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Letteratura: Ermetismo e Giuseppe Ungaretti
Geografia: L'Africa e l'Etiopia
Religione: La religione musulmana
Spagnolo: La guerra Civil
Musica: La marcha real
Storia dell'arte: Il Cubismo e Pablo Picasso
Inglese: Franklin Delano Roosevelt
Tecnologia: Il petrolio e il motore a scoppio
Scienze: L'energia e le sue forme
Educazione motoria: L'atletica leggera
Allegati: Letteratura e musica
Le conseguenze immediate della Grande Guerra
Fase conclusiva della conferenza di Versailles
I vincitori stabiliscono la nuova carta politica dell’ Europa
La Grande Guerra produsse mutamenti profondi e di diversa natura. Il 18 gennaio
1919 si aprì a Versailles la Conferenza per la pace. I lavori si conclusero con
l’approvazione di cinque trattati. La carta politica dell’Europa ne uscì notevolmente
ridisegnata.
Sul Baltico vennero creati quattro Stati-cuscinetto ( Finlandia, Estonia,
o Lettonia, Lituania ), per attutire eventuali urti tra Europa e Russia.
La Germania fu obbligata a restituire alla Francia l’Alsazia e la Lorena, a
o riconoscere l’indipendenza della Polonia. L’impero coloniale tedesco venne
diviso tra Inghilterra, Francia, Belgio e Giappone. La Germania, infine,
ritenuta la principale responsabile del conflitto, dovette impegnarsi a pagare
una pesante indennità come risarcimento dei danni di guerra.
L’Impero austro-ungarico fu smembrato in tre Stati indipendenti: Austria,
o Cecoslovacchia, Ungheria. L’Austria dovette cedere all’Italia il Trentino,
l’Alto Adige, la Venezia Giulia e l’Istria; inoltre, dovette consegnare alla Serbia
la Croazia, la Slovenia, la Bosnia e l’Erzegovina, che diedero origine a un
nuovo Stato, la Jugoslavia. 2
La Bulgaria fu costretta a cedere la Tracia occidentale alla Grecia e la
o Macedonia alla Jugoslavia.
L’Impero ottomano cessò di esistere e al suo posto fu istituita la Repubblica
o turca, con capitale Ankara. L’Arabia, invece, fu riconosciuta come Stato
indipendente.
Una complessa crisi sociale ed economica grava sull’Europa
Alla fine della prima guerra mondiale l’Europa presentava un panorama di lutti e
rovine.Le battaglie combattute sui diversi fronti avevano provocato decine di milioni
di morti e feriti, con vedove e orfani bisognosi di aiuto e assistenza. A tutto ciò si
aggiungevano le conseguenze negative di un regime alimentare insufficiente e
l’espandersi di malattie epidemiche. La produzione che durante la guerra era
aumentata per le necessità militari, ora, con la pace, si doveva procedere alla
riconversione industriale, cioè all’adattamento dei macchinari a un nuovo tipo di
produzione più adatto alle esigenze dei cittadini.
Le grandi democrazie europee
La Francia è segnata dal malessere sociale e dall’instabilità politica
La Francia fu turbata da una serie di scioperi e l’agitazione popolare favorì la
diffusione del bolscevismo tra la classe operaia: nacque allora, nel 1920, il Partito
comunista francese che, insieme al Partito socialista e al Partito radicale, ottenne
nel 1924 un importante successo elettorale.
Il succedersi poi di una serie di crisi di governo favorì l’ascesa della Destra
nazionalista e autoritaria, alla quale si contrappose il Fronte popolare ( comunisti,
socialisti e radicali ).
L’Inghilterra conosce le prime difficoltà internazionali
Dopo due anni di guerriglia condotta dai nazionalisti irlandesi, l’Inghilterra riconobbe
nel 1921 la nascita dello Stato libero d’Irlanda, con capitale Dublino, mentre
l’Ulster, restava alla Gran Bretagna.
Nel 1931 fu costituito il Commonwealth, la comunità di nazioni che comprendeva la
Gran Bretagna, le colonie, i protettorati e un gruppo di Stati indipendenti ( Canada,
Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda ), tutti legati al giuramento di fedeltà alla casa
reale inglese. 3
I regimi di ispirazione fascista in Europa
La Spagna e il Portogallo sono soggetti a regimi dittatoriali
Nel corso degli anni Venti in numerosi Paesi europei andarono al potere forze
politiche che, si richiamavano alla dottrina del fascismo italiano. In Spagna, nel
1923, il generale Primo De Rivera instaurò un regime dittatoriale per porre fine sia ai
disordini e agli scioperi sia agli attentati compiuti dai movimenti autonomi della
Catalogna e dei Paesi Bassi.
In Portogallo venne instaurato, nel 1932, un governo autoritario di impronta cattolica
guidato da Antonio de Oliveira Salazar, che restò al potere fino al 1968.
Anche nell’Europa centro-orientale si costituiscono regimi autoritari
Negli anni Trenta si costituirono regimi autoritari e conservatori, in Ungheria,
Polonia, Austria, Jugoslavia, Bulgaria, Romania, Grecia, Turchia, Albania,
Lituania, Estonia e Lettonia.
Il caso degli stati Uniti
Gli americani vivono l’illusione di un benessere senza fine
Nell’immediato dopoguerra il governo americano vietò la vendita delle bevande
alcoliche (proibizionismo), ritenute fonte di corruzione e di indisciplina sociale.Gli
Americani conobbero comunque negli anni Venti, i cosidetti anni ruggenti, una fase
di eccezionale benessere. Cambiarono profondamente le abitudini della popolazione
ed entrarono a far parte della vita quotidiana novità in tutti i settori, come il jazz, il
charleston, il cinema holliwoodiano, le automobili, gli elettrodomestici.
Crolla la borsa di New York: all’euforia subentra la disperazione 4
Al grande sviluppo economico si contrappose una crisi di sovrapproduzione: le
aziende non riuscivano più a vendere tutto quello che producevano e cominciarono a
ridurre la produzione, a chiudere alcuni reparti e a licenziare gli operai.
Il 24 ottobre 1929 il valore delle azioni crollò: fu questo il “giovedì nero” di Wall
Street,la strada dove aveva (e ha tuttora) sede la Borsa di New York. I piccoli
risparmiatori persero tutto il denaro che avevano investito, molti si trovarono
disoccupati, di conseguenza diminuirono i consumi, alcune aziende furono costrette a
chiudere: era iniziato un ciclo negativo, un periodo di miseria e di fame, che fu detto
Grande depressione.
Le conseguenze del <<Grande crollo>> si fanno sentire anche in Europa
La crisi si abbattè rapidamente anche sull’Europa. La Germania per esempio,
precipitò in una depressione disastrosa: la disoccupazione aumentò di colpo. Meno
drammatiche furono invece le conseguenze della crisi in Francia e in Inghilterra.
La risposta alla crisi: Roosevelt attua il New Deal
Per uscire dalla crisi, il democratico Franklin Delano Roosevelt (eletto presidente
nel 1932), avviò una nuova politica economica, che prevedeva l’intervento dello
Stato nell’economia: era il New Deal.
Per ridurre la disoccupazione Roosevelt promosse grandi opere pubbliche
(costruzione di strade, ponti, porti), che davano lavoro a milioni di persone; anche le
industrie che fornivano il materiale per tali costruzioni ripresero la produzione
assumendo nuovi operai.La situazione economica dei lavoratori migliorò, dando
inizio a un nuovo ciclo positivo, aumentarono i consumi e gradualmente il Paese uscì
dalla crisi. Diga sul fiume Colorado 5
La crisi economica e il malessere sociale affliggono l’Italia
L’Italia era uscita stremata dal conflitto mondiale, con oltre mezzo milione di morti.
Occorreva ora attuare la riconversione industriale, cioè passare dalla produzione di
guerra alla produzione di pace. L’aumento dei salari e degli stipendi era inferiore
all’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Le risorse dello Stato erano
insufficienti per realizzare opere pubbliche per assorbire la disoccupazione. Nel
paese, di conseguenza, era diffuso un profondo disagio che coinvolgeva tutti gli strati
della società.
La grande borghesia era preoccupata per la crescita della forza politica e
o sindacale del movimento operaio.
I proprietari terrieri erano allarmati per le rivendicazioni dei braccianti.
o I ceti medi erano delusi per i risultati della vittoria e amareggiati per il
o peggioramento delle loro condizioni di vita.
La classe operaia reclamava un maggior potere sindacale nelle fabbriche.
o I contadini, tornati dal fronte, chiedevano l’assegnazione delle terre e dei
o latifondi incolti.
Le principali forze politiche hanno obiettivi diversi e contrastanti
Con le prime elezioni politiche del dopoguerra, che si tennero nel 1919, la
composizione del parlamento fu completamente rinnovata. Infatti, i liberali persero
la maggioranza assoluta; il Partito socialista si affermò come primo partito italiano.
Un notevole successo ottenne anche il Partito popolare italiano fondato nel gennaio
1919 da don Luigi Sturzo. Questo portò il governo, guidato dal liberale Francesco
Saverio Nitti ad allearsi con il Partito popolare, per formare la maggioranza
parlamentare. Don Luigi Sturzo ed altri esponenti del Partito popolare 6
Il biennio rosso: la rivoluzione mancata
Le lotte del movimento operaio assumono carattere rivoluzionario
Gli anni 1919-1920 sono passati alla storia con il nome di bienno rosso. Quel
tormentato periodo fu caratterizzato dalla crescita di un vasto movimento popolare.
Nell’estate del 1919 nella nostra Penisola si succedettero quasi ininterrottamente
manifestazioni, scioperi e tumulti. Furono saccheggiati negozi, venne imposta la
vendita dei generi alimentari a prezzi ridotti, furono bloccati i treni che trasportavano
le truppe inviate dal governo per stabilire l’ordine. Nel Meridione si verificarono vere
e proprie rivolte.
Il conflitto sociale culmina con l’occupazione delle fabbriche
Nella primavera del 1920 la lotta degli operai entrò nella fase più acuta in Piemonte,
Liguria e Lombardia. Agli scioperi per il rinnovo dei contratti di lavoro promossi dai
Consigli di fabbrica, gli industriali risposero con i licenziamenti dei sindacalisti più
attivi e con la serrata, cioè con la chiusura degli stabilimenti. Le fabbriche vennero
allora occupate dagli operai, che continuarono a lavorare portando avanti la
produzione fino all’esaurimento delle scorte di magazzino.
Nel giugno 1920 il governo Nitti fu sostituito da un nuovo esecutivo guidato da
Giolitti, che riuscì a risolvere in modo indolore il problema dell’occupazione delle
fabbriche, convincendo le parti a sottoscrivere un contratto di lavoro che prevedeva
anche in aumento di salario.
Operai davanti i cancelli di una fabbrica
Mussolini e lo squadrismo fascista
Mussolini diventa il punto di riferimento della borghesia moderata e
conservatrice
Del disagio sociale e dell’instabilità politica che affliggevano l’Italia approfittò
Benito Mussolini, che era stato espulso dal Partito socialista perché favorevole
all’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale. Con un programma pieno di
7
nazionalismo e di facile promesse riuscì a procurarsi simpatie e appoggi tra i vari ceti
sociali: ex combattenti, studenti, commercianti, insegnanti, impiegati, piccoli
proprietari terrieri. Benito Mussolini
Nascono i Fasci di combattimento con propositi anticapitalistici e anticlericali
Nel 1919 Mussolini fondò a Milano i Fasci di combattimento, un movimento
politico il cui programma prevedeva:
1. alcune limitazioni alla proprietà privata;
2. la giornata lavorativa di otto ore;
3. la partecipazione degli operai alla <<gestione tecnica>> delle fabbriche;
4. la socializzazione dei servizi pubblici da affidare a <<organizzazioni
proletarie>>;
5. l’inasprimento delle imposte sul capitale e sui profitti realizzati in tempo di
guerra;
6. il sequestro dei beni delle confraternite religiose e la chiusura delle mense per i
poveri.
Si scatena la violenza delle camicie nere
Nel corso del 1920 i fascisti crearono una propria struttura paramilitare. Si trattava
delle famigerate squadre d’azione, i cui militanti, muniti di bastoni ferrati, il
manganello, indossavano la camicia nera.
Soltanto nei primi cinque mesi del 1921, le spedizioni punitive delle camicie nere
provocarono circa 300 morti e la distruzione di centinaia di sedi delle organizzazioni
antifasciste. 8
Camicie nere fasciste
Fallisce la pacificazione sociale, nasce il Partito nazionale fascista
Mussolini aveva cercato di fermare la violenza delle camicie nere, per dare al
fascismo un tocco di rispettabilità. Per questo cercò di trovare accordi con le forze
sindacali operaie e sottoscrisse, nel 1921, un patto di pacificazione con i socialisti,
che però non durò a lungo. Nel novembre del 1921 Mussolini trasformò i Fasci di
combattimento in Partito nazionale fascista.
La marcia su Roma: il fascismo al potere
Le camicie nere marciano su Roma