Concetti Chiave
- La Prima Guerra Mondiale vide gli Imperi Centrali contrapposti alla Triplice Intesa, coinvolgendo numerosi alleati e trasformando un conflitto locale in una guerra globale.
- Le cause principali del conflitto includevano rivalità economiche, tensioni territoriali in Europa e il diffondersi di ideali bellicisti, culminando con l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando.
- L'invasione del Belgio da parte della Germania portò l'Inghilterra a entrare in guerra, segnando l'inizio di una lunga guerra di posizione combattuta principalmente nelle trincee.
- L'Italia inizialmente neutrale, fu coinvolta nella guerra dopo aver firmato il Patto di Londra con l'Intesa, spostando l'equilibrio di potere in Europa.
- Il conflitto si estese a livello globale, coinvolgendo scenari extraeuropei come le Isole Falkland, l'Africa e l'Impero Ottomano, con il Giappone che dichiarò guerra alla Germania cercando espansione in Cina.
Indice
- Le cause della Prima guerra mondiale
- L'inizio del conflitto globale
- La guerra di trincea
- Il fronte orientale e le battaglie navali
- L'Italia e il dibattito sull'intervento
- L'intervento italiano e le battaglie dell'Isonzo
- Le battaglie navali e la guerra sottomarina
- La spedizione punitiva e la reazione italiana
Le cause della Prima guerra mondiale
La Prima guerra mondiale fu combattuta tra gli Imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria) e i loro alleati (Bulgaria, Turchia) contro le potenze della Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia) e i loro alleati (Belgio, Serbia, Romania, Giappone e Italia).
Le cause del conflitto furono principalmente:
la rivalità economica e coloniale tra Germania e Gran Bretagna;
l’ostilità tra Francia e Germania, per la riconquista di Alsazia e Lorena;
i contrasti tra Austria e Russia per il dominio sui Balcani;
le tensioni tra Italia e Austria per la questione delle “terre irredente” (Trieste e Trento).
Ad alimentare le conflittualità, ci furono problemi:
sul piano economico (la concorrenza economica, la competizione coloniale, la lotta per i mercati interni);
sul piano culturale, con il diffondersi di correnti irrazionaliste (esaltavano la “volontà di potenza”), e di ideali bellicisti (la guerra come un’esperienza eroica e fuga dalla quotidianità borghese).
L'inizio del conflitto globale
La scintilla che appiccò l’incendio fu l’assassinio a Sarajevo, il 28 giugno 1914, dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando, erede al trono, insieme alla moglie Sofia.
Autore del delitto fu uno studente serbo, Gavrilo Princip, membro di un’organizzazione che aspirava all’annessione della Bosnia alla Serbia.
L’attentato fece scattare in una reazione a catena, il meccanismo di alleanze tra le potenze europee, trasformando un conflitto locale in una guerra globale, cL’La La Germania, alleata con l’Austria, dichiarò guerra prima alla Russia e quindi alla Francia, a sua volta alleata della Russia.
Il piano strategico tedesco, elaborato dal generale Alfred von Schlieffen, mirava a mettere rapidamente fuori combattimento l’esercito francese, per concentrare in un secondo momento tutte e forze sul fronte orientale.
Per prendere alle spalle l’esercito francese e giocare l’effetto sorpresa, il generale tedesco Helmuth von Moltke, invase il Belgio, violandone la neutralità, per puntare direttamente su Parigi.
Tale atto contribuì a far apparire l’esercito tedesco agli occhi dell’opinione pubblica come simbolo e espressione di violenza e sopruso e indusse la Gran Bretagna a scendere in campo a fianco della Francia.
La guerra di trincea
La resistenza dei belgi infranse l’illusione della “guerra lampo” e diede ai francesi il tempo per organizzare una valida difesa sulla Marna e spingere i tedeschi sull’Aisne, dove si stabilizzò il fronte occidentale, dal mare del Nord fino ai confini della Svizzera Si passò così da una guerra di movimento a una guerra di posizione, combattuta nel fango delle trincee.
La trincea esprimeva una situazione di stallo.
Gli eserciti si fronteggiarono praticamente immobilizzati, affrontandosi in una serie di sanguinosi e inutili assalti.
L’uscita dalla trincea era un momento terribile, perché i soldati sapevano di diventare facili bersagli per il nemico, per i cecchini (tiratori scelti).
I soldati erano ammassati nelle trincee, che per 4 anni solcarono l’Europa, diventando il triste simbolo della Prima guerra mondiale.
Nate come rifugio provvisorio, le trincee erano fossati, che con il tempo si fecero sempre più ampi, attrezzati e sofisticati; si svilupparono infrastrutture comprendenti posti di comando, ospedali da campo…
I soldati erano comunque esposti alle intemperie, con terribili condizioni igieniche e malnutrizione. Inoltre le visioni strategiche erano ormai obsolete, fondate sull’ottocentesca concezione della guerra di movimento.
Il fronte orientale e le battaglie navali
La guerra si stabilizzò anche sul fronte orientale. I tedeschi, guidati dal generale Paul von Hindenburg, sconfissero i russi (che penetrarono tuttavia nella Galizia austriaca) nelle battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri, venendo però costretti a distogliere parte delle loro forze dal fronte francese.
Un altro insuccesso dell’Intesa fu nel corso di una spedizione navale nei Dardanelli. Ideata dal ministro della marina britannica, Winston Churchill, al fine di aprire una via di comunicazione diretta con la Russia attraverso gli Stretti, l’impresa dovette essere abbandonata a causa dell’accanita resistenza dei turchi.
In questo periodo avvenne la terribile persecuzione turca nei confronti degli armeni, sottoposti a una brutale deportazione (una popolazione che viveva all’interno del multietnico impero ottomano, accusata sin dall’Ottocento, di collaborare con la Russia).
Nell’autunno 1914 la Germania e l’Inghilterra diedero inizio a una guerra navale lungo le principali rotte dell’Atlantico e del Pacifico, con lo scopo di colpire le navi che portavano rifornimenti dall’America e dalle colonie.
Tale guerra non fu combattuta da corrazzate o incrociatori, ma da navi corsare Gli inglesi subirono per un periodo l’iniziativa della Germania, ma nell’inverno del 1914 riuscirono a imporre ai tedeschi una dura sconfitta vicino alle isole di Falkland.
Il 23 agosto 1914, anche il Giappone dichiarò guerra alla Germania. Da sempre i giapponesi erano interessati ad ampliarsi fino in Cina, ma non volevano urtare gli interessi degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, presenti in Estremo Oriente.
A tale scopo occuparono il porto di Kiaochow (difesa tedesca in Cina).
In poco tempo la guerra raggiunse anche l’Africa; le potenze dell’Intesa occuparono le colonie tedesche dell’Africa sud-occidentale e orientale, il Togo, il Camerun.
L’Intesa dichiarò guerra anche all’impero Ottomano che, inizialmente neutrale, si era alleato con la Germania, attaccando alcune città russe sul Caucaso.
L'Italia e il dibattito sull'intervento
L’Austria aveva dato inizio a una guerra offensiva in aperto contrasto con quanto prevedeva il trattato della Triplice Alleanza. A buon diritto, dunque, l’Italia aveva dichiarato di voler restare neutrale, il 2 agosto 1914, offrendo così la possibilità ai francesi di spogliare la frontiera alpina e concentrare tutte le forze a difesa di Parigi.
Tra il I neutralisti erano cattolici, socialisti, liberali e giolittiani; essi sostenevano che il proletariato non doveva diventare “carne da cannone”, in una guerra combattuta per interessi nazionalisti e imperialisti. Inoltre era diffusa l’idea che l’Italia, restando neutrale,
potesse diventare fornitrice dei beni necessari ai paesi in guerra.
Tra gli interventisti spiccava la figura del poeta Gabriele D’Annunzio e gli irredentisti, che desideravano la guerra per riprendersi le regioni italiane ancora in mani austriache, ovvero il Trentino e la Venezia-Giulia, in modo da completare l’unificazione della penisola; per loro la Prima guerra mondiale sarebbe stata la quarta guerra d’indipendenza.
Questo interventismo “irredentista” si affiancava a quello “democratico”, disposto a entrare in guerra a fianco delle democrazie francese e inglese contro l’autoritarismo della Germania e Austria.
Tra gli interventisti vi erano anche alcuni fuoriusciti dal Partito socialista, tra cui Benito Mussolini. Inizialmente Mussolini era contro la guerra, fermamente pacifista; ma nel novembre del 1914 si schierò a favore dell’intervento italiano. Nello stesso mese Mussolini fonderà un nuovo giornale, dichiaratamente interventista; “Il popolo d’Italia”.
Il Il patto stabiliva che l’Italia aiutasse, in caso di bisogno, gli alleati entro un mese; in caso di vittoria, avrebbe ottenuto il Trentino con Trento, l’Alto Adige fino al Brennero, la Venezia-Giulia, l’Istria con Trieste (ma non la città di Fiume), parte della Dalmazia ed eventuali compensi coloniali.
Occorreva ora far ratificare il trattato al Parlamento, dominato da una maggioranza neutralista giolittiana.
Antonio Salandra era favorevole all’intervento, ma poiché il Parlamento non era dalla sua parte, decise di rassegnare le dimissioni, che furono però respinte dal sovrano, il quale implicitamente diede segno di essere a favore della guerra.
Mentre nel Paese dilagava un’ondata di violente manifestazioni interventiste, definite da D’Annunzio “le radiose giornate di maggio”, Giolitti rinuncia; così il Parlamento, scosso e disorientato, finì per conferire i pieni poteri a Salandra.
Alcuni si opposero per il metodo antiparlamentare e antidemocratico, come Filippo Turati e il cattolico Guido Miglioli.
Niente servì; il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria.
L'intervento italiano e le battaglie dell'Isonzo
L’esercito italiano sul fronte dell’Isonzo e del Carso
L’esercito italiano, guidato daTra il giugno e il dicembre 1915 furono combattute le “quattro battaglie dell’Isonzo” contro gli austriaci, con gravissime perdite e risultati assai modesti, con soldati forti di spirito ma mal equipaggiati, guidati da comandi e tattiche strategiche inadeguate.
Con l’affondamento del transatlantico inglese Lusitania (su cui viaggiavano un migliaio di passeggeri americani), a opera di un sommergibile (U-Boot) tedesco, gli Stati Uniti imposero un blocco economico agli Imperi centrali e costrinsero la Germania a sospendere la guerra sottomarina.
Sul fronte orientale gli austro-tedeschi sconfissero i russi in Galizia e in Polonia; Austria e Bulgaria conquistarono la Serbia, isolando la Russia, grazie anche all’alleanza con la Turchia (che era stata attaccata dalla fotta inglese a Gallipoli, nello stretto dei Dardanelli).
Le battaglie navali e la guerra sottomarina
In Francia, l’esercito tedesco sferrò un duro attacco a Verdun (1916), concluso senza vincitori né vinti. In seguito, gli inglesi contrattaccarono sulle Somme (gli inglesi impiegarono per la prima volta i carri armati).
In risposta al blocco navale imposto da Inghilterra e Francia, la Germania affrontò gli avversari presso la penisola dello Jutland, dove si combatté l’unica battaglia navale in acque europee. La sconfitta subita, spinse i tedeschi a intensificare la guerra sottomarina, non solo nel mare del Nord, ma anche nell’oceano Atlantico.
Con l’affondamento del transatlantico inglese Lusitania (su cui viaggiavano un migliaio di passeggeri americani), a opera di un sommergibile (U-Boot) tedesco, gli Stati Uniti imposero un blocco economico agli Imperi centrali e costrinsero la Germania a sospendere la guerra sottomarina.
La spedizione punitiva e la reazione italiana
Nel maggio 1916 gli austriaci attuarono una “spedizione punitiva” (Strafexpedition) contro l’esercito italiano, in Trentino tra l’Adige e il Brenta, con l’intenzione di vendicare il tradimento dell’Italia che aveva abbandonato la Triplice Alleanza per l’Intesa.
In un primo momento l’esercito italiano dovette arretrare; poi però i russi intervennero ad aiutare gli italiani.
Di fronte al pericolo corso in Trentino, Salandra si dimise. Il nuovo governo Boselli, detto di “concentrazione nazionale”, dichiarò guerra alla Germania il 28 maggio 1916. Pochi giorni prima (9 agosto 1916), con un attacco sull’Isonzo, le truppe italiane avevano conquistato Gorizia.
Intanto in Austria e Germania l’opinione pubblica era sempre più orientata a cercare una via d’uscita al conflitto.
Papa Benedetto XV propose ai paesi dell’Intesa di porre fine "all’inutile strage", ma il suo appello non venne accolto, soprattutto dal primo ministro inglese David Lloyd George, sostenitore della guerra a oltranza.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali cause della Prima guerra mondiale?
- Quale evento scatenò l'inizio della Prima guerra mondiale?
- Come reagì l'Inghilterra all'invasione del Belgio da parte della Germania?
- Quali furono le condizioni dei soldati nelle trincee durante la guerra?
- Quale fu la posizione iniziale dell'Italia riguardo alla guerra e cosa portò al suo cambiamento?
Le cause principali furono la rivalità economica e coloniale tra Germania e Gran Bretagna, l'ostilità tra Francia e Germania per l'Alsazia e Lorena, i contrasti tra Austria e Russia per i Balcani, e le tensioni tra Italia e Austria per le "terre irredente".
L'assassinio dell'arciduca austriaco Francesco Ferdinando a Sarajevo il 28 giugno 1914 da parte di Gavrilo Princip fu l'evento che scatenò il conflitto.
L'invasione del Belgio da parte della Germania, violandone la neutralità, spinse l'Inghilterra a entrare in guerra a fianco della Francia.
I soldati nelle trincee affrontarono condizioni terribili, esposti alle intemperie, con pessime condizioni igieniche e malnutrizione, in una guerra di posizione stagnante.
L'Italia inizialmente dichiarò neutralità, ma successivamente firmò il patto di Londra con l'Intesa, spinta da pressioni interne e promesse territoriali, dichiarando guerra all'Austria nel 1915.