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Concetti Chiave

  • I contadini del II secolo a.C. affrontano la dura concorrenza del lavoro servile, spesso peggio trattato nelle campagne rispetto ad altre forme di schiavitù.
  • Gli schiavi urbani possono vivere meglio grazie a mansioni più qualificate e alla possibilità di accumulare il peculium per riscattare la propria libertà.
  • Le rivolte servili, come quella capeggiata da Euno in Sicilia, dimostrano la tensione sociale e il malcontento tra gli schiavi-pastori.
  • I contadini liberi, tornati da lunghe guerre, vengono spinti a vendere le loro terre a grandi proprietari, che investono in colture come la vite e l'ulivo.
  • L'evoluzione delle strategie militari con eserciti stanziali e accampamenti invernali influenza la vita agricola e la disponibilità di manodopera.

Indice

  1. Concorrenza del lavoro servile
  2. Differenze tra schiavi urbani e rurali
  3. Difficoltà dei contadini liberi

Concorrenza del lavoro servile

I contadini (II secolo a.C.) subiscono quindi fortemente la concorrenza del lavoro servile; gli schiavi che lavorano in campagna, nella gradazione di differenti modi di schiavitù che ci sono a Roma, sono quasi i peggio trattati (peggio di loro ci sono solo quelli che lavorano nelle miniere, soprattutto in Sicilia e in Macedonia, e gli schiavi-pastori, i principali protagonisti delle rivolte serviliEuno, schiavo in Sicilia, fu capace di organizzare bande armate e che riuscirono ad essere domate in sette anni, dal 139-132 a.C., lungo i quali tennero sotto scacco il pro-console romano).

Differenze tra schiavi urbani e rurali

Non tutti gli schiavi vivevano allo stesso modo: gli schiavi urbani avevano una vita molto diversa, essi vivevano nelle grandi famiglie e potevano avere mansioni differenti (camerieri, insegnanti se greci o di altre civiltà), specialmente chi aveva una buona educazione poteva essere utilizzato per mansioni di più alta importanza e quindi acquisire, dalla vicinanza con il padrone, una condizione privilegiata che lo spingeva a chiedere la libertà (attraverso il pagamento del peculium, il gruzzolo necessario per farsi riscattare, accumulato con più facilità se si faceva un lavoro in cui si prendevano mance ed altre gratificazioni).

Difficoltà dei contadini liberi

I contadini liberi, in uno scenario fatto di grandi aziende agricoli organizzate a monocoltura, non avevano vita meno facile dei servi stessi; soprattutto dopo anni di lunghe guerre, che spesso duravano decenni (come quella spagnola, dove fu usato un esercito spagnolo stipendiato, con un contributo che venne chiesto di versare alle due Spagne, proprio perché l’esercito non faceva più campagne stagionali come in precedenza, ma lunghe campagne stanziali, ovviamente caratterizzate da rigidi inverni in cui si usavano gli hibernae, ovvero accampamenti invernali, oltre a quelli estivi), i contadini che ritornavano erano sollecitati a vendere le proprietà a grandi proprietari terrieri, che avevano soldi per impiantare nuove coltivazioni su grandi aziende (come la vite e l’ulivo, un affare in cui si investe tanto denaro e da cui per anni non si ricava nulla, almeno dopo 3 o 5 anni, sempre che non ci siano cattive stagioni).

Domande da interrogazione

  1. Qual era la condizione degli schiavi che lavoravano in campagna nella Roma repubblicana?
  2. Gli schiavi che lavoravano in campagna erano tra i peggio trattati, peggio di loro solo quelli nelle miniere e gli schiavi-pastori, protagonisti delle rivolte servili.

  3. Come variava la vita degli schiavi urbani rispetto a quelli rurali?
  4. Gli schiavi urbani vivevano in grandi famiglie e potevano avere mansioni diverse, spesso più privilegiate, specialmente se avevano una buona educazione, permettendo loro di accumulare il peculium per riscattare la libertà.

  5. Quali difficoltà affrontavano i contadini liberi nel II secolo a.C.?
  6. I contadini liberi affrontavano la concorrenza delle grandi aziende agricole e, dopo lunghe guerre, erano spesso costretti a vendere le loro proprietà ai grandi proprietari terrieri.

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