Concetti Chiave
- Giolitti si impegna nella conquista della Libia per soddisfare i conservatori, inviando 35mila uomini e occupando il Dodecaneso e Rodi per contrastare l'impero ottomano.
- Nel 1912, la Pace di Losanna riconosce la sovranità italiana sulla Libia, ma la guerriglia libica continua, fomentata dai turchi.
- La conquista della Libia si rivela deludente economicamente e causa una frattura nel Partito Socialista Italiano, con l'emergere di Benito Mussolini.
- Giolitti stringe il Patto Gentiloni con i cattolici conservatori per garantire il sostegno alla maggioranza liberale, ma si dimette nel 1914.
- L'inizio della Prima Guerra Mondiale nel 1914 impedisce a Giolitti di tornare al governo, mentre l'Italia affronta tensioni sociali e politiche interne.
Conquista della Libia
In politica estera Giolitti si impegna anche nella conquista della Libia, per accontentare i conservatori. L'Italia invia così 35mila uomini sulle coste libiche e inoltre, per evitare la minaccia dell'impero ottomano, sposta la guerra sul territorio del Dodecaneso e Rodi, che occupa. L'impero ottomano viene così fermato in quanto si concentra sull'Egeo tuttavia fomenta nella popolazione libica la guerriglia armata delle popolazioni. Nel 1912 i Turchi firmano la Pace di Losanna con il quale si riconosce la sovranità italiana sulla Libia tuttavia non avviene la “disoccupazione” di Rodi come protesta per la continuazione delle guerriglie, fomentate nuovamente dai turchi.
Conseguenze interne della conquista
Questa nuova conquista fu deludente in quanto il territorio non offriva nessuna risorsa (del petrolio si sarebbe saputo più avanti). La conquista libica finì inoltre per destabilizzare anche la vita interna italiana in quanto il gruppo socialista subì una frattura (gruppo riformista di destra viene espulso dal PSI). Nel partito, ora indebolito e su cui il governo giolittiano faceva appoggio, emerge la figura di Benito Mussolini che orienta l'azione del partito verso la rivoluzione. A lui viene anche affidato il giornale di partito, “L'Avanti”.
Patto Gentiloni e dimissioni
Per evitare la caduta del suo governo Giolitti si rivolse all'appoggio dei cattolici conservatori (entrati in politica a seguito di episodi come quello di Murri nel 1901 che fondò un movimento politico cattolico e democratico chiamato Democrazia Cristiana e l'episodio di Sturzo, nel sud Italia) cui faceva capo Vincenzo Gentiloni. Con questi Giolitti sancì il Patto Gentiloni con il quale otteneva la garanzia che i cattolici conservatori avrebbero sostenuto e votato la maggioranza liberale. Con le elezioni del 1913 si creò una situazione di stallo tra socialisti e liberali tuttavia Giolitti era ormai troppo condizionato dalla presenza dei conservatori nel suo esecutivo. Nel 1914 Giolitti decide così di dimettersi credendo che il nuovo governo non avrebbe retto molto e che lo avrebbero richiamato alla guida del governo. Alla presidenza del Consiglio sale Antonio Salandra, un conservatore liberale. In questo periodo vi sono numerose manifestazioni tra cui quelle della “Settimana Rossa” che provocarono proteste in tutto il paese. L'azione repressiva fu intensa. Nel Giugno del 1914 ha inizio la Prima Guerra Mondiale e Giolitti vede sfumare, a causa della portata di tale avvenimento e dello scontro fra interventisti e neutralisti, la possibilità di ritornare al governo.
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze della conquista della Libia per l'Italia?
- Come Giolitti cercò di mantenere il suo governo in carica?
- Quali eventi portarono Giolitti a dimettersi nel 1914?
La conquista della Libia fu deludente poiché il territorio non offriva risorse immediate e destabilizzò la politica interna italiana, causando una frattura nel Partito Socialista e l'emergere di Benito Mussolini.
Giolitti cercò di mantenere il suo governo in carica stringendo il Patto Gentiloni con i cattolici conservatori, garantendosi il loro sostegno e voto alla maggioranza liberale.
Giolitti si dimise nel 1914 a causa della crescente influenza dei conservatori nel suo governo e delle tensioni politiche interne, credendo che il nuovo governo non sarebbe durato a lungo.