Concetti Chiave
- Le tombe monumentali, assenti nel primo Medioevo per motivi religiosi, tornano in voga nel Duecento con una maggiore attenzione al corpo umano.
- Arnolfo di Cambio crea il Monumento funebre del cardinale De Braye a Orvieto, un esempio di tomba parietale con sarcofago appoggiato al muro.
- Il defunto è rappresentato su un letto funebre con dettagli realistici ottenuti da una maschera mortuaria in cera.
- Il sarcofago presenta decorazioni elaborate con colonnine tortili e mosaici cosmateschi, e un’iscrizione commemorativa.
- Il monumento suggerisce un processo di ascesa spirituale, accentuato dalla verticalità della struttura con elementi gotici.
Indice
Evoluzione delle tombe nel Medioevo
Mentre la civiltà classica aveva dato grande importanza alla celebrazione dei defunti, nel primo Medioevo le tombe monumentali erano scomparse, anche per motivi religiosi, poiché si voleva evitare la glorificazione umana del singolo. Le tombe erano molto semplici: un sarcofago di pietra con coperchio o una lapide posta sul pavimento o a parete.
Ritorno delle tombe monumentali
Dalla seconda metà del Duecento, grazie alla maggiore considerazione per il corpo umano, ritornò nuovamente in auge la tomba monumentale. La struttura poteva essere a parte, cioè col sarcofago appoggiato ad un muro interno di una chiesa, ideata da Arnolfo di Cambio, oppure ad arca, composta da un sarcofago isolato nello spazio e posto su alti sostegni.
Descrizione del Monumento funebre
Al modello parietale appartiene il Monumento funebre del cardinale De Braye di Arnolfo di Cambio in san Domenico a Orvieto. Il defunto, i cui lineamenti derivano dal calco della maschera mortuaria in cera, giace su un letto da parata funebre; ai lati le tende sono scostate da due chierici; sotto è sistemato il sarcofago, decorato con colonnine tortili e mosaici cosmateschi. Al di sopra vi è un’iscrizione commemorativa, mentre nelle nicchie san Domenico a destra e san Marco a sinistra presentano il defunto alla Vergine, seduta in alto con il Bambino: essa è, come emerso dai restauri del 1993, una statua romana rimaneggiata, a dimostrazione del riuso dell’antico anche in età gotica. Il processo di ascesa dell’anima dalla terra al cielo è suggerito dalla struttura verticale, che comprendeva pinnacoli e altri elementi perduti nello spostamento del monumento dalla navata al transetto.