammutina, distribuendo armi e trasformando la manifestazione in una rivoluzione.
Indice
Il cambio di nome della città
All'inizio della prima guerra mondiale lo zar ha deciso che San Pietroburgo è un nome troppo 'germanico' per una capitale russa, e per questo motivo ribattezza la città con il nome di Pietrogrado. La città ospita i palazzi del governo e della Duma (il parlamento russo), ospita anche diverse industrie, tra cui la Putilov, una delle principali fabbriche russe di armi.
Le manifestazioni a Pietrogrado
Dall'inizio del 1917 i suoi operai e quelli di altre fabbriche situate nei dintorni della città, sono in agitazione. Hanno manifestato all'inizio di gennaio per commemorare la domenica di sangue che ha fatto scoppiare la rivoluzione del 1905. Dal 18 febbraio (data determinata sulla base dei calendario giuliano) sono in sciopero per ottenere aumenti di salario. Il 23 febbraio 1917 per le strade di Pietrogrado scendono anche molte donne che vogliono celebrare la "Giornata internazionale della donna". Fa freddissimo e le persone per strada sono molte ma diventano ancora di più quando alle donne si uniscono gli operai del Putilov appena informati che la direzione della fabbrica ha deciso una serrata e che non vuole pagarli un soldo in più di salario. Agli slogan per l'emancipazione della donna se ne mescolano altri per il pane, contro i capitalisti, contro il governo, contro la Duma e perfino contro lo zar.
L'intervento dell'esercito e l'ammutinamento
Ma lo zar è lontano, al fronte: vi si è recato il 22 febbraio lasciando Pietrogrado in treno. Il governo è distratto dalla guerra e non dà troppo peso alla manifestazione, altre ce ne sono state, altre ce ne saranno pensano i politici. E quindi i reparti dell'esercito di stanza a Pietrogrado hanno l'ordine di raccogliere provocazioni e di non intervenire. Resta il fatto che nonostante il freddo la gente non smette di manifestare e dopo due giorni (25 febbraio) sono ancora lì in 240.000 secondo le stime. Il 26 febbraio il governo, sollecitato dallo zar, ordine all'esercito di intervenire. E l'esercito lo fa sparando sulla folla, infatti 40 sono stati morti tra i dimostranti. Questo è un fatto grave ma per il governo è ancora più grave che qualche reparto dell'esercito, proprio quel giorno, abbia dato segno di non volere ubbidire agli ordini. Il giorno seguente ovvero il 27 febbraio un intero reggimento si ammutina. Soldati stanchi, giovani di estrazione popolare in attesa di tornare al fronte non hanno alcuna voglia di sparare sulla folla. E allora non ascoltano i propri comandanti e nella folla si mescolano portandosi dietro altre armi che vengono distribuite ai dimostranti. La manifestazione dilaga e diventa rivoluzione e alla fine della giornata Pietrogrado e in mano agli insorti.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il motivo per cui San Pietroburgo è stata ribattezzata Pietrogrado?
- Quali eventi hanno portato alla manifestazione del 23 febbraio 1917 a Pietrogrado?
- Come ha reagito l'esercito di stanza a Pietrogrado alle manifestazioni iniziali?
- Cosa ha portato alla trasformazione della manifestazione in una rivoluzione il 27 febbraio?
All'inizio della prima guerra mondiale, lo zar ha deciso che San Pietroburgo aveva un nome troppo 'germanico' per una capitale russa, quindi ha ribattezzato la città Pietrogrado.
Gli operai erano in sciopero dal 18 febbraio per ottenere aumenti di salario, e il 23 febbraio molte donne sono scese in strada per celebrare la "Giornata internazionale della donna", unite dagli operai del Putilov dopo una serrata della fabbrica.
L'esercito aveva l'ordine di non intervenire e raccogliere provocazioni, ma il 26 febbraio, su ordine dello zar, ha sparato sulla folla, causando 40 morti tra i dimostranti.
Un intero reggimento si è ammutinato, rifiutando di sparare sulla folla e distribuendo armi ai dimostranti, portando Pietrogrado nelle mani degli insorti.