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De Paoli Jessica 4STC
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BIOGRAFIA
Michelangelo Merisi nacque nel 1571, da Fermo Merisi (architetto di Francesco Sforza) e da Lucia
Aratori, a Milano. Egli ebbe una buona educazione ed a cinque anni si trasfrerì a Caravaggio,
probabilmente per sfuggire alla peste, anche se il padre nel 1577 muore proprio di questa malattia. A
tredici anni, nel 1584, entra nella bottega di Simone Peterzano (pittore di successo all’epoca) che lavora a
Milano.Nel 1590 muore anche la madre ed allora Michelangelo Merisi decide di trasferirsi a Roma
(attorno al 1592). Frequenta prima la bottega di Lorenzo Siciliano (pittore dell’epoca), poi per alcuni mesi
Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino da cui fu applicato a dipinger fiori e frutti:essi rappresentano
l’inizio di quel genere pittorico che verrà definito “Natura morta”.Successivamente incontra il cardinal
Francesco Del Monte (1595) che apprezza la sua pittura e acquista alcuni suoi quadri; entra al suo
servizio e vi rimane per circa tre anni.Riceve così la prima commissione per due grandi tele per la
cappella Contarelli di Roma (1599). Da qui Caravaggio cominciò a farsi conoscere ed a ricevere altre
commissioni; molti dei suoi dipinti però vengono rifiutati in quanto ritenuti rozzi ed altri non degni di
raffigurare scene religiose:esso era però il suo punto di forza, ossia guardare la verità senza veli,niente è
lasciato nascosto o non esplicato.Col crescere della sua fama artistica, il pittore divenne famoso anche per
il suo carattere ribelle e rissoso ed ebbe anche problemi con la legge tanto che nel 1606 uccise un uomo e
dovette scappare da Roma per trascorrere gli ultimi anni come un fuggiasco, prima a Napoli, poi a Malta
e poi in Sicilia.Il 14 luglio 1608 Caravaggio fu investito della carica di Cavaliere di Malta, ma anche qui
ebbe dei problemi; infatti fu arrestato perché litigò con un altro cavaliere; ma riuscì ad evadere ed a
rifugiarsi in Sicilia.I maltesi continuarono a cercarlo infatti egli dovette scappare di città in città fino a
tornare a Napoli. Qui nel 1609 subì un aggressione, forse da parte dei cavalieri di Malta, e venne
gravemente ferito al volto.Nel 1610 si imbarcò per andare in Toscana dove avrebbe atteso la grazia ma
qui fu scambiato per un altro ed imprigionato; quando fu rilasciato (disperato per aver perso tutti i suoi
effetti personali, soprattutto le sue “terre” con le quali componeva i suoi meravigliosi colori) si precipitò
sulla spiaggia tentando invano di raggiungere la nave, ma quell’enorme fatica sotto il sole cocente gli
provocò una febbre altissima che in breve tempo, a Porto Ercole,Grosseto, lo uccise all’età di 38 anni: era
il 18 luglio 1610. Tredici giorni dopo, il 31 luglio la grazia papale veniva emanata, ma ormai non serviva
più.
La sua arte, appartenente all’ epoca definita come barocco,fu considerata nel suo tempo rivoluzionaria, in
Non
quanto differente dai modelli dell’ arte rinascimentale, infatti si distaccò del tutto dal manierismo.
ricercò come i Carracci, suoi contemporanei , la “bellezza ideale”, ma l’uso del”brutto” nelle sue
rappresentazioni è funzionale a ciò che vuole raccontare attraverso la pittura. Egli rappresentava con
immediatezza la realtà e le sue opere avevamo come protagonisti personaggi presi dalla strada e ritratti
così come erano, senza cambiamenti per renderli più belli e perfetti.Gli eventi da lui raffigurati vengono
raffigurati in maniera dinamica,i personaggi non vengono messi in posa, ma disegnati nel momento in cui
non hanno il sospetto di essere osservati e quindi dipinti sulla tela, è sorpreso.
Egli è come anticonvenzionale, scandalizzò il pubblico del tempo per i suoi temi e per la rappresentazione
di soggetti sacri nelle comuni vesti mortali di semplici manovali ed artigiani.Nel periodo “giovanile” della
sua vita d pittore, predilige ritrarre la natura morta,che come altre opere di natura non religiosa hanno
anche un carattere simbolico e allegorico: un esempio è il”Cestino di frutta”,allusione alla caducità della
vita: rappresenta tutti i particolari della realtà anche quelli meno belli.Nelle sue opere non dà centralità o
superiorità ad un soggetto particolare:l’uomo non è considerato come un soggetto fondamentale, in
accordo con le nuove correnti filosofiche e scientifiche del ‘600, perciò in alcuni casi è la natura l’unica
protagonista.Molto importante è l’utilizzo della luce e della tecnica del chiaroscuro: i soggetti sembrano
essere abbagliati dalla luce mentre si trovano immersi nel buio più completo; la sorgente luminosa è
situata fuori dal quadro, perciò la luce risulta improvvisa e volta a creare i volumi dei soggetti
rappresentati; lo sfondo è nell’ombra mentre i personaggi emergono da esso e sono illuminati. La luce ha
anche una funzione simbolica, di contrasto tra il bene ed il male, confrontata con luce ed ombra.
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L’”Incredulità di San Tommaso” è un dipinto ad olio su tela di cm 107 x 146 realizzato tra il 1600 ed il
1601 dal pittore italiano Caravaggio.
Esso è conservato al Potsdam-Sanssouci, Stiftung Schosser und Garten,museo di Berlino.
In questo quadro Caravaggio rappresenta la scesa del Vangelo in cui l’apostolo Tommaso, non credendo
alla testimonianza degli altri discepoli, viene invitato da Gesù stesso ad infilare il dito nella sua piaga nel
costato,per credere che è veramente risorto:è quindi un’opera soggetto religioso.
In primo piano sono rappresentati Gesù, che si trova sulla sinistra, in basso e alla sua destra San
Tommaso.Egli ha messo il suo dito nella piaga del costato di Gesù, invitato da quest’ ultimo.Sullo sfondo
Caravaggio raffigura anche altri due apostoli:la scena non rimane isolata main questo modo è osservata da
altri, che sembrano aver bisogno loro stessi di una conferma.Prima dell’evento raffigurato dal
pittore,Gesù risorto compare agli Apostoli, e si fa riconoscere. Avendo udito gli apostoli dire d’aver visto
il Cristo risorto, oppose loro: “Se non metto il mio dito nel posto dei chiodi, e non metto la mia mano nel
suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo Gesù ricompare, e questa volta Tommaso è presente; così
Gesù lo invita a mettere la mano nella ferita nel costato, e Tommaso lo riconosce come Dio, infatti è il
primo a definire Cristo:”Mio Signore e mio Dio”.
Potendo osservare questo dipinto,ciò che colpisce maggiormente, è il puro realismo che la figura ci
trasmette:sembra di avere quella scena davanti a noi, proprio come se fosse reale.Caravaggio inoltre si
sofferma su ciascun particolare, nessuna piega della tonaca di Gesù, le ruge sulla fronte di Tommaso o le
loro pettinature vengono trascurate.Sembra proprio come una foto:lo stesso realismo viene trasmesso
attraverso il dito di Tommaso che si infila nella pelle di Gesù, volto a creare un vero volume, un vero
spazio tridimensionale.La stessa profondità viene creata usando a luce:sullo sfondo abbiamo una zona
d’ombra, da cui emergono tutte e quattro le figure rappresentate.In particolare rilievo sono il braccio di
Tommaso e il corpo nudo di Gesù.Dal quadro non è possibile percepire quale sia la sorgente luminosa,
ma essa arriva sicuramente da destra, percorrendo tutto il corpo di Tommaso fino ad arrivare alla piaga di
Gesù, come se ci fosse una piega che indica all’osservatore dove rivolgere lo sguardo, indicandogli il
punto chiave che voleva raffigurare.La luce contribuisce inoltre a creare i chiaroscuro sui volti, sugli abiti
e sulla tonaca di Gesù.Fondamentale è notare il fatto che in questo quadro non abbiamo la raffigurazione
si un ambiente o comunque di oggetti che ci danno l’idea di dove i personaggi si trovino,è completamente
bruno:il pittore li tralascia in modo che lo sguardo non possa essere distratta da altri elementi.
Da non sottovalutare il suo modo di dipingere, attraverso una pittura tonale,dove i colori fungono da
protagonisti e che danno corpo alle figure e strutturano la forma.Le pennellate sono precise e attente ai
particolari.
Il “naturalismo” dell’opera caravaggesca andrà inteso come l’anticipazione pittorica dell’istanza centrale
della rivoluzione scientifica di Galileo.
Possiamo riassumere quindi i più importanti particolari dell’immagine:
Gli apostoli partecipano con apprensione alla scena, come se a loro volta avessero bisogno della
7 stessa conferma richiesta da Tommaso.
Gesù scosta la veste dal costato e, con mano ferma,spinge la destra di Tommaso.
7 Intenerisce davvero il contrasto tra le callose e sudicie dita dell’incredulo apostolo e il perfetto
7 ovale del volto di Gesù, riccioluto e ben pettinato come solo poteva essere chi doveva incarnare
l’ideale della bellezza agli occhi dell’osservatore.
Con una fisicità esasperata, Tommaso viene invitato da Gesù a infilare il dito fin sotto la pelle, ben
7 dentro la ferita nel costato, per verificare l’evento miracoloso.
L’espressione di Tommaso è sconvolta e stupefatta:si sta verificando in lui l’invito di Gesù a “non
7 essere incredulo,ma credente”. Nel dipinto Caravaggio mostra la mano di Tommaso che con
impressionante realismo penetra nella ferita di Cristo, sollevando le carni ed evidenzia la smorfia
di dolore che affiora sul volto del Gesù. Il pittore cala questo episodio nella verità della vita
quotidiana, quasi si trattasse di una sorta di esame medico, sottolineando gli aspetti concreti e
materiali dell’evento.
Le teste dei quattro personaggi formano un rombo perfetto che occupa il centro della scena.
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