Concetti Chiave
- Nel 215 a.C., Filippo V di Macedonia si alleò con Annibale, minacciando di supportarlo contro Roma attraverso l'Adriatico.
- Roma, seppur riluttante, considerò l'intervento in Macedonia per punire Filippo e proteggere le proprie colonie e alleati.
- Le mire espansionistiche di Filippo includevano l'Asia Minore, disturbando regni come quello di Pergamo, che cercava l'amicizia di Roma.
- Il fronte orientale fu inizialmente accantonato per affrontare Cartagine, ma riemerse nel 200 a.C. quando Filippo minacciò nuovamente la Grecia.
- Nel 200 a.C., le Leghe greche chiesero l'intervento di Roma, che, riconosciuta come grande potenza, decise di agire contro Filippo V.
Indice
Discussioni in senato
Due anni dopo la fine della Seconda Guerra Punica si dibatteva in Senato sulla possibilità di mandare l’esercito contro Filippo V di Macedonia.
Mire espansionistiche di Filippo V
Questi si era alleato ad Annibale nel 215 a.C. (subito dopo Canne) e, mentre Roma era sul punto di crollare in seguito alle tante sconfitte subite da Annibale, aveva infastidito i Romani minacciando uno sbarco di navi e di uomini in supporto ad Annibale attraverso l’Adriatico; come molti dei sovrani orientali (Antioco III di Siria, Tolomeo d’Egitto) costituitisi sul disfacimento del grande regno di Alessandro Magno, Filippo V aveva mire espansionistiche sull’Asia Minore, tentando in qualche modo di ricreare il grande impero del passato.
Richieste di aiuto a Roma
Egli aveva infastidito, insieme a tutte le colonie greche dell’Asia Minore, il regno di Pergamo, retto dagli Attalidi, che da tempo avevano mandato ambascerie a Roma per chiedere l’amicizia e che, in un momento così drammatico per Roma, chiedevano aiuto senza ottenerlo.
Apertura del fronte orientale
Nonostante la riluttanza dei Comizi Centuriati il fronte orientale venne aperto: Roma era da un lato bloccata dalla paura di dover fronteggiare a sorpresa un nemico simile a Pirro, dall’altro spinta dalla volontà di punire un nemico così come aveva fatto con le comunità che avevano convenzionato Annibale (Siracusa, devastata da un incendio appiccato volontariamente).
Interesse aristocratico per l'oriente
Già nel 215, in seguito alle minacce, si era indirettamente aperto un fronte bellico in Oriente, a cui una parte dell’aristocrazia senatoria era molto interessata: significava puntare a tutte le ricchezze orientali, a commerci in una nuova area di espansione, quasi incontaminata e collegata dall’Adriatico e dallo Ionio (già precedentemente liberati dalla pirateria); il fronte orientale si era rapidamente richiuso perché Roma doveva prima risolvere la questione cartaginese.
Conquista di Atene e intervento romano
Quando Filippo penetrò nuovamente in Grecia tentando la conquista di Atene nel 200 a.C. e le varie Leghe greche mandarono ambascerie a Roma (ormai diffusamente riconosciuta come la potenza più grande del mondo), il Senato si dichiarò favorevole all’intervento.
Domande da interrogazione
- Quali furono le motivazioni dietro l'intervento romano contro Filippo V di Macedonia?
- Come reagì il Senato romano alle minacce di Filippo V?
- Quale fu il ruolo delle Leghe greche nella decisione di Roma di intervenire in Grecia nel 200 a.C.?
Roma decise di intervenire contro Filippo V a causa delle sue alleanze con Annibale e delle sue mire espansionistiche in Asia Minore, che minacciavano gli interessi romani e delle colonie greche.
Il Senato romano, nonostante la riluttanza dei Comizi Centuriati, decise di aprire un fronte orientale per punire Filippo V e proteggere gli interessi romani e delle colonie greche.
Le Leghe greche mandarono ambascerie a Roma chiedendo aiuto contro Filippo V, riconoscendo Roma come la potenza dominante, il che spinse il Senato a dichiararsi favorevole all'intervento.