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Economia e società negli Anni Trenta
3. Il grande crollo del 1929.
Il crollo della borsa di New York mostrò tutti gli squilibri accumulati fino a quel tempo. Nel 1929 il corso dei titoli di Wall Street aumentò e gli speculatori cominciarono a vendere le loro azioni per poter prenderne il guadagno. Il 24 ottobre venne chiamato giovedì nero e vennero venduti più di 13 milioni di titoli. Questa corsa alle vendite sviluppò un caduta del valore dei titoli che furono dimezzati e nel giovedì nero ci furono 11 suicidi. Ciò colpì soprattutto i ricchi e, di conseguenza, l’economia del paese e dell’Europa che ne dipendeva. Così gli USA introdussero misure protezionistiche e limitarono i prestiti ma anche gli altri paesi introdussero misure protezionistiche. La crisi economica si diffuse ovunque e le industrie cominciarono a chiudere e a licenziare. Il mercato cominciò a crollare e ci fu la crisi dell’agricoltura. Aumentarono i disoccupati e ci fu l’impoverimento dei lavoratori urbani.
4. La crisi in Europa.
In Europa ci fu anche la crisi finanziaria e monetaria. I crolli di Austria e Germania fecero allarmare la Gran Bretagna (che aveva investito) che cominciò a convertire la sterlina in oro. Nel 1931 la convertibilità della sterlina fu sospesa e la valuta fu svalutata. La Gran Bretagna perse il ruolo di banchiere del mondo. Per superare la crisi, i governi, mirarono al pareggio del bilancio statale tagliando la spesa pubblica (meno soldi ai dipendenti e meno spese) e introducendo tasse provocando la diminuzione della richiesta e l’aumento dei disoccupati. Solo col riarmo e la guerra l’Europa uscì dalla crisi.
La crisi in Germania provocò un dissenso tra Spd e i partiti di centro-destra. Il governo fu affidato a Bruning che introdusse una politica severissima per mostrare l’impossibilità della Germania di pagare le riparazioni che vennero ridotte nel 1932 e sospese per 3 anni (mai più riprese).
In Francia i governi vollero mantenere il franco che venne svalutato nel ’37; questa crisi coincise con un periodo di instabilità politica.
In Gran Bretagna Mac Donald cercò di ridusse il sussidio ai disoccupati ma le Trade Unions si opposero e Mac Donald formò un governo nazionale, svalutò la sterlina e introdusse tariffe doganali che la fecero uscire dalla crisi
5. Roosevelt e il New Deal.
Nel 1932 Roosevelt divenne presidente degli Stati Uniti. Esso non aveva un programma organico ma cominciò a istaurare rapporti con le masse (conversazioni radiofoniche per mostrare la sua attività). Introdusse il New Deal (nuovo piano) in cui lo Stato interveniva nei processi economici per poter permettere la ripresa:
- Ristrutturò il sistema creditizio sconvolto dai fallimenti bancari
- Svalutò il dollaro per rendere più competitive le esportazioni
- Aumentò i sussidi per i disoccupati
- Concesse prestiti per consentire ai cittadini di togliere le ipoteche
Vennero introdotte:
- Agricultural Adjustment Act: dava premi in denaro a chi riduceva la produzione
- National Industrial Recovery Act: imponeva alle imprese codici di comportamento per evitare una concorrenza troppo accanita
- Tennessee Valley Authority: sfruttava l risorse idroelettriche producendo energia a buon mercato per gli agricoltori
La riduzione della produzione agricola causò la caduta dei prezzi e l’aumento della disoccupazione. Lo Stato aumentò i lavori pubblici (bilanciati dall’aumento della produzione). Furono varate riforme fiscali e leggi sulla sicurezza sociale. Tutto ciò venne appoggiato dal movimento sindacale e respinto dalla Corte suprema che cercò di bloccare le riforme. Quindi il suo operato mostrò che l’intervento statale era indispensabile per risolvere la crisi ma non riuscì a dare slancio all’iniziativa dei privati.
6. Il nuovo ruolo dello Stato.
L’intervento pubblico favorì i processi di industrializzazione ma la crisi del ‘29 diffuse vari problemi e lo Stato dovette assumere nuovi incarichi in diverse forme nei vari paesi:
negli Stati Uniti venne potenziata la domanda interna con l’espansione della spesa pubblica
in Italia lo Stato assunse imprese industriali in difficoltà
in Gran Bretagna vennero elaborati programmi di sviluppo che orientavano l’attività economica
Keynes pubblicò “Occupazione, interesse e moneta. Teoria generale” e si oppose alla teoria secondo la quale il mercato produce spontaneamente l’equilibrio tra domanda e offerta. Per lui i meccanismi del capitalismo non erano in grado di gestire l’utilizzazione ottimale delle riforme. Criticò le politiche deflazionistiche che aumentavano le difficoltà della domanda e diede allo Stato il compito di aumentare la domanda.
10. ECONOMIA E SOCIETA' DEGLI ANNI '30
3. Il grande crollo del 1929.
Il crollo della borsa di New York mostrò tutti gli squilibri accumulati fino a quel tempo. Nel 1929
il corso dei titoli di Wall Street aumentò e gli speculatori cominciarono a vendere le loro azioni
per poter prenderne il guadagno. Il 24 ottobre venne chiamato giovedì nero e vennero venduti
più di 13 milioni di titoli. Questa corsa alle vendite sviluppò un caduta del valore dei titoli che
furono dimezzati e nel giovedì nero ci furono 11 suicidi. Ciò colpì soprattutto i ricchi e, di
conseguenza, l’economia del paese e dell’Europa che ne dipendeva. Così gli USA introdussero
misure protezionistiche e limitarono i prestiti ma anche gli altri paesi introdussero misure
protezionistiche. La crisi economica si diffuse ovunque e le industrie cominciarono a chiudere e
a licenziare. Il mercato cominciò a crollare e ci fu la crisi dell’agricoltura. Aumentarono i
disoccupati e ci fu l’impoverimento dei lavoratori urbani.
4. La crisi in Europa.
In Europa ci fu anche la crisi finanziaria e monetaria. I crolli di Austria e Germania fecero
allarmare la Gran Bretagna (che aveva investito) che cominciò a convertire la sterlina in oro.
Nel 1931 la convertibilità della sterlina fu sospesa e la valuta fu svalutata. La Gran Bretagna
perse il ruolo di banchiere del mondo. Per superare la crisi, i governi, mirarono al pareggio del
bilancio statale tagliando la spesa pubblica (meno soldi ai dipendenti e meno spese) e
introducendo tasse provocando la diminuzione della richiesta e l’aumento dei disoccupati. Solo
col riarmo e la guerra l’Europa uscì dalla crisi.
La crisi in Germania provocò un dissenso tra Spd e i partiti di centro-destra. Il governo fu
affidato a Bruning che introdusse una politica severissima per mostrare l’impossibilità della
Germania di pagare le riparazioni che vennero ridotte nel 1932 e sospese per 3 anni (mai più
riprese).
In Francia i governi vollero mantenere il franco che venne svalutato nel ’37; questa crisi
coincise con un periodo di instabilità politica.
In Gran Bretagna Mac Donald cercò di ridusse il sussidio ai disoccupati ma le Trade Unions si
opposero e Mac Donald formò un governo nazionale, svalutò la sterlina e introdusse tariffe
doganali che la fecero uscire dalla crisi
5. Roosevelt e il New Deal.
Nel 1932 Roosevelt divenne presidente degli Stati Uniti. Esso non aveva un programma
organico ma cominciò a istaurare rapporti con le masse (conversazioni radiofoniche per
mostrare la sua attività). Introdusse il New Deal (nuovo piano) in cui lo Stato interveniva nei
processi economici per poter permettere la ripresa:
- Ristrutturò il sistema creditizio sconvolto dai fallimenti bancari
- Svalutò il dollaro per rendere più competitive le esportazioni
- Aumentò i sussidi per i disoccupati
- Concesse prestiti per consentire ai cittadini di togliere le ipoteche
Vennero introdotte:
- Agricultural Adjustment Act: dava premi in denaro a chi riduceva la produzione
- National Industrial Recovery Act: imponeva alle imprese codici di comportamento per
evitare una concorrenza troppo accanita
- Tennessee Valley Authority: sfruttava l risorse idroelettriche producendo energia a buon
mercato per gli agricoltori
La riduzione della produzione agricola causò la caduta dei prezzi e l’aumento della
disoccupazione. Lo Stato aumentò i lavori pubblici (bilanciati dall’aumento della produzione).
Furono varate riforme fiscali e leggi sulla sicurezza sociale. Tutto ciò venne appoggiato dal
movimento sindacale e respinto dalla Corte suprema che cercò di bloccare le riforme. Quindi il
suo operato mostrò che l’intervento statale era indispensabile per risolvere la crisi ma non
riuscì a dare slancio all’iniziativa dei privati.
6. Il nuovo ruolo dello Stato.
L’intervento pubblico favorì i processi di industrializzazione ma la crisi del ‘29 diffuse vari
problemi e lo Stato dovette assumere nuovi incarichi in diverse forme nei vari paesi:
negli Stati Uniti venne potenziata la domanda interna con l’espansione della spesa pubblica
in Italia lo Stato assunse imprese industriali in difficoltà
in Gran Bretagna vennero elaborati programmi di sviluppo che orientavano l’attività economica