Concetti Chiave
- Jean Dubuffet ha sviluppato una riflessione estetica che rispecchia la sua vita tormentata, caratterizzata da frequenti interruzioni dell'attività artistica.
- Deluso dall'arte tradizionale, Dubuffet ha iniziato a esplorare una forma d'arte spontanea, priva di legami culturali, ispirata alla creatività primitiva e infantile.
- Ha coniato il termine "Art brut" per descrivere un'arte grezza e libera, paragonandola allo spumeggiare dello champagne, simile alla fantasia dei bambini e dei "folli".
- Le opere di Dubuffet, come "Noeud au chapeau", utilizzano un gesto istintivo e materiali eccentrici per creare figure riconoscibili con contorni marcati.
- Noeud au chapeau rappresenta una sintesi originale tra Espressionismo nordico e automatismo surrealista, con un focus sull'iconografia del volto.
Jean Dubuffet fece della riflessione estetica lo specchio della propria esistenza tormentata, durante la quale abbandonò e riprese più volte l'attività artistica. Disilluso nei confronti delle possibilità espressive della ricerca tradizionale, a suo parere troppo distante dalla vita dell'uomo comune, a partire dai primi anni quaranta Dubuffet intraprese lo studio di una forma d'arte spontanea, liberata da qualsiasi retroterra culturale e ispirata piuttosto alla creatività primitiva, a quella infantile o addirittura all'estro degli alienati, capaci di chiunque altro, secondo l'artista, di esprimersi in totale libertà.
Ragionando proprio su queste forme di creatività "inconsapevole", Dubuffet coniò la nozione di "Art brut" (arte grezza, brutale), richiamando nel termine brut, memore della sua attività giovanile di commerciante di vini, lo spumeggiare dello champagne, frizzante come la fantasia dei bambini e l'inventiva delle menti "folli". Le sue figure, dai soggetti in genere riconoscibili - teste, corpi di donna, paesaggi o animale - sono il frutto di un gesto istintivo e della scelta eccentrica di materiali che, stesi sulla superficie, evocano immagini cui l'artista si limita a dare una silhouette, marcandone la sagoma con un segno nero e spesso o, al contrario, scavando un contorno bianco nella materia densa, come avivene in Noeud au chapeau (Ragazza col cappello) dipinto nel 1946. Qui, il corpo deforme del personaggio, dalla testa così grande da risultare sproporzionata rispetto al fisico, ricorda i pupazzi tipici dei disegni infantili e allo stesso tempo allude all'iconografia del volto come specchio dell'anima e come luogo in cui affiorano pulsioni inconsce. Gli occhi spalancati e la bocca carnosa trasmettono invece l'immagine in genere associata alla figura femminile. L'opera si presenta come una sintesi del tutto originale tra le suggestioni dell'Espressionismo nordico e il procedimento dell'automatismo surrealista, le due componenti principali dell'arte di Dubuffet.