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La nascita dell’italia democratica (1945-1948)
Dal primo governo de gasperi alla costituente (1945-1946)
Dopo il fallimento del governo Parri (dicembre 1945) si formò il primo governo De Gasperi, esecutivo di coalizione formato da forze antifasciste.
Il primo atto di questo governo fu quello di normalizzare l’amministrazione dello Stato, infatti, nell’Italia settentrionale i prefetti comandavano ancora le brigate partigiane.
Questa normalizzazione era appoggiata anche dai comunisti. Togliatti propose un’amnistia nei confronti dei fascisti che non si fossero macchiati di crimini. Nel marzo-aprile 1946 si tennero le prime elezioni amministrative. Il Partito liberale e il Partito d’Azione ne uscirono clamorosamente sconfitti. Invece, risultarono vincitori la Democrazia cristiana (DC), il Partito comunista (PCI) e il partito socialista (PSIUP).
A questo punto, il panorama politico italiano si può sintetizzare in questo modo:
• Nel nord-est la maggioranza era democristiana;
• Nel nord-ovest e centro la maggioranza era comunista e socialista;
• Nel sud emergeva una maggiore incertezza a causa del partito dell’uomo qualunque;
• Inoltre, i rapporti tra socialisti e comunisti variavano da città a città.
Il 2 giugno di tennero il referendum istituzionale (monarchia o repubblica) e le elezioni per l’Assemblea costituente. Entrambe a suffragio universale, nelle quali anche le donne furono chiamate e votare.
Gli esiti del referendum furono incerti, infatti la vittoria dei repubblicani non fu schiacciante.
Significativi furono anche i dati delle elezioni dell’Assemblea costituente:
• Il risultato evidenziò il prevalere di democristiani, socialisti e comunisti e certificò la crisi del partito liberale e il crollo dei partiti laici;
• I risultati del partito dell’uomo qualunque non furono molto significativi, nonostante furono molto cospicui nel meridione;
• I voti dei socialisti e dei comunisti furono superiori a quelli della DC.
La stesura della Costituzione fu un punto di incontro tra forze e posizioni differenti ma accomunate da alcuni elementi come:
• La scelta repubblicana;
• L’antifascismo;
• Il desiderio di stabilire regole certe per il futuro.
La costituzione entrò in vigore il 1° gennaio ‘48 dopo essere stata approvata dall’Assemblea costituente. Durante la stesura della costituzione De Nicola fu nominato capo provvisorio dello stato. Dopo l’entrata in vigore fu nominato primo presidente della repubblica.
La rottura fra le sinistre e la dc (1947-1948)
Tra il referendum e l’entrata in vigore della costituzione ci fu una rottura tra le forze di sinistra e la DC. Durante i lavori della Costituente i rapporti tra queste si fecero sempre più tesi.
Nel gennaio 1947 De Gasperi si recò a Washington dove sottopose agli americani la difficile situazione sociale ed economica dell’Italia e chiese degli aiuti. Il risultato fu chiaro: gli aiuti sarebbero arrivati solo dopo l’allontanamento dal governo di comunisti e socialisti.
Nel maggio ’47 De Gasperi varò un esecutivo a guida democristiana senza l’intervento di socialisti e comunisti ciò permise all’Italia di beneficiale dei finanziamenti previsti dal piano Marshall.
La politica economica di Einaudi cercò di favorire la ricostruzione e la ripresa della produzione cercando di contenere l’inflazione. Allo stesso tempo, per contenere la spesa pubblica , vennero aumentate le tariffe di poste, ferrovie e forniture elettriche. Il lavoro salariato continuava a essere poco pagato e il tasso di disoccupazione nel 1948 era ancora molto alto. Le scelte del governo furono efficaci ma portarono a un inasprimento dei conflitti sociali.
Il primo governo centrista (1948)
In un clima di scontro nel ’48 si giunse alle elezioni politiche che si presentarono come uno scontro tra la DC e il Fronte popolare.
La DC accusò il Fronte di voler condurre l’Italia sotto il controllo dell’URSS, invece, il Fronte accusò la DC di svilire i valori della Resistenza e di rappresentare la continuità del vecchio regime. Durante la Guerra fredda l’Italia rappresentava una posizione ambigua: secondo Yalta era soggetta all’influenza americana, ma al suo interno vi erano partiti socialisti che da un lato avevano aiutato a formare le basi della democrazia borghese e dall’altro non esitavano a criticare l’imperialismo americano.
La paura del comunismo e i risultati positivi del governo De Gasperi portarono a una schiacciante vittoria elettorale della DC. Questa vittoria rappresentava la salvaguardia del sistema democratico e della civiltà cattolica in Italia.
Dopo il voto, De Gasperi formò un nuovo governo democristiano inaugurando i “governi centristi” che sarebbero durati fino all’inizio degli anni ’60. Il Fronte non accettò la sconfitta per questo motivo si diffuse l’idea che le elezioni fossero state falsate da manovre estere. Le tensioni tra le forze politiche italiane crebbe quando Togliatti subì un attentato per mano di uno studente neofascista (14 luglio 1948). Questo portò quasi al formasi di una guerra civile, sventata quando Togliatti, dal letto d’ospedale, invitò alla pacificazione.
Le elezioni portarono alla spaccatura della GCIL, dal quale fuoriuscirono la componente cattolica e quella socialdemocratica e repubblicana che diedero vita alla CIL e alla UIL.
Le tensioni tra URSS e USA accrebbero il contrasto tra governo e opposizione, ciò nonostante, l’Italia si avviava sulla strada della ricostruzione e della normalizzazione.
La costituzione italiana
I caratteri generali
La costituzione fu il risultato di un compromesso tra i filoni cattolico, marxista e liberal-democratico. Il terreno d’incontro tra teorie politiche diverse fu difficile da raggiungere. Questo fornì la filosofia personalista. Il personalismo poneva al centro della propria riflessione il tema della persona umana come unità irriducibile. Però la persona umana veniva collocata in un contesto proficuo di relazioni sociali che ne determinavano la natura e la possibilità di crescita e sviluppo. In questo senso era possibile giungere a un compromesso che coinvolgesse sia i liberali, sia cattolici, sia social-comunisti.
La Costituzione disegnò i diritti e i doveri del cittadino italiano. L’individuo gode cioè di diritti inviolabili, senza però che si isoli dagli altri cittadini. In questa direzione si muovono i Principi fondamentali e tutta la parte I della Costituzione.
L’articolo 1 afferma che la dignità del lavoro è la condizione della cittadinanza. Inoltre, non sono più ammesso privilegi e titoli nobiliari.
L’articolo 3 sottolinea il dovere che ha lo Stato di intervenire per rimuovere gli ostacoli che si frappongono all’uguaglianza tra i cittadini. Quello che i costituenti affermavano con questo articolo era che tale azione di rimozione degli ostacoli era “compito della Repubblica”, decretando così lo Stato uno Stato “interventista” tutt’altro che indifferente ai problemi sociali.
Gli altri Principi fondamentali definiscono le libertà dei cittadini e il carattere pacifista e non confessionale dello Stato.
La parte i della costituzione: i diritti dei cittadini
I caratteri dei diritti civili e sociali dei cittadini sono espressi nella Parte I della costituzione.
Nel Titolo I (“Rapporti civili”) si riferisce ai temi delle libertà la cui difesa viene sancita dai Principi fondamentali.
Nel Titolo II (“Rapporti etico-sociali”) vengono sancite la tutela della famiglia, il diritto alla salute, alla libertà di ricerca e di insegnamento e il diritto-dovere dell’istruzione obbligatoria.
Nel Titolo III (“Rapporti economici”) vengono affermati la tutela del lavoro e della donna lavoratrice e il diritto di sciopero.
Nel Titolo IV (“Rapporti politici”) si riconosce il diritto all’esistenza dei partiti, quindi il diritto di voto.
Nelle “Disposizione transitorie e finali” erano stati posti dei divieti: i fascisti non potevano avere cittadinanza nel nostro ordinamento. Non venivano riconosciuti i titoli nobiliari e venne fatto divieto ai membri di casa Savoia di entrare in Italia e di soggiornare nel territorio nazionale. Tale disposizione però è stata abrogata.
La parte ii della costituzione: l’ordinamento dello stato
Nella parte II viene stabilito l’Ordinamento della Repubblica e viene sancita la divisione dei poteri. I primi tre titoli sono dedicati al Parlamento (legislativo), presidente della Repubblica e Governo (esecutivo).
Il Titolo IV si occupa del potere giudiziario, attribuito alla Magistratura.
Il Titolo V affronta i tema dell’autonomia amministrativa è dedicata alla Regioni e ai Comuni.
Il Titolo VI tratta delle garanzie costituzionali e si occupa della possibilità di rivedere la Carta costituzionale.
L’Italia è una repubblica parlamentare dove:
• Il capo dell’esecutivo deve ricevere la fiducia del Parlamento;
• Il presidente della Repubblica svolge il ruolo di garante della Costituzione;
• La Magistratura esercita la funzione di controllo.
La democrazia parlamentare
La democrazia è la forma di governo in cui il popolo è sovrano. Nelle democrazie occidentali contemporanee la sovranità può essere diretta (il popolo decide in prima persona) o indiretta (il popolo decide attraverso l’elezione di rappresentanti).
La costituzione italiana prevede entrambe le forme di democrazia:
Diretta: viene esercitata attraverso l’istituto del referendum;
Indiretta: concerne la formazione del Governo e l’esercizio delle legislazione. Infatti, il Governo non è eletto dal popolo e le leggi sono affidate al Parlamento.
I costituenti hanno posto dei severi limiti all’esercizio della democrazia diretta per evitare che il popolo fosse strumentalizzato come era accaduto sotto il fascismo e il nazismo.
L’Italia è una repubblica parlamentare: il Parlamento è l’organo centrale della democrazia, il presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento e il Governo necessità di una maggioranza parlamentare.
Il presidente della Repubblica resta in carica 7 anni. L’articolo 87 stabilisce i suoi poteri che oltre a quelli presenti in questo, esercita anche il potere di veto sulla legislazione parlamentare.
La volontà popolare viene esercitata dai rappresentati eletti nel Parlamento che vengono eletti senza vincolo di mandato.
La formazione del Governo avviene secondo il sistema della fiducia. L’iter di formazione del governo è così scandito:
Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio. Questo presta giuramento davanti al presidente della Repubblica accettando l’incarico.
Il Governo deve ricevere la fiducia delle due Camere. Questo sistema obbliga il presidente a tener conto delle maggioranze, quindi prima di incaricare il primo ministro, il presidente avvia consultazioni con tutti i Partiti per sondare il terreno u quale nomina abbia maggior godimento. Il sistema di fiducia comporta una durata di legislatura di 5 anni.
La legislazione costituzionale ed ordinaria
La nostra Costituzione è rigida ciò comporta un iter molto complesso per modificare le leggi costituzionali. A tutela della Costituzione è stata prevista la Corte costituzionale che ha il compito di stabilire la costituzionalità delle leggi approvate dal Parlamento. I giudici della Corte costituzionale restano in carica per 9 anni.
L’articolo 139 stabilisce l’immutabilità della forma repubblicana, principalmente per due motivi:
• La prima è una ragione storica (giudizio critico sulla monarchia in relazione al Regime);
• La seconda è legata al lessico istituzionale, perché con il termine “Repubblica” si intende un sinonimo di “Democrazia”.
La legislazione ordinaria prevede, invece, un iter più semplice: le leggi vengono votate da una Camera, mandate all’altra per poi essere rimandata alla prima per l’approvazione definitiva.
La funzione legislativa può essere assunta dal Governo tramite decretazione. La costituzione prevede che il Governo può emanare decreti legge in casi di “necessità e urgenza”, ma questi devono essere approvati dalle Camere entro 60 giorni.
L’autonomia della magistratura e l’autonomia amministrativa
Il Titolo IV della Parte II della costituzione definisce l’ordinamento giurisdizionale. Per garantire l’autonomia della Magistratura è stato istituito il Consigli superiore della Magistratura. I magistrati vengono nominati per concorso e sono inamovibili.
Il sistema delle Regioni è regolato dal Titolo V della Parte II. Per i costituenti il punto era quale autonomia concedere alle Regioni dal punto di vista legislativo tra:
• Legislazione esclusiva: legiferare con il solo vincolo della Costituzione;
• Legislazione concorrente: legiferare solo norme di ambiti già definiti dallo Stato;
• Legislazione complementare: legiferare solo norme a disposizione e integrazione delle disposizioni dello Stato centrale.
di uno studente neofascista (14 luglio 1948). Questo portò quasi al formasi di una guerra civile, sventata quando Togliatti,
dal letto d’ospedale, invitò alla pacificazione.
Le elezioni portarono alla spaccatura della GCIL, dal quale fuoriuscirono la componente cattolica e quella
socialdemocratica e repubblicana che diedero vita alla CIL e alla UIL.
Le tensioni tra URSS e USA accrebbero il contrasto tra governo e opposizione, ciò nonostante, l’Italia si avviava sulla
strada della ricostruzione e della normalizzazione.
LA COSTITUZIONE ITALIANA
I CARATTERI GENERALI
La costituzione fu il risultato di un compromesso tra i filoni cattolico, marxista e liberal-democratico. Il terreno d’incontro
tra teorie politiche diverse fu difficile da raggiungere. Questo fornì la filosofia personalista. Il personalismo poneva al
centro della propria riflessione il tema della persona umana come unità irriducibile. Però la persona umana veniva
collocata in un contesto proficuo di relazioni sociali che ne determinavano la natura e la possibilità di crescita e sviluppo.
In questo senso era possibile giungere a un compromesso che coinvolgesse sia i liberali, sia cattolici, sia social-comunisti.
La Costituzione disegnò i diritti e i doveri del cittadino italiano. L’individuo gode cioè di diritti inviolabili, senza però che
si isoli dagli altri cittadini. In questa direzione si muovono i Principi fondamentali e tutta la parte I della Costituzione.
L’articolo 1 afferma che la dignità del lavoro è la condizione della cittadinanza. Inoltre, non sono più ammesso privilegi e
titoli nobiliari.
L’articolo 3 sottolinea il dovere che ha lo Stato di intervenire per rimuovere gli ostacoli che si frappongono all’uguaglianza
tra i cittadini. Quello che i costituenti affermavano con questo articolo era che tale azione di rimozione degli ostacoli era
“compito della Repubblica”, decretando così lo Stato uno Stato “interventista” tutt’altro che indifferente ai problemi
sociali.
Gli altri Principi fondamentali definiscono le libertà dei cittadini e il carattere pacifista e non confessionale dello Stato.
LA PARTE I DELLA COSTITUZIONE: I DIRITTI DEI CITTADINI
I caratteri dei diritti civili e sociali dei cittadini sono espressi nella Parte I della costituzione.
Nel Titolo I (“Rapporti civili”) si riferisce ai temi delle libertà la cui difesa viene sancita dai Principi fondamentali.
Nel Titolo II (“Rapporti etico-sociali”) vengono sancite la tutela della famiglia, il diritto alla salute, alla libertà di ricerca e
di insegnamento e il diritto-dovere dell’istruzione obbligatoria.
Nel Titolo III (“Rapporti economici”) vengono affermati la tutela del lavoro e della donna lavoratrice e il diritto di
sciopero.
Nel Titolo IV (“Rapporti politici”) si riconosce il diritto all’esistenza dei partiti, quindi il diritto di voto.
Nelle “Disposizione transitorie e finali” erano stati posti dei divieti: i fascisti non potevano avere cittadinanza nel nostro
ordinamento. Non venivano riconosciuti i titoli nobiliari e venne fatto divieto ai membri di casa Savoia di entrare in Italia e
di soggiornare nel territorio nazionale. Tale disposizione però è stata abrogata.
LA PARTE II DELLA COSTITUZIONE: L’ORDINAMENTO DELLO STATO
Nella parte II viene stabilito l’Ordinamento della Repubblica e viene sancita la divisione dei poteri. I primi tre titoli sono
dedicati al Parlamento (legislativo), presidente della Repubblica e Governo (esecutivo).
Il Titolo IV si occupa del potere giudiziario, attribuito alla Magistratura.
Il Titolo V affronta i tema dell’autonomia amministrativa è dedicata alla Regioni e ai Comuni.
Il Titolo VI tratta delle garanzie costituzionali e si occupa della possibilità di rivedere la Carta costituzionale.
L’Italia è una repubblica parlamentare dove:
Il capo dell’esecutivo deve ricevere la fiducia del Parlamento;
Il presidente della Repubblica svolge il ruolo di garante della Costituzione;
La Magistratura esercita la funzione di controllo.
LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE
La democrazia è la forma di governo in cui il popolo è sovrano. Nelle democrazie occidentali contemporanee la sovranità
può essere diretta (il popolo decide in prima persona) o indiretta (il popolo decide attraverso l’elezione di rappresentanti).
La costituzione italiana prevede entrambe le forme di democrazia:
Diretta: viene esercitata attraverso l’istituto del referendum;
Indiretta: concerne la formazione del Governo e l’esercizio delle legislazione. Infatti, il Governo non è eletto dal popolo e
le leggi sono affidate al Parlamento.
I costituenti hanno posto dei severi limiti all’esercizio della democrazia diretta per evitare che il popolo fosse
strumentalizzato come era accaduto sotto il fascismo e il nazismo.
L’Italia è una repubblica parlamentare: il Parlamento è l’organo centrale della democrazia, il presidente della Repubblica è
eletto dal Parlamento e il Governo necessità di una maggioranza parlamentare.
Il presidente della Repubblica resta in carica 7 anni. L’articolo 87 stabilisce i suoi poteri che oltre a quelli presenti in
questo, esercita anche il potere di veto sulla legislazione parlamentare.
La volontà popolare viene esercitata dai rappresentati eletti nel Parlamento che vengono eletti senza vincolo di mandato.
La formazione del Governo avviene secondo il sistema della fiducia. L’iter di formazione del governo è così scandito: