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1. Dall’attentato di Sarajevo alla guerra europea.
Il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip (studente bosniaco appartenente alla Mano Nera, organizzazione irredentista in Serbia) sparò e uccise Francesco Ferdinando (erede d’Austria e fautore dell’impero trinazionale) e la moglie a Sarajevo. Il governo fece un attentato terroristico che diede vita ad un caso internazionale scatenando delle reazioni a catena. Ciò mostra come la grande storia sia influenzata da eventi singoli e decisioni individuali. Il 23 luglio l’Austria mandò un ultimatum alla Serbia la Russia si schierò al fianco di quest’ultima. La Serbia accettò l’ultimatum e respinse la partecipazione di funzionari austriaci sui mandanti dell’attentato. Il 28 luglio l’Austria dichiarò guerra alla Serbia e la Russia mobilitò le forze armate (premessa di una guerra) che fu interpretata dalla Germania come un atto di ostilità e il 31 luglio inviò un ultimatum alla Russia chiedendole di sospendere i preparativi bellici che non ottenne risposta e l’1 agosto dichiararono guerra. La Francia intervenne in aiuto della Russia (alleanza) e la Germania mandò un nuovo ultimatum e dichiarò guerra il 3 agosto. Fu, quindi, la Germania a far precipitare la situazione che soffriva del complesso di accerchiamento e si sentiva soffocare nelle sue ambizioni internazionali. Inoltre i generali tedeschi si basavano sulla rapidità e la sorpresa e non lasciavano la situazione in mano agli avversari. Alfred von Schlieffen voleva intraprendere una guerra su due fronti: prima attaccando la Francia e sconfiggendola in poche settimane poi contro la Russia, forte ma lenta. Per attaccare la Francia le truppe passarono attraverso il Belgio (violando il trattato internazionale sulla sua neutralità) per colpirla nel punto debole. Il 5 agosto la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania. Tutti i governi sottovalutarono la gravità dello scontro e i politici erano convinti che potesse soffocare i contrasti sociali e rafforzare la posizione delle classi dirigenti. Le forze pacifiste ebbero scarso seguito, le città si riempirono di dimostrazioni bellicose e gli intellettuali spiegarono al popolo la necessità della guerra. Ci fu un ampio richiamo del patriottismo. Anche i partiti socialisti appoggiarono la questione e i capi della socialdemocrazia tedesca votarono a favore dei crediti di guerra impauriti della vittoria zarista. Anche in Austria, Francia e Inghilterra accadde lo stesso, mentre in Russia e Serbia i socialisti si opposero. La Seconda Internazionale finì.
2. Dalla guerra di movimento alla guerra di usura.
Gli eserciti schierati erano enormi, grazie alla coscrizione obbligatoria e ai nuovi mezzi di trasporto (solo la Gran Bretagna non aveva un esercito di leva ma riuscì, comunque, a schierare un grande esercito), erano ben armati con: - -
- fucili a ripetizione che si caricavano muovendo una leva
- potenti cannoni
- mitragliatrici automatiche: armi potenti e maneggevoli capaci di sparare molti colpi al minuto.
Nessuna nazione aveva elaborato strategie diverse da quelle ottocentesche basate sulla guerra di movimento ovvero sulla manovra offensiva e sullo spostamento rapido e tutti credevano che il conflitto sarebbe durato pochi mesi. La Germania era la più avvantaggiata dalla guerra di movimento ed ottenne notevoli successi:
- arrivando alla Marna costrinsero i francesi a lasciare Parigi
- sul fronte orientale fermarono i russi che cercavano di penetrare in Prussia orientale (battaglie: Tannenberg e Laghi masuri). Ciò preoccupò i tedeschi, che intensificarono la presenza, e i francesi, che si riorganizzarono.
I francesi contrattaccarono i tedeschi che, colti di sorpresa, combatterono a lungo e dopo 2 mesi si ritirarono in trincee. Dopo 4 mesi di guerra ci furono varie perdite ma nessun risultato. Cominciò a diffondersi una guerra di logoramento (nuova) che consisteva in vari attacchi sanguinosi interrotti da lunghe pause. In questo modo era avvantaggiata la Gran Bretagna, che aveva ampie risorse e superiorità navale, e la Russia, che aveva un enorme potenziale umano. Molte potenze minori entrarono in guerra perché:
- temevano di essere sacrificate da un nuovo assetto internazionale
- ne approfittarono per soddisfare le loro ambizioni territoriali
nell’ agosto del 1914 il Giappone, richiamandosi a un trattato che lo legava alla Gran Bretagna, dichiarò guerra alla Germania per impadronirsi dei territori tedeschi in estremo oriente. A novembre la Turchia, legata alla Germania da patti segreti, intervenne in favore degli imperi centrali. A maggio 1915 l’Italia entrò in guerra contro l’Austria-Ungheria e a fianco dell’Intesa. Anche Bulgaria, Portogallo, Romania e Grecia entrarono al fianco degli imperi centrali. E gli Stati Uniti in favore dell’Intesa. La guerra finì per coinvolgere tutti e 5 i continenti assumendo un carattere mondiale.
3. L’Italia dalla neutralità all’intervento.
Quando la guerra scoppiò l’Italia era presieduta da Salandra che voleva la neutralità e, inizialmente, era stato appoggiato dalle principali forze politiche. Poi si diffuse l’idea di entrare a fianco dell’Intesa per completare il processo risorgimentale (conquistando Trento e Trieste) e aiutare le nazionalità oppresse. Favorevoli all’entrata in guerra erano
- repubblicani, radicali, irredentisti, operai estremisti (tra cui De Ambris e Corridoni) che speravano potesse rovesciare gli assetti internazionali e gli equilibri dei paesi coinvolti.
- nazionalisti che volevano l’affermazione dell’Italia come potenza imperialista (prima a fianco degli imperi centrali poi contro l’Austria)
- conservatori (più prudenti e adesione più graduale) tra cui Salandra e Sonnino che temevano che la scarsa partecipazione al conflitto potesse compromettere la posizione internazionale dell’Italia e il prestigio della monarchia. Mentre la vittoria avrebbe rafforzato le istituzioni e dato maggior solidità al governo.
I neutralisti, i più numerosi, erano capeggiati da Giolitti che aveva capito che la guerra sarebbe stata lunga e logorante, non riteneva che l’Italia potesse affrontarla e credeva che potesse ottenere alcuni territori dagli imperi centrali per la sua neutralità. Benedetto XV divenne papa appena stava iniziando la guerra, era contrario all’intervento e non voleva schierarsi con la Francia (anticlericale) contro l’Austria (cattolica). Anche la Psi e la Cgl erano contrarie (come i contadini e gli operai). Mussolini, direttore dell’“Avanti” si schierò improvvisamente a favore dell’intervento e nel ’24 esortò i giovani, venne cacciato dal partito e fondò “Il Popolo d’Italia” (quotidiano).
Quindi i neutralisti erano in prevalenza ma non omogenei mentre gli interventisti erano uniti dall’odio per l’Austria e per la dittatura giolittiana (per molti la guerra significava la fine del giolittismo e un rinnovamento della politica italiana) e riuscirono a colpire i giovani e l’opinione pubblica (studenti, insegnanti, impiegati, professionisti, borghesia). D’Annunzio fece discorsi per esortare i giovani e si improvvisò capopopolo. Decisivi furono il re Sonnino (ministro degli esteri) e Salandra (capo del governo) che intrapresero trattative segrete con l’Intesa continuando a trattare con gli imperi centrali. E il 26 aprile 1915 firmarono il patto di Londra con Francia, Inghilterra e Russia che promettevano all’Italia Trentino, Venezia Giulia, Istria, Dalmazia e isole adriatiche. A ciò si oppose la Camera e Giolitti fece un discorso per continuare le trattative con l’Austria e fu appoggiato da 300 deputati. Salandra si dimise ma il re non accettò (dimostrando di esserne a favore), ci furono varie manifestazioni e il 20 maggio la Camera diede pieni poteri al governo (contrari i socialisti) e il 23 maggio dichiarò guerra all’Austria (24 operazioni militari). I socialisti mostrarono la loro ostilità e impotenza “né aderire né sabotare” e una buona parte del popolo non condivideva i valori patriottici.
4. La grande strage (1915-1916).
L’Italia credeva che una campagna veloce avrebbe risolto il conflitto ma ciò si rivelò sbagliato. L’Austria-Ungheria si rifugiò in aree più favorevoli (Isonzo e Carso) e l’Italia, capeggiata da Luigi Cadorna, sferrò 4 sanguinose offensive che causarono tante perdite ma nessun risultato. Contro la Francia il conflitto rimase immobile con molte perdite. I tedeschi costrinsero i russi ad abbandonare la Polonia e la Serbia, attaccata anche dall’Austria e dalla Bulgaria, dovette abbandonare il conflitto. Nel 1916 i tedeschi attaccarono Verdun (piazzaforte francese) per logorare le forze francesi ma la guerra fu troppo costosa. I francesi riuscirono a resistere fino alla controffensiva degli inglesi sulla Somme che divenne una guerra di logoramento, una vera carneficina (quasi un milione di vittime). A giugno 1916 l’Austria attaccò l’Italia penetrando dal Trentino (per spezzare lo schieramento nemico) cogliendo gli italiani di sorpresa (Strafexpedition: punizione contro l’alleato traditore) che riuscirono a contrattaccare (Battisti, leader socialista, cadde prigioniero e venne condannato a morte). L’Italia non perse territori ma Salandra si dimise e fu sostituito da una coalizione nazionale, formata da tutte le forze politiche esclusi i socialisti, e presieduto da Boselli. Furono combattute altre 5 sanguinose battaglie nell’Isonzo senza soluzioni. I russi recuperarono alcuni territori perduti e indussero la Romania ad intervenire a fianco dell’Intesa ma venne sconfitta e dovette lasciare le sue risorse (grano e petrolio) ai nemici, diventando luogo di rifornimento. Ma gli Imperi centrali erano comunque inferiori all’Intesa per risorse economiche e uomini. La flotta tedesca attaccò quella inglese (limitava gli imperi centrali con il blocco navale) nello Jutland non ottenendo nessun risultato.
5. La guerra nelle trincee.
Dopo 2 anni e mezzo di guerra la situazione non era cambiata e la guerra era dominata dalla vecchia dottrina militare, che mirava a rompere il fronte avversario, e dalle nuove armi automatiche. Importantissima fu la trincea (fortificazione più semplice e primitiva) consistente in un fossato nel terreno per mettere i soldati al riparo. Inizialmente fu usato come rifugio provvisorio poi come sede permanente dei reparti di prima linea. Tutto il fronte aveva fossati su due linee collegati tramite camminamenti. Poi le trincee vennero allargate e dotate di ripari, protette da filo spinato e mitragliatrici. All’interno di esse la vita era difficile e i soldati erano logorati fisicamente e moralmente, le condizioni igieniche erano pessime ed erano esposti alle intemperie e ai bombardamenti. Uscivano dai rifugi solo per azioni pericolose. Gli assalti (mattina) iniziavano con l’artiglieria per eliminare le difese nemiche ma annullava l’effetto sorpresa, i soldati uscivano dalle trincee e superavano l’artiglieria finendo nei varchi aperti. Se riuscivano ad arrivare alle trincee di prima linea c’era il contrattacco dei reparti di seconda linea. La guerra nelle trincee fece svanire l’entusiasmo patriottico dei combattenti ma gli ufficiali di complemento (non di carriera) restavano fedeli ai loro ideali. I soldati semplici, invece, non avevano idee precise sul perché combattere e la consideravano come un fardello da accettare. Solo alcuni reparti avevano una visione eroica della guerra ed erano impegnati in azioni rischiose, gli altri la combattevano per solidarietà con i compagni e per la punizione. Si diffuse un sentimento di repulsione verso la guerra e molti cercarono di evitarla con l’autolesionismo o la ribellione collettiva (meno frequenti) (scioperi militari o ammutinamenti).
6. La nuova tecnologia militare.
Fu anche caratterizzato dall’uso di armi tecnologie nuove:
Armi chimiche: nuove e micidiali, gas posti nelle trincee nemiche che provocavano morte per soffocamento.
Telecomunicazioni: via radio e via filo per coordinare le truppe su fronti vastissimi.
Mezzi motorizzati: fece affluire molti soldati al fronte.
Aviazione: (fratelli Orville e Wright) vennero perfezionati e velocizzati ma erano poco affidabili (inizialmente usati per ricognizione che da caccia).
Carro armato: inizialmente erano autoblindo (autocarri rivestiti di piastre d’acciaio con mitragliatrici) e si potevano muovere solo su strada. Con l’aggiunta dei cingoli (usati nelle macchine agricole) poterono attaccare e scavalcare le trincee. Vennero sperimentati e usati dagli inglesi nel 1917.
Sottomarino: usato dai tedeschi che lo usarono per attaccare le navi da guerra nemiche e quelle mercantili neutrali che portavano rifornimenti. Fu un’arma molto efficace e urtava gli interessi degli Stati Uniti (’15 affondò il transatlantico inglese Lusitania con vari passeggeri americani e suscitò varie proteste che fecero sospendere ai tedeschi la guerra sottomarina.
7. La mobilitazione totale e il “fronte interno”
Anche le popolazioni furono colpite dal conflitto.
Gli armeni di Turchia (massacrati e perseguitati dopo la rivoluzione dei giovani turchi perché ritenuti traditori dello Stato) vennero deportati e sterminati mentre Turchia e Russia combattevano nel Caucaso.
La guerra influenzò anche l’economia. L’industria bellica ebbe grande sviluppo avendo come cliente principale lo Stato che chiedeva rifornimento senza preoccuparsi dei prezzi. Grandi settori industriali vennero posti sotto il controllo dei poteri pubblici che distribuivano le materie prime e stabilivano cosa si dovesse produrre. La manodopera fu sottoposta a disciplina militare e l’agricoltura era sottoposta a un regime di requisizione e prezzi controllati razionando i beni di consumo di prima necessità. In Germania c’era un socialismo di guerra gestito da militari e industriali che trassero dall’economia bellica notevoli vantaggi. Anche gli apparati statali, legati all’economia, mutarono: ci fu un aumento della burocrazia e il potere esecutivo si rafforzò. I militari influenzavano le scelte dei politici e nacquero delle vere e proprie dittature militari:
- in Germania il potere si concentrò nelle mani di Hindenburg e Ludendorff
- dittatura giacobina in Francia di Clemenceau
- Gran Bretagna c’era il “gabinetto di guerra” di George
Essenziale fu la propaganda che si rivolgeva alle truppe e alla popolazione civile. Vennero stampati manifesti, organizzate manifestazioni e fondate associazioni per la resistenza interna. Ciò dimostrò come i governi si preoccupassero dell’opinione pubblica. Nel 1915 si tennero, a Zimmerwald e Kienthal, due conferenze socialiste internazionali a cui parteciparono i partiti socialisti dei paesi neutrali e che avevano rifiutato la guerra. Vennero approvati documenti in cui si condannava la guerra e si chiedeva una pace “senza annessioni e indennità”. I gruppi socialisti, contrari alla guerra, si rafforzarono e si spaccarono in due fazioni:
- Riformisti: volevano una pace negoziata e un ritorno alla vita democratica
- Radicali: tra cui gli spartachisti tedeschi e i bolscevichi russi, che volevano sfruttare l’indebolimento del paese per fare rivoluzioni e affrettare il crollo dei regimi capitalistici (Lenin, capo bolscevichi)
8. La svolta del 1917.
L’8 marzo (28 febbraio russo) durante uno sciopero per il pane a Pietrogrado i soldati rifiutarono di sparare sulla folla, unendosi ad essa, protestando contro lo zar. Lo zar abdicò prima in favore del figlio poi del fratello che rifiutò e venne arrestato insieme alla sua famiglia. Il 6 aprile gli Stati Uniti entrarono in guerra contro la Germania che aveva ripreso la guerra sottomarina indiscriminata per concludere la guerra infliggendo un colpo mortale alle economie dei paesi dell’Intesa. La sua entrata favorì una ripresa economica e militare dell’Intesa. Si manifestarono segni di stanchezza:
In Russia molti reparti rifiutarono di riconoscere l’autorità degli ufficiali ed elessero i soviet e molti soldati-contadini abbandonarono il fronte tornando ai villaggi. L’offensiva contro gli austro-tedeschi in Galizia fallì e la Russia non fornì più contributi militari agli alleati. I tedeschi penetrarono nel territorio trasferendo truppe in occidente. Si intensificarono manifestazioni popolari contro la guerra, scioperi e ammutinamenti.
In Francia, a maggio, la fanteria, dopo l’ennesima offensiva, si rifiutò di combattere. Ciò ebbe una durissima repressione e vennero fatte concessioni ai combattenti: il trattamento dei soldati fu migliorato e il generale Petain usò metodi più umani nel trattare le truppe.
In Germania e Austria, ad aprile, ci furono scioperi e la flotta tedesca si ammutinò.
Nell’Impero Austro-Ungarico serbi, croati e sloveni si accordarono e costituirono uno Stato unitario. L’imperatore Carlo I avviò negoziati segreti per una pace separata ma venne respinta dall’Intesa.
Benedetto XV invitò i governi a cessare l’”inutile strage” e a fare una pace senza annessioni ma gli Stati non accettarono perché ormai volevano un “vincitore”.
9. L’Italia e il disastro di Caporetto.
Cadorna ordinò offensive sull’Isonzo con modesti risultati e gravi perdite umane. Ci furono varie proteste e gesti di insubordinazione, aumentò il malcontento popolare per l’aumento dei prezzi e la carenza di cibo e si svilupparono manifestazioni spontanee capeggiate da donne. A Torino scoppiò una protesta per la mancanza di pane che si trasformò in sommossa a cui parteciparono moltissimi operai. L’Austria, approfittando della situazione, attaccò l’Italia insieme alle truppe tedesche a Caporetto. Adottarono la tattica dell’infiltrazione che consisteva nel penetrare rapidamente nel territorio nemico senza preoccuparsi di consolidare i territori raggiunti ma sfruttando la sorpresa per mettere in crisi l’avversario. Le truppe italiane dovettero abbandonare le posizioni, fuggire in Veneto e mescolarsi ai profughi civili. L’esercito, dimezzato, si ritirò sul Piave lasciando al nemico in vasto territorio, prigionieri, armi, munizioni e cibo. Cadorna incolpò i soldati di essersi arresi senza combattere, mentre la colpa era la sua che si era fatto cogliere di sorpresa sull’Isonzo e venne sostituito da Diaz. Gli Italiani resistettero valorosamente sul Piave e sul Monte Grappa. La disfatta di Caporetto ebbe conseguenze positive: gli italiani si trovarono a combattere una guerra difensiva contro il nemico che occupava il loro territorio e ciò:
- aumentò la coesione nazionale
- mostrò gli scopi della guerra
- le forze politiche furono più concordi
- i leader dell’ala riformista del Psi assicurarono solidarietà al paese
Diaz fu più attento alle esigenze dei soldati dando più cibo, licenze più frequenti e più svago. Venne intensificata la propaganda tra le truppe, con la nascita dei giornali di trincea e del Servizio P che si avvaleva di ufficiali inferiori e intellettuali di prestigio, mostrando i vantaggi materiali in caso di vittoria. Cominciò a diffondersi l’idea di una guerra democratica.
10. Rivoluzione o guerra democratica?
Il 6-7 novembre 1917 in Russia i bolscevichi insorsero e rovesciarono il governo provvisorio. Il potere fu assunto da un governo provvisorio guidato da Lenin che voleva concludere la guerra e dichiarò la disponibilità a una pace senza annessioni e indennità firmando l’armistizio con gli Imperi centrali. Il 3 marzo 1918 fu stipulata la pace a Brest-Litovsk che imponeva la perdita di ¼ dei territori europei. Lenin riuscì a salvare lo Stato. Gli Stati dell’Intesa mostrarono la guerra come una crociata della democrazia contro l’autoritarismo. Wilson (presidente USA) sin dall’inizio aveva dichiarato di entrare in guerra solo per ristabilire la liberà dei mari violata dai tedeschi e nel gennaio del 1918 dichiarò un programma di pace in 14 punti:
1. abolizione della diplomazia segreta e pubblici trattati di pace
2. libertà di navigazione per mare in pace e in guerra
3. abbassamento delle barriere doganali
4. riduzione degli armamenti
5. definizione dei confini coloniali tenendo conto degli interessi dei colonizzatori e dei colonizzati
6. ripristino vecchie condizioni ed evacuazione di tutti i territori russi
7. il Belgio dovrà essere reso indipendente
8. restituzione dell'Alsazia–Lorena alla Francia
9. ridefinizione confini italiani secondo i criteri di nazionalità
10. autonomia ai popoli dell’impero austro-ungarico
11. evacuazione Romania, Serbia e Montenegro e restaurazione dei territori occupati. Accesso sul mare alla Serbia e le relazioni degli stati balcanici dovranno tenere conto delle somiglianze e delle differenze di nazionalità
12. apertura dei Dardanelli alle navi mercantili di tutte le nazioni sotto la protezione di garanzie internazionali
13. creazione di uno stato indipendente polacco con libero e indipendente accesso al mare, politica ed economia
14. creazione della Società delle nazioni per garantire garanzie d'indipendenza e di integrità territoriale
ciò era utopistico e rivoluzionario rispetto alle diplomazie prebelliche e venne accolto dall’opinione pubblica come un “nuovo vangelo” capace di assicurare pace e benessere. Pur non condividendolo in pieno, le nazioni dell’Intesa dovettero approvarlo per assicurarsi l’aiuto dell’America e contrastare il “vangelo” della Russia bolscevica.
11. L’ultimo anno di guerra.
Nel 1918 i tedeschi penetrarono tra Saint Quentin e Arras e avanzarono nel territorio francese, proseguendo senza sosta, guidati da Hindenburg, fino ad arrivare sulla Marna. L’Austria attaccò l’Italia sul Piave ma venne respinta. A luglio gli anglo-francesi (usando 400-500 carroarmati), guidati da Foch, bloccarono i tedeschi sulla Marna. L’8-11 agosto ad Amiens i tedeschi ebbero la prima sconfitta e cominciarono ad arretrare. I generali capirono di aver perso la guerra e lasciarono la responsabilità di un durissimo armistizio ai politici di un governo di coalizione democratica (formato a ottobre da socialdemocratici e cattolici del Centro). La Germania cercava un compromesso e i suoi alleati cominciarono a crollare: Bulgaria e Impero turco.
In Austria-Ungheria i Cecoslovacchi e gli slavi del Sud divennero indipendenti e il 24 ottobre vennero attaccati e sconfitti dagli italiani sul Piave a Vittorio Veneto e il 3 novembre firmarono l’armistizio a Villa Giusti.
In Germania i marinai di Kiel si ammutinarono e crearono consigli rivoluzionari ispirati a quelli russi. Il 9 novembre Ebert, socialista democratico, venne proclamato capo del governo e il Kaiser fu costretto a fuggire. L’11 novembre firmarono l’armistizio di Rethondes che imponevano la consegna dell’armamento pesante e della flotta (che si autoaffondò per non cadere in mano dei nemici), ritiro delle truppe sul Reno e l’annullamento dei trattati con Russia e Romania.
La Germania perse la guerra per stanchezza, fame ed esaurimento di forze. L’Intesa, grazie all’aiuto degli Stati Uniti, vinsero ma rimasero provati dal conflitto. La guerra, nata da una contesa locale, si era trasformata in una contesa per l’egemonia mondiale e aveva causato gravissime perdite.
6. I trattati di pace e la nuova carta d’Europa.
La pace impegnò i capi delle potenze vincitrici (America, Francia, Inghilterra e Italia) a Versailles per più di un anno e mezzo. Doveva essere ridisegnata la carta politica e ricostruito un equilibrio europeo tenendo conto dei principi di democrazia e di giustizia internazionale sostenuti dall’Intesa. Si decise di fondare la carta sul programma di Wilson e dei suoi 14 punti tenendo conto del principio di nazionalità e della volontà delle popolazioni interessate. Ma questo progetto fu molto difficile perché in Europa coesistevano varie etnie intrecciate e non era compatibile con l’esigenza di punire le nazioni sconfitte (responsabili della guerra) e premiare le vincitrici. Nacque, quindi, un contrasto tra pace democratica e pace punitiva. La Francia voleva la restituzione dell’Alsazia-Lorena e lo spostamento del confine fino al Reno (annessione territori Tedeschi) a cui si oppose Wilson, evitando grosse perdite territoriali alla Germania.
Il più importante trattato di pace fu quello con la Germania del 28 giugno 1919 in cui venivano imposte:
- Restituzione dell’Alsazia-Lorena alla Francia
- Passaggio alla Polonia di alcune regioni orientali (consentendole l’accesso sul mare)
- Perdita di colonie spartite tra Francia, Gran Bretagna e Giappone
- Risarcimento dei danni di guerra (venne ritenuta la responsabile) impedendole la ripresa economica
- Abolizione del servizio di leva e della marina
- Riduzione dell’esercito dotato solo di armamento leggero
- Annullamento del trattato di Brest-Litovsk con la Russia
- Presidio del Reno da parte di inglesi, francesi e belgi cordone sanitario
La Germania dovette accettare condizioni umilianti che volevano evitare una ripresa della posizione di potenza della Germania (popolosa, industrializzata e ricca).
La nuova Repubblica di Austria fu ridotta con capitale a Vienna e la sua indipendenza venne affidata alla società delle nazioni . l’Ungheria divenne repubblica e perse tutte le regioni slave e alcuni magiari. Da ciò trassero vantaggio l’Italia e i popoli slavi:
- I polacchi formarono la Polonia
- I boemi e gli slovacchi formarono la Repubblica federale di Cecoslovacchia (con minoranze tedesche)
- Gli Slavi del Sud, la Serbia e il Montenegro formarono la Jugoslavia
- La Romania venne ingrandita
- La Bulgaria venne riammessa
- L’Impero ottomano si trasformò in uno Stato nazionale turco e privato di territori arabi.
La Repubblica socialista non venne riconosciuta e cercarono di abbatterla aiutando i gruppi controrivoluzionari (mandando uomini, soldi e mezzi). Vennero riconosciute e aiutate le nuove repubbliche formatesi nei paesi Balcani persi dai Russi grazie all’aiuto dei tedeschi: Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania. La Russia venne circondata da un cordone sanitario (4 repubbliche baltiche, Polonia e Romania).
Quindi: nacquero 8 nuovi Stati (poi lo Stato libero di Irlanda a cui la Gran Bretagna concesse una semi-indipendenza).
Nacque la Società delle nazioni per mantenere l’equilibrio e gli Stati membri dovevano rinunciare alla guerra, pena sanzioni economiche. Inizialmente vennero esclusi i paesi sconfitti e la Russia e quindi fu molto limitata. Nel 1920 il Senato degli Stati Uniti la respinse perché non voleva un eccessivo coinvolgimento del paese in questioni europee e Wilson non si ripresentò alle elezioni che vennero vinte dai repubblicani e l’America ritornò a interessarsi solo di se stessa. La Società delle nazioni venne egemonizzata da Gran Bretagna e Francia.
6. LA PRIMA GUERRA MONDIALE
1. Dall’attentato di Sarajevo alla guerra europea.
Gavrilo Princip
Il 28 giugno 1914 (studente bosniaco appartenente alla Mano Nera,
organizzazione irredentista in Serbia) sparò e uccise Francesco Ferdinando (erede d’Austria e
fautore dell’impero trinazionale) e la moglie a Sarajevo. Il governo fece un attentato terroristico
che diede vita ad un caso internazionale scatenando delle reazioni a catena. Ciò mostra come la
grande storia sia influenzata da eventi singoli e decisioni individuali. Il 23 luglio l’Austria mandò
la Russia si schierò al fianco di quest’ultima. La Serbia accettò
un ultimatum alla Serbia
l’ultimatum e respinse la partecipazione di funzionari austriaci sui mandanti dell’attentato. Il 28
e la Russia mobilitò le forze armate (premessa di una
luglio l’Austria dichiarò guerra alla Serbia
guerra) che fu interpretata dalla come un atto di ostilità e il
Germania 31 luglio inviò un
chiedendole di sospendere i preparativi bellici che non ottenne risposta e
ultimatum alla Russia
l’ . La intervenne in aiuto della Russia (alleanza) e la
1 agosto dichiararono guerra Francia
mandò un nuovo ultimatum e . Fu, quindi, la Germania a far
Germania dichiarò guerra il 3 agosto
precipitare la situazione che soffriva del complesso di accerchiamento e si sentiva soffocare nelle
rapidità
sue ambizioni internazionali. Inoltre i generali tedeschi si basavano sulla e la sorpresa e
Alfred von Schlieffen
non lasciavano la situazione in mano agli avversari. voleva intraprendere
una guerra su due fronti: prima attaccando la Francia e sconfiggendola in poche settimane poi
contro la Russia, forte ma lenta. Per attaccare la Francia le truppe passarono attraverso il Belgio
(violando il trattato internazionale sulla sua neutralità) per colpirla nel punto debole. Il 5 agosto
Tutti i governi sottovalutarono la gravità dello
la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania.
scontro e i politici erano convinti che potesse soffocare i contrasti sociali e rafforzare la posizione
delle classi dirigenti. Le forze pacifiste ebbero scarso seguito, le città si riempirono di
dimostrazioni bellicose e gli intellettuali spiegarono al popolo la necessità della guerra. Ci fu un
ampio richiamo del patriottismo. Anche i partiti socialisti appoggiarono la questione e i capi della
socialdemocrazia tedesca votarono a favore dei crediti di guerra impauriti della vittoria zarista.
Anche in Austria, Francia e Inghilterra accadde lo stesso, mentre in Russia e Serbia i socialisti si
opposero. La Seconda Internazionale finì.
2. Dalla guerra di movimento alla guerra di usura.
Gli eserciti schierati erano enormi, grazie alla coscrizione obbligatoria e ai nuovi mezzi di
trasporto (solo la Gran Bretagna non aveva un esercito di leva ma riuscì, comunque, a schierare
un grande esercito), erano ben armati con: - -
- fucili a ripetizione che si caricavano muovendo una leva
- potenti cannoni
- mitragliatrici automatiche: armi potenti e maneggevoli capaci di sparare molti colpi al
minuto. guerra
Nessuna nazione aveva elaborato strategie diverse da quelle ottocentesche basate sulla
di movimento ovvero sulla manovra offensiva e sullo spostamento rapido e tutti credevano che
il conflitto sarebbe durato pochi mesi. La Germania era la più avvantaggiata dalla guerra di
movimento ed ottenne notevoli successi:
- arrivando alla Marna costrinsero i francesi a lasciare Parigi
- sul fronte orientale fermarono i russi che cercavano di penetrare in Prussia orientale
(battaglie: Tannenberg e Laghi masuri). Ciò preoccupò i tedeschi, che intensificarono la
presenza, e i francesi, che si riorganizzarono.
I francesi contrattaccarono i tedeschi che, colti di sorpresa, combatterono a lungo e dopo 2 mesi
si ritirarono in trincee. Dopo 4 mesi di guerra ci furono varie perdite ma nessun risultato.
guerra di logoramento
Cominciò a diffondersi una (nuova) che consisteva in vari attacchi
sanguinosi interrotti da lunghe pause. In questo modo era avvantaggiata la Gran Bretagna, che
aveva ampie risorse e superiorità navale, e la Russia, che aveva un enorme potenziale umano.
Molte potenze minori entrarono in guerra perché:
- temevano di essere sacrificate da un nuovo assetto internazionale
- ne approfittarono per soddisfare le loro ambizioni territoriali
nell’ , richiamandosi a un trattato che lo legava alla Gran Bretagna,
agosto del 1914 il Giappone
per impadronirsi dei territori tedeschi in estremo oriente. A
dichiarò guerra alla Germania
, legata alla Germania da patti segreti,
novembre la Turchia intervenne in favore degli imperi
. A .
centrali maggio 1915 l’Italia entrò in guerra contro l’Austria-Ungheria e a fianco dell’Intesa
Anche . E gli
Bulgaria, Portogallo, Romania e Grecia entrarono al fianco degli imperi centrali
. La guerra finì per coinvolgere tutti e 5 i continenti assumendo
Stati Uniti in favore dell’Intesa
un carattere mondiale. Pagina
1
3. L’Italia dalla neutralità all’intervento.
Quando la guerra scoppiò l’Italia era presieduta da Salandra che voleva la neutralità e,
inizialmente, era stato appoggiato dalle principali forze politiche. Poi si diffuse l’idea di entrare a
fianco dell’Intesa per completare il processo risorgimentale (conquistando Trento e Trieste) e
aiutare le nazionalità oppresse. Favorevoli all’entrata in guerra erano
- repubblicani, radicali, irredentisti, operai estremisti (tra cui De Ambris e Corridoni) che
speravano potesse rovesciare gli assetti internazionali e gli equilibri dei paesi coinvolti.
- nazionalisti che volevano l’affermazione dell’Italia come potenza imperialista (prima a
fianco degli imperi centrali poi contro l’Austria)
- conservatori (più prudenti e adesione più graduale) tra cui Salandra e Sonnino che
temevano che la scarsa partecipazione al conflitto potesse compromettere la posizione
internazionale dell’Italia e il prestigio della monarchia. Mentre la vittoria avrebbe
rafforzato le istituzioni e dato maggior solidità al governo.
I neutralisti, i più numerosi, erano capeggiati da Giolitti che aveva capito che la guerra sarebbe
stata lunga e logorante, non riteneva che l’Italia potesse affrontarla e credeva che potesse
ottenere alcuni territori dagli imperi centrali per la sua neutralità. Benedetto XV divenne papa
appena stava iniziando la guerra, era contrario all’intervento e non voleva schierarsi con la
Francia (anticlericale) contro l’Austria (cattolica). Anche la Psi e la Cgl erano contrarie (come i
contadini e gli operai). Mussolini, direttore dell’“Avanti” si schierò improvvisamente a favore
dell’intervento e nel ’24 esortò i giovani, venne cacciato dal partito e fondò “Il Popolo d’Italia”
(quotidiano).
Quindi i neutralisti erano in prevalenza ma non omogenei mentre gli interventisti erano uniti
dall’odio per l’Austria e per la dittatura giolittiana (per molti la guerra significava la fine del
giolittismo e un rinnovamento della politica italiana) e riuscirono a colpire i giovani e l’opinione
pubblica (studenti, insegnanti, impiegati, professionisti, borghesia). D’Annunzio fece discorsi per
esortare i giovani e si improvvisò capopopolo. Decisivi furono il re Sonnino (ministro degli esteri)
e Salandra (capo del governo) che intrapresero trattative segrete con l’Intesa continuando a
patto di Londra
trattare con gli imperi centrali. E il 26 aprile 1915 firmarono il con Francia,
Inghilterra e Russia che promettevano all’Italia Trentino, Venezia Giulia, Istria, Dalmazia e isole
adriatiche. A ciò si oppose la Camera e Giolitti fece un discorso per continuare le trattative con
l’Austria e fu appoggiato da 300 deputati. Salandra si dimise ma il re non accettò (dimostrando
di esserne a favore), ci furono varie manifestazioni e il 20 maggio la Camera diede pieni poteri al
governo (contrari i socialisti) e il 23 maggio dichiarò guerra all’Austria (24 operazioni militari). I
socialisti mostrarono la loro ostilità e impotenza “né aderire né sabotare” e una buona parte del
popolo non condivideva i valori patriottici.
4. La grande strage (1915-1916).
L’Italia credeva che una campagna veloce avrebbe risolto il conflitto ma ciò si rivelò sbagliato.
L’Austria-Ungheria si rifugiò in aree più favorevoli (Isonzo e Carso) e l’Italia, capeggiata da Luigi
Cadorna, sferrò 4 sanguinose offensive che causarono tante perdite ma nessun risultato. Contro
la Francia il conflitto rimase immobile con molte perdite. I tedeschi costrinsero i russi ad
abbandonare la Polonia e la , attaccata anche dall’Austria e dalla Bulgaria, dovette
Serbia Verdun
abbandonare il conflitto. Nel 1916 i tedeschi attaccarono (piazzaforte francese) per
logorare le forze francesi ma la guerra fu troppo costosa. I francesi riuscirono a resistere fino alla
Somme
controffensiva degli inglesi sulla che divenne una guerra di logoramento, una vera
carneficina (quasi un milione di vittime). A giugno 1916 l’Austria attaccò l’Italia penetrando dal
Trentino (per spezzare lo schieramento nemico) cogliendo gli italiani di sorpresa (Strafexpedition:
punizione contro l’alleato traditore) che riuscirono a contrattaccare (Battisti, leader socialista,
cadde prigioniero e venne condannato a morte). L’Italia non perse territori ma Salandra si dimise
e fu sostituito da una coalizione nazionale, formata da tutte le forze politiche esclusi i socialisti, e
presieduto da Boselli. Furono combattute altre 5 sanguinose battaglie nell’Isonzo senza soluzioni.
I russi recuperarono alcuni territori perduti e indussero la Romania ad intervenire a fianco
dell’Intesa ma venne sconfitta e dovette lasciare le sue risorse (grano e petrolio) ai nemici,
diventando luogo di rifornimento. Ma gli Imperi centrali erano comunque inferiori all’Intesa per
risorse economiche e uomini. La flotta tedesca attaccò quella inglese (limitava gli imperi centrali
blocco navale)
con il nello Jutland non ottenendo nessun risultato.
5. La guerra nelle trincee.
Dopo 2 anni e mezzo di guerra la situazione non era cambiata e la guerra era dominata dalla
vecchia dottrina militare, che mirava a rompere il fronte avversario, e dalle nuove armi
trincea
automatiche. Importantissima fu la (fortificazione più semplice e primitiva) consistente in
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un fossato nel terreno per mettere i soldati al riparo. Inizialmente fu usato come rifugio
provvisorio poi come sede permanente dei reparti di prima linea. Tutto il fronte aveva fossati su
due linee collegati tramite camminamenti. Poi le trincee vennero allargate e dotate di ripari,
protette da filo spinato e mitragliatrici. All’interno di esse la vita era difficile e i soldati erano
logorati fisicamente e moralmente, le condizioni igieniche erano pessime ed erano esposti alle
intemperie e ai bombardamenti. Uscivano dai rifugi solo per azioni pericolose. Gli assalti
(mattina) iniziavano con l’artiglieria per eliminare le difese nemiche ma annullava l’effetto
sorpresa, i soldati uscivano dalle trincee e superavano l’artiglieria finendo nei varchi aperti. Se
riuscivano ad arrivare alle trincee di prima linea c’era il contrattacco dei reparti di seconda linea.
ufficiali di
La guerra nelle trincee fece svanire l’entusiasmo patriottico dei combattenti ma gli
complemento soldati semplici,
(non di carriera) restavano fedeli ai loro ideali. I invece, non
avevano idee precise sul perché combattere e la consideravano come un fardello da accettare.
Solo alcuni reparti avevano una visione eroica della guerra ed erano impegnati in azioni
rischiose, gli altri la combattevano per solidarietà con i compagni e per la punizione. Si diffuse un
autolesionismo
sentimento di repulsione verso la guerra e molti cercarono di evitarla con l’ o la
ribellione collettiva (meno frequenti) (scioperi militari o ammutinamenti).
6. La nuova tecnologia militare.
Fu anche caratterizzato dall’uso di armi tecnologie nuove:
Armi chimiche: nuove e micidiali, gas posti nelle trincee nemiche che provocavano morte
per soffocamento.
Telecomunicazioni: via radio e via filo per coordinare le truppe su fronti vastissimi.