Concetti Chiave
- Nel Giasone con il vello d'oro, Thorvaldsen si ispira alle proporzioni di Policleto e all'Apollo del Belvedere per creare un nudo maschile ideale.
- L'opera, realizzata tra il 1802 e il 1803, segna una svolta nella carriera di Thorvaldsen, dandogli notorietà e permettendogli di lavorare in Italia.
- La scultura raffigura Giasone come un eroe vittorioso, con un atteggiamento maestoso e uno sguardo imperturbabile, privo di emozioni manifeste.
- Sebbene rappresentato in movimento, il corpo di Giasone rimane statico, racchiuso in una linea di contorno semplice e chiusa.
- Realizzata in marmo bianco, la scultura esprime la bellezza ideale e disincarnata auspicata da Winckelmann, elevandosi a quasi due metri e mezzo di altezza.
Thorvaldsen e il suo Giasone
Nel 1802-1803 Thorvaldsen, ispirandosi alle proporzioni canonizzate dallo scultore greco Policleto e alle numerose statue derivate dall'Apollo del Belvedere di Leocrate, modello ideale per il nudo maschile, concretizzò la propria poetica nel Giasone con il vello d'oro, opera che gli diede subito notorietà, permettendogli di continuare la sua carriera in Italia. L'artista si cimentò qui nel genere eroico e scelse la nobile forma del nudo.
L'eroe greco e il vello d'oro
L'eroe greco Giasone, capo della spedizione degli Argonauti, si recò nella Colchide, antica regione sulle sponde del mar Nero, per sconfiggere il drago che custodiva il vello d'oro, la preziosa pelle di montone in cambio della quale avrebbe riavuto il regno del padre, usurpato dallo zio Pelia.
Caratteristiche della scultura
L'eroe, raffigurato come vincitore, tiene il vello appeso al braccio sinistro, ma non manifesta alcuna gioia per la conquista; ha un atteggiamento maestoso e pacato, uno sguardo imperturbabile, privo di sentimenti: nessuna tensione muscolare tradisce un moto interiore. Sebbene rappresentato nell'atto di camminare, manca nella sua figura l'idea del movimento e il corpo è bloccato in una linea di contorno chiusa, dal disegno semplice. La scultura, alta quasi due metri e mezzo, di marmo bianchissimo, mette in luce quella bellezza ideale e disincarnata che Winckelmann auspicava.