Concetti Chiave
- L'avorio, noto per il suo colore bianco e facilità di lavorazione, è stato storicamente utilizzato per creare oggetti di uso sacro e profano.
- In epoca tardo antica e altomedievale, l'avorio era usato per realizzare tavolette scolpite a bassorilievo, spesso difficili da ottenere in Occidente.
- La tavoletta eburnea "Le Marie al Sepolcro" del V secolo, probabilmente creata a Roma, è un esempio di alto artigianato in avorio.
- I dittici di avorio, sia di soggetto profano che religioso, venivano realizzati per le alte gerarchie civili e religiose dell'Impero.
- Nel 1935, le raccolte civiche acquisirono "Le Marie al Sepolcro" e un'altra tavoletta di pregio raffigurante la famiglia di Ottone Imperator.
Indice
L'avorio nella storia
L’avorio è un materiale prezioso, ricavato prevalentemente dalle zanne degli elefanti, estremamente ricercato fin dalla preistoria per la realizzazione di armi, strumenti e oggetti di uso sacro e profano per la sua bellezza, legata al colore bianco naturale, e per la relativa facilità di lavorazione – date la limitata durezza e duttilità, unite alla resistenza che ne garantisce la conservazione nel tempo.
Uso dell'avorio in epoca antica
Uno degli usi ai quali è stato destinato in epoca tardo antica e altomedievale l’avorio, spesso difficile o impossibile da procurarsi in Occidente, è la creazione di tavolette scolpite a bassorilievo con soggetti figurativi e motivi decorativi. Dal IV secolo infatti il materiale gode di grande fortuna presso le più alte cariche civili e religiose dell’Impero, tanto da venire associato alla maestà imperiale e a quella divina, con conseguente richiesta di oggetti destinati alla devozione e alla liturgia da parte di committenti dell’antica aristocrazia senatoriale da poco convertiti al cristianesimo.
La tavoletta delle Marie al Sepolcro
Rientra in questa tipologia la tavoletta eburnea rappresentante le Marie al Sepolcro, uno degli avori tardo antichi al più fine fattura giunti fino a noi, databile al V secolo e probabilmente da ricondurre ad un atelier romano. Quella in museo è una delle due valve che componevano un dittico, costituito da due lastre di avorio unite a libro mediante cerniere metalliche. I primi dittici, detti consolari o imperiali – se ne vedono alcuni esemplari in queste vetrine – sono di soggetto profano: all’interno, su uno strato di pece, le più alte gerarchie dell’Impero romano comunicavano con poche parole di ringraziamento ai propri sostenitori l’elezione a console o imperatore. Allo stesso modo, a partire dal IV secolo anche le maggiori gerarchie ecclesiastiche fanno realizzare dittici di soggetto religioso. L’ipotesi che questa fosse la valva di un dittico di cui è andata perduta l’altra parte è confermata dalla presenza di fori sulla destra del pezzo e di altrettante fessure probabilmente corrispondenti al sistema di cerniere. Inoltre sulla tavoletta compaiano solo due dei simboli dei quattro evangelisti che ci si aspetterebbe di ritrovare nella scena, corrispondenti a Luca e a Matteo. In basso si vede l’episodio evangelico vero e proprio, con l’adorazione della figura di Cristo, rappresentato assiso come nell’iconografia imperiale romana, da parte delle pie donne; nella parte superiore della lastra è rappresentato il Santo Sepolcro, dalla caratteristica pianta rotonda, e due soldati romani addormentati.
Acquisizione e significato storico
Le Marie al Sepolcro fu acquisita dalle raccolte civiche nel 1935 a seguito della vendita di parte della collezione del principe Gian Giacomo Trivulzio, insieme ad un’altra tavoletta eburnea di enorme pregio, detta di Otto Imperator. L’avorio rappresenta fedelmente, con i tipici caratteri somatici germanici, la famiglia dell’imperatore Ottone in atto di rendere omaggio (proskynesis) a Cristo in trono affiancato da Maria e da San Maurizio e da due angeli. Permane il dubbio se nella figura dell’imperatore vada riconosciuto Ottone I o il figlio Ottone II; questa sembra l’ipotesi più plausibile, anche percgè il bambino, rappresentato piccolo e incoronato, ben corrisponde a Ottone III, assunto dal padre al titolo di reggente quando aveva solo tre anni nel 983, anno anche della morte del padre. L’intaglio sembra essere stato prodotto in una bottega milanese.
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza storica dell'avorio nella creazione di oggetti artistici?
- Quali sono le caratteristiche della tavoletta eburnea "Le Marie al Sepolcro"?
- Come venivano utilizzati i dittici in epoca romana e cristiana?
- Quali elementi iconografici sono presenti nella tavoletta "Le Marie al Sepolcro"?
- Qual è la storia dell'acquisizione della tavoletta "Le Marie al Sepolcro"?
L'avorio è stato un materiale prezioso fin dalla preistoria per la sua bellezza e facilità di lavorazione, utilizzato per creare armi, strumenti e oggetti sacri e profani, specialmente in epoca tardo antica e altomedievale.
La tavoletta "Le Marie al Sepolcro" è un esempio di avorio tardo antico di fine fattura, databile al V secolo, probabilmente realizzata in un atelier romano, e rappresenta un dittico con scene religiose.
I dittici, inizialmente di soggetto profano, venivano usati dalle gerarchie imperiali per comunicare elezioni a console o imperatore; successivamente, anche le gerarchie ecclesiastiche li adottarono per soggetti religiosi.
La tavoletta presenta l'adorazione di Cristo da parte delle pie donne, il Santo Sepolcro con due soldati romani addormentati, e i simboli di due evangelisti, Luca e Matteo.
La tavoletta fu acquisita nel 1935 dalle raccolte civiche, insieme ad un'altra tavoletta di pregio, dalla collezione del principe Gian Giacomo Trivulzio.